Corna Blacca - Monti di Paio - Dosso Alto

CORNA BLACCA (m 2006)

MONTI DI PAIO (m 1821)

DOSSO ALTO (m 2064)

Le “Piccole Dolomiti Bresciane”: così sono note le montagne poste alla testata della Val Trompia immediatamente a sudest del Passo Maniva. Il nome è senz’altro appropriato considerati gli affioramenti di roccia calcarea che caratterizzano le cime della zona. L’escursione che andiamo a proporvi permette la conquista delle due più importanti vette del settore, nonché le uniche due a varcare la soglia dei 2000 metri. La prima è la Corna Blacca, forse la montagna più cara ai bresciani: un colosso rivestito sino alla sommità dai mughi e con numerosi affioramenti calcarei stratificati. E’ una montagna molto bella ed imponente: la via di salita presenta qualche difficoltà (roccette di 1° grado) ma è comunque alla portata di un escursionista esperto e con piede fermo. La via di salita prevede il passaggio per il culmine dei cosiddetti Monti di Paio. Il Dosso Alto, la massima vetta delle Piccole Dolomiti Bresciane, è invece conquistabile con una facile passeggiata per tutti e l’ascensione avviene unicamente tra i prati. Naturalmente è possibile salire ciascuna cima (Corna Blacca e Dosso Alto) singolarmente, ma l’ascensione ad entrambe, oltre ad essere consigliabilissima, riempie al meglio una giornata in montagna lasciando il tempo per godere del meraviglioso paesaggio. Per quanto riguarda il periodo in cui effettuare l’escursione il più indicato è quello compreso tra maggio e settembre tenendo conto che la neve tende ad attardarsi fino a primavera inoltrata; è inoltre bene evitare le più calde giornate estive considerata la quota contenuta. Da rilevare la flora eccezionale che riveste queste cime e che presenta numerosi endemismi che caratterizzano un’area davvero ricca di rarità floreali: in coda alla descrizione trovate ulteriori dettagli in merito.

Dati tecnici:

Partenza dal Passo Maniva (m 1664): Difficoltà: EE (Vai alla scala delle difficoltà). Suddivisione in base ai tratti: Dal Passo Maniva al Passo del Dosso Alto: T – Dal Passo del Dosso Alto al Passo di Paio: E – Dal Passo di Paio alla cima della Corna Blacca: EE con passaggi di 1° grado – Salita al Dosso Alto dall’omonimo passo: E. Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 400; il dislivello reale è intorno ai 900 metri considerati i numerosi sali scendi. Acqua: assente.

Accesso:

Partendo da Brescia si risale l’intera Val Trompia sino alla sua testata in coincidenza del Passo Maniva (m 1664) dove troviamo un vasto parcheggio.

Descrizione del percorso:

