Vago

MONTE VAGO (VACH - m 3058)

Il Monte Vago è una delle poche vette oltre i 3000 metri nell’ambito del livignasco ad essere raggiungibile con un sentiero segnato. Posta in posizione isolata tra la Valle della Forcola e la Val di Campo è una bellissima cima in grado di offrire un panorama di grandiosa e selvaggia bellezza esteso su un ampio settore delle Alpi Retiche e delle Alpi Orobie. Curiosamente non è un’elevazione dello spartiacque principale alpino che passa attraverso la vicinissima Punta Orsera. Monte Vago è posto per intero all’interno del bacino dell’Inn e quindi del Danubio nonostante amministrativamente sia in territorio italiano. La salita per la via normale offre un ambiente selvaggio di arcaica bellezza modellato dai ghiacciai. Una breve deviazione permette di aggiungere alla salita in vetta la deviazione al bellissimo Lago Vago. Le acque dello specchio d’acqua, estese per circa 9000 mq, presentano una colorazione inusuale legata alla presenza di solfato di rame in sospensione. Inutile dire che la deviazione è vivamente consigliata per godere dei colori e dell’unicità del luogo. Consigliamo la salita al Monte Vago ad escursionisti esperti per via del tratto sommitale caratterizzato da passaggi in piena cresta piuttosto esposti e da un paio di salti impegnativi che richiedono l’uso delle mani per mantenere l’equilibrio. La quota, l’esposizione a nord del tracciato e il microclima locale richiedono un’attenta pianificazione dell’avventura avendo l’accortezza di scegliere per la salita il periodo compreso tra metà luglio e settembre quando la neve lascia spazio alla breve estate alpina. Il tratto sommitale in cresta diviene inoltre molto pericoloso con fondo umido e scarsa visibilità richiedendo tempo stabile e asciutto per la sua percorrenza.

L’escursione in breve:

Forcola di Livigno (m 2315) – statua Nostra Signora delle Acque (m 2360) – bivio sentieri 111 / 112 (m 2461) – bivio per Lago Vago (m 2790) – Lago Vago (Lach dal Vach – m 2687) – selletta senza toponimo (m 2904) – Monte Vago (Vach – m 3058)

Dati tecnici:

Partenza dalla Forcola di Livigno (m 2315): Difficoltà: EE. Sino alla selletta sulla cresta nord del Monte Vago a quota m 2904 la difficoltà è pari ad E; nel tratto successivo sino alla cima il sentiero è impervio con tratti in lieve esposizione e un paio di passaggi, uno con difficoltà intorno al 2° grado inferiore e un altro di 1° grado (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale tranne nella breve deviazione per il Lago Vago che si sviluppa su traccia non segnata ma comunque ben evidente con buona visibilità. Dislivello assoluto: m 743. Dislivello realmente superato: m 846. Acqua sul percorso: torrente presso il bivio di quota 2475.

Accesso alla partenza:

La Forcola di Livigno è un importante valico posto sullo spartiacque principale delle Alpi al confine tra Italia e Svizzera, aperto al traffico solitamente tra giugno ed ottobre (informarsi sulla reale data di apertura e chiusura). Si accede al passo da Sondrio risalendo la Valtellina sino a Tirano quindi si volge a sinistra in direzione di Poschiavo entrando così in territorio svizzero. Pochi km prima del Passo Bernina si abbandona il proseguo della strada volgendo a destra per guadagnare la Forcola di Livigno. Si supera dapprima la dogana svizzera quindi si raggiunge quella italiana posta in coincidenza del valico procedendo per pochi metri in territorio italiano. Si può lasciare l’auto nel parcheggio a destra. A sinistra della carreggiata si trova invece il Rifugio Tridentina quindi il parcheggio “P10” dove si può lasciare in alternativa l’automobile. Si può accedere alla partenza direttamente da Livigno rimontando con la statale la valle del Torrente Spöl sino al Passo Forcola. In questo caso si trova il parcheggio “P10” a destra della strada circa 100 metri prima del confine di stato.

Descrizione del percorso:

Il sentiero ha inizio in coincidenza della guardiola della Guardia di Finanza (m 2315), sul lato sinistro della strada salendo dal versante di Livigno. I cartelli segnaletici indicano chiaramente il segnavia 111 con la cima indicata a ore 2,30 di cammino. Da notare come la meta sia segnalata con il toponimo “Vach” ovvero “Vago” in dialetto livignasco. Il sentiero si sviluppa, ampio e ben tracciato, verso meridione mantenendosi in prossimità del confine di stato tra Italia e Svizzera quest’ultimo evidenziato dai pilastrini confinari posti ad intervalli regolari. Siamo in ambiente pascolivo d’altitudine e in breve andiamo a bordeggiare la statua dedicata alla Nostra Signora delle Acque (m 2360 – 10 minuti dalla partenza). Poco oltre il tracciato accosta un salto roccioso alto una decina di metri che superiamo con attenzione usando eventualmente le mani per mantenere l’equilibrio. È l’unico passaggio un po’ scomodo in questa prima frazione di sentiero e subito al di sopra riprende il normale cammino senza affrontare nessun ulteriore passaggio difficoltoso. A mezz’ora dalla partenza guadagniamo un’importante biforcazione ben segnalata dai cartelli (m 2461). Abbandoniamo il proseguo del sentiero 111 che proseguirebbe risalendo la Val Orsera. Volgiamo decisamente verso sinistra con il Monte Vago indicato a 2 ore di marcia (segnavia 112).

