Corno della Marogna - Tremalzo

CORNO DELLA MAROGNA (m 1953)

MONTE TREMALZO (m 1972)

Proprio sul confine tra Lombardia e Trentino troviamo, non distanti dal Lago di Garda, due importanti elevazioni superate per altitudine, nell’ambito del Parco Regionale Alto Garda Bresciano soltanto dal vicino Caplone. Stiamo parlando di una zona protetta per vasti settori impervia e non facilmente accessibile. I monti Tremalzo e Corno della Marogna costituiscono un’interessante eccezione grazie alla possibilità di raggiungere su strada asfaltata il Passo Tremalzo, già molto in quota ed assai vicino ad entrambe le cime. Le panoramiche offerte dalle due elevazioni sono di grande valore paesaggistico grazie alla presenza dei vicini laghi di Ledro e Garda. Consigliamo la salita non prima di maggio fino a tutto ottobre avendo l’accortezza d’evitare i giorni estivi più caldi. E’ bene tener conto della quota prossima ai 2000 metri che inibisce, in gran parte, l’effetto mitigatore del vicino Lago di Garda. La neve ricopre le due cime per diversi mesi l’anno e in questi casi l’ascensione diviene impegnativa richiedendo l’uso di materiale tecnico specifico.

L’escursione in breve:

Albergo Garda (m 1702) - Bocca di Val Marcia (m 1790) - Corno della Marogna (m 1953) - Bocca di Val Marcia (m 1790)  - Albergo Garda (m 1702) - Monte Tremalzo (m 1972) – Albergo Garda (m 1702).

Dati tecnici:

Partenza dall’Albergo Garda (m 1702): Difficoltà: EE (T dalla partenza al tunnel poco a monte della Bocca di Val Marcia; EE il sentiero che sale al Corno della Marogna, con balze alte e rocciose; E la salita al Monte Tremalzo pur con qualche tratto lievemente esposto). (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: assente, tuttavia il percorso segue un’ampia sterrata nel tratto compreso tra l’Albergo Garda e il tunnel poco a monte della Bocca di Val Marcia escludendo pertanto ogni errore. Non segnate sono le salite alle cime ma su percorso facile da identificare seguendo le istruzioni che trovate nella descrizione sottostante. Dislivello assoluto: m 270. Acqua sul percorso: assente ma con l’Albergo Garda alla partenza utile per l’approvvigionamento.

Accesso alla partenza:

Da Riva del Garda seguiamo la statale che conduce in Val di Ledro. Attraversate due lunghe gallerie (la seconda quasi 4 km) si penetra nello stretto solco vallivo. Risaliamo la valle attraversando il paese di Biacesa per poi raggiungere il Lago di Ledro in coincidenza del paese di Molina. La statale prosegue comoda lungo la sponda settentrionale del bellissimo specchio d’acqua. Raggiungiamo Pieve di Ledro, quindi procediamo oltre il lago toccando i paesi di Bezzecca, Tiarno di Sopra e Tiarno di Sotto. Siamo infine ad un secondo più piccolo specchio d’acqua posto alla sinistra della strada: si tratta del Lago d’Ampola, biotopo protetto per via della particolare flora e fauna presenti nelle acque e lungo la sponda. Subito oltre abbandoniamo la strada che procederebbe calando in direzione di Storo e delle Valli Giudicarie per volgere a sinistra con indicazioni per il Passo Tremalzo. La provinciale sale con numerosi tornanti raggiungendo il valico in poco più di una decina di chilometri. Il tratto transitabile in automobile ha termine appena oltre il valico in coincidenza dell’Albergo Garda (m 1702) dove troviamo il divieto di transito a proibire il proseguo ai mezzi a motore. Sulla destra possiamo lasciare l’auto in un ampio parcheggio.

