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MONTE PIANA (m 2324) MONTE PIANO (CROCE DI DOBBIACO – m 2305)
La presenza della coppia Monte Piana – Monte Piano è, nell’ambito delle Dolomiti, quanto meno bizzarra. Divise dalla poco marcata Forcella dei Castrati, sono due cime molto vicine fra loro e alte quasi uguali. A renderle atipiche se non uniche è la caratteristica di presentare delle sommità ampie e in pratica piatte. Le spianate sommitali contrastano con le precipiti pareti che le due montagne presentano verso occidente e verso settentrione. Trovandosi sulla loro vetta basta infatti spostarsi in queste direzioni per raggiungere il ciglio dell’impressionante baratro che precipita fino alla sottostante Val di Landro con l’omonimo lago e il paese di Carbonin. Due ambienti completamente opposti: quello delle praterie di vetta in contrasto con quello delle rupi strapiombanti. La coppia Monte Piana – Monte Piano è purtroppo famosa primariamente per le tragiche vicende che ne sconvolsero le pendici durante il Primo conflitto mondiale. In quest’area persero la vita qualcosa come 14000 soldati tra italiani e austro-ungarici. La salita, come descritta a seguire, tocca poco a valle di Monte Piana il Rifugio Bosi all’interno del quale è presente un piccolo museo privato che raccoglie fotografie, documenti e reperti della Grande Guerra. Proseguendo fin sul vasto pianoro del Monte Piana si osserva un impressionante reticolo di trincee, postazioni e gallerie riportate alla luce e ristrutturate permettendo un interessantissimo tour storico in un vero e proprio museo alla luce del sole. L’interesse dell’escursione è pertanto storico ma non è da meno il valore panoramico essendo osservabile dalle due sommità un grandioso panorama esteso alle vette circostanti tra le quali ricordiamo il Monte Cristallo e le Tre Cime di Lavaredo. Da notare che l’accesso al Monte Piana avviene per mezzo di una strada comunale asfaltata chiusa dal 1998 al traffico (anche delle biciclette) che ricalca quasi integralmente la vecchia strada militare costruita durante la guerra. Nel periodo estivo i 6 km di strada sono percorsi da un servizio di jeep-navetta a permettere un accesso fin troppo banale al Rifugio Bosi. L’interesse storico fa sì che l’area sia letteralmente presa d’assalto dai turisti. Nel nostro caso vi raccomandiamo l’ascesa in bassa stagione. Vi descriviamo la salita dal Lago d’Antorno toccando solo in parte la strada d’accesso che resta comunque sempre chiusa al traffico. Nella seconda metà di ottobre, in particolare, il silenzio torna ad avvolgere le cime permettendo un’esperienza decisamente più intima e meditativa. Avrete modo di osservare il foliage grazie ai lariceti che caratterizzano la parte inferiore del cammino. Tra i mille colori degli alberi e il silenzio talvolta malinconico del tardo autunno sembra incredibile pensare come quest’area sia stata muta testimone di uno dei più sanguinosi e violenti combattimenti della Prima Guerra Mondiale. Vi auguriamo di provare la pace e la meravigliosa solitudine che abbiamo provato noi risalendone lentamente i fianchi sino a godere dello spettacolare panorama di vetta. L’escursione in breve: Lago d’Antorno (m 1866) – Forcella Bassa (m 1880) - Forcella Àuta (m 1984) – Rifugio Monte Piana Angelo Bosi (m 2205) – Piramide Carducci (m 2323) – Monte Piana (m 2324) – Forcella de i Castrade (Forcella dei Castrati - m 2272) – Monte Piano (Croce di Dobbiaco – m 2305) Dati tecnici: Partenza dal Lago d’Antorno (m 1866): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 458. Dislivello realmente coperto in salita: m 550. Acqua potabile sul percorso: assente. Accesso alla partenza: Chi proviene da sud tocca il paese di Auronzo quindi sale al Lago di Misurina con la SR 48 delle Dolomiti. La strada segue la sponda occidentale del lago sino ad arrivare alla sua estremità settentrionale. Poco oltre troviamo sulla destra il bivio per le Tre Cime di Lavaredo. Abbandoniamo pertanto il proseguo che condurrebbe altrimenti a Carbonin e a Dobbiaco