Col de la Puina

COL DE LA PUINA (m 2254)

Nell’ambito del bellunese, tra le montagne più grandiose per forma ed ambiente, è impossibile non ricordare il Civetta e il Pelmo, nomi spesso conosciuti anche ai non amanti della montagna. Il profilo di entrambe le cime è tale da calamitare tutte le attenzioni trascurando le più modeste elevazioni circostanti. Si tratta comunque di vette raggiungibili solo da alpinisti ed esperti di via ferrata. Sarebbe senz’altro bello scoprire un facile percorso che permetta l’osservazione di entrambe senza cimentarsi in ascensioni impegnative. Dopo uno scrupoloso lavoro di ricerca ne scoprimmo alcune finché la nostra scelta cadde sul Col de la Puina, davvero splendido in quanto unisce una meravigliosa solitudine legata all’assenza di un sentiero segnato con un ambiente aperto in grado di donare un paesaggio vasto ed appagante. Come spesso capita per le cime minori si rivela fondamentale, per coglierne la bellezza, la scelta del periodo più adatto. In questo caso ci sentiamo di consigliare la salita nella seconda metà di ottobre quando ammirerete qualcosa di indimenticabile: il blu del cielo, forse la prima neve sulla sommità del Pelmo e del Civetta e i caldi colori dell’autunno con i larici che dipingono il bosco di giallo intenso, rosso e arancione. Nei giorni tersi vi sembrerà d’essere in paradiso: un regalo straordinario sulla più umile delle cime.

L’escursione in breve:

Terzo tornante strada Pescul / Passo Staulanza (m 1663) – Malga Fiorentina (m 1799) – Rifugio Città di Fiume (m 1918) – Col de la Puina (m 2254)

Dati tecnici:

Partenza dal terzo tornante della strada Pescul – Passo Staulanza (m 1663): Difficoltà: E (T sino al Rifugio Città di Fiume, quindi E su traccia non segnata; molte guide segnalano questo tratto come EE per via della forte pendenza e per l’assenza di segnaletica, tuttavia è una valutazione eccessiva dal momento che restando sul percorso non vi è alcuna difficoltà né esposizione. (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale sino al Rifugio Città di Fiume quindi assente se si eccettuano alcuni ometti di pietre ma su tracce facilmente rilevabili con buona visibilità. Dislivello assoluto: m 591. Acqua sul percorso: assente.

Accesso alla partenza:

Chi utilizza l’autostrada dovrà percorrere interamente la A27 sino al suo termine in località Pian di Vedoia per poi procedere sulla SS 51 d’Alemagna in direzione di Cortina d’Ampezzo. Raggiunto il paese di Longarone si abbandona la statale seguendo a sinistra le indicazioni per Zoldo. La provinciale, ben mantenuta ed asfaltata, risale lentamente la valle superando Forno di Zoldo e Zoldo Alto, località turistiche ben note per il loro turismo estivo ed invernale; il paesaggio che si gode dalla strada appare grandioso essendo sovrastati a sinistra dalle eleganti cime culminanti nel Monte Civetta e a destra dal monte Pelmo e dal prospiciente Pelmetto le cui pareti di roccia sono tra le più famose ed impressionanti di tutte le Dolomiti. Raggiungiamo la Forcella Staulanza al di là della quale caliamo per un breve tratto in Val Fiorentina. In coincidenza del terzo tornante troviamo, a destra della carreggiata, un ampio parcheggio a fondo naturale e la strada bianca, chiusa al traffico, che conduce al Rifugio Città di Fiume. Possiamo abbandonare l’automobile per procedere a piedi. Chi proviene da Cortina d’Ampezzo scavalca Passo Giau per calare a Selva di Cadore. Si prosegue in direzione di Zoldo superando la frazioncina di Pescul per poi salire verso la Forcella Staulanza. Senza raggiungere il passo troviamo, questa volta a sinistra, l’ampio parcheggio e la carrareccia per il Rifugio Città di Fiume in coincidenza del terzo tornante.

Descrizione del percorso:

La salita al Rifugio Città di Fiume segue la più facile e comoda delle strade a fondo naturale. Seguendo la nostra indicazione di percorrere questo itinerario a fine autunno troverete la carrareccia completamente in ombra per gran parte della mattinata. Il Monte Pelmo si rivela infatti un formidabile baluardo che con la sua minacciosa ombra domina gran parte del circondario. Meglio incamminarsi verso mezzogiorno grazie ad un percorso nel complesso breve e quindi perfettamente gestibile in meno di mezza giornata eliminando ogni difficoltà legata alle eventuali condizioni di gelo presenti ad inizio giornata.

