Erica arborea

Nome scientifico: Erica arborea L. (Sinonimo: Erica procera Salisb.- Erica elata Hoffmanns. & Link)

Famiglia: Ericaceae

Altri nomi comuni: Scopa – Radica – Scopa da bosco – Scopa da ciocco – Scopa di fastella – Stipa – Stipa maggiore - Scopone.

Habitat naturale: Macchie, garighe, boschi sempreverdi da 0 a 1200 metri (al settentrione solo fino a 600 metri). Predilige le zone a clima caldo e arido tuttavia si adatta anche ai climi più freddi ed umidi delle zone montane. In Italia è presente in tutte le regioni tranne che in Friuli Venezia Giulia; risulta distribuita in tutta l’area mediterranea mentre manca in Pianura Padana; nell’area prealpina interessa la zona del Lago di Garda e del Lago di Como risalendo fino a Colico e a Chiavenna.

Periodo di fioritura: Da marzo a maggio

Descrizione della pianta: Arbusto steno-mediterraneo sempreverde alto tra 1 e 6 metri con densa chioma ramificata. Il fusto presenta corteccia bruno – rossastra screpolata mentre i rami più giovani sono coperti da una fitta lanugine biancastra. Le foglie sono aghiformi, lunghe circa 5 mm e larghe appena mezzo mm; sono riunite in verticilli di 4 elementi, glabre, di colore verde scuro con riga bianca nella parte inferiore e con margini revoluti a nascondere parzialmente la pagina inferiore. I fiori sono penduli, profumati e di forma campanulato - cilindrica, riuniti in racemi all’apice dei rami; sono portati da peduncoli lunghi circa 3 mm con bratteole e presentano 4 piccoli sepali glabri con 4 petali saldati biancastri con leggere sfumature rosate. Le antere sono bruno – rossastre con stilo e appendici sporgenti.

Note: E’ possibile la confusione con Erica scoparia L. con la quale condivide spesso gli stessi ambienti ma che si distingue per i rami glabri, le corolle verdastre di minor diametro e per le antere senza appendice. Erica arborea, al pari di tutte le piante della famiglia delle Ericaceae, porta un fungo che vive in simbiosi con le radici aiutandone l’assorbimento delle sostanze nutritizie presenti nel terreno.

Dove l’abbiamo osservata: Le fotografie che seguono provengono dalle pendici del Monte Piglione (circa 1000 metri – Alpi Apuane).

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