Sassifraga del monte Tombea

Nome scientifico: Saxifraga tombeanensis Boiss ex Engler

Famiglia: Saxifragaceae

Habitat naturale e distribuzione: Rupi calcaree o dolomitiche anche verticali, molto spesso in posizioni decisamente difficoltose da raggiungere, da 730 metri (Cocca d’Idro presso Crone) a 2150 metri (Cima Valdritta – Gruppo del Monte Baldo). Al di sotto dei 1600 metri i pulvini sono quasi sempre rivolti verso settentrione. Le stazioni sono sempre circoscritte e limitate a poche unità o decine di esemplari. In rari casi le popolazioni sono costituite da centinaia di esemplari.

Si tratta di uno stenoendemismo ad areale molto ristretto ormai ridotto a pochi esemplari confinati per lo più in posizioni strapiombanti e quindi difficilmente raggiungibili. Per entrare nello specifico, il limite orientale di distribuzione della specie si attesta lungo il crinale del Monte Baldo. Un piccolo areale è posto ad esempio sul versante meridionale del Monte Altissimo di Nago tra i 1700 e i 1800 metri di quota, mentre in coincidenza della Cima Valdritta, massima elevazione del Monte Baldo, la specie raggiunge, a circa 2150 metri di quota, la massima altitudine conosciuta per la specie. Da notare che sul Gruppo Monte Baldo si riscontrano le uniche stazioni in provincia di Verona e quindi appartenenti al Veneto. L’areale principale della pianta gravita invece nelle Prealpi Insubriche, a cavallo tra Lombardia (bresciano) e Trentino. Sono da ricordare, per la loro rilevanza, le numerose stazioni poste sulle rupi della Val Concei (Alpi di Ledro) presso il Passo Gavardina, le cime Gavardina – Dosso della Torta e il Corno di Pichea ad una quota compresa tra 1600 e 2100 metri. Spostandosi più a sud si raggiunge il Tombea, la montagna dove per la prima volta fu osservata, nel vicino 800, la specie. Le stazioni sono in questa zona numerose ma per lo più inaccessibili o poste al di fuori dei sentieri: è il caso degli areali posti quasi sulla cima della montagna. Altre stazioni sono sul versante meridionale del Tombea, poco a monte del sentiero che da Malga Tombea conduce alla Bocca Campei (circa 1800 metri). Più sporadicamente la specie compare lungo la cresta che dal Tombea conduce al Monte Cortina. Altri splendidi pulvini sono posizionati lungo il sentiero che da Bocca Puria conduce alla cima del Caplone nonché sul versante sudoccidentale di questa montagna a 1850-1900 metri di quota. La distribuzione della specie prosegue verso ovest fino all’area del lago di Idro. A est dello specchio d’acqua la pianta raggiunge, presso la Cocca d’Idro, la quota minima di 700 metri circa. A ovest del lago Saxifraga tombeanensis è presente in più stazioni; fra tutte ricordiamo i pulvini presenti sulla Cima Megrè (Valle dell’Albiccolo) a 1700 metri, e a sud-ovest sulla Corna Zeno (m 1600). Le ultime stazioni, le più occidentali, sono quelle del Monte Caldoline, a est della Corna Blacca, non lontano dalle rupi del Dosso Alto, nei versanti sud e sudest. Da segnalare una stazione isolata e disgiunta posta in Trentino e in minima parte in Alto Adige nei monti della bassa Val di Non, sulle rupi di dolomia presenti a nord di Mezzocorona nel versante meridionale di Cima d’Arza a circa 1600 metri di quota.

Riepilogo delle stazioni conosciute:

Provincia di Brescia: 19 stazioni principali suddivise in 34 nuclei con il numero di stazioni in aumento da ovest verso est (Corna di Sonclino: 1 – Corna Blacca: 1 – Corna Zeno e Cima di Meghè: 3) sino a raggiungere la massima densità nella zona delle Prealpi Gardesane (Tremalzo – Tombea: 14 stazioni).