In ambiente immerso in una natura incontaminata risaliamo le dolci pendenze della carrareccia camminando nel bosco rado di larici in un’esplosione di colori davvero straordinaria a fine stagione. Viceversa, in agosto, il luogo è fin troppo frequentato rendendone sconsigliabile la percorrenza. La salita conduce ad una prima schiarita nel bosco che permette una magnifica vista in direzione della Forcella Staulanza, dominata alle spalle dal Monte Civetta. Subito oltre siamo ad un pronunciato tornante in coincidenza del quale sorge, nel bel prato a sinistra, Malga Fiorentina (m 1699). Il paesaggio si estende ulteriormente permettendo uno sguardo verso ovest in direzione della Marmolada e del grande massiccio del Sella con la marcata piramide del Piz Boè.

La carrareccia volge ora verso destra salendo sempre con molta moderazione e riportandosi per un tratto nel bosco di conifere. Davanti a noi osserviamo non solo il Pelmo, ma anche le montagne che ne fanno da quinte verso nordest con specifico riferimento alla Cima di Val d’Arcia e alla Cima Forada. La strada bianca guadagna i soprastanti prati solcati alla destra da un modesto ruscello. Descriviamo un marcato tornante verso sinistra raggiungendo il bellissimo terrazzo prativo ove sorge il Rifugio Città di Fiume (m 1918 – ore 0,50 dalla partenza) sempre gestito nel periodo estivo e invernale mentre nel periodo autunnale viene talvolta aperto di domenica (informarsi preventivamente sull’apertura). La posizione in cui sorge è di straordinaria bellezza: si tratta del miglior terrazzo possibile in direzione del Pelmo mentre il Civetta, elegante ed imponente, appare di poco più distante a dominare la Forcella Staulanza. Appena a destra della forcella notiamo le pendici in parte rocciose e in parte boscate del pronunciato Monte Crot mentre più ad ovest resta appariscente la Marmolada, massima elevazione di tutte le Dolomiti.

Il proseguo della nostra breve ascensione prevede ora la risalita del ripido prato subito alle spalle del rifugio guadagnando in qualche minuto il soprastante e già evidente sentiero 467. Lo seguiamo verso sinistra salendo per poche decine di metri sino a portarci in coincidenza della spalla che discende direttamente dalla vetta del Col de Puina. Abbandoniamo il segnavia volgendo liberamente a destra per ascendere su ampio crinale prativo. Sarebbe senz’altro consigliabile l’aggiunta di un cartello indicatore tuttavia con buona visibilità non si dovrebbe sbagliare: si abbandona il sentiero 467 pochi metri prima che cominci a volgere nel folto con una curva verso destra. La salita si sviluppa invece, almeno inizialmente, su terreno erboso libero per poi sfiorare alcuni esemplari di larice. Si raggiunge un poggio dal quale si staglia, di fronte a noi, l’ampia cima trapezoidale del Col de la Puina. Da notare, a destra della cima, la marcata Forcella Costantiol a monte di un valloncello che cala in direzione del Rifugio Città di Fiume che tuttavia non risulta più visibile. Verso sinistra osserviamo nuove cime dolomitiche tra cui il caratteristico piano inclinato dei Lastoni di Formin e il Monte Cernera. Un’evidente traccia, ben scavata nel manto erboso, ricalca l’ampia spalla erbosa al limite tra il rado lariceto a sinistra e l’erboso versante che ricade a destra. La pendenza diviene ora molto significativa con il filo di cresta che diviene sottile ma sempre ben percorribile. Alcuni ometti di pietra indicano il cammino ma non servono: il tracciato è ovvio ricalcando in pratica il filo del crinale. Prendetevi tutto il tempo per godere del panorama alle vostre spalle, esteso ora non soltanto al Pelmo e al Civetta ma anche a gran parte della Val Fiorentina oltre alla già citata Marmolada, al Cernera e ai Lastoni di Formin. Ricompare inoltre la bella radura erbosa in cui è posto il Rifugio Città di Fiume. Gli ultimi minuti sono molto faticosi raggiungendo la massima pendenza ma permettendo senza difficoltà d’accedere all’anticima, dalla quale notiamo la lunga cresta che cala ripidissima alla nostra destra sino alla sottostante Forcella Costantiol.

La cima dista un paio di minuti di cammino seguendo l’esile ma facile cresta sommitale, in pratica piana dopo aver arrancato per quasi un’ora in grande pendenza (m 2254 – ore 2 dalla partenza).

Il paesaggio offre nuovi, grandiosi orizzonti. Si stagliano parecchi gruppi del cortinese. La vista più bella è quella dell’immensa piramide dell’Antelao, seconda più alta cima delle Dolomiti. Più a sinistra osserviamo la grandiosa struttura del Sorapiss mentre a fatica notiamo la vetta del Monte Cristallo in gran parte coperta da altre elevazioni. Il rientro a ritroso permetterà nuovamente, nel settore superiore della montagna, di ammirare Civetta, Pelmo, Cernera e Lastoni di Formin in un contesto indimenticabile in una giornata limpida di fine stagione.

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