per volgere in questa direzione raggiungendo, dopo un paio di km, il bellissimo Lago d’Antorno posizionato a destra del piano stradale. Possiamo lasciare l’automobile nel parcheggio presso lo specchio d’acqua. Descrizione del percorso: Il Lago di Antorno (m 1866), punto iniziale della nostra escursione, merita senz’altro una visita percorrendo il breve sentiero che ne ricalca la sponda orientale. Le cime dei Cadini di Misurina e delle Tre Cime di Lavaredo si specchiano nelle sue acque in un ambiente ameno particolarmente apprezzabile in autunno quando è lontana la confusione del turismo agostano. Il sentiero appare a tratti agevolato da una bella passerella in legno che permette di superare senza difficoltà alcune frazioni torbose. Ritornati sulla strada asfaltata ne percorriamo un breve tratto in direzione delle Tre Cime di Lavaredo trovando, poco oltre, il cartello che segnala a sinistra il segnavia 122 diretto al Monte Piana e al Rifugio Bosi (m 1885 – ore 0,10 dalla partenza). Muoviamo in questa direzione con sentiero che si sviluppa, facile e con debole dislivello, nel folto del bosco di conifere. In breve accediamo alla Forcella Bassa (m 1880 – ore 0,25 dalla partenza) dove confluiamo in un’ampia forestale. Guidati dal cartello segnaletico procediamo verso destra su comoda carrareccia con tratti asfaltati osservando i primi scorci, tra le frasche dei larici e degli abeti, in direzione delle cime circostanti con specifico riferimento al Monte Cristallo e alle Tre Cime di Lavaredo. La forestale lambisce una zona prativa umida posta alla destra del tracciato quindi volgiamo verso nordovest scorgendo davanti a noi il Monte Piana che appare coperto nella fascia sommitale da una densa vegetazione a pino mugo. La salita resta nel complesso moderata. Nella seconda parte del mese di ottobre il cammino è allietato dalle sgargianti colorazioni dei larici a rendere affascinante un’ascesa che altrimenti potrebbe risultare, nel pieno della stagione estiva, piuttosto noiosa. In breve andiamo a confluire nella strada asfaltata, chiusa al traffico turistico, che sale al Rifugio Bosi. L’innesto avviene in coincidenza della Forcella Auta (m 1984 – ore 0,50 dalla partenza) dove, guidati dalla segnaletica sempre ben chiara, possiamo volgere verso destra. Il proseguo ricalca, sino al Rifugio Bosi, il tracciato della vecchia strada militare oggi asfaltata rendendo la marcia quanto mai comoda. Il paesaggio diviene subito grandioso permettendo un primo colpo d’occhio, alle spalle, in direzione del Lago di Misurina sovrastato a destra dal Monte Popena Basso. Sullo sfondo svettano le cime del Sorapiss nonché le vette poco conosciute delle Marmarole. Superiamo, salendo di quota, il limite oltre il quale il lariceto lascia spazio al pino mugo con il panorama finalmente libero dall’ostacolo dagli alberi ad alto fusto. In una visione grandiosa lo sguardo può abbracciare le torri e i picchi che caratterizzano ad oriente le selvagge sommità dei Cadini di Misurina. Ai nostri piedi, sovrastato dal Monte Campedelle, spicca, nel bel mezzo del bosco, il pascolo che accoglie alla sua estremità di sinistra la Malga Rinbianco. Ancora più a sinistra svettano le Tre Cime di Lavaredo sebbene l’angolazione non permetta di distinguere le singole elevazioni. Un paesaggio così vasto e avvincente fa sì che una salita che sarebbe poco stimolante per l’escursionista abituato ai sentieri alpini divenga mozzafiato, soprattutto nelle fredde e limpide giornate autunnali. Dovunque si rivolga lo sguardo si osservano massicci montuosi rinomati mentre sotto di noi rifulgono, al debole tepore del sole, i mille colori del bosco di larici. La strada volge per un tratto verso sudovest offrendo nuove prospettive, soprattutto in direzione del Gruppo del Cristallo quindi un ultimo tornante precede la frazione che permette di guadagnare il Rifugio Angelo Bosi (m 2205 – ore 1,40 dalla partenza). Come anticipato, nella bella stagione è possibile visitare, all’interno della struttura, un piccolo museo che raccoglie cimeli e fotografie relative alla Grande Guerra. L’escursione procede oltre il rifugio. Seguiamo l’ampia mulattiera sterrata che risale il vasto tavolato erboso debolmente inclinato che caratterizza il versante orientale del Monte Piana. Al bivio segnalato dai cartelli ignoriamo la deviazione a sinistra che permette di guadagnare la cima con un itinerario più impegnativo per la presenza di alcune frazioni attrezzate. Manteniamo il facile sentiero che raggiunge tra i prati il Museo storico all’aperto del Monte Piana. Camminiamo tra il fitto reticolo delle trincee e delle postazioni italiane di tiro. Restando sul sentiero principale si guadagna in breve la cosiddetta Piramide Carducci (m 2323). Si tratta di una stele di roccia che fu realizzata dagli alpini in ricordo del poeta Giosuè Carducci il quale volle, nel 1892, raggiungere la cima del Monte Piana posto all’epoca sul confine tra il Regno d’Italia e l’Impero Austro-ungarico. Spostandosi di pochissimo dalla piramide si raggiunge la cima vera e propria (m 2324 – ore 2 dalla partenza) posta al margine del tavolato sommitale e al di là della quale precipita un impressionante baratro. Osserviamo sotto lo strapiombo il Lago di Landro e, appena più lontano, il paese di Carbonin e il Passo di Cimabanche. Altrettanto imponente appare la vista delle grandi cime del cortinese e delle Dolomiti di Braies. Svetta soprattutto il prospiciente Monte Cristallo ma la vista, complice la quota, si rivela ben più vasta includendo la Croda Rossa e il Picco di Vallandro. All’orizzonte settentrionale rifulgono i ghiacciai delle Alpi Aurine e delle Vedrette di Ries mentre verso oriente svettano le cime delle Dolomiti di Sesto. Verso settentrione, a poca distanza, notiamo il vasto tavolato del Monte Piano separato dal Monte Piana dalla modesta depressione della Forcella dei Castrati. Il cammino procede in questa direzione sempre fra le trincee raggiungendo la sella in una decina di minuti dal punto più alto (m 2272 – ore 2,10 dalla partenza). Da notare come la Forcella dei Castrati sia un importante crocevia di sentieri. Sulla destra cala il segnavia 111 in direzione della Val de Rinbianco mentre a sinistra si sviluppa il cosiddetto Sentiero dei Turisti che cala sino a Carbonin con il segnavia n° 6. Nel nostro caso procediamo dritti con il cartello che segnala la sommità del Monte Piano ad appena una decina di minuti di cammino. Scavalchiamo con un ponticello in legno la trincea quindi riprendiamo debolmente quota tra i prati accedendo infine, dopo un tratto di mugheta, al vasto tavolato roccioso che caratterizza la sommità del Monte Piano, noto anche come Croce di Dobbiaco (m 2305 – ore 2,20 dalla partenza). Ancora una volta il vertiginoso salto che precipita dalla cima verso settentrione permette una spettacolare vista sulla Val di Landro con in evidenza l’omonimo lago sovrastato dal Picco di Vallandro. Verso oriente godiamo della vista delle Tre Cime di Lavaredo potendone finalmente distinguere le singole torri in quella che da sempre è la visione classica del gruppo. Osserviamo appena più a sinistra il Monte Paterno e addirittura, parzialmente occultata, la più distante Croda dei Toni. Rispetto al Monte Piana appare migliore la visione anche verso occidente arrivando ad osservare la Tofana di Mezzo e la Tofana di Dentro oltre a ripetersi la vista del Monte Cristallo con le quinte che rivolge verso settentrione. Il rientro avviene a ritroso tenendo conto che una volta rientrati alla Forcella dei Castrati non vi è la necessità di risalire alla Piramide Carducci. Si segue il cartello indicante il Rifugio Bosi aggirando la poco pronunciata sommità del Monte Piana. In breve andiamo a confluire nel sentiero seguito all’andata quindi rientriamo alla partenza seguendone il tracciato a ritroso. Tocchiamo pertanto il Rifugio Bosi per poi scendere senza difficoltà al Lago di Antorno. L’escursione impegna per un totale di poco meno di 4 ore permettendo un’esperienza piacevole e non troppo lunga.
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