Cima d'Oro

CIMA D’ORO (m 1802)

Un lungo crinale, per gran parte erboso, sovrasta la sinistra orografica della Val di Ledro. Sono montagne che furono sconvolte dalla prima guerra mondiale quando su questi crinali l’esercito italiano affrontò quello austroungarico. Da allora il silenzio si è nuovamente impadronito delle cime ora conquistate solamente dagli escursionisti in cerca di vasti panorami e di una natura tornata ad essere protagonista. La salita alla Cima d’Oro è assai poco nota: la maggior parte degli escursionisti percorre il sentiero che dal Rifugio Pernici passa per la Bocca Saval tagliando poi il versante settentrionale della vetta calando infine verso Riva del Garda. Pochissimi sono i trekker che scelgono la via normale dal Lago di Ledro: andiamo pertanto a suggerirvi questo percorso con l’unica raccomandazione d’eseguirlo nelle terse giornate autunnali oppure nel mese di maggio. Davvero un itinerario meritevole che, senza clamori, regala vaste ed inattese panoramiche verso il Gruppo dell’Adamello e il Brenta. Da evitare il periodo estivo per le temperature elevate e l’inverno nonché la prima parte della primavera per l’innevamento che caratterizza il settore superiore.

Dati tecnici:

Partenza da Mezzolago (località Alla Valle - m 823): Difficoltà: EE; un brevissimo salto roccioso è attrezzato con una malconcia fune metallica; si attraversano trincee di guerra e una galleria artificiale; non vi è comunque esposizione (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: frammentaria e poco visibile lungo l’intero percorso. Nel settore inferiore il sentiero è comunque ben evidente. Si incontrano maggiori problemi nella fascia mediana con vecchi e sbiaditi segnavia gialli sulle rocce non sempre facili da rilevare. Dalla sella a quota 1425 m all’anticima sono presenti i nuovi segnavia bianco – azzurri del sentiero di guerra austroungarico, in alcuni casi un po’ distanti l’uno dall’altro. Nessun segnale dall’anticima alla vetta ma lungo percorso logico e ben visibile. Dislivello assoluto: m 979 – Acqua: assente.

Accesso:

Da Riva del Garda seguiamo la statale che conduce in Val di Ledro. Attraversate due lunghe gallerie (la seconda quasi 4 km) si penetra nello stretto solco vallivo. Risaliamo la valle attraversando il paese di Biacesa e raggiungendo infine il Lago di Ledro in coincidenza del paese di Molina. La statale prosegue comoda lungo la sponda settentrionale del bellissimo specchio d’acqua. In breve siamo alla piccola frazione di Mezzolago. Abbandoniamo la strada principale per volgere a destra su stretta stradina asfaltata secondaria con cartello indicante un Bed and breakfast. Non è difficile identificare la strada in questione in quanto si tratta dell’unico bivio a destra presente nell’ambito di Mezzolago. Risaliamo moderatamente tra le ultime case della frazione e splendidi prati sino al divieto di transito che proibisce l’ulteriore proseguo nel bosco (località Alla Valle – circa m 820). E’ possibile parcheggiare nell’ampio spiazzo a sinistra.

Descrizione del percorso:

Arretriamo per pochi metri lungo la carrozzabile per volgere poi sulla strada forestale che traversa, quasi piana, verso oriente con indicazioni per il “Sentiero botanico”; la manteniamo per qualche minuto con scarsi dislivelli sino al bivio posto a sinistra. Abbandoniamo l’ampia carrareccia passando sul sentierino in ripida salita indicato ancora una volta dal cartello del “Sentiero botanico”. Il percorso si articola nel folto del bosco in ambiente fresco ed ombroso: con poche eccezioni non vi sono segnavia, l’orientamento non risulta comunque difficile grazie al tracciato ben marcato e alle evidenti tracce di passaggio. In pendenza moderata risaliamo sino ad intersecare alcune volte la strada forestale abbandonata in precedenza. Da notare che il sentiero permette, in modo decisamente più diretto, di tagliare i tornanti risalendo il ripido pendio boschivo. In coincidenza delle intersezioni con l’ampia carraia siamo aiutati nell’identificare il proseguo del sentiero al di là della strada dai cartelli del “Sentiero botanico”, mentre i tratti di percorso nel folto sono parzialmente segnalati da vecchi e sbiaditi segnavia di colore giallo. Sarebbe senza dubbio auspicabile un completo rifacimento della segnaletica per non perdere un itinerario di salita comunque diretto e ben più vantaggioso rispetto alla percorrenza della forestale. Il panorama è naturalmente limitato dall’alberatura con qualche raro scorcio nel folto verso il sottostante Lago di Ledro.