Il punto ideale per dare inizio alla nostra escursione è il Passo di Maniva sebbene sia possibile in estate portarsi più avanti con l’automobile sino al Passo del Dosso Alto. Questo tratto scegliamo di percorrerlo a piedi anche perché è spesso intransitabile sino a giugno in quanto sovrastato a sinistra da ripidissimi pendii; la conseguenza di questo è che sul piano stradale si accumula una gran quantità di neve di valanga che ne impedisce la percorrenza talvolta sino ad inizio estate. In ogni caso la percorrenza a piedi del tratto è comunque un vero piacere; già alla partenza presso il Passo Maniva il panorama è molto bello, aperto in direzione del Gruppo dell’Adamello e troviamo qui una piccola stazione sciistica, l’unico punto dove l’azione umana ha rovinato la natura. Per il resto l’escursione si articola in un ambiente ancora incontaminato che non mancherà di meravigliarci per la sua bellezza. La strada che unisce il Passo Maniva al Passo del Dosso Alto aggira a destra le ripidissime pendici del Dosso Alto e colpisce per gli strapiombi e le pareti calcaree che ne fanno da quinte; il panorama è aperto a destra sulla testata della Val Trompia e di fronte a noi sulla tozza e massiccia mole della Corna Blacca che appare illusoriamente vicina. Alle spalle la vista è particolarmente suggestiva a fine primavera quando la neve si attarda sulle sommità più elevate. In coincidenza del Passo di Dosso Alto (m 1674 – ore 0,25 dalla partenza) abbandoniamo la strada asfaltata che scende verso il lago di Idro per passare finalmente su sentiero: a sinistra si sale per prati al Dosso Alto, a destra si separa la mulattiera per la Corna Blacca (cartelli segnaletici). Scegliamo quest’ultima opportunità e seguiamo praticamente in piano il tracciato che, in questa prima parte, sovrasta dall’alto la strada che scende al Lago di Idro. Il panorama è riposante, dominato dai prati e da cespugli di pino mugo. In debole salita ci portiamo nella pronunciata forcella compresa tra il Corno Barzo (m 1848) a destra e la cima Caldoline (m 1842) a sinistra: siamo al Passo delle Portole (m 1726 – ore 0,10 dal Passo del Dosso Alto – cartelli segnaletici) e siamo sovrastati dalla Capanna Tita Secchi che può essere raggiunta in qualche minuto con una breve digressione. Alle spalle spicca la sagoma del Dosso Alto a sovrastare i pascoli sottostanti.

Il nostro percorso procede oltre il passo cambiando versante e perdendo quota in una breve scarpata: oltre alla Corna Blacca notiamo, sulla sinistra, le stratificazioni rocciose che caratterizzano il versante meridionale di Cima Caldoline. Questa curiosa montagna dall’aspetto dolomitico è un vero tempio per gli amanti della flora in quanto presenta sulle sue pendici una concentrazione di rarità davvero sorprendente. Fra tutte ricordiamo la Saxifraga tombeanensis presente su questa cima con la sua stazione più occidentale e la Saxifraga arachnoidea presente sulle cenge protette al riparo dalle intemperie. Dopo aver perso circa 20 – 30 metri di dislivello, il sentiero traversa in falsopiano a destra sovrastato da poderosi strapiombi. Si tratta di una bella frazione su cengia dopo la quale il tracciato diviene più ampio andando a tagliare il pendio prativo. Subito oltre siamo di nuovo sotto alcune belle pareti calcaree: un occhio attento noterà in giugno le bellissime infiorescenze rosa della endemica Daphne petraea che ornano le nude pareti verticali. Il sentiero volge poi con decisione verso destra andando ad aggirare le ultime propaggini del Corno Barzo. Le grandi pareti rocciose lasciano spazio ad un’ampia, verdissima sella prativa. Siamo al Passo di Paio (m 1685 – ore 0,35 dal Passo delle Portole – ore 1,10 dalla partenza), splendido punto panoramico sia verso la Corna Blacca che sulle cime poste sulla destra orografica della Val Trompia. Procediamo brevemente nella vegetazione sul versante della Val Trompia sino a raggiungere il bivio segnalato che indica, a sinistra, la via normale per la Corna Blacca. Scegliamo questa opportunità risalendo il facile pendio prativo e raggiungendo in breve l’erboso filo di cresta soprastante. Siamo sul crinaletto dei cosiddetti Monti di Paio e possiamo apprezzare la veduta a oriente verso i Monti del Garda e ad occidente in direzione del Gruppo dell’Adamello con l’inconfondibile struttura rocciosa del Cornone di Blumone. Verso settentrione notiamo il Dosso Alto parzialmente coperto, sulla destra, dal Corno Barzo con, ancora più a destra, lo sperone roccioso della Cima Caldoline.

