La radiazione ultravioletta

Correlato al sole a alla quota esiste un pericolo reale per l’escursionista: quello delle scottature derivante dall’esposizione alla radiazione ultravioletta. Le informazioni che seguono forniscono alcuni cenni su questo tipo di radiazione per poi considerare come difenderci da essa. Innanzi tutto trattiamo un po’ di teoria. Per capire cosa sia la radiazione ultravioletta occorrono alcuni cenni di base sulle radiazioni in generale.

Lo spettro elettromagnetico

I vari tipi di radiazioni (caratterizzate da una lunghezza d’onda e da una frequenza) costituiscono il cosiddetto “spettro elettromagnetico”. Esiste una proporzionalità di tipo inverso tra lunghezza d’onda e la frequenza per cui tanto minore è la lunghezza d’onda tanto maggiore risulterà la sua frequenza e quindi l’energia. Naturalmente il nostro occhio (come anche l’orecchio) ha dei limiti per cui possiamo percepire solamente un campo molto limitato dello spettro elettromagnetico compreso tra i 400 e i 700 nanometri (nm) detto “campo del visibile”. Questa non è una regola fissa ma un’indicazione di massima: particolari soggetti possono avere un campo un po’ più ampio o leggermente spostato rispetto ai valori sopraindicati arrivando ad esempio a percepire lunghezze d’onda di 300 nm. Il campo del visibile include tutti i colori percepibili dall’occhio umano compresi tra il rosso (lunghezza d’onda più ampia percepibile dall’occhio) e il violetto (lunghezza d’onda minima e quindi massima frequenza percepibile dall’occhio). La massima sensibilità oculare si ha in coincidenza del verde (555 nanometri)

Come detto esistono comunque lunghezze d’onda ben superiori o inferiori a quelle del campo visibile. Lunghezze d’onda maggiore, posizionate oltre la zona rossa dello spettro visibile, corrispondono alla “radiazione infrarossa” (da 700 nanometri a 0,4 mm), alle “microonde” (da 0,4 mm a 100 cm) e alle “onde radio” suddivise in onde corte (da 1 a 100 metri), onde medie (da 100 a 600 metri) e onde lunghe (oltre 600 metri). Tutte queste radiazioni sono caratterizzate da bassa frequenza e quindi da un trasporto inferiore di energia rispetto al campo del visibile.

Lunghezze d’onda inferiori, posizionate oltre la zona violetta dello spettro visibile, corrispondono invece alla “radiazione ultravioletta” (fino a un minimo di 0,35 µm), ai “raggi X” (sino a  0,006 µm) e ai “raggi gamma e cosmici” che chiudono la parte inferiore dello spettro. Queste radiazioni sono caratterizzate da elevata frequenza e quindi maggiore energia.

 Riassumiamo quanto detto con la tabella che segue:

Radiazioni elettromagnetiche

Frequenza

Lunghezza d'onda

Onde radio

Minore di 3 GHz

Maggiore di 10 cm

Microonde

3 GHz – 300 GHz

10 cm – 1 mm

Radiazione infrarossa

300 GHz – 428 THz

1 mm – 700 nm

Campo del visibile

428 THz – 749 THz

700 nm – 400 nm

Radiazione ultravioletta

749 THz – 30 PHz

400 nm – 10 nm

Raggi X

30 PHz – 300 EHz

10 nm – 1 pm

Raggi gamma

Maggiore di 300 EHz

< 1 pm

Per la lettura dei simboli di frequenza e lunghezza d’onda tenente conto delle seguenti abbreviazioni internazionali:

Multiplo

Prefisso

Simbolo

1018

exa

E

1015

peta

P

1012

tera

T

 109

giga

G

 106

mega

M

103

Kilo

k

10-3

Milli

m

10-6

Micro

µ

10-9

Nano

N

10-12

Pico

P

10-15

Femto

F

10-18

Atto

A

 