L’ultima intersezione con la forestale non vede il proseguo del sentiero indicato da alcun cartello: ne intuiamo la continuazione al di là della strada guidati subito oltre dai consueti scoloriti segnavia gialli. Prestando particolare attenzione all’orientamento, in questo tratto più difficile, ci portiamo alla base di un salto roccioso alto qualche metro. Una sottile e malconcia fune metallica, sulla quale è bene non fare troppo affidamento, permette di scavalcare l’ostacolo. Al di sopra il percorso volge verso sinistra, in moderata pendenza, sino a raggiungere la sella quotata m 1425 dove finalmente ci uniamo al sentiero di guerra austroungarico recentemente sistemato e indicato con segnavia bianco azzurri. Seguiamo il percorso che si articola verso destra rimanendo inizialmente nel folto del bosco per poi guadagnare il crinale discendente dalla cima. E’ possibile deviare brevemente a destra del sentiero raggiungendo alcuni appostamenti che furono costruiti come punti d’osservazione durante il primo conflitto mondiale. Il paesaggio si apre spettacolarmente sul sottostante Lago di Ledro e ad occidente sul settore meridionale del Gruppo dell’Adamello. Ritornati sul percorso segnato restiamo appena a sinistra del crinaletto sfruttando le trincee di guerra a tratti ripide ma perfettamente percorribili a piedi. Un breve tratto piano permette di passare davanti all’imbocco di due caverne artificiali sempre risalenti al primo conflitto mondiale per poi risalire l’ultimo tratto boschivo con alcune aperture verso il crinale prativo delle cime Parì e Sclapa. Nel proseguo il segnavia conduce all’ingresso di una ripida galleria artificiale costruita ancora una volta per scopi bellici. Pochi passi all’interno d’essa e notiamo spiovere una debole luce dall’alto. Risaliamo i ripidi gradoni del tunnel con le attenzioni del caso uscendo subito sopra all’aperto. Volgiamo verso destra e notiamo, questa volta fuori sentiero, una seconda galleria di guerra. Il nostro tracciato prosegue ripido risalendo una stretta trincea con fondo sassoso, superata la quale compare, a breve distanza, la croce posta sull’anticima a quota m 1702. Il breve tratto che conduce alla croce metallica è definitivamente all’aperto con il fondo che diviene erboso e ben battuto. Dall’anticima (libro di vetta – ore 2,10 dalla partenza) il panorama appare di grande ampiezza e suggestione, con particolare riferimento alla Val di Ledro con l’omonimo lago presso il quale notiamo il paese di Molina di Ledro. Verso oriente compare per la prima volta il Lago di Garda dominato dalle sommità di Cima Capi e Cima Valdes mentre verso nordovest si sviluppa il lungo crinale erboso che, superata Bocca Dromaè, si impenna nelle cime Parì e Sclapa; più distante scorgiamo il Cadria, massima elevazione delle Alpi di Ledro. L’orizzonte occidentale è chiuso dalle grandi cime del Gruppo Adamello al confine fra il Trentino e il bresciano.

Il raggiungimento del punto più alto della Cima d’Oro richiede ora la percorrenza di un bel crinale erboso lungo il quale è scavata una lunga trincea di guerra. Il sentiero si sviluppa immediatamente a destra della trincea permettendo di guadagnare comodamente quota. Si tratta senz’altro della frazione più bella dell’intera camminata grazie all’assenza di alberatura se si eccettuano poche conifere poste appena a sinistra della linea di cresta. Il panorama ha così modo di dilatarsi andando a cogliere a grande distanza le imponenti pareti dolomitiche del Brenta. Raggiunta una poco appariscente anticima resta l’ultimo breve tratto di crinale erboso che permette, senza difficoltà, di accedere al punto più alto (m 1802 – circa ore 2,30 dalla partenza).Come anticipato il panorama è ancora più vasto di quello osservato dall’anticima. In particolare si apre la vista verso settentrione: oltre al già citato Gruppo Brenta osserviamo, a minore distanza, la grande sagoma del Monte Misone e il piccolo Lago di Tenno. Verso nordest notiamo le cime del Bondone e Monte Stivo quindi, volgendo ulteriormente ad est, scorgiamo una parte del Lago di Garda sovrastata dal Monte Altissimo di Nago e dalla lunga dorsale del Monte Baldo. In primo piano, il crinale discendente dalla Cima d’Oro si abbassa nella Bocca Giumella per poi elevarsi nelle cime Valdes e Rocchetta Giochello. Verso meridione spiccano le cime che sovrastano il Lago di Ledro quali il Monte Tremalzo e il Monte Corno. Il panorama prosegue ad occidente estendendosi alle cime del Gruppo Adamello, in parte coperte dalla lunga dorsale delle cime Sclapa e Parì e dall’inconfondibile profilo del Monte Cadria. Più a destra scorgiamo il Carè Alto e, a minor distanza, la Mazza e il Corno di Pichea caratterizzate da grandi pareti rocciose.

Il rientro avviene a ritroso oppure un’altra possibilità che permette di effettuare un itinerario ad anello è quella di proseguire verso nordovest calando senza segnavia alla Bocca Dromaè. Discendiamo quindi nella Val Dromaè passando presso l’omonima malga per poi calare nel bosco sino a rientrare alla partenza.

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