Camoscio appenninico

Parlare del Camoscio appenninico significa nominare una delle specie di montagna più rare del nostro paese. A livello di sottospecie vi sono infatti differenze con il camoscio che popola l’arco alpino. A dispetto della sua rarità lo abbiamo incontrato spesso sulle creste più alte ed impervie del Gran Sasso d’Italia e della Majella. La sensazione che abbiamo provato vedendolo era quello d’essere di fronte al vero sovrano di queste vette. Impossibile non provare stupore ed ammirazione vedendolo in bilico su rocce e pareti di difficile accessibilità. Andiamo a scoprire di più su questa magnifica specie.

Ordine: Artiodactyla

Famiglia: Bovidae

Nome della specie: Rupicapra pyrenaica ornata

Dieta: in estate erbe, nella stagione invernale muschi, licheni e germogli d’albero.

Distribuzione: si tratta di un endemismo dell’Appennino Centrale le cui stazioni sono in gran parte concentrate in Abruzzo con una popolazione originaria del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (tra Opi, Civitella Alfedena e Settefrati). Da questa stazione originaria sono stati prelevati esemplari per reintrodurre la specie in altri gruppi montuosi dell’Italia Centrale.

Da notare che la specie, un tempo presente dai Monti Sibillini fino al Pollino a sud, ha rischiato più volte l’estinzione tra il XIX° e il XX° secolo; infine la sua reintroduzione, per altro perfettamente riuscita, ha portato la popolazione attuale (2021) a raggiungere indicativamente i 3000 esemplari. Nello specifico, la stazione storica nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise vedeva nel 2019 circa 650 esemplari ed era giudicata numericamente stazionaria. Tutte le altre stazioni sono in incremento. Nel 1991 la specie fu reintrodotta nel Parco Nazionale della Majella e nel 2018 sono stati stimati oltre 1200 esemplari. Nel 1992 si introdusse la specie nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga dove la popolazione ha raggiunto i 1000 esemplari nell’anno 2020. Nel 2008 fu il turno del Parco Nazionale dei Sibillini dove nel 2020 sono stati stimati 200 esemplari. In ultimo, nel 2013, si è reintrodotta la specie nel Parco Naturale Regionale Sirente-Velino dove nel 2018 si sono stimati circa 50 esemplari. In particolare tra il 2014 e il 2017 l’incremento di popolazione è stato pari addirittura al 45% per poi stabilizzarsi negli anni successivi. Da notare che, nonostante l’incremento numerico, resta una specie a rischio d’estinzione in quanto le popolazioni sono ridotte ed isolate determinando una limitata variabilità genetica.

La legge italiana punisce molto severamente l’abbattimento, la cattura e la detenzione della specie con un’ammenda molto salata (da un migliaio sino ad oltre 6000 euro); è addirittura prevista la reclusione per un periodo compreso fra 3 mesi e un anno.

Habitat: aree montane dove si alternano prati alpini, settori boschivi e pareti rocciose scoscese. Nella stagione estiva la specie si porta oltre i 1700 metri di quota mentre nel periodo compreso tra dicembre e giugno predilige i boschi tra 1000 e 1300 metri in zone a forte pendenza ed esposizione meridionale dove l’accumulo della neve è ridotto permettendo di reperire cibo con maggiore facilità.

Caratteristiche fondamentali: Lungo fino a 130 cm e alto al garrese quasi 80 cm, presenta peso che non supera mai i 50 kg. Le femmine sono più piccole. Rispetto alle altre specie di camoscio presenta corna con la classica forma ad uncino ma più lunghe (fino a 30 cm invece di una ventina circa). Le corna sono inoltre perenni, come in tutti i Bovidi, ovvero non cadono mai oltre ad essere presenti sia nei maschi che nelle femmine. Durante i mesi estivi la colorazione del pelo è rossiccia con le parti ventrali e la testa che sfumano nel giallastro. In inverno il vello muta divenendo più lungo e folto, di colore bruno-nerastro sul dorso, il ventre, la coda e le zampe mentre il posteriore, il muso e l’area compresa tra le guance e le spalle divine giallastra. In tutte le stagioni è presente una fascia di pelo scuro che ricopre gli occhi come una mascherina e una macchia chiara sulla gola con fascia di colore bruno lungo il collo. Da questi ornamenti deriva il nome scientifico “ornata”.

Riproduzione: I maschi, di solito solitari, cercano la compagna in autunno e per guadagnarsi il diritto all’accoppiamento lottano in modo cruento talvolta ferendosi in modo serio. La gestazione dura 6 mesi dopo la quale la femmina, di solito ad inizio giugno, si allontana dal gruppo per dare luce in un luogo appartato ad un solo cucciolo. I piccoli sono precoci; nascono ricoperti di pelo e con gli occhi aperti. Dopo poche ore sono già in grado di camminare. Crescono rapidamente raggiungendo l’indipendenza dopo un anno circa. I maschi si riuniscono in gruppi monosessuali fino al terzo anno di vita dopo il quale diventano solitari. Le femmine tendono invece a restare nel gruppo natio anche dopo aver raggiunto l’indipendenza.

Altri dati: La differenza più evidente tra il camoscio appenninico e il camoscio alpino è data dalla colorazione del mantello invernale. Il camoscio alpino appare molto scuro con poche zone biancastre presso fronte, gola e sottogola. Nel camoscio appenninico il pelo è marrone scuro con ampie zone chiare sulla gola, tra collo e spalla e sui quarti posteriori. In estate le differenze sono meno avvertibili anche se il pelo nel camoscio appenninico appare più rossastro.

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