Orsigna - Gennaio - Poggio delle Ignude

MONTE ORSIGNA (m 1554)

MONTE GENNAIO (m 1814)

POGGIO DELLE IGNUDE (m 1737)

E’ un’escursione dai due volti quella che andiamo a descrivervi tra breve. Del tutto boscata appare la prima parte, nel folto della fitta faggeta per oltre due ore di cammino; scoperta, nella prateria d’altitudine, è invece la frazione sommitale, aperta nei giorni tersi ad un panorama di rara estensione e bellezza. La divisione in due parti si riflette sulle caratteristiche delle cime raggiunte. Il Monte Orsigna è infatti ricoperto da una densa alberatura sino al punto più alto impedendo qualsiasi panorama; si tratta in effetti dell’ultima cima alberata del bolognese muovendo da oriente verso ovest. Libere dal bosco sono invece le cime del Poggio delle Ignude e del Gennaio. Queste ultime due vette possono essere raggiunte con percorsi più brevi salendo ad esempio dal Rifugio Segavecchia oppure da Orsigna, il percorso suggerito è tuttavia una variante d’indubbio interesse che permette la conoscenza di un settore poco percorso dagli escursionisti ma comunque notevole per l’aspetto sostanzialmente integro dell’ambiente. Nella scelta del periodo in cui eseguire la salita tenete conto dell’innevamento spesso notevole del settore sommitale, talvolta persistente sino ad inizio maggio. La tarda primavera oppure il periodo autunnale sono senza dubbio i migliori prestando attenzione all’eventuale presenza delle nebbie o di vento forte nel tratto di crinale, senz’altro da evitarsi per godere di una bella esperienza.

L’escursione in breve:

Case Begorri (m 975) – Case Pacchioni (m 1050) – sentiero 145 – Pain dello Stellaio (m 1350) – Rombiciaio (m 1395) – sentiero 101 – Monte Orsigna (m 1554) - Rifugio Porta Franca (m 1572) – Fonte dell’Uccelliera (m 1650) – selletta (m 1706) – Poggio delle Ignude (m 1737) – selletta (m 1706) - Monte Gennaio (m 1814). 

Dati tecnici:

Partenza da Case Begorri (m 975): Difficoltà: E (qualche roccetta e alcune balze un po’ alte nel tratto compreso tra Case Pacchioni e Pian dello Stellaio)  (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale ad eccezione del breve tratto compreso tra Fonte dell’Uccelliera e la selletta compresa tra il Poggio delle Ignude e Monte Gennaio; segnaletica inoltre un po’ sbiadita e non sempre visibilissima nel tratto iniziale compreso tra Case Pacchioni e Pian dello Stellaio. Dislivello assoluto: m 839. Acqua sul percorso: 1) presso Case Pacchioni 2) con 10 minuti di digressione dal Pian dello Stellaio all’omonima sorgente 3) alla Fonte dell’Uccelliera.

Accesso alla partenza:

Salendo da Bologna si segue la SS 64 Porrettana passando per Sasso Marconi, Marzabotto e Vergato. La strada prosegue con diversi viadotti e tunnel seguendo il nuovo tracciato che evita di fatto i principali centri abitati (Riola, Marano, Silla e soprattutto Porretta Terme). Si raggiunge Ponte della Venturina dove in coincidenza di una rotonda abbandoniamo la statale per volgere a destra sulla SP 632 in direzione di Pracchia e Pontepetri. In qualche chilometro raggiungiamo la piccola frazione di Molino del Pallone. Poco oltre il paese volgiamo a destra, subito prima della borgata di Randaragna, per risalire, su stretta stradina asfaltata, la sinistra orografica del solco vallivo inciso dal Torrente Randaragna. Superiamo i piccoli agglomerati di Case Evagelisti e Case Boni. Ignoriamo la biforcazione per Granaglione raggiungendo dapprima Case Calistri quindi Case Lazzaroni. Subito oltre siamo all’ultimo bivio: volgiamo a destra con il cartello indicante Case Pacchioni. Il tracciato transitabile in auto è molto breve: saliamo sino a Case Begorri (m 975) dove conviene parcheggiare. La strada procederebbe ancora per un breve tratto sino a Case Pacchioni ma il fondo diviene naturale con molte sconnessioni in ripida salita è quindi consigliabile procedere a piedi. Da notare che si può raggiungere la partenza anche da Pistoia. In questo caso si risale la statale Porrettana scavalcando il crinale presso il Passo della Collina per poi calare tra le frazioni del comune di Sambuca Pistoiese (Spedaletto, Corniolo, Taviano e Pavana). Si varca il confine di regione entrando nel bolognese in coincidenza del ponte sul fiume Reno trovando la rotonda all’ingresso del paese di Ponte della Venturina. Si volge quindi a sinistra sulla SP 632 procedendo come indicato sopra.