Descrizione del percorso:

L’escursione prosegue lungo la strada chiusa al traffico dal divieto di transito. Il fondo è naturale ma ben battuto e la frazione, semplice e comoda, offre immediatamente un paesaggio d’assoluto rilievo. Alle nostre spalle scorgiamo, a grande distanza, la parte meridionale del Lago di Garda mentre sulla destra si staglia, a chiudere l’orizzonte orientale, il lungo crinale del Monte Baldo. Verso nordest, a breve distanza, il paesaggio è dominato dalla grande sagoma del Corno della Marogna caratterizzata da pendici rivestite a pino mugo con affioramenti calcarei che attribuiscono alla montagna un aspetto selvaggio ed alpestre. Camminiamo su percorso quasi piano passando tra prati e pascoli, puntando in direzione della già ben visibile sella che separa il Corno della Marogna dal Monte Tremalzo, posto più a sinistra. La nostra strada taglia in effetti a mezza altezza l’intero versante orientale del Tremalzo; inconfondibili sono le stratificazioni rocciose sovrapposte che ci sovrastano caratterizzando il settore sommitale della montagna che appare severa e quasi strapiombante. In breve siamo alla prima citata sella denominata Bocca di Val Marcia (m 1790). La particolare angolazione permette di scorgere nuovi gruppi montuosi. Nello specifico notiamo alle spalle il Monte Tombea e soprattutto il Caplone, massima elevazione nell’ambito del Parco Regionale Alto Garda Bresciano; appena più a sinistra, a maggior distanza, l’inconfondibile profilo del Pizzocolo che sovrasta il Lago di Garda nei dintorni del paese di Salò. Verso sudest, si stagliano lontane, all’orizzonte, alcune cime delle Alpi Giudicarie.

La nostra escursione prevede ora l’ascensione del Corno della Marogna. Voltando le spalle al Monte Tremalzo, la montagna appare imponente, proprio di fronte a noi. Possiamo già intuire dove si svilupperà la salita: a destra le rupi appaiono inaccessibili e repulsive mentre sulla sinistra il pendio è assai più dolce, rivestito da una fitta boscaglia a pino mugo. Per raggiungere questo versante manteniamo, ancora per un breve tratto, la strada bianca chiusa al traffico che si sviluppa ora in sensibile salita. Il tracciato esegue un evidente tornante per poi traversare in diagonale ascendente subito ai piedi di una serie di rupi calcaree strapiombanti. E’ una zona di grandissimo interesse per gli amanti della botanica: le rocce strapiombanti in questione presentano un’elevata concentrazione di piante endemiche esclusive alle quali faremo riferimento in coda alla descrizione. Nei circostanti prati aridi è presente in questa frazione la rara Silene elisabethae, altro endemismo della regione insubrica dai grandi fiori color porpora che si dischiudono a cavallo tra i mesi di luglio ed agosto. Poco oltre la strada volge bruscamente a destra infilandosi in una buia galleria artificiale scavata nella roccia viva. Il sentiero di salita al Corno della Marogna si separa a destra della carrareccia, pochi metri prima della curva che immette nel tunnel. Le tracce non sono evidentissime trattandosi di un percorso non segnato e privo di cartelli indicatori: in caso di difficoltà nel reperirle si può scegliere un’altra soluzione, ancora più semplice. Si tratta di percorrere a piedi la buia ma breve galleria aggiungendo al percorso appena qualche minuto di cammino. All’uscita dal tunnel troviamo, sempre sulla destra, il sentierino questa volta evidentissimo anche se non segnato che rimonta il pendio tra la densa vegetazione. Da notare come l’attraversamento della galleria porti a cambiare versante permettendo uno splendido ed inatteso scorcio sul settore settentrionale del Monte Baldo con in bella evidenza la cima del Monte Altissimo di Nago e l’evidente depressione della Colma di Malcesine.

Sia che si scelgano le tracce prima del tunnel o il sentierino che si diparte subito all’uscita d’esso non si incontrano difficoltà: entrambe le soluzioni convergono, in pochi minuti, ad una stretta forcella posta tra il Corno della Marogna e l’anticima più a nord. Da questo intaglio possiamo osservare uno splendido scorcio in direzione del Monte Tremalzo. L’ultimo tratto, dalla forcelletta alla cima, è comune alle due possibilità: il sentiero appare letteralmente scavato e ricavato nella fittissima ed intricata mugheta. Con tutta probabilità abbiamo a che fare con un tracciato risalente al primo conflitto mondiale quando questa zona fu teatro d’intensi combattimenti fra truppe italiane e austriache. Si tratta di una frazione difficoltosa sia per la forte pendenza che per la presenza di balze rocciose assai erte che richiedono, per il loro superamento, l’uso in qualche passaggio delle mani. Non esitiamo in alcuni punti a sorreggerci afferrando le robuste radici dei pini mughi sino a raggiungere in ultimo il bel pianoro di vetta (m 1953 – circa ore 1,10 dalla partenza).

