Punta del Venerocolo

La salita alla Punta del Venerocolo è una delle escursioni più belle e panoramiche nell'ambito del Gruppo dell'Adamello essendo un eccezionale belvedere sull'omonima cima con le sue vedrette. Si tratta di una delle elevazioni più alte del settore e grazie alla relativa facilità di accesso si tratta di una meta piuttosto ambita e frequentata dagli escursionisti. Occorre comunque non dimenticare che si superano ampiamente i 3000 metri d'altitudine, abbiamo quindi a che fare con una vetta d'alta quota e nell'ascesa è bene prestare attenzione alle condizioni climatiche. A seconda della stagione non è raro incontrare residui campi di neve mentre per lunghi tratti sono le pietraie a richiedere cautela e piede fermo. Inutile dire che le condizioni migliori per la salita si hanno nella seconda parte dell'estate. E' in ogni caso consigliabile, prima di intraprendere il cammino, una telefonata al Rifugio Garibaldi per avere informazioni in relazione allo stato della via di salita.

Considerata la lunghezza dell'itinerario e il fondo a tratti molto scomodo è raccomandabile suddividere la fatica in due giorni dedicando il primo alla salita al rifugio mentre il secondo si potrà ascendere di buon ora alla vetta per rientrare successivamente a valle.

L’escursione in breve:

Malga Caldea (m 1584) - Lago d'Avio (m 1910) - Lago Benedetto (m 1932) - Malga Lavedole (m 2044) - Rifugio Garibaldi (m 2548) - Passo del Venerocolo (m 3136) - Punta del Venerocolo (m 3323) - a ritroso rientrando alla partenza.

Dati tecnici:

Partenza da Malga Caldea (m 1584): Difficoltà: EE. Fino al Rifugio Garibaldi E, dal Rifugio alla vetta EE (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale, tranne nella frazione compresa tra il Passo Venerocolo e la vetta su percorso comunque intuitivo con buone condizioni di visibilità. Dislivello assoluto: m 1739. Acqua sul percorso: fonte nei pressi del Laghetto d'Avio (m 1904).

Accesso alla partenza:

Dal paese di Edolo si sale con la SS 42 in direzione del Passo del Tonale raggiungendo l'abitato di Temù. Dal centro del paese abbandoniamo la statale volgendo a destra sulla strada che scende al ponte sul fiume Oglio con indicazioni per Malga Caldea. Scavalcato il ponte proseguiamo dapprima a destra quindi, ad un primo bivio, volgiamo a sinistra entrando in una zona residenziale. Usciti dall’abitato guadagniamo in breve una seconda biforcazione scegliendo anche in questo caso di volgere a sinistra. Si procede con estrema cautela in quanto la strada, oltre ad essere sterrata, è assai ripida rivelandosi non adatta a tutte le macchine. Raggiungiamo infine il parcheggio presso Malga Caldea dove lasciamo l'automobile.

Descrizione del percorso:

Proseguiamo a piedi oltre Malga Caldea (m 1584), con la sterrata che dopo pochi minuti lascia spazio ad un fondo asfaltato. Si tratta di un tracciato che sale con ampi tornanti riservato ai mezzi di servizio diretti agli impianti idroelettrici del Lago d'Avio. In piena estate si consiglia di intraprendere questa frazione al mattino presto per tollerare meglio il caldo talvolta intenso e la fatica legata alla salita piuttosto ripida.

Dopo circa 50 minuti di marcia termina la frazione asfaltata giungendo nei pressi del Laghetto d'Avio dove troviamo una fonte d'acqua subito nei pressi di alcuni edifici legati all'impianto idroelettrico. I laghi della Val d'Avio alimentano la centrale di Edolo, una delle più potenti d'Italia. Proseguiamo lungo la sterrata pianeggiante che costeggia il Lago d'Avio. Il panorama offre la vista dell'ampio circo dominato dall'Adamello e dalla Cima Plem, sotto la quale si nota la diga del Lago Pantano. Poco oltre siamo alla deviazione a destra, ben segnalata, per il Rifugio Garibaldi.

