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MONTE FAITO (m 1131) MONTE MOLARE (MONTE SAN MICHELE - m 1444) CROCE DELLA CONOCCHIA (m 1387)
Il nostro primo itinerario escursionistico in Campania ha lasciato in noi un ricordo indelebile. Il solo citare la penisola sorrentina e la costiera amalfitana evoca, nella maggior parte delle persone, la visione di una costa a picco decantata in tutto il mondo oltre ad un ambiente mediterraneo di grande mitezza. Quante persone associeranno quest’area alla possibilità di camminare in montagna? Da un lato l’intero settore è ben noto a chi pratica il trekking per la presenza di un percorso famoso quale il Sentiero degli Dei. Abbiamo tuttavia rivolto la nostra attenzione più in alto, raggiungendo nella vetta del Molare, il vertice dei Monti Lattari ovvero la catena montuosa che caratterizza la penisola. Sarebbe superficiale considerare queste montagne come poco rilevanti. In cima al Molare si è infatti oltre i 1400 metri di quota: da lassù si gode la vista di un braccio di mare di grande ampiezza oltre ad un panorama incomparabile su Napoli, sul Vesuvio e sulle isole di Procida, Ischia e Capri. Per completezza aggiungiamo che il percorso descritto tocca anche il Monte Faito, forse la vetta della catena che gode della maggior notorietà sebbene non sia la più alta in quanto raggiungibile con la funivia che sale da Castellamare di Stabia. Il Parco Regionale dei Monti Lattari si prende cura in modo eccellente della segnaletica escursionistica che appare puntuale e ben curata. L’ambiente appare del tutto atipico per chi è abituato alle altitudini delle Alpi e dell’Appennino Centrale ma non per questo meno affascinante e ricco di spunti d’interesse. La neve può interessare il settore attraversato dal sentiero per via della quota nonostante la notevole vicinanza del litorale ragion per cui consigliamo d’eseguire la camminata in primavera o in autunno. Un particolare cenno è relativo alle nebbie che spesso si addensano sulle cime dei Lattari favorite dal contrasto tra l’umidità che sale dal Tirreno e la forzata risalita delle masse d’aria verso le cime. Per godere del favoloso panorama di vetta è più che mai necessario l’ascolto delle previsioni meteorologiche per godere di un’atmosfera limpida e stabile. L’escursione in breve: Belvedere Sant’Angelo (Piazzale dei Capi – m 1034) – Stazione a monte Funivia del Faito (m 1102) – Monte Faito (m 1131) – Porta del Faito (m 1200) – Santuario San Michele (m 1261) – Castellone (m 1233) – Sorgente Acqua Santa (m 1235) – Molare (Monte San Michele – m 1444) – Croce della Conocchia (m 1387) Dati tecnici: Partenza dal Belvedere Sant’Angelo (Piazzale dei Capi - m 1034): Difficoltà: E. Dalla partenza al Santuario di San Michele difficoltà T, quindi E con brevissimo tratto EE poco prima della vetta del Molare. (Vai alla scala delle difficoltà). Dislivello assoluto: m 410. Acqua potabile sul percorso: alla Sorgente Acqua Santa. Accesso alla partenza: Con la SS 145 Sorrentina raggiungiamo il paese di Vico Equense. In coincidenza del centro abitato troviamo il bivio per il Villaggio Monte Faito. La strada sale ripida serpeggiando sul fianco della montagna toccando alcune frazioni fra le quali ricordiamo Massaquano e Patierno. Dopo 16 km da Vico Equense si raggiunge il cosiddetto Piazzale dei Capi dove, presso una grande rotonda, possiamo lasciare l’automobile. La strada proseguirebbe volgendo bruscamente verso destra bordeggiando l’Hotel Sant’Angelo. Appena più a sinistra cala ripida Via Quisisana. Tra le due strade si osserva un’area picnic in coincidenza della quale ha inizio il sentiero che sale verso Monte Faito. Descrizione del percorso: La traccia si innalza lasciando l’Hotel Sant’Angelo e la strada più in basso sulla destra. Seguiamo l’ampio costone discendente dal Monte Faito. Nonostante