Draba dolomitica

Nome scientifico: Draba dolomitica Buttler

Famiglia: Brassicaceae

Habitat naturale: Pietraie, fessure delle rupi, creste sommitali esposte a forti venti da 2100 a 3180 metri. Si tratta di un endemismo che interessa essenzialmente le più alte cime delle Dolomiti Occidentali; l’areale si estende ad ovest alle Dolomiti di Brenta e alla zona del Passo del Tonale. A nord raggiunge la zona del Brennero mentre ad oriente raggiunge il limite d’areale nelle Dolomiti d’Ampezzo (Tofana di Dentro – Monte Casale – Lagazuoi Piccolo).

Periodo di fioritura: Da giugno ad agosto a seconda dell’esposizione e della quota.

Descrizione della pianta: Pianta erbacea perenne alta 1 – 4 cm con foglie lunghe 15 – 25 mm e larghe 1,5 – 4 mm di forma spatolata, allargate nella metà apicale, tutte raccolte in rosetta basale e cigliate sul bordo L’infiorescenza è caratterizzata da 2 – 6 fiori (eccezionalmente fino a 12) con diametro compreso fra 3 e 5 mm e petali di colore giallo biancastro, raramente gialli. Il frutto presenta uno stilo assai breve (fra 0,3 e 0,8 mm).

Note: Possibile confusione con Draba hoppeana la quale presenta tuttavia fiori giallo zolfini e stilo del frutto più lungo (0,7 – 1,3 mm invece di 0,3 – 0,8 mm). In Draba hoppeana le foglie sono inoltre acute, lanceolate e non spatolate.

Draba dolomitica è una “specie relitta di nunatak”. “Nunatak” è un vocabolo di origine vichinga con cui si indicano in Groenlandia e nei mari artici le poche isole di roccia che emergono dalla banchisa o dai ghiacciai. Si tratta in effetti delle uniche porzioni di crosta terrestre a non essere sommerse dall’immenso spessore della calotta glaciale. Nelle epoche passate, quando le glaciazioni interessarono le Alpi e le Dolomiti, tutte le valli furono sommerse dal ghiaccio per centinaia di metri e solo le cime più alte emergevano dalla calotta. In quell’epoca gran parte delle specie vegetali furono cancellate, incapaci di sfuggire alla morsa del ghiaccio. Solo pochissime specie riuscirono a salvarsi in loco rifugiandosi  su quelle piccole isole rocciose che emergevano dalla calotta ghiacciata. E’ il caso di Draba dolomitica e di poche altre specie identificate quindi con il vocabolo di “nunatakker”. Quando i ghiacciai si ritirarono i nunatakker si trovarono isolati sulle cime più alte delle montagne, incapaci di incrociarsi con altre specie dello stesso genere. Si tratta quindi di piante “relitte” di un epoca trascorsa spesso endemiche e nel complesso molto rare.

Occorre osservare che tutti i nunatakker hanno, come quota inferiore del loro habitat, il limite superiore raggiunto dalla calotta durante le glaciazioni. Questo spiega perché Draba dolomitica non scende mai al di sotto di un margine molto netto posto nelle Dolomiti più interne a circa 2500 metri. Al di sopra di questa altitudine la pianta sale sino alle vette comportandosi così in modo del tutto diverso rispetto alle specie non relitte. Queste ultime con la quota vanno rarefacendosi con limiti massimi di quota piuttosto “sfumati” e variabili a seconda del gruppo montuoso e dell’esposizione. Un’altra osservazione interessante risiede nella quasi totale assenza di Draba dolomitica nelle Dolomiti Orientali: questo lascia pensare che la calotta glaciale ricoprisse addirittura le vette in questo settore che comprende fra l’altro l’Ampezzano e le Dolomiti di Sesto. Draba dolomitica è invece presente nelle Dolomiti Occidentali che con tutta probabilità emergevano con le loro cime dalla distesa ghiacciata.

Dove l’abbiamo osservata: Le fotografie che seguono sono state realizzate tra la vetta del Sas Pordoi e la Forcella Pordoi (circa m 2900 – Dolomiti – Altipiano sommitale del Sella).

 

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