In breve ci innalziamo al di sopra del Lago Benedetto mentre alle nostre spalle possiamo osservare i bacini dalla Val d'Avio. Davanti a noi osserviamo la fragorosa cascata formata dal ruscello che scende dal pianoro paludoso su cui si trova Malga Lavedole, usato come pascolo per il bestiame. Andiamo a sfiorare la malga (m 2044 - ore 1,40 dalla partenza) quindi un ponticello permette di scavalcare il torrente. Subito oltre riprendiamo a salire verso sinistra su sentiero per ampi tratti lastricato ma nel complesso scomodo e faticoso. Siamo in ambiente caratterizzato da cespugli di rododendro con la presenza di alberatura a larice e pino cembro. Questo sentiero è conosciuto con l'inquietante denominazione di "Calvario" in quanto fu sfruttato dai militari durante la prima guerra mondiale. Fu proprio attraverso questo percorso che si portò sul Monte Adamello il famoso cannone che trova spazio nelle fotografie dei libri di storia della grande guerra. Dopo tre ore di cammino raggiungiamo il Rifugio Garibaldi (m 2548), situato presso un altro lago artificiale, dove godiamo di una magnifica e classica visione dell'Adamello e della Cima Plem.

Rispetto alla struttura arretriamo per pochi metri imboccando il segnavia 42 che, ottimamente segnalato, sale alle sue spalle in moderata pendenza. Ci addentriamo nell'ampio vallone detritico soprastante. Intorno ai 2600 metri di quota una pietraia rallenta per pochi metri il nostro passo. Subito oltre riprende il sentiero che conduce senza ulteriori difficoltà sino a circa 2900 metri. Hanno ora inizio le maggiori difficoltà dell'escursione. Una vasta e caotica pietraia caratterizzata da massi di granito in equilibrio precario costringe ad usare le mani per mantenere l'equilibrio rallentando inevitabilmente la progressione. Siamo confortati dal magnifico panorama osservabile alle nostre spalle scorgendo, al di là del Rifugio Garibaldi, la diga del Lago Pantano. Avvicinandosi al Passo Venerocolo aumenta ulteriormente la pendenza mentre in lontananza cominciamo a scorgere, nei giorni limpidi, i ghiacciai del Bernina. A due ore di faticosa salita dal Rifugio Garibaldi arriviamo infine al Passo Venerocolo (m 3136 - 5 ore dalla partenza).

Il panorama che si gode dal valico è di grande spettacolarità aprendosi ai nostri occhi la visione della Vedretta del Pisgana. Non tocchiamo in ogni caso nessuna frazione ghiacciata in quanto il nostro percorso procede evitando i lembi della vedretta che viene aggirata a destra su fondo che resta pietroso.

A partire dal passo non vi è alcuna segnalazione ma l'orientamento resta elementare con buona visibilità in quanto si risale l'evidente cresta sommitale. Da rilevare la vista alle spalle del Monte dei Frati dal profilo inconfondibile mentre all'orizzonte scorgiamo numerose cime fra le quali ricordiamo l'Ortles, il Gran Zebrù, la Punta San Matteo e la sommità del Monte Cevedale. Proseguiamo  nell'ascesa tra evidenti resti della Prima Guerra Mondiale quindi affrontiamo un passaggio in parte esposto su entrambi i versanti in quanto la cresta diviene più stretta. Lo superiamo senza particolari problemi ma con la necessaria cautela nel valutare gli appoggi migliori. A mezz'ora dal sottostante valico guadagniamo l'ampia cima della Punta del Venerocolo, dove è posizionata un'utilissima webcam e una stazione meteo (m 3323 - ore 5,30 dalla partenza).

Arrivati in vetta è d'obbligo prendersi alcuni minuti per godere dello spettacolare scenario sul ghiacciaio dell'Adamello e sul Pian di Neve. Si rinnova la magnifica visione del Monte dei Frati e della Vedretta Pisgana, oltre ad ammirare la cima dell'Adamello e la Cima Plem.

Il rientro avviene a ritroso per il lunghissimo e scomodo sentiero di salita, ma con nella mente e nel cuore, il ricordo di una salita avvenuta in ambiente glaciale solitario senz'altro indimenticabile (ore 9 / 10 complessive).

                     VISUALIZZA QUI SOTTO LA PHOTOGALLERY DEL TREKKING

                                              Cookie