Cadria

CADRIA (MONTE GEOMETRA - m 2253)

Il Cadria, detto anche “Geometra”, è il “gigante” delle Alpi di Ledro: la montagna più alta ed imponente dell’intero gruppo. Presenta due facce del tutto differenti: il versante sud, per lo più ampio e prativo, contrasta con quello settentrionale, roccioso e precipite. Nonostante la quota non sia così elevata è una montagna di tutto rispetto e non è un caso se si tratta dell’unica cima in questo settore a godere di una certa notorietà. Nonostante questo non è salita troppo spesso a causa di una via normale assai lunga e faticosa. Tutte le vie di salita richiedono almeno 3 – 4 ore di ripida ascensione che portano molti dei normali escursionisti a ripiegare su percorsi meno impegnativi. In realtà non vi sono difficoltà nel guadagnare la vetta con l’eccezione degli ultimi 100 metri di dislivello che richiedono piede fermo e assenza di vertigini. E’ comunque richiesto un buon allenamento e la scelta di un periodo per la salita che non sia quello estivo considerata l’esposizione del settore superiore al sole di mezzogiorno. Ideali sono le fresche giornate autunnali (settembre – novembre), mentre in primavera si possono avere seri problemi per l’innevamento spesso presente fino a maggio; in presenza di neve l’ultimo tratto di salita è infatti del tutto inaccessibile senza attrezzatura alpinistica. L’isolamento della montagna e la lunga marcia di salita hanno preservato una flora d’alta montagna straordinaria e sul cocuzzolo di vetta, tra luglio e settembre, si può osservare una fioritura eccezionale di stelle alpine (che vi preghiamo rigorosamente di non toccare!). Anche Monte Cadria, al pari di molte altre vette delle Alpi di Ledro, è stato triste teatro della prima guerra mondiale in quanto all’epoca era posto presso il confine Austro-ungarico con l’Italia. Camminando sui crinali più alti, osserverete ancora ciò che resta delle trincee e dei baraccamenti di quell’assurdo conflitto.

Dati tecnici:

Da Lenzumo – ex centrale elettrica (m 927): Difficoltà: EE (Vai alla scala delle difficoltà). Suddivisione delle difficoltà in base ai tratti: sino a 100 metri di dislivello sotto la vetta: E. Ultimo tratto EE con due varianti: quella di destra esposta e scivolosa, solo per escursionisti con esperienza; la variante a sinistra è più semplice; le due vie si ricongiungono poco sotto la vetta con un brevissimo tratto comune non difficile ma esposto sul salto a sinistra. Per ulteriori chiarimenti vi rimandiamo alla descrizione qui sotto). Segnaletica: i segnavia non sono molti, particolarmente nel settore superiore; la traccia è tuttavia ben marcata escludendo, con buona visibilità, di sbagliare strada. Dislivello assoluto: m 1326. Acqua sul percorso: assente (!) e senza punti di appoggio; procurarsene una scorta consistente prima di partire!

Accesso alla partenza:

Si risale in automobile la Val Concei; poco oltre il paese di Lenzumo si abbandona la strada principale per volgere a sinistra su stradina a tratti molto stretta ma ben praticabile. In breve si raggiunge il divieto che impedisce l’ulteriore transito presso l’edificio dell’ex centrale elettrica (m 927). A destra, subito oltre la costruzione, è presente un piccolo parcheggio per abbandonare l’automobile

Descrizione del percorso:

La lunga salita al Cadria ha inizio presso l’ex centrale (m 927) mantenendo la strada ora chiusa al traffico. La prima ora di salita si rivela particolarmente dura e noiosa con il tracciato che, sebbene sia in parte cementato e quindi con ottimo fondo, sale in modo estremamente ripido con pendenze che superano addirittura il 25–30%. Il panorama non è rilevante in quanto la lunga salita avviene nel folto con poche possibilità di osservare le cime attorno. Ad ogni modo, dopo oltre un’ora di marcia, si manifestano le prime aperture in coincidenza di una splendida radura prativa ove sorgono alcune isolate case di montagna. La vista, ora più ampia, permette di apprezzare il dislivello coperto per altro già notevole rispetto alla partenza nel fondo della Val Concei; possiamo inoltre soffermarci con lo sguardo sul crinale posto nell’altro versante della valle osservando le cime di Pichèa, la Bocca di Trat e Cima Parì. Gli ultimi tornanti della stradina permettono l’accesso alla splendida sella erbosa ove è posta la Malga Vies (m 1556 – ore 1,30 dalla partenza). Ha così termine il tratto su carrareccia, e ha inizio il settore più interessante dell’escursione. I cartelli segnavia indicano il sentiero che volge in decisa salita a destra tra comode balze terrose. Il sentiero si allarga sino a divenire una bella mulattiera (si tratta di un’antica strada militare risalente al primo conflitto mondiale) che taglia spettacolarmente il pendio roccioso essendo stata ricavata scavando letteralmente la roccia. In questo bel tratto abbiamo a destra lo strapiombante muro roccioso e a sinistra, leggermente alle nostre spalle, la bella visione della radura per lo più a pascolo della Malga Vies dalla quale stiamo salendo. Guadagnando ulteriormente quota andiamo a cogliere in lontananza il motivo dello splendido Lago di Ledro. La mulattiera supera questo tratto roccioso per guadagnare le soprastanti ondulazioni prative. Si prosegue su buon sentiero tra vegetazione progressivamente più rada sino a guadagnare con deboli dislivelli i soprastanti terrazzi con gli ultimi alberi sui pendii a lato. Su fondo morbido siamo infine sulla sommità del costone al di là del quale si apre al nostro sguardo il grande vallone glaciale dominato a nord est dalle pendici rocciose e dalla cima del Cadria. Transitiamo in prossimità della Malga Cadria (m 1914 – ore 2,20 dalla partenza) posta poco a sinistra del nostro tracciato. Sono ora possibili due differenti percorsi per raggiungere la vetta (non vi sono indicazioni presso la malga per nessuno dei due: attenzione con nebbia!). La prima possibilità sale ripidamente a destra direttamente sul crinale che domina il vallone glaciale per poi condurre in vetta seguendo grosso modo il crinale. Si tratta del cosiddetto “Sentiero delle creste” che sfrutta le trincee costruite dagli austriaci nella prima guerra mondiale. La seconda ipotesi, generalmente trascurata in quanto non segnata, risulta al contrario essere la meno faticosa ed è quella che andiamo a descrivervi. Si tratta di seguire il sentiero che percorre tutto il vallone tagliandone il lato sinistro in debole salita. Una volta sotto la verticale della vetta la si raggiunge con un tratto molto ripido ma nel complesso breve. Si tratta di un’opportunità spesso non segnalata nelle mappe escursionistiche ma molto evidente con buona visibilità in quanto sin dalla zona di Malga Cadria osserverete il sentierino tagliare il vallone in direzione della sua testata prativa. Il sentiero non segnato in questione inizia proprio in coincidenza della Malga Cadria ed è caratterizzato da un percorso semplice e tranquillo con pendenze che nella prima parte sono minime. Si solcano i facili prati e nonostante l’assenza di segnavia non si fa alcuna fatica nel procedere grazie alla traccia molto ben marcata. Ci portiamo a sinistra della grande parete occidentale del Cadria e non possiamo non rimanere meravigliati dall’imponenza della montagna e dalla sensazione di trovarci in un vallone selvaggio e dimenticato. Con il Cadria a destra e il vallone risalito quasi interamente il sentiero volge in improvvisa salita, a tratti molto erta, in direzione della forcelletta che fa capo alla conca. Ancora una volta, nonostante la faticosa risalita, non vi è alcuna difficoltà tecnica ed è bello e particolare ammirare dall’alto, alle nostre spalle, il sentierino non segnato fin qui utilizzato con successo. La traccia nonostante le apparenze non raggiunge il soprastante crinale: poco sotto di esso volge con decisione verso destra mantenendo le sue caratteristiche di forte pendenza. Si passa al di sotto della croce di vetta del Cadria puntando al crinale che discende dal punto più alto verso destra. Poco prima di raggiungere il crinale stesso si aprono due possibilità per raggiungere la vetta ormai a portata di mano.