Provincia di Trento: 15 stazioni suddivise in 22 nuclei (monti a nord di Mezzocorona, Monte Cadria – Gavardina – Corno di Pichea, Gruppo Tremalzo – Caplone – Tombea, Monte Baldo). Molte stazioni sono condivise con la provincia di Brescia.

Provincia di Verona: 2 stazioni suddivise in 6 nuclei tutte presenti esclusivamente sul Monte Baldo.

Provincia di Bolzano: un’unica stazione presso Favogna al confine con la provincia di Trento.

Stima della popolazione:

Si stima che il numero di pulvini esistenti sia compreso tra 2000 e 5000 così ripartiti: Brescia fra 1000 e 2000, Trento fra 1000 e 3000, Verona fra 100 e 300, Bolzano 5.

Periodo di fioritura: Da maggio a luglio

Descrizione della pianta: Pianta perenne a fioritura precoce caratterizzata da un lentissimo accrescimento, che forma pulvini estremamente compatti larghi sino a 20 cm. I fusticini sono legnosi e ramificati, lunghi da 5 a 10 cm, e portano rosette di minuscole foglie embriciate, ciliate alla base, lunghe 4 – 5 mm circa, con apice acuminato e ricurvo. I fiori, sostenuti da steli ricoperti da peli ghiandolosi lunghi 6 – 8 cm, sono solitamente in gruppi di 2 o 3 elementi con petali spatolati lunghi 9 – 13 mm di colore bianco.   

Note: E’ pianta inserita nella lista rossa delle piante a rischio d’estinzione in Italia. La provincia autonoma di Trento ha disposto, con la legge del 25/07/1973 n° 17, l’assoluto divieto di raccolta e detenzione di alcune piante fra le quali è compresa proprio Saxifraga tombeanensis Boiss ex Engler. La Provincia autonoma di Trento ha inoltre istituito il Sito di Importanza Comunitaria (SIC) 2000IT3120127 - Monti Tremalzo e Tombea allo scopo di preservare la specie.

Nel complesso resta una pianta estremamente rara e ad accentuato rischio d’estinzione. Tra i principali fattori di rischio è bene ricordare:

1) la scarsa capacità di germinazione dei semi. Indagini condotte tra il 2000 e il 2010 hanno rivelato che in 3 anni non vi è stata la germinazione di alcun seme e anche in laboratorio i risultati sono stati in questo senso scarsissimi.

2) la raccolta indiscriminata di botanici e collezionisti; soprattutto nella zona del Tombea, che ha dato nome alla specie, i pulvini sono ormai confinati in poche posizioni inaccessibili e quindi al riparo dall’intervento umano (rupi a strapiombo).

3) Cambiamenti climatici. Nello specifico, l’aumento medio della temperatura terrestre, particolarmente accentuato nella fascia prealpina, influisce sulla durata vegetativa e sull’espansione di specie legnose che stanno invadendo l’habitat di Saxifraga tombeanensis. A questo si aggiunga l’effetto che l’aumento di calore potrebbe determinare sulla specie accelerandone il deperimento.

Da rilevare infine l’accrescimento molto lento della specie: un pulvino di una ventina di centimetri può richiedere qualcosa come 50 – 80 anni per formarsi. Inutile dire che la raccolta, anche di pochi campioni, può provocare un danno estremo: incontrandola limitatevi alle fotografie nella speranza che si possa salvare dall’estinzione ciò che rimane della specie nelle rupi del Tombea e dintorni.

Dove l’abbiamo osservata: Le prime tre fotografie sono state realizzate presso la Bocca dell'Ussol (circa m 1850 - Alpi di Ledro). Tutte le altre fotografie sono state realizzate sul versante meridionale del Monte Tombea (circa m 1800 - Prealpi Bresciane).

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