Descrizione del percorso:

Abbandonata l’automobile presso Case Begorri (m 975), si procede lungo la strada ora sconnessa e a fondo naturale. Ignorato il bivio a destra, segnalato dal cartello, per Case Maremmani, procediamo trascurando poco oltre il segnavia 141 che si separa anch’esso sulla destra. In breve siamo al termine della forestale in coincidenza di Case Pacchioni (m 1050 – ore 0,15 dalla partenza), antichissimo borgo del quale restano oggi solo due case. Da notare la posizione incantevole in cui sorgono le costruzioni alla testata della valle, con ampia vista sui boscosi pendii circostanti. Una bella fonte, in coincidenza della prima casa, permette un provvidenziale approvvigionamento d’acqua per chi non se ne fosse rifornito.

Ha ora inizio il sentiero vero e proprio. Quasi di fronte alla fontana si separa sulla destra, poco visibile, il segnavia 145 riconoscibile tuttavia per il corrimano artificiale in ferro che accompagna i primi metri in salita. Il tracciato offre in questo primo tratto le uniche difficoltà dell’escursione. Si rimonta una dorsale, per gran parte erbosa, dove la forte pendenza unitamente ai segnavia piuttosto radi e scoloriti, possono rendere la frazione particolarmente faticosa. A tratti la vegetazione quasi soffoca il percorso rendendolo non così evidente: sarebbe senz’altro consigliabile un intervento per renderlo più visibile aggiungendo alcuni segnavia. Ci inerpichiamo nella faggeta sino a raggiungere alcuni gradoni rocciosi affioranti. Il percorso supera diverse balze senz’altro ripide e scomode senza tuttavia che vi siano mai reali difficoltà in condizioni di tempo asciutto. L’alberatura continua a caratterizzare il tratto e la faggeta, superato il settore roccioso, diviene nuovamente fitta sino al punto in cui il sentiero finalmente spiana guadagnando un’inconfondibile radura erbosa a termine del tratto più impegnativo.

Siamo a Pian dello Stellaio (m 1350 - ore 1 da Case Pacchioni – ore 1,15 dalla partenza), un ampio settore prativo libero dagli alberi ideale per una sosta in ambiente silenzioso e ad appartato. In direzione opposta alla salita è segnalata la digressione che permette, in caso di necessità, di guadagnare in una decina di minuti la Fonte Pian dello Stellaio per un eventuale rifornimento d’acqua sorgiva.

Siamo inoltre ad un importante crocevia di sentieri: nel nostro caso volgiamo a sinistra sul sentiero 101 con indicazioni per Rombiciaio e Porta Franca. Il percorso appare ora in debole pendenza o a tratti quasi pianeggiante. In ambiente ombroso per via del bosco molto denso, aggiriamo a destra le pendici del monte La Piantata raggiungendo in breve una seconda piccola raduna in località Rombiciaio (m 1395 – ore 0,25 da Pian dello Stellaio – ore 1,40 dalla partenza). Da notare il grande faggio contorto a destra del percorso. Anche il Rombiciaio è crocevia di alcuni sentieri. Ignoriamo il segnavia 143 che interseca la nostra mulattiera procedendo pertanto lungo il sentiero 101. Su percorso ampio e sempre ben tracciato affrontiamo in diagonale ascendente le pendici del Monte Orsigna. La cima (m 1554) può essere raggiunta senza percorso obbligato abbandonando il segnavia per risalire nel bosco il ripido pendio che, sulla sinistra, conduce al punto più alto. Anche la cima appare tuttavia boscata impedendo la visione delle cime circostanti.

Proseguendo sul segnavia 101 sia aggira non solo il Monte Orsigna ma anche il Poggio Merizzone sino ad immetterci nel sentiero 5 che sale dal paese di Orsigna (ore 0,25 dal Rombiciaio – ore 2,05 dalla partenza). Lo seguiamo verso destra trovando finalmente, poco oltre, un primo varco nell’alberatura dopo oltre due ore di ombroso cammino: la vista si estende al versante toscano in quanto il segnavia si porta proprio in coincidenza del crinale. Da segnalare un ulteriore bivio: nel versante emiliano cala il sentiero 111. Anche in questo caso manteniamo il segnavia 5 che si sviluppa nel proseguo prevalentemente sul lato rivolto a meridione e quindi in territorio toscano. Torniamo nel bosco e poco oltre un cartello in legno indica sulla destra una breve digressione panoramica. Si rimonta per pochi metri il costone sino a guadagnare una bella forcelletta in pieno crinale dalla quale godiamo una grandiosa vista aperta in direzione della parete orientale del Corno alle Scale, caratterizzata da grandi stratificazioni di arenaria.