Prima possibilità (più semplice, soprattutto per chi soffre di vertigini – Difficoltà EE)

Si abbandona il sentiero che raggiungerebbe in qualche minuto il crinale e si volge su traccia a sinistra che traversa orizzontalmente il ripido pendio. Attenzione: la deviazione NON E’ segnata, e forse farete qualche infruttuoso tentativo prima di trovarla. Anche in questo caso il sentierino è tuttavia ben marcato nonostante la traccia sia un’esile striscia nel manto erboso. Al limite, non notando la deviazione potreste trovarvi a raggiungere il crinale per poi tornare sui vostri passi fino a individuare il punto in cui si separa la traccia per altro più che evidente se osservata dall’alto. Il lungo traverso in falsopiano vi condurrà direttamente sul filo di cresta che scende dalla cima del Cadria verso sinistra. Per salire in vetta si segue a questo punto il sentiero di crinale che ne risale spettacolarmente il filo mantenendosi appena a destra dei pericolosi e strapiombanti salti posti sulla parete settentrionale. La sottile traccia su fondo erboso sale ripidissima con la vetta che si avvicina vistosamente. Un solo salto di un paio di metri, lievemente esposto a destra, interrompe la continuità della cresta. Le mani aiutano su queste roccette per poi proseguire di nuovo su fondo a balze erbose sino a ricongiungersi con la “seconda possibilità”, l’esile traccia proveniente da destra che andremo a descrivere tra breve. Da notare il panorama aperto spettacolarmente verso nordovest in direzione delle Valli Giudicarie e dei ghiacciai dell’Adamello e del Carè Alto. Alle spalle apprezziamo lo splendido crinale appena risalito. L’ultimissimo tratto di salita è comune alle due possibilità: si segue il sentiero bordeggiato a destra dalla parete e affacciato a sinistra sul profondo baratro. Il tratto è esposto ed inevitabile ma il tracciato abbastanza ampio per essere percorso da un escursionista con esperienza. Risaliamo la stretta trincea con minore esposizione: ignoriamo il bivio (cartello segnavia) che cala ripido a sinistra in direzione della Bocca dell’Ussol – Monte Gavardina e, superate alcune facili balze rocciose, siamo a destra sul pianoro di vetta (m 2253 – ore 3,30 dalla partenza – un’ora abbondante da Malga Cadria). La vista, in un giorno terso è indimenticabile aperta come detto verso le Valli Giudicarie e sui monti più alti del Trentino. Da notare ancora una volta la visione dall’alto del vallone prativo con il sentierino che abbiamo percorso per guadagnare il punto più alto.

Seconda possibilità (difficoltà EE anche in questo caso, ma decisamente più esposto ed impegnativo adatto ad escursionisti con piede fermo e assenza di vertigini)

Manteniamo il sentiero sino a guadagnare il crinale che scende a destra della cima, andando a confluire per quest’ultimo tratto, nel “Sentiero delle creste”. Un cartello segnavia indica in modo inequivocabile che il proseguo richiederà esperienza e piede fermo. Possiamo già osservare il seguito del tracciato, letteralmente scavato nella roccia, che sfrutta la trincea di guerra risalente alla guerra 1915-18 traversando orizzontalmente subito sotto la vetta. L’apparente facilità non deve trarre in inganno: poco oltre siamo al punto più impegnativo del percorso con il sentiero che si riduce ad uno strettissimo passaggio su roccia scivolosa pericolosamente esposto sul salto a sinistra. E’ un traverso che richiede indubbiamente assenza di vertigini ma comunque alla portata di un escursionista esperto e sicuro. Sconsigliamo comunque questa possibilità non solo con il maltempo ma anche con fondo molto bagnato o peggio ancora vetrato. Superato questo tratto più impegnativo il sentiero si fa più largo e l’esposizione meno accentuata sino a guadagnare la cresta nordovest del Cadria, dove torniamo a congiungerci con la prima possibilità. L’ultimissimo tratto di salita è comune alle due vie ed è già stato descritto sopra. Lo ripetiamo per maggiore chiarezza: si volge con decisione a destra e proseguiamo bordeggiati a un lato dalla parete mentre a sinistra ci affacciamo sul profondo baratro. Il tratto è ancora una volta esposto ed è un passaggio inevitabile per raggiungere la sommità, tuttavia il tracciato è abbastanza ampio per essere percorso da un escursionista di media esperienza. Risaliamo la stretta trincea con minore esposizione: ignoriamo il bivio (cartello segnavia) che cala ripido a sinistra in direzione della Bocca dell’Ussol – Monte Gavardina e, superate alcune facili balze rocciose, siamo a destra sul pianoro di vetta (m 2253 – ore 3,30 dalla partenza – un’ora abbondante da Malga Cadria). La vista, in un giorno terso è indimenticabile aperta come detto verso le Valli Giudicarie e sui monti più alti del Trentino. Da notare ancora una volta la visione dall’alto del vallone prativo con il sentierino che abbiamo percorso per guadagnare il punto più alto.

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