Ad esempio 3 GHz deve essere letto come 3 Giga Hertz ovvero 3000000000 Hertz (cioè 3 seguito da 9 zeri); 1 nm deve essere letto come 1 nanometro ovvero 0,000000001metri (la milionesima parte di 1 mm) N.B Da notare le dimensioni incredibilmente piccole e le sbalorditive frequenze delle lunghezze d’onda che possiamo percepire. Considerando ad esempio un’onda percepita dall’occhio come una luce rossa e quindi con lunghezza d’onda pari a 700 nm; abbiamo che la distanza tra due creste dell’onda è pari a 0,000007 mm (7 milionesimi di mm), una dimensione incredibilmente piccola. Per contro, la frequenza della stessa onda è tale che in un secondo esegue circa 428 miliardi (!!) di oscillazioni. 

La radiazione ultravioletta e i rischi per la salute

In relazione ai rischi legati all’esposizione al sole concentriamoci ora sulla radiazione ultravioletta che, come abbiamo visto, si trova appena oltre il campo del visibile (oltre il violetto)

Infatti mentre lunghezze d’onda superiori a 700 nanometri (infrarosso, onde radio ecc…) non creano problemi di salute, le lunghezze d’onda inferiori (meno di 400 nanometri), possono invece rivelarsi molto dannose per la pelle.

In passato si è ritenuto a torto e per molto tempo che solo radiazioni inferiori ai 300 nanometri circa (ad esempio raggi X, raggi gamma ecc…) potessero essere dannose favorendo ad esempio l’insorgenza dei tumori. In realtà occorre proteggersi adeguatamente dall’intero campo della radiazione ultravioletta.

Per maggior precisione è bene anticipare che la radiazione ultravioletta è stata ulteriormente divisa in raggi UV-A (fra 315 e 400 nanometri) la più vicina al visibile nonché quella che determina l’abbronzatura; raggi UV-B (fra 280 e 315 nanometri) che determinano la sintesi della vitamina D, ma anche l’insorgenza del cancro alla pelle in caso di esposizione prolungata e raggi UV-C (fra 200 e 280 nanometri) che, sebbene assai dannosi, sono tuttavia assorbiti quasi completamente dall’ozono presente nell’atmosfera.

Ribadiamo l’importanza di proteggersi da tutti i tipi di radiazione ultravioletta; i raggi UV-A (da 315 a 400 nm) penetrano profondamente nella pelle sino al derma, lo strato di pelle al di sotto dell’epidermide dove arrivano fra l’altro i vasi sanguigni. Come detto poco fa, si ritenevano in passato non dannosi quanto la radiazione UV-B di frequenza più elevata, tuttavia oggi si è riconosciuto che danni cellulari, invecchiamento precoce e predisposizione a tumori della pelle sono i frutti di un’esposizione incontrollata agli UV-A. La radiazione UV-B penetra nella pelle anch’essa fermandosi però allo strato più superficiale (epidermide) determinando così eritemi e scottature. L’azione congiunta di UV-A e UV-B è quindi alla base di scottature, congiuntiviti, eritemi solari, danni alla vista (ad esempio la cataratta) oltre a predisporre al tumore della pelle. Vediamo ora come proteggersi dai rischi legati all’esposizione al sole.

Come difendersi:

L’escursionista responsabile prende accorgimenti per esporsi al sole limitando gli effetti della radiazione ultravioletta.

E’ bene rammentare una serie di punti:

1)      E’ indispensabile proteggere la pelle con creme protettive per bloccare i raggi UV; attenzione: non solo gli UV-B ma anche gli UV-A. Verificare sul contenitore del filtro solare che sia attiva la protezione contro entrambi i tipi di radiazione UV.