la camminata sia solo all’inizio godiamo già, alle spalle, di un paesaggio grandioso che si apre permettendo l’osservazione di un ampio tratto di mare con in vista l’Isola di Capri. Proseguiamo con una ripida ma bella scalinata che permette di guadagnare rapidamente quota. Il tracciato si sviluppa sul bordo del crinaletto offrendo una vista che si estende grandiosa in direzione di Napoli con il Vesuvio, nonché verso le isole di Procida e d’Ischia. A 25 minuti dalla partenza guadagniamo il pianetto che ospita la stazione a monte della funivia di Monte Faito (m 1102). Naturalmente è possibile iniziare qui l’escursione usando l’impianto a fune che ha la sua stazione a valle in coincidenza di Castellamare di Stabia. Abbiamo tuttavia preferito la soluzione che vi stiamo proponendo per non dipendere dagli orari dell’impianto. Da notare inoltre l’ulteriore possibilità di salire fin qui in automobile eliminando anche in questo caso il primo tratto di salita. Ancora una volta la scelta è libera; con la soluzione descritta abbiamo cercato tuttavia di includere la parte iniziale per non provarsi delle grandiose vedute prima indicate. Si tratta inoltre di un’escursione nel complesso non troppo lunga e non avrebbe molto senso abbreviarla ulteriormente a meno che non si abbia pochissimo tempo a disposizione. Proseguiamo con la nostra narrazione ignorando la strada aperta al traffico che permette l’accesso alla stazione a monte della funivia e che scende sulla destra. Manteniamo l’ampio e comodo crinale con cartelli indicanti “San Michele”. Il tracciato si sviluppa tra frazioni prative e altri settori caratterizzati da una fitta faggeta. Andiamo a lambire la vetta del Monte Faito (m 1131) deturpato in vetta da parecchi ripetitori radio. Nel proseguo manteniamo l’ampia mulattiera che, dopo aver bordeggiato sulla destra alcune proprietà, procede grosso modo lungo il filo di cresta. Si apre a tratti la vista a sinistra osservando ancora una volta il Vesuvio e la grande piana ai suoi piedi, una delle aree più densamente abitate della nostra penisola. Infine la mulattiera, in vista della Chiesa di San Michele, intercetta l’ultimo tornante della strada asfaltata aperta al traffico che sale alla basilica. É naturalmente possibile salire in qualche minuto sino alla Chiesa posta in posizione oltremodo panoramica con grandiosa visione sul Molare e sul lontano Golfo di Salerno (m 1261 – ore 0,45 dalla stazione a monte della funivia – ore 1,10 dalla partenza). Si tratta comunque di una breve digressione dopodichè si percorre a ritroso la strada asfaltata perdendo quota sino alla sella sottostante. Da notare ancora una volta la possibilità di giungere fino qui in automobile rendendo l’ascesa al Monte Molare davvero molto breve. Non consigliamo tuttavia questa soluzione che banalizza eccessivamente la salita precludendo i grandiosi paesaggi goduti nel settore appena descritto. Circa 10 minuti a valle di San Michele, in coincidenza del tornante in cui la strada volta bruscamente verso destra abbandonando il crinale per calare nella fitta faggeta, lasciamo la carrareccia per muovere verso sinistra. Il punto è facilmente riconoscibile per la presenza di un ampio spazio sterrato a sinistra della curva spesso usato dai turisti come parcheggio. Siamo in località Castellone (m 1233); all’estremità dello spazio sterrato ritroviamo i cartelli indicanti il Monte Molare a 50 minuti di cammino e Croce della Conocchia a 40 minuti. Possiamo dimenticare ampie mulattiere e tratti stradali: il proseguo è su sentiero nel bosco perdendo inizialmente quota lungo una faticosa scarpata. Alla discesa segue un traverso dal quale, tra le frasche, intravediamo la Pianura Campana mentre alle spalle si apprezza come il Santuario di San Michele sia posto sulla sommità di un rilievo caratterizzato da stratificazioni