Risaliamo il filo erboso della crestina ricadente sulla Valle di Paio sino a guadagnare il culmine prativo dei monti di Paio (m 1821) dal quale osserviamo, di fronte a noi, la grande e tozza struttura della Corna Blacca. Per rimontarne le pendici occorre, per un brevissimo tratto, perdere quota sino alla marcata forcelletta presente alla base delle pareti ricadenti dalla cima (Goletto del Larice – m 1790). A questo punto i segnavia indicano l’evidente sentiero di salita che diviene molto ripido e su fondo per lo più sassoso. Senza difficoltà passiamo in una particolare zona caratterizzata dalla presenza di alcuni curiosi pinnacoli di roccia calcarea a dare un sapore “dolomitico” all’ascensione. Caratteristici sono l’arco naturale presente sulla sinistra e il torrione che ricorda un “dito” che indica il cielo. Proseguendo nella salita raggiungiamo in breve gli unici due punti un po’ più impegnativi dell’ascensione: un primo salto su roccia tra i pini mughi richiede attenzione (1° grado); sono pochi metri ben appigliati oltre i quali il percorso volge a sinistra e si porta nel secondo breve tratto difficoltoso. Rimontiamo un solco tra la parete a destra e il piccolo costone roccioso a sinistra. Si può anche sfruttare quest’ultimo costone sempre con numerosi appigli (1° grado inferiore) e senza che vi sia esposizione sino a portarsi al di sopra su sentiero, a termine di ogni difficoltà. Il proseguo è semplice e scontato: rimontiamo le pendici soprastanti con la roccia che lascia ora spazio a verdeggianti pendii prativi e a mughi. La vista si amplia spettacolarmente e cominciamo ad osservare verso ovest le Alpi Orobiche. Guadagniamo infine il soprastante crinale che unisce le due sommità che caratterizzano la vetta della Corna Blacca. Verso destra ci portiamo brevemente sul punto più elevato (m 2006 – ore 2,30 dalla partenza). Il panorama è immenso ed appagante, aperto in tutte le direzioni e dominato a nord e a nordovest dalle cime del Gruppo dell’Adamello con la parete rocciosa del Cornone di Blumone in bell’evidenza. Sempre verso settentrione notiamo ancora una volta, ravvicinatamente, il trio Corno Barzo, Cima Caldoline, Dosso Alto con quest’ultima vetta evidentemente più elevata a dominare le altre due. Volgendo a oriente spingiamo il nostro sguardo verso le Alpi di Ledro e i Monti del Garda con il lungo crinale del Monte Baldo a sfilare subito a destra della cima orientale della Corna Blacca presente in primo piano. A occidente dominiamo dall’alto la Val Trompia con, all’orizzonte, le Alpi Bergamasche. Una meritatissima sosta precede il ritorno a ritroso che, pur ricalcando il sentiero di salita, permetterà ai nostri occhi di soffermarsi a lungo sull’orizzonte chiuso dalle innevate cime alpine. Prestando la debita attenzione al brevissimo tratto su roccia, caliamo nuovamente al Passo di Paio per poi traversare lungamente sino a rientrare dapprima al Passo delle Portole quindi al Passo del Dosso Alto sulla strada asfaltata che sale dal Lago di Idro alla Maniva (ore 1,45 dalla vetta della Corna Blacca – ore 4,15 complessive).