Bellissimo il panorama di vetta con alcune sorprese: possiamo osservare un ampio tratto del Lago di Garda. Non si tratta soltanto del settore meridionale del lago, per altro già notato alla partenza, ma bensì della parte centrale dello specchio, immediatamente sotto la verticale delle più alte cime del Baldo. Verso settentrione siamo inoltre attratti dal piccolo Lago di Ledro, circondato dalle più importanti vette delle omonime alpi, con in bella vista il Monte Carone. Più distanti appaiono le cime del Monte Stivo e del Bondone. Ad oriente si ripete il paesaggio sul Monte Tremalzo mentre osserviamo verso sudest la zona dell’omonimo passo con ben visibile l’Albergo Garda dove ha avuto inizio la nostra escursione. Il rientro alla partenza avviene a ritroso e in tutto, tra andata e ritorno, sono da prevedere circa ore 1,45 di cammino al netto delle eventuali soste.

SALITA AL MONTE TREMALZO:

La salita al Corno della Marogna, breve ma rimunerativa, è spesso associata al suo “vicino” più prossimo, ossia il Monte Tremalzo con l’obiettivo di riempire al meglio una mezza giornata in ambiente davvero suggestivo. La salita al Tremalzo ha inizio, anche questa volta, presso l’Albergo Garda. Salendo al rifugio con la provinciale, il sentiero si separa a sinistra della strada pochi metri prima della struttura. Chi proviene dal Corno della Marogna dovrà invece raggiungere l’albergo superandolo per pochi metri volgendo poi, in questo caso, a destra.

Il sentiero, ben scavato nel manto erboso, rimonta l’ampia cresta che la montagna rivolge verso meridione. Ai prati presso l’albergo segue una breve frazione boschiva sino ad un bivio non segnalato da cartelli: seguiamo la traccia che sale a destra uscendo dall’alberatura e affacciandosi sulla sottostante scarpata con bel colpo d’occhio in direzione del Corno della Marogna. L’esile striscia di sentiero è a tratti molto stretta e un po’ esposta ma con clima asciutto non si affrontano particolari difficoltà. Restiamo in pratica paralleli alla sottostante strada bianca per la Bocca di Val Marcia, anche se ad una quota decisamente maggiore. Muoviamo in direzione delle bancate calcaree che il Monte Tremalzo rivolge ad oriente. Quando il proseguo in questa direzione appare compromesso per via del pendio troppo ripido ed esposto, ecco che la traccia volge d’improvviso verso sinistra proseguendo nella ripida salita ma portandosi in posizione decisamente più riparata. Il sentiero, sempre ben evidente, serpeggia tra vegetazione a pino mugo sino a raggiungere l’ampia cresta sommitale. Assecondiamo il sinuoso crinale che a tratti si affaccia, impressionante, sul profondo salto rivolto ad est. Con cautela, specie con fondo umido o fangoso, guadagniamo infine il punto più alto caratterizzato da una deturpante antenna per le trasmissioni radio (m 1972 – ore 0,45 dall’Albergo Garda – ore 2,30 complessive avendo salito in precedenza il Corno della Marogna).

Da notare come l’interferenza del Corno della Marogna impedisca, dal Monte di Tremalzo, di osservare la parte centrale del Lago di Garda. E’ in compenso migliore la visione del Lago di Ledro e delle cime del suo circondario. Molto più aperto è inoltre il paesaggio verso le Alpi Giudicarie grazie all’assenza di montagne che ostruiscano la visuale. Nei giorni limpidi non è difficile scorgere le cime in parte ghiacciate dell’Adamello e della Presanella. Il rientro, anche in questo caso, avviene a ritroso impegnando per poco più di mezz’ora. Nel complesso, l’escursione al Corno della Marogna e al Monte Tremalzo impegna per circa 3 ore al netto delle soste.

Cenni sulla flora:

L’intera zona compresa tra il Lago di Garda, la Val di Ledro, le Valli Giudicarie e la Valvestino, nonostante sia impervia e in gran parte isolata, è molto nota agli esperti di botanica per la straordinaria concentrazione di piante endemiche, uniche al mondo, che trovano rifugio negli anfratti e sulle pareti calcaree. Questo è particolarmente vero per il settore che include il Monte di Tremalzo, il Corno della Marogna, il Monte Tombea e il Monte Caplone. Si tratta infatti di un settore che, all’epoca delle glaciazioni, fu risparmiato dai ghiacci pertanto diverse specie altrove estinte trovarono rifugio proprio in queste aree. Parecchie specie, isolate all’epoca su queste cime, mutarono per resistere alle condizioni climatiche in nuove specie esclusive che ancora oggi sono osservabili con relativa facilità. Non fa eccezione l’itinerario di salita appena descritto. Elenchiamo di seguito alcune tra le specie più facili da riconoscere ribadendo la necessità di rispettare le piante evitando nel modo più assoluto la raccolta o la manomissione d’esse.

Piante endemiche:

1)      Primula meravigliosa (Primula spectabilis), caratterizzata da un’appariscente corolla con petali tra il rosso e il violetto. E’ un endemismo insubrico con areale esteso dalla Val Camonica sino ai monti del Grappa. Lungo questo itinerario appare ad esempio tra la Bocca di Val Marcia e il Corno della Marogna.

2)      Bonarota comune (Paederota bonarota). Specie rupicola per eccellenza, ama le pareti calcaree dolomitiche verticali. E’ un endemismo del nordest italiano caratterizzato in luglio da belle infiorescenze di colore blu. E’ presente nelle rupi verticali che sovrastano la strada subito a monte della Bocca di Val Marcia lungo il versante occidentale del Corno della Marogna.

3)      Raponzolo chiomoso (Physoplexis comosa), senz’altro uno degli endemismi più spettacolari delle Alpi Orientali, con areale esteso dalle Grigne in Lombardia sino al Friuli Venezia Giulia e alla Carinzia. E’ un magnifico ornamento per le rupi calcaree strapiombanti. Lungo il nostro percorso è osservabile nelle rocce verticali che sovrastano la strada subito a monte della Bocca di Val Marcia, lungo il versante occidentale del Corno della Marogna. Negli anfratti un occhio attento noterà le spettacolari infiorescenze violacee della pianta in questione

4)      Silene di Elisabetta (Silene elisabethae). Uno degli endemismi insubrici più belli per via della corolla grande ed appariscente di colore rosa – porporino. Si tratta di un endemismo insubrico con areale compreso tra le Grigne e il gruppo Tremalzo – Tombea. Lungo il percorso descritto appare con sorprendente abbondanza tra la Bocca di Val Marcia e il versante occidentale del Corno della Marogna.

5)      Rododendro irsuto (Rhododendron hirsutum); Endemico di un ampio areale centrato essenzialmente sulle Alpi Orientali, è facilmente riconoscibile dal più comune Rododendro ferrugineo per l’evidente pelosità che ne riveste le foglie.

6)      Carice del Monte Baldo (Carex baldensis), inconfondibile per la sua curiosa infiorescenza a spiga di colore bianco. E’ un endemismo insubrico con areale esteso dalle Grigne ai Monti Lessini e con una presenza secondaria in Engadina. E’ osservabile salendo alla cima del Monte Tremalzo.

7)      Aquilegia di Einsele (Aquilegia einseleana). Endemismo delle Alpi sudorientali con areale esteso in Italia dalla Lombardia al Friuli. Lungo il percorso descritto è presente quasi in cima al Tremalzo, nei prati aridi tagliati dal sentiero.

8)      Viola di Duby (Viola dubyana). