Ponta - Col Nero

MONTE PONTA (MONTE PUNTA - m 1952)

COL NERO (m 1771)

Quando nella nostra esperienza di escursionisti abbiamo capito che in montagna non esistono sensi unici ecco che, a sorpresa, abbiamo cominciato a scoprire luoghi nascosti, poco conosciuti se non del tutto trascurati. E’ il caso del Monte Ponta, schivo e non troppo alto, noto più in inverno, per la sua facilità d’accesso anche in presenza di neve, che non nella bella stagione dove naturalmente è sovrastato da una miriade di cime più alte e più rilevanti. I sensi unici tuttavia non esistono, ed ecco che il modesto Monte Ponta, risalito nel giusto periodo, offre doni inattesi. Abbiamo eseguito l’ascensione all’inizio del mese di novembre e siamo rimasti ammaliati sin dalla partenza. Il borgo di Costa, dove l’escursione ha inizio, è un luogo fuori dal tempo, arcaico e bellissimo al tempo stesso. Della salita non possiamo dimenticare il giallo e il rosso dei larici che si stagliavano nel cielo blu di una limpidissima e fredda giornata autunnale. Come essere più felici? E in vetta la sorpresa: un panorama di grandiosa ampiezza; il Ponta è infatti posizionato al centro tra Pelmo, Civetta, Moiazza e Antelao. Nulla ostacola la vista, nulla turba una visione che nel silenzio e nella pace dell’autunno lascerà una traccia indelebile in tutti voi. Vi auguriamo le stesse sensazioni che abbiamo provato noi.

L’escursione in breve:

Costa (m 1425) – Pian de l’Avedin (m 1460) - La Viža (m 1505) - Passo Tamai (m 1715) - Col Nero (m 1771) - La Forzèla (m 1723) - Monte Ponta (m 1952)

Dati tecnici:

Partenza da Costa (m 1425): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). T sino a Passo Tamai quindi E. Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 527 – Dislivello realmente superato: m 623. Acqua sul percorso: assente

Accesso alla partenza:

Si risale la Val di Zoldo superando il paese di Forno per raggiungere la frazione di Fusine. Abbandoniamo la strada principale volgendo a destra. La stretta carrozzabile si inerpica raggiungendo il piccolo abitato di Brusadaz e subito oltre la borgata denominata Costa. Parcheggiamo nei pressi della fontana posta all’inizio del minuscolo paese. I posti macchina sono pochissimi ma verosimilmente non avrete difficoltà se pianificherete l’escursione in autunno, al di fuori della stagione turistica.

Descrizione del percorso:

Il percorso, logico e molto semplice, vi lascerà il ricordo di un luogo appartato e silenzioso dove la natura mantiene ancora i suoi ritmi. Parcheggiata l’automobile presso la fontana di Costa si arretra lungo la strada per poche decine di metri sino a trovare sulla destra la stradina (segnavia 497) che sale ripida verso il Passo Tamai. Il paesaggio è già meritevole: tra le conifere osserviamo svettare il Monte Civetta, forse coperto dalla prima neve se l’autunno è avanzato. La vista sul paese di Brusadaz è da cartolina. Le case sono immerse tra i colori autunnali dei larici che svettano nel cielo limpido delle brevi giornate di ottobre o di novembre. Raggiungiamo in breve Pian de l’Avedin (m 1460) in coincidenza del quale sorge l’omonima malga. Procedendo lungo l’ampia mulattiera oltre agli scorci sul Monte Civetta e sulla frazione di Brusadaz cominciamo ad osservare le colossali pareti che caratterizzano il Pelmetto e il Monte Pelmo; la posizione in cui ci troviamo altro non fa che esaltarne le rocce strapiombanti le quali sembrano emergere dal bosco sottostante. Il nostro cammino procede con pendenza costante e mai troppo marcata. Ad intervalli regolari l’ascesa è allietata dai magnifici scorci che possiamo osservare tra l’alberatura. Da segnalare, oltre a quanto indicato in precedenza, la splendida vista sul paese di Coi che appare appollaiato su un poggio prativo sovrastato dalla struttura del Monte Civetta. Ancora un breve tratto in moderata pendenza precede l’arrivo all’ampia sella del Passo Tamai (m 1715 – ore 1 dalla partenza).

Siamo ad un importante crocevia di sentieri. Procedendo davanti a noi si scenderebbe a Zoppè di Cadore mentre verso sinistra procede la traccia per il Sass de Formedal. Nel nostro caso volgiamo a destra con cartelli indicanti il Monte Ponta. Riprendiamo a salire restando nel folto del bosco di conifere. In questo tratto l’alberatura risulta particolarmente densa impedendo la vista delle montagne circostanti. In uno dei rari scorci inquadriamo per la prima volta il Monte Antelao, la seconda più alta cima delle Dolomiti. Il nostro cammino ci porta a toccare il culmine poco appariscente e non segnalato del Col Nero (m 1771) quindi perdiamo bruscamente quota prestando attenzione ai segnavia sugli alberi sino a guadagnare la località La Forzela (m 1723 – ore 0,15 da Passo Tamai – ore 1,15 complessive).

Ignoriamo il sentiero 496 che cala a sinistra verso Zoppè nonché la traccia che verso destra riporterebbe a Costa. Manteniamo il segnavia 499 con il Monte Ponta indicato a mezz’ora di marcia. Andiamo ad affrontare la frazione più ripida e faticosa della nostra ascensione senza in ogni caso affrontare alcuna difficoltà. Comincia a diradarsi il bosco concedendo la vista di nuovi gruppi montuosi. Nello specifico andiamo a scorgere il Gruppo del Sella con l’inconfondibile piramide del Piz Boè. A sinistra del Monte Antelao notiamo, a breve distanza, la struttura del Monte Pena a dominare il sottostante paese di Zoppè di Cadore. L’uscita definitiva dal bosco è quasi improvvisa. Ci troviamo sulla facile dorsale settentrionale del Monte Ponta e in pochi minuti tra i prati guadagniamo il punto più alto (m 1952 – ore 1,45 dalla partenza). Sulla vetta è stata collocato un tavolo con panchine che riportano, inciso nel legno, il toponimo della cima.

Abbiamo accennato nell’introduzione alla posizione strategica di questa montagna. In effetti il panorama è aperto in tutte le direzioni rendendo la meta molto più rimunerativa di quanto potrebbe lasciar pensare la quota, inferiore seppur di poco ai 2000 metri. I colossi che circondano la Val di Zoldo sono tutti in bella vista. In primis i monti Moiazza, Civetta, il Monte Pelmo e il Pelmetto che in parte hanno già accompagnato la nostra salita. Più lontano è ben visibile non solo il Sella e il Monte Antelao ma anche vette meno note come la Croda Rossa d’Ampezzo che intravediamo tra il Pelmo e il Monte Pena. Quest’ultima elevazione copre in parte la struttura dolomitica del Sorapiss che possiamo soltanto intravedere. Verso sudest notiamo in primo piano la sagoma per lo più boscata del Monte Rite mentre alla sua destra ma più distanti spiccano una serie di guglie dolomitiche fra le quali possiamo distinguere il Sassolungo di Cibiana. Verso meridione sovrastiamo nel fondovalle il paese di Forno di Zoldo. Il rientro avviene a ritroso per un cammino di poco superiore alle 3 ore di marcia.

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