di roccia calcarea chiara. Ignoriamo la deviazione a sinistra segnalata dal cartello per Agerola e Monte Cerreto. Poco oltre tralasciamo un’ulteriore deviazione, questa volta a destra, per la Grotta di San Catello e Neviere. La segnaletica, sempre chiara e puntuale, segnala il Molare a 40 minuti di cammino. Il sentiero volge deciso verso destra affrontando un tratto quasi in piano protetto da una ringhiera metallica. Bellissimo lo scorcio verso il Canino a sinistra e il Molare a destra. La sagoma delle due cime non lascia dubbi sull’origine del toponimo: sembrano veramente due enormi denti e il Molare, come indicato nell’introduzione, rappresenta il culmine dell’intera catena montuosa. Il tracciato raggiunge una sorta di valloncello nel quale troviamo, alla base di una poderosa rupe, la Sorgente Acqua Santa (m 1235). Subito oltre riprendiamo quota nella fitta faggeta salendo in direzione del soprastante crinale. Siamo sovrastati da grandi pareti rocciose strapiombanti. In breve siamo presso la cresta in coincidenza di un’importante biforcazione ancora una volta ben segnalata dai cartelli. A destra si procede in direzione della Croce della Conocchia mentre verso sinistra si articola il percorso in direzione del Molare segnalato a 20 minuti di marcia. Muoviamo in quest’ultima direzione affrontando una bella cengia che contorna pressoché in piano il versante occidentale del Molare. Il tracciato resta abbastanza ampio da impedire problemi di esposizione. Sulla sinistra siamo sovrastati da rupi strapiombanti mentre a destra cala la scarpata rivestita da una bella macchia di faggi. In veloce salita guadagniamo la spalla dove è posto il cartello indicante la cima a 15 minuti di marcia. Il sentiero volge deciso verso sinistra ma vale la pena d’eseguire la breve digressione non segnata ma su evidente traccia nell’erba che muove verso destra uscendo in pochi passi dagli alberi. Il panorama si apre offrendo una vista notevolissima della costa amalfitana con l’isola di Capri sullo sfondo. Quasi sotto la verticale scorgiamo le case del paese di Positano mentre al largo spicca l’arcipelago denominato Li Galli o anche Arcipelago delle Sirene. Rientrati sul sentiero andiamo ad affrontare le uniche difficoltà dell’intero cammino con il tracciato che sale diagonalmente con un breve passaggio un po’ esposto sul salto a destra. Il paesaggio offre nuovi orizzonti; osserviamo un interessante scorcio sul vicino Monte Canino e sull’elegante sagoma del Monte Catiello mentre lontanissima occhieggia la costa del Cilento. Superato questo breve passaggio roccioso siamo alla base del ripido canale che costituisce la chiave manifesta per accedere al settore sommitale. Balze erbose si alternano ad affioramenti detritici con il sentiero che rimonta a tornantini nel complesso non difficili un settore che sembrerebbe più impegnativo di quanto non sia realmente. In un ambiente di indescrivibile bellezza raggiungiamo in breve la selletta posta tra le due vette del Molare. Il punto più alto è quello posto sulla destra che guadagniamo in pochi passi sfiorando la piccola costruzione e il ripetitore (m 1444 – ore 1,05 dal Santuario di San Michele - ore 2,15 dalla partenza). Dalla vetta godiamo della migliore vista possibile sul Golfo di Salerno e sulle vette del Canino e del Catiello. Vale senz’altro la pena di portarsi in un paio di minuti anche sull’altra sommità in quanto protesa verso occidente e identificata da una croce metallica. Da questa posizione godiamo della migliore vista possibile sull’estremità occidentale della penisola sorrentina con visibili le isole di Capri, Ischia e Procida mentre sotto la verticale scorgiamo nuovamente il paese di Positano. Bellissimo appare lo scorcio sul Golfo di Napoli e sul cono vulcanico del Vesuvio. In primo piano notiamo la dorsale per lo più