Siamo ora pronti per affrontare la seconda ascensione della giornata: la salita al Dosso Alto, massima vetta delle Piccole Dolomiti Bresciane. Si parte oltre la strada su tracciato chiaramente indicato da cartelli e dal segnavia bianco azzurro 3V presente sulle rocce. La prima frazione è in moderata pendenza in una fitta boscaglia di mughi. Subito oltre siamo tra prati e pascoli con bella visione alle spalle del Corno Barzo a occultare parzialmente la sagoma della Corna Blacca e, più a sinistra, sulla Cima Caldoline che appare da questa posizione bifida. Il proseguo è ancora su tracciato semplice e ben battuto con salita costante ma mai eccessiva. Appare evidente la differenza con la Corna Blacca, salita in precedenza e caratterizzata da affioramenti di roccia calcarea; il Dosso Alto è invece, in questo versante, montagna pastorale caratterizzata da grandi pendii prativi. Una montagna nel complesso dolce nelle sue forme a permettere un’ascensione facile e per tutti. Su traccia nell’erba restiamo al di sotto del crinale posto sulla nostra sinistra per poi affrontare una frazione più erta e guadagnare infine la soprastante ampia cresta. Si allarga il panorama con bel colpo d’occhio sul sottostante Passo di Maniva sovrastato dal Monte Colombine e, più in lontananza, sulle cime del gruppo dell’Adamello; alle spalle notiamo la testata della Val Trompia. Siamo ormai nel settore superiore della montagna: il sentiero si sposta a destra evitando un ripido salto roccioso; ancora un breve tratto nell’erba quindi la pendenza decresce e siamo infine sull’ampia sommità del Dosso Alto (m 2064 – libro di vetta - ore 1 dal Passo del Dosso Alto – ore 5,15 complessive). Il tetto delle Piccole Dolomiti Bresciane offre il panorama più bello del settore: ad oriente notiamo i monti del Lago di Garda con la lunga dorsale di Monte Baldo, volgendo a nord si ripete la magnifica visione del Gruppo dell’Adamello con, più a occidente, il Cornone di Blumone, il Laione e il Frerone quindi il Monte Colombine, le Alpi Orobiche e la testata della Val Trompia. A sud infine il paesaggio è dominato dal trittico Corna Blacca, Corno Barzo e Cima Caldoline. Il rientro avviene a ritroso rientrando al Passo del Dosso Alto e da qui a destra ripercorrendo a ritroso la strada asfaltata sino al Passo di Maniva (m 1664 – ore 6,30 complessive).

Cenni sulla flora:

Oltre all’indiscutibile bellezza paesaggistica della zona è senz’altro doveroso accennare alla grande ricchezza floristica di un’area che presenta una concentrazione sorprendente di piante alpine rare diverse delle quali endemiche. Si ritiene infatti che la zona Corna Blacca – Dosso Alto sia stata un’isola di rifugio non interessata dalle glaciazioni del quaternario. Queste “isole” sono posizionate in gran parte nell’area prealpina e parecchie interessano le Prealpi calcaree bresciane.

Elenchiamo di seguito alcuni tra gli endemismi ad areale più ristretto, quasi tutti osservabili nel mese di giugno.

Diamo inizio alla rassegna delle piante ricordando la bellissima Dafne delle rocce (Daphne petraea) caratterizzata da grappoli di fiori rosa. E’ presente nelle rupi verticali che sovrastano il sentiero nel tratto compreso tra il Passo delle Portole e il Passo di Paio. E’ una pianta che predilige le strapiombanti rocce calcaree del settore compreso tra la Valvestino e la Val di Ledro a est e la Val Trompia ad ovest; nella zona della Corna Blacca siamo pertanto al limite occidentale del suo areale. Si tratta di un magnifico adornamento per le pareti rocciose altrimenti nude: un occhio attento riuscirà senz’altro a scorgerla e a fotografarla sfruttando i pochi pulvini posti in posizione raggiungibile tra il sentiero e i soprastanti strapiombi. Un altro importante endemismo è dato dal Ranuncolo bilobo (Ranunculus bilobus) con areale assai simile a quello della precedente pianta ed esteso pertanto dalle Alpi di Ledro alla Corna Blacca; è inoltre presente un ulteriore areale disgiunto nel bergamasco, nella zona di Monte Alben. Il punto più comodo per osservare la pianta è dato dalle rupi che sovrastano a sinistra la strada che dal Passo Maniva conduce al Passo del Dosso Alto. Nei prati in prossimità del Passo del Dosso Alto è da segnalare la presenza della rara Silene di Elisabetta (Silene elisabethae) dagli appariscenti fiori porporini. L'areale della pianta in questione è esteso dalle Grigne alla zona di Monte Tremalzo. A differenza degli altri endemismi elencati in questa sezione, presenta una fioritura ritardata (fine luglio - agosto).