Scavalchiamo il ruscello per procedere verso oriente traversando in moderata pendenza fra i prati. Da rilevare il paesaggio osservando la valle scavata dal torrente Spöl e la cima del Piz La Stretta. Abbiamo davanti a noi il Monte Vago, nostra meta finale, che appare da questa angolazione meno spiccato di quanto non sia mostrando un profilo trapezoidale non molto appariscente. Andiamo a superare uno sbalzo più ripido cominciando ad osservare, alle nostre spalle, i ghiacciai e le quinte del massiccio del Bernina in un panorama d’altitudine di grandiosa bellezza. In breve raggiungiamo una sorta di pulpito (ometto di pietra) al di là del quale la salita lascia spazio ad un lungo traverso andando a tagliare una vasta pietraia. Da rilevare lo scorcio, alla nostra sinistra, sul sottostante Lago Vago, uno dei più belli della zona grazie all’incredibile colorazione che lo caratterizza. È assolutamente consigliabile la digressione che permette di calare allo specchio d’acqua troviamo infatti, a quota 2774, un evidente sentierino che scende in sua direzione. Non sono presenti cartelli indicatori ma con buona visibilità è impossibile non notarne il tracciato che scende, a tratti molto ripido, districandosi tra la pietraia e lo sfaticcio mobile. Nel complesso si perdono un centinaio di metri di quota raggiungendone la sponda in appena 10 minuti dal bivio (m 2687).

Colpisce la trasparenza e l’incredibile colore delle acque che deriva dal minerale disciolto in esse. Anche l’alveo del torrente emissario del lago presenta lo stesso fenomeno con le rocce bagnate dal ruscello che appaiono biancastre per la presenza del solfato di rame in sospensione. Non è raro nella stagione calda trovare escursionisti che considerano il lago come il punto di arrivo del loro cammino godendosi il sole nei prati che bordeggiano il lato settentrionale del piccolo bacino. Dopo la consigliabile sosta risaliamo faticosamente dal lago in circa un quarto d’ora andando a riprendere il sentiero segnato. La nostra escursione procede volgendo verso sinistra in direzione del Monte Vago. In debole diagonale ascendente attraversiamo la vasta pietraia con la possibilità, in questa frazione, di trovare nevai residui che tendono talvolta a permanere fino ad estate inoltrata. Andiamo in effetti ad aggirare il vallone che ospita il sottostante lago in una visione ulteriormente arrichita dalla vista del non lontano Monte Bernina. La particolare angolazione permette di scorgere la Forcola di Livigno con la dogana presso la quale ha avuto inizio il nostro cammino mentre poco più distante spicca la piramide del Piz Lagalb nonché la cupola detritica biancastra del Monte Gess. Il cammino procede in moderata pendenza con la pietraia che cede spazio ai macereti d’altitudine. Tra detriti e pietrisco risaliamo facilmente sino a guadagnare la selletta di quota 2904 posta lungo l’elegante crestina che scende direttamente dal punto più alto (circa 2 ore dalla partenza – ore 2,30 con la deviazione al Lago Vago).

Possiamo osservare l’esile crinale che condurrà alla meta essendo risalito, nel proseguo, dalla traccia segnata. L’aspetto della cresta è molto più repulsivo di quanto in effetti non sia fermo restante che si tratta in ogni caso di una frazione per escursionisti alpini esperti. Il Monte Vago è davanti a noi con il profilo di una piramide regolare ben marcata che sembra quasi invitarci a raggiungerne la vetta ormai non lontana. Muoviamo in sua direzione riponendo nello zaino le racchette per avere le mani libere ma restando comunque sorpresi in quanto il percorso si rivela molto meno esposto delle apparenze. Il segnavia asseconda i grandi lastroni rocciosi del crinale spostandosi appena a destra o a sinistra del suo filo evitando in effetti ogni difficoltà. Subito oltre tocchiamo un minuscolo pianetto che precede una nuova impennata della cresta andando ad affrontare l’unico passaggio impegnativo della nostra marcia. Raggiungiamo la base di un salto roccioso alto una decina di metri molto liscio e ripido in apparenza invalicabile. Il segnavia apposto in cima al piccolo strapiombo, sulla destra, a nostro avviso svia gli escursionisti portando a salire sul lato più esposto del salto. Conviene invece sfruttare un esile appoggio che permette in orizzontale di portarsi a sinistra dello spigolo di roccia per poi rimontare lateralmente ad esso con difficoltà decisamente minori (2° grado inferiore). L’esposizione può comunque impressionare i meno pratici mentre non preoccuperà un escursionista di media esperienza. Si tratta inoltre di un singolo passaggio al di là del quale la salita riprende tra massi nel complesso solidi e rassicuranti grazie ad una cresta non così stretta ed affilata come ci si potrebbe attendere. Si ripete il bellissimo paesaggio sul sottostante Lago Vago mentre il Bernina con le sue vedrette chiude l’orizzonte nordoccidentale in una visione alpina davvero grandiosa.

