Campanula di Zoys

Nome scientifico: Campanula zoysii Wulfen (Sinonimi: Favratia zoysii Feer)

Famiglia: Campanulaceae

Altro nome comune: Campanula di Zois

Habitat naturale: Fessure e rupi calcaree anche strapiombanti, ghiaioni e detriti sempre su substrato calcareo da 1400 a 2200 metri. Scende eccezionalmente, in forre ombrose a microclima particolarmente freddo, sino a 900 metri. Si tratta di una pianta endemica ad areale ristretto che interessa Alpi e Prealpi Giulie spingendosi verso occidente sino a lambire le Alpi Carniche (Monte Amariana). In Italia è presente soltanto in Friuli. L’areale si estende alle zone contigue della Slovenia e dell’Austria (Alpi Kamniško-Savinjske, catena delle Karavanke e in un limitato settore della foresta Trnovski gozd.). Nel complesso una pianta assai rara.

Periodo di fioritura: Luglio e agosto

Descrizione della pianta: Pianta erbacea perenne alta 5 – 20 cm con fusto esile, subglabro ascendente o eretto. Le foglie sono carnosette, lucide e intere; le basali presentano breve picciolo e forma oblanceolato-spatolata mentre le cauline presentano minore dimensione e sono sessili con forma lanceolata o lineare. I fiori presentano un’inconfondibile corolla azzurro chiara di forma cilindrica rigonfia alla base e ristretta alla fauce a formare una caratteristica stella con lobi barbati all’intorno. I petali sono in realtà 5 ma uniti con 5 sepali, 5 stami e un pistillo.

Note: Si tratta di un relitto del terziario sopravvissuto alle glaciazioni. La particolare forma della corolla, chiusa all’apice o con apertura minima, fa sì che gli insetti, per l’impollinazione, debbano rompere i fiori ragion per cui, questi ultimi si presentano molto spesso forati. Il nome della specie deriva da Karl von Zoys, botanico austriaco ed esploratore delle Alpi Giulie e Carniche della Slovenia. Per l’unicità dalla corolla è stata un tempo collocata in un genere separato (Favratia).

Dove l’abbiamo osservata: Tutte le fotografie che seguono provengono dalle Alpi Giulie; le prime 5 sono state scattate sulle pendici meridionali del Monte Travnik, nel massiccio del Mangart, a circa 2100 metri; tutte le altre provengono dalle rupi e dai ghiaioni della Croce del Poverello e della Cima del Cacciatore a breve distanza da Borgo Lussari, nel tarvisiano (circa 1900 metri).

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