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MONTE CAVALLO (HEILIGKREUZKOFEL - L'CIAVAL -
m 2907)
La destra orografica della media Val Badia è dominata da un impressionante
bastione roccioso strapiombante in alcuni punti per quasi 900 metri sui
sottostanti prati. La sommità più famosa di questo baluardo apparentemente
inespugnabile è Monte Cavallo mentre la massima vetta è Cima Dieci, l’unica a
varcare, anche se di poco, i 3000 metri. Come detto sorprende il fatto che la
cima di Monte Cavallo possa essere raggiunta dai “normali” escursionisti. Resta
comunque una salita che richiede il superamento di 5 brevi tratti attrezzati
oltre alla percorrenza di alcune cenge in parte esposte e non attrezzate. E’
quindi una grandiosa escursione che richiede comunque piede fermo e assenza di
vertigini, qualità che si acquisiscono con l’esperienza e la prudenza.
Eccezionale il panorama dalla vetta, aperto sia sulle Dolomiti che sul crinale
principale delle Alpi.
Dati tecnici:
Dall’arrivo della seggiovia
presso il Rifugio La Crusc (circa m 2000): Difficoltà: EEA
(Vai
alla scala delle difficoltà). Segnaletica:
totale. Dislivello: m 910 circa. Acqua sul percorso: assente con l’unico rifugio
posto alla partenza.
Accesso:
L’escursione ha inizio presso il paese di Pedraces in Val Badia. Una comoda
seggiovia in due tronchi, aperta nei mesi estivi, permette l’accesso al
Rifugio Croce (Rifugio La Crusc - m 2045) presso l’omonima chiesetta che si
raggiunge dalla stazione a monte della funicolare in qualche minuto di facile
cammino.
Descrizione del percorso:
Seguiamo la mulattiera (segnavia n° 7) che dal rifugio Croce sale tra bosco rado
di conifere in direzione della grande parete rocciosa.
Non possiamo fare a meno di osservare la strapiombante roccia dolomitica e la
cima di Monte Cavallo chiedendoci dove possa transitare una via di salita
per escursionisti. In realtà il percorso volge quasi subito verso sud e quindi
non direttamente verso la vetta che si staglia ben visibile ad oriente. Il
tracciato traverserà in diagonale l’impressionante bastione sfruttando in parte
un sistema di cenge e portandosi ad una forcella in piena cresta. Quindi
risaliremo verso nord grosso modo lungo il crinale fino a guadagnare la cima. Ad
ogni modo superiamo il primo tratto tra
bosco rado per poi accostare, proseguendo verso meridione, i
detriti posti alla base della parete. Cominciamo a salire con maggior
decisione
tagliando diagonalmente il faticoso ghiaione: scorgiamo, a chiudere
l’orizzonte meridionale, la
grande sagoma ghiacciata della Marmolada. In faticosa risalita
ci portiamo alla base delle rocce per proseguire poi
con l’aiuto delle mani su scomode ma facili balze pietrose. In breve siamo
alla prima frazione attrezzata del percorso:
la fune metallica posta a destra facilita il passaggio su una costola
rocciosa stretta tra la parete a sinistra e il piccolo costone sulla destra.
Prestando la debita attenzione agli appoggi per i piedi guadagniamo il
soprastante canalino roccioso chiaramente indicato dai segnavia dove le
attrezzature cessano non essendovi più esposizione. Il proseguo affronta una
bella cengia sempre in diagonale ascendente con panorama alle spalle che si
fa progressivamente più ampio permettendo di apprezzare
l’ardito percorso fin qui seguito e andando a cogliere
in lontananza il Rifugio La Croce dove la nostra avventura ha avuto inizio.
Subito oltre siamo alla seconda frazione ferrata con la
fune metallica sulla parete di sinistra ad agevolare un tratto non difficile
ma ripido e malagevole. Al di sopra raggiungiamo una spalla dove terminano le
attrezzature e dove la vista si allarga verso meridione lungo l’immenso e
interminabile paretone roccioso. Affrontiamo
un breve tratto a roccette verso sinistra dove le mani aiutano
nell’equilibrio in un tratto parzialmente esposto che richiede piede fermo.
Il proseguo è quindi su sentiero più facile e marcato, in moderata salita,
sino a raggiungere la base di un nuovo canalino roccioso attrezzato con la terza
frazione ferrata del percorso.
Le funi metalliche poste lungo la parete a sinistra assicurano la ripida
salita rocciosa assecondando
alcuni tratti che risulterebbero altrimenti ostici per l’esposizione
nonostante i numerosi appigli. Subito oltre terminano gli infissi metallici per
proseguire sfruttando uno
spettacolare sistema di cenge in falsopiano o comunque
in debole pendenza che ricorda molto alcuni tratti classici delle Dolomiti
di Brenta come la via delle Bocchette. Non possiamo fare a meno di meravigliarci
per lo sviluppo di un sentiero davvero inimmaginabile dal basso con in più un
magnifico panorama sull’Alta Badia e sul Gruppo Sella. In
lieve salita in parte esposta raggiungiamo un
evidente ometto segnavia oltre il quale un breve tratto ancora una volta su
cengia è l’anticamera della quarta frazione attrezzata. Il sentiero prosegue
infatti brevemente sino alla base di grande anfiteatro roccioso ricadente sul
tracciato stesso. Il percorso volge in decisa salita a sinistra
agevolato dalle attrezzature in questo tratto
indispensabili per la progressione. Alcune
staffe metalliche guidano in coincidenza d’un paio di
salti verticali ove mancherebbero completamente gli appigli. Al di sopra la
via non sale più verticalmente ma la
pendenza comunque marcata unitamente al
fondo pietroso molto instabile richiede comunque l’uso delle funi metalliche
che
guidano sino all’uscita del tratto ferrato alla base di un
imponente paretone strapiombante. Il proseguo è
nuovamente su cengia che sfrutta in gran parte le
naturali stratificazioni della dolomia. Ancora qualche
spezzone di fune assicura qualche tratto lievemente esposto per poi salire
sino ad una spalla dove si apre un grandioso panorama;
osserviamo il proseguo del sentiero traversare orizzontalmente ad aggirare le
pareti rocciose per poi volgere in salita sino alla Forcella di S.Croce
mentre alle spalle siamo ancora una volta attratti dalle
stratificazioni rocciose del versante occidentale di Monte Cavallo.