2)      Nelle escursioni in alta montagna è fondamentale una maggiore protezione rispetto alla pianura. La radiazione UV aumenta infatti del 6% ogni 1000 metri di quota salita. E’ quindi assolutamente errato pensare che al mare l’abbronzatura si formi più rapidamente: in realtà avviene esattamente il contrario. Per giunta l’eventuale presenza di neve, acqua o di roccia chiara (ad esempio sulle Dolomiti) riflette ulteriore radiazione accentuandone ancora di più gli effetti (distese prative riflettono meno radiazione ultravioletta di una superficie innevata). Da notare inoltre che la quantità di radiazioni che raggiungono terra dipende da quanto il sole è alto rispetto all’orizzonte; i momenti peggiori sono quindi le ore centrali della giornata nei mesi estivi. In queste fasce orarie è particolarmente importante proteggersi. Nelle prime ore del mattino e al tramonto il rischio è invece di gran lunga inferiore in quanto la radiazione solare deve attraversare strati atmosferici più spessi che funzionano quindi da “filtro”. E’ bene rammentare di usare le protezioni solari ripetendone l’applicazione ogni 2 – 3 ore per garantirne una reale efficacia.

3)     Occorre attenzione in caso d’escursione in quota anche se il cielo risulta nuvoloso. Le nubi, composte da vapore acqueo, riflettono infatti la radiazione solare lasciandosi addirittura attraversare da una parte d’essa. Al tempo stesso trattengono la radiazione infrarossa dando una sensazione di fresco che non permette di percepire la reale quantità di raggi UV che ci stanno colpendo. E’ testimone di questo fenomeno chiunque abbia verificato, dopo una camminata a 3000 metri, d’essersi arrossato o abbronzato nonostante il cielo del tutto coperto. L’esposizione alla radiazione ultravioletta resta comunque massima con aria molto limpida e secca, quindi con cielo di colore azzurro carico. Questa è una condizione che si verifica facilmente sulle montagne del nord Italia quando le correnti sono settentrionali. In questi casi l’aria si può seccare per compressione (fohen) dando una gradevole sensazione che, anche in questa situazione, non lascia presagire una scottatura.

4)      Le persone che hanno pelle e/o occhi chiari oppure i capelli rossi sono i più vulnerabili. Chi ha la pelle scura comunque non è affatto esente dai rischi dell’esposizione ai raggi UV. Anche chi ha la pelle olivastra deve utilizzare opportuni filtri solari.

5)      Una buona abbronzatura non protegge in alcun modo dalla radiazione UV. Finché si resta al sole le protezioni devono comunque essere adottate.

6)      Se possibile sarebbe meglio esporsi al sole con gradualità. Le abbronzature ottenute bruscamente, camminando per un giorno intero al sole senza precedenti esposizioni, sono potenzialmente le più pericolose in quanto la quantità di raggi UV che colpisce il corpo è molto elevata in un breve lasso di tempo. Non è un caso se i danni maggiori come eritemi e scottature si hanno negli weekend. Le escursioni di un giorno richiedono quindi la massima attenzione nel sapersi proteggere.

7)      Un altro luogo comune da sfatare è che, una volta scottati non siano più necessarie le protezioni. Ribadiamo il punto 5: le protezioni devono sempre essere applicate. Un arrossamento della pelle è segnale di danneggiamento: riportarsi al sole senza protezioni significa aggravare ulteriormente la situazione.

8)      In montagna si possono prevenire inutili danni da raggi UV non scoprendosi in modo eccessivo. Camminare a 3000 metri nei giorni estivi a petto scoperto e senza protezioni come troppo spesso si osserva, significa esporsi stupidamente al rischio quando basterebbe una maglietta per risparmiarsi un’inutile e pericolosa scottatura.

9)      Quando camminiamo su neve o su ghiacciaio dovremmo sempre indossare un buon paio d’occhiali per evitare danni alla vista temporanei (oftalmia nivale) o addirittura permanenti. Ricordiamoci che trovarsi presso una grande superficie riflettente come un campo innevato, significa essere sottoposti ad un irraggiamento ultravioletto doppio rispetto al normale.

 

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