Ripreso il sentiero resta un ultimo breve tratto boschivo prima di accedere alle grandi praterie sommitali. Si trascurano tre deviazioni a sinistra tutte ben segnalate. Ignoriamo dapprima il sentiero 25 che sale da Orsigna quindi due brevi sentieri che conducono entrambi, in qualche minuto, al Rifugio Porta Franca. Si tratta di un eccellente punto di appoggio aperto nella stagione calda con possibilità di pernottamento (m 1572 – ore 0,40 dall’innesto nel sentiero n° 5 – ore 2,45 complessive). Il suo raggiungimento incide sull’escursione in modo minimo aggiungendo solo qualche minuto di cammino ed è una deviazione vivamente consigliata per inserire un punto d’appoggio all’intera impresa.

Procedendo lungo il sentiero 5 siamo finalmente su terreno prativo libero da alberatura. Avanziamo su sentierino scavato nel manto erboso che si porta nel versante emiliano traversando a mezza costa le pendici settentrionali del Poggio delle Ignude. L’escursione mostra ora il suo secondo volto fatto di grandiosi panorami a perdita d’occhio sino, nei giorni più tersi, a scorgere verso nord la Pianura Padana e la catena delle Alpi. Eseguiamo un ampio semicerchio restando poco al di sotto del crinale che unisce il Poggio delle Ignude al Monte Gennaio. Tra vegetazione bassa con la presenza di arbusti di mirtillo transitiamo presso la Fonte dell’Uccelliera (m 1650) dove possiamo fare rifornimento d’acqua. In coincidenza della fonte abbandoniamo il sentiero principale diretto al Passo del Cancellino per volgere a sinistra lungo l’esile sentierino non segnato, in terra battuta, che dalla fonte guadagna la soprastante selletta che divide il Monte Gennaio posto a destra dal Poggio delle Ignude sulla sinistra (m 1706). Dal valico il panorama si apre grandioso sulle montagne del pistoiese sino a raggiungere il lontano litorale della Versilia. Risaliamo in breve a sinistra seguendo la marcata traccia che rimonta le balze erbose sommitali. Accediamo alla cima del Poggio delle Ignude (m 1737 – ore 0,35 dal Rifugio Porta Franca – ore 3,15 dalla partenza), dalla quale godiamo di un ottimo panorama sulla Valle della Verdiana e la Valle dell’Orsigna. Verso occidente il paesaggio è chiuso dalla potente sagoma del Monte Gennaio mentre poco più distante, sulla sinistra, notiamo il Monte Cornaccio. Resta invece occultata la cima del Corno alle Scale in quanto nascosta dal Monte Gennaio.

Rientrati a ritroso, in qualche minuto, alla selletta (m 1706) possiamo ora salire il Monte Gennaio, l’ultima cima, nonché la più alta ed importante dell’escursione. Il percorso appare quanto mai logico: si rimonta il lungo ed elegante crinale che ascende alla vetta guidati dai segnavia tracciati sulle rocce affioranti. Siamo sul sentiero 00 di displuviale e quindi marciamo lungo lo spartiacque che divide il versante tirrenico da quello adriatico. In breve guadagniamo il punto più alto (m 1814 – libro di vetta - ore 0,20 dal Poggio delle Ignude – ore 3,35 complessive).

Il panorama appare di grandiosa vastità. Nelle immediate vicinanze notiamo le più alte cime dell’Appennino Bolognese: il Monte Cornaccio, il Corno alle Scale punto culminante del bolognese, il Monte Nuda e il Monte Grande. Più distanti appaiono le vette del comprensorio dell’Abetone nonché, all’orizzonte occidentale, le Alpi Apuane e addirittura, nelle giornate più terse, un tratto del Mar Ligure. Verso settentrione il panorama mostra l’Appennino perdersi in cime sempre più basse sino a spegnersi nella Val Padana con la catena alpina che, nei giorni più chiari, occhieggia all’orizzonte. Verso oriente notiamo, nelle immediate vicinanze, il Poggio delle Ignude precedentemente salito e il crinale che conduce al Monte Orsigna. Da rilevare, lungo tutto il tratto di cresta e in ultimo proprio sulla cima, la presenza dei cippi in pietra arenaria che furono posti nel medioevo a confine tra il Granducato di Toscana e lo Stato della Chiesa; ancora oggi sono lassù, lungo la linea di displuviale, tutto sommato in buone condizioni di conservazione, quali muti testimoni di un passato non così lontano quando passare dalla Toscana all’Emilia significava espatriare. Il rientro alla partenza avviene a ritroso evitando di ripetere la digressione che conduce al Poggio delle Ignude (ore 6 complessive).

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