erbosa culminante nella Croce della Conocchia che raggiungeremo nel proseguo dell’escursione mentre verso settentrione appare il Monte Faito dove la nostra avventura ha avuto inizio oltre ad un ampio settore della Pianura Campana. La nostra escursione può proseguire ripercorrendo a ritroso il sentiero di salita prestando nuovamente attenzione al canale detritico che ha permesso l’accesso in vetta. La discesa è assai veloce permettendo di riportarsi, in appena un quarto d’ora, sino al bivio dove si separa la via per la Croce di Conocchia. Muoviamo in quest’ultima direzione restando per un tratto a destra del crinale sino a riprenderne il dorso. Il colpo d’occhio alle spalle verso il Molare appare notevole con la vetta che appare da questa posizione come una grande cupola rocciosa. Procediamo tra bizzarri affioramenti calcarei quindi aggiriamo sulla sinistra la faggeta. In breve guadagniamo il culmine della Croce di Conocchia (m 1387 – ore 0,25 dalla cima del Molare - ore 2,40 dalla partenza). Se il paesaggio che si gode dal culmine del Molare è il più ampio possibile, quello che invece godiamo dalla Croce di Conocchia si presenta notevole soprattutto per quanto riguarda la penisola sorrentina in quanto libero da qualsiasi ostacolo. Bellissimo appare da questa posizione il trittico Molare, Canino e Catiello. Se non vi fosse il mare a fare da sfondo sembrerebbe di trovarsi in qualche ambiente alpino d’alta montagna. Si ripete naturalmente la vista sulle isole e verso sud in direzione del Cilento. Il rientro alla partenza avviene a ritroso evitando naturalmente di ripetere la salita al Molare. In tutto l’escursione impegna per un totale di poco superiore alle 4 ore di cammino. Cenni sulla flora:
Abbiamo eseguito questa escursione alla fine del mese di aprile riscontrando la presenza di parecchie fioriture a rendere ancora più piacevole il cammino. Un cenno particolare lo merita sembra ombra di dubbio la rara Sassifraga marginata (Saxifraga marginata). In Italia è una specie presente su poche catene montuose in Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata e Calabria. Le stazioni poste sui Monti Lattari sono tra le più comode da raggiungere. Lungo il percorso descritto è presente con particolare abbondanza soprattutto nella frazione sommitale del Molare e della Croce di Conocchia prediligendo le roccette calcaree affioranti. La fioritura appare nel pieno della sua bellezza proprio a cavallo tra aprile e maggio. Altra specie di grande rarità è senz’altro l’Erba unta amalfitana (Pinguicula crystallina subsp. hirtiflora) presente soltanto in Campania e in Calabria. Come tutte le piante del genere Pinguicula si tratta di una pianta carnivora; le sue foglie appiccicose sono una trappola per gli insetti più piccoli; la pianta produce poi enzimi atti a digerire le prede. Le corolle della specie in questione caratterizzano le rocce stillicidiose in coincidenza della Sorgente Acqua Santa. Inutile sottolineare l’importanza, vista la rarità della specie, di non rimuovere in alcun modo i fiori o le piante dal loro habitat. I Monti Lattari ospitano inoltre un importante endemismo. Si tratta della Viola salernitana (Viola pseudogracilis subsp. pseudogracilis) segnalata in Italia solo in Lazio, Molise e Campania e presente lungo il percorso descritto con notevole abbondanza. Tra le altre specie osservate ricordiamo Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata), Sassifraga a foglie rotonde (Saxifraga rotundifolia), Orchide gialla (Orchis pauciflora) osservata sui prati sommitali presso la Croce di Conocchia, Arabetta alpina (Arabis alpina), Dafne laurella (Daphne laureola), Anemone dell’Appennino (Anemone apennina) e Asfodelo ramoso (Asphodelus ramosus) presente sulle pendici sommitali del Monte Faito.
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