Non possiamo inoltre non ricordare lo splendido Meleagride alpino (Fritillaria tubaeformis), endemico delle Alpi dalla Valle d’Aosta al Trentino. Si tratta di una pianta della famiglia delle Liliaceae che presenta un grande fiore pendente con petali caratterizzati da una  particolarissima retinatura a scacchi. Una bella stazione è presente nella nostra escursione proprio sulla vetta del Dosso Alto con altri isolati esemplari lungo il sentiero che sale alla cima dal Passo di Dosso Alto. Altri due endemismi sono facilmente osservabili. Si tratta della Primula meravigliosa (Primula spectabilis) presente con i suoi petali rossi nelle pendici prative che sovrastano ancora una volta la strada Passo Maniva – Passo Dosso Alto e del Carice del Monte Baldo (Carex baldensis) con la sua curiosa infiorescenza simile ad una spiga biancastra, pianta presente dalle Grigne in Lombardia sino ai Lessini in Veneto.

Una breve deviazione dal sentiero descritto permette la facile osservazione d’altri quattro endemismi due dei quali ad areale molto ristretto. Presso il Passo delle Portole si sale in qualche minuto alla Capanna Tita Secchi per poi muovere in direzione del sentiero attrezzato dei mughi Virginio Quarenghi che aggira Cima Caldoline. Senza intraprendere la breve ferrata raggiungiamo una stretta cengia in parte esposta rivolta verso meridione. Qui è sorprendentemente abbondante la rara Sassifraga ragnatelosa (Saxifraga arachnoidea), inconfondibile per l’aspetto lanuginoso delle foglie e degli steli. Si tratta di un endemismo il cui areale è compreso tra la Val Trompia e la zona dei monti Tremalzo – Tombea. Nelle rocce che sovrastano la cengia è presente un altro endemismo altrettanto raro; si tratta della Moehringia verde glauca (Moehringia glaucovirens), pianta rupicola con areale diviso in due settori distinti; uno interessa le Dolomiti d’Ampezzo mentre l’altra parte dell’areale gravita nelle Prealpi Bresciane interessando anche la Corna Blacca. Nelle stesse rocce è inoltre avvistabile il magnifico Raponzolo chiomoso (Physoplexis comosa), pianta anche in questo caso endemica ma con areale decisamente più ampio, esteso dalle Grigne in Lombardia sino al Friuli e alla Carinzia. La sua fioritura è ritardata è avviene solitamente in luglio – agosto. E’ infine presente in parete la Valeriana delle rupi (Valeriana saxatilis), pianta dai piccoli fiori bianchi subendemica delle Alpi presente anche in Toscana (Alpi Apuane).

Torniamo ora alle specie osservabili lungo il percorso descritto. Numerosissime, sebbene non endemiche, possono essere avvistate senza troppo sforzo. Ricordiamo innanzi tutto una delle poche piante carnivore presenti in Italia: si tratta della Pinguicola alpina (Pinguicola alpina) in grado di ingerire piccoli insetti che vengono catturati dalle sue foglie appiccicose; è presente in più punti sia presso il Passo di Dosso Alto che lungo la salita alla Corna Blacca dal Passo di Paio. Tra le piante protette è molto frequente la Primula orecchia d’orso (Primula auricula) che ha colonizzato in grandissima quantità tutte le rupi calcaree del lungo tratto compreso tra il Passo di Maniva e la vetta della Corna Blacca. Fra le sassifraghe ricordiamo la bellissima Sassifraga retica (Saxifraga hostii subsp.rhaetica) e la Sassifraga verde azzurra (Saxifraga caesia), entrambe presenti nelle rocce a sinistra della strada del Passo Maniva – Passo Dosso Alto. Nelle stesse rocce è presente l’Arabetta stellata (Arabis bellidifolia) assai rara nelle Alpi centro orientali. La lista dei fiori osservabili comprende inoltre Anemone narcissino (Anemone narcissifolia), Viola gialla (Viola biflora), Anemone alpino (Pulsatilla alpina), Camedrio alpino (Dryas octopetala), Poligala comune (Polygala vulgaris) e Genziana di Koch (Gentiana acaulis) solo per citare i più rappresentativi.

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