Proseguiamo seguendo
l’ultimo tratto su cengia non calando mai l’attenzione per via del
tracciato in parte esposto e non assicurato; volgiamo infine in decisa
salita verso sinistra affrontando la quinta e ultima frazione ferrata del
percorso.
Le funi poste sulla
parete rocciosa a sinistra, assicurano la salita
facilitando il cammino nonostante il fondo particolarmente instabile.
Le ultime attrezzature precedono l’arrivo alla soprastante
Forcella di S.Croce (m 2609 – ore 2,30 dalla partenza) a termine di tutte le
difficoltà tecniche.
In coincidenza della sella si apre davanti a noi un mondo nuovo: il vasto
altopiano carsico dell’Alpe di Fanes che caratterizza il versante
sudorientale del Monte Cavallo.
Le deboli pendenze dell’alpe contrastano fortemente con il bastione del
versante occidentale lungo il quale si è sviluppato il nostro sentiero di salita
e si tratta in effetti di due facce opposte e contrarie della medesima montagna.
La cima, dall’inconfondibile forma a cocuzzolo, appare ormai non distante e
soprattutto raggiungibile con facilità seguendo il
sentiero che traversa tra
pascoli e facili
tavolati rocciosi (cartelli
indicatori in coincidenza della forcella).
In moderata salita muoviamo in direzione della vetta mantenendoci a distanza
di sicurezza dal bordo del baratro che precipita a occidente sulla sottostante
Val Badia; solamente a metà salita ne rasentiamo il filo
affacciandoci in un breve passaggio sul versante di salita apprezzando così
l’impressionante verticalità del sottostante salto. I temerari si affacceranno
ancora una volta ad osservare i
prati e il Rifugio Croce nostro punto di partenza oltre, ancora una volta,
al
bel panorama alle spalle verso i più famosi gruppi delle Dolomiti (Sella,
Marmolada ecc). Non resta altro, a questo punto, che
l’ultimo ripido tratto di salita su fondo detritico con i segnavia che
conducono direttamente alla
vetta di Monte Cavallo (m 2907 – libro di vetta - ore 0,45 dalla Forcella di
S.Croce – ore 3,15 dalla partenza).
Grandioso il panorama che si allarga a nordest verso la non distante
Cima Dieci (m 3026). A est si distende il
vasto piano inclinato dell’Alpe di Fanes mentre verso meridione osserviamo
l’avvallamento della Forcella di S.Croce dalla quale proveniamo. A occidente
si staglia
l’intera cresta che abbiamo bordeggiato nell’ultima frazione di salita.
Verso nordovest il nostro occhio osserva il
fondo della Val Badia che con i suoi
verdissimi prati contrasta con la bianca roccia dolomitica della vetta. Dopo
una meritata sosta ci attende il lungo rientro a ritroso rammentando
l’importanza di prestare attenzione nel tratto compreso tra la Forcella S.Croce
e il Rifugio Croce per via dei tratti attrezzati e delle cenge esposte. In tutto
considerata l’andata e il ritorno è un itinerario che impegna per 6 ore circa al
netto delle soste.
Qualche utile osservazione a
termine della descrizione dell’itinerario: è un percorso, nel tratto che unisce
il Rifugio Croce alla Forcella di S.Croce, da non sottovalutare sebbene non si
tratti di una via ferrata nel senso stretto del termine. Fra l’altro le
difficoltà maggiori non si hanno nemmeno in coincidenza delle funi metalliche ma
piuttosto lungo le cenge e le roccette esposte che dividono le varie frazioni
attrezzate. Occorre inoltre prestare molta attenzione al fondo in parecchi
tratti instabile e ai sassi che non devono essere smossi per non provocare una
caduta di pietre che potrebbe rivelarsi assai pericolosa per gli escursionisti
alle nostre spalle. Il fondo scivoloso e l’esposizione determinano a nostro
giudizio maggiori difficoltà in discesa che non in salita.
La roccia non
attrezzata e la sensazione di trovarsi abbandonati nel mezzo di un immenso
paretone roccioso possono spaventare il trekker non abituato alle difficoltà di
un simile percorso alpino. L’esperto escursionista non potrà invece non
entusiasmarsi alla vista delle splendide quanto impressionanti pareti
dolomitiche strapiombanti sulla quasi totale interezza del tratto. Per questo
itinerario è comunque necessaria la scelta di un giorno asciutto in quanto la
roccia bagnata amplifica ulteriormente la difficoltà di un percorso in sé già
impegnativo con tempo stabile.

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