Aquilegia di Bertoloni

Nome scientifico: Aquilegia bertolonii Schott (Sinonimi: Aquilegia huteri Borbas – Aquilegia pyrenaica Bertol. – Aquilegia reuteri Boiss.)

Famiglia: Ranunculaceae

Altro nome comune: Amor nascosto

Habitat naturale: Pianta glareicola presente su creste, pareti, ghiaioni, fessure delle rupi calcaree, pascoli sassosi in posizione esposta ed assolata da 800 a 1800 metri. Un tempo considerata un endemismo apuano – ligure – provenzale, a seguito delle ultime ricerche risulta essere un endemismo stretto delle Alpi Apuane (vedi le “Note” per ulteriori indicazioni). Tra le principali stazioni ricordiamo quella posizionata sul versante occidentale del Monte Sagro attraversata dai sentieri 172 (tra la Foce di Pianza e la Foce della Faggiola) e 173 (sulla verticale della cave di marmo del Sagro)

Periodo di fioritura: Da maggio a luglio.

Descrizione della pianta: Pianta erbacea perenne alta 10 – 30 cm con rizoma orizzontale, sottile,  strisciante tra i sassi e subcaposo. Il fusto è anch’esso sottile, ascendente e ramoso, pubescente, ghiandoloso, e sostiene 2 – 4 fiori. Le foglie sono quasi tutte basali con picciolo di 4 – 5 cm e lamina divisa in 3 parti a loro volta tripartite e di forma più o meno arrotondata. Le poche foglie cauline sono più piccole con le superiori ridotte a lacinie lineari o nulle. I fiori, di colore azzurro – violetto, presentano 5 petali esterni aperti a stella alternati a 5 petali interni a forma di cappuccio prolungati in speroni diritti o appena arcuati all’estremità. Gli stami sono numerosi, di colore giallo vivo e più brevi dei petali interni.

Note: Aquilegia bertolonii nelle vecchie pubblicazioni è considerata endemica delle Alpi Marittime, Appennino Settentrionale, Alpi Apuane e Monte Vettore (Sibillini). Tuttavia a seguito degli ultimi studi si è ristretto il campo della specie alle sole Alpi Apuane. Per l’Emilia Romagna mancano recenti conferme e quelle passate sono frutto di identificazioni mai verificate e tramandate da una fonte all’altra. Per la Liguria (Monte Bue, Maggiorasca, Penna ecc…) le piante sono oggi attribuite ad Aquilegia alpina pertanto la segnalazione di Aquilegia bertolonii è errata. Gli esemplari dell’Appennino Ligure occidentale sono da attribuirsi al gruppo di Aquilegia vulgaris e l’identificazione è ancora dubbia: potrebbe trattarsi di un nuovo taxon ma senz’altro non si tratta di Aquilegia bertolonii. Nelle Alpi Marittime (Monte Pietravecchia, Toraggio, Grai) vegeta un’entità del gruppo di Aquilegia einseleana denominata un tempo Aquilegia reuteri Boiss ed inclusa da molti autori in Aquilegia bertolonii. A sostegno di ciò si argomenta che i due areali (quello ligure-provenzale e quello apuano) sarebbero collegati da una serie di stazioni appenniniche. Oggi è nota l’appartenenza delle piante del Monte Beigua al gruppo di Aquilegia vulgaris mentre le piante della Val Nure e della Val d’Aveto sono appartenenti ad Aquilegia alpina, è quindi venuta meno l’inclusione di Aquilegia reuteri in Aquilegia bertolonii. A conferma di ciò sono state rilevate importanti differenze tra le piante del Ponente ligure con quelle apuane ad esempio nella forma degli speroni e nelle dimensioni. In conclusione si è oggi propensi a considerare Aquilegia bertolonii un endemismo stretto delle Alpi Apuane presente unicamente in Toscana.

Aquilegia bertolonii, come tutte le congeneri, è pianta velenosa il cui uso farmaceutico è sconsigliato. La tossicità deriva dalla presenza di aquilegina, un acaloide che danneggia seriamente la funzionalità cardio-circolatoria e respiratoria; sono inoltre presenti glucosidi cardioattivi che liberano acido cianidrico. Nonostante ciò, in passato, ne sono stati usati fiori e semi come sedativo e diuretico. In seguito ad ingestione dei fiori è stata osservata forte cefalea per molte ore, adinamia, miosi, cianosi e dissenteria. Aquilegia bertolonii è inclusa nella LRT (Lista Rossa Toscana) delle specie vegetali più a rischio di estinzione.

Dove l’abbiamo osservata: Le fotografie sono state realizzate poco a monte della Foce di Pianza, lungo il sentiero 172, in direzione della Foce della Faggiola (circa m 1320 – Alpi Apuane).

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