L’ultimo tratto di salita vede il crinale assottigliarsi. La traccia ne evita la percorrenza aggirando sulla destra questa frazione che sarebbe altrimenti impegnativa. Il segnavia guida tra rocce rotte un po’ mobili permettendo di disimpegnarsi tutto sommato agevolmente fino ad un singolo salto più scomodo che costringe ad aiutarsi con le mani. Il passaggio presenta difficoltà intorno al 1° grado ma non impressiona più di tanto essendo racchiuso tra roccioni che annullano di fatto tutta l’esposizione. Gli ultimi passi sono di commovente bellezza con la pendenza che decresce rapidamente e il sentierino che conduce direttamente al punto sommitale (m 3059 – libro di vetta – ore 2,30 dalla partenza – circa ore 3 aggiungendo la deviazione al Lago Vago).

Il paesaggio con buona visibilità è indimenticabile con particolare riferimento, verso occidente, al Bernina e alle vette circostanti in parte coperte da ghiacciai perenni mentre nelle immediate vicinanze si osserva la Forcola di Livigno. Guardando verso sud osserviamo, a breve distanza, la rocciosa sommità della Punta Ursera mentre spostandosi alla sua sinistra notiamo il marcato Passo di Val Mera chiaramente riconoscibile per la presenza, nei suoi pressi, del Lago Valletta e di un secondo specchio d’acqua appena più in basso. Il valico appare sovrastato, verso sudest, dal Corn da Camp e dall’appariscente vetta del Piz Paradisin (Pizzo Paradisino). La vista a 360° procede verso nordest estendendosi alla conca che ospita la cittadina di Livigno e verso nordovest osservando a distanza i Laghi della Forcola e il Piz La Stretta mentre più lontana si osserva la piramide rocciosa del Piz Languard. Inutile ribadire il colpo d’occhio sotto la verticale della cima sulle acque del Lago Vago dalla colorazione quasi unica. Il rientro avviene a ritroso prestando la massima attenzione alla frazione sommitale dovendo ripercorrere a ritroso i salti più impegnativi. Nel complesso sono da preventivare circa 4,45 ore di cammino. Il tempo di percorrenza cala a ore 4,15 non eseguendo la digressione al Lago Vago ma consigliamo vivamente di raggiungerlo per non precludersi la visione di uno degli specchi d’acqua più belli del livignasco.

Cenni sulla flora:

La breve estate alpina permette l’osservazione, anche lungo questo percorso, di alcune specie botaniche tipiche delle alte quote. Segue una veloce rassegna delle principali osservate in occasione della nostra salita avvenuta nel mese di agosto.

1)    Senecio della Carnia (Senecio incanus subsp. carniolicum). Endemico delle Alpi Orientali.

2)    Primula a foglie intere (Primula integrifolia). In Italia è una specie piuttosto rara segnalata unicamente in Lombardia e in Piemonte tipica delle zone a prolungato innevamento. Lungo l’escursione descritta è una delle piante più preziose che si possono osservare ed è presente fin dalla partenza in prossimità della Forcola di Livigno.

3)    Sassifraga zolfina (Saxifraga bryoides)

4)    Sassifraga stellata (Saxifraga stellaris)

5)    Sassifraga solcata (Saxifraga exarata)

6)    Ranuncolo alpestre (Ranunculus alpestris)

7)    Ranuncolo dei ghiacciai (Ranunculus glacialis)

8)    Linaiola d’alpe (Linaria alpina)

9)    Veronica alpina (Veronica alpina)

10)  Billeri pennato (Cardamine resedifolia)

11)  Azalea alpina (Loiseleuria procumbens)

12)  Rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum)

13)  Silene a cuscinetto (Silene acaulis)

14)  Pedicolare di Kerner (Pedicularis kerneri)

15)  Genziana punteggiata (Gentiana punctata)

16)  Ambretta strisciante (Geum reptans)

17)  Margherita alpina (Leucanthemopsis alpina)    

18)  Piumino rotondo (Eriophorum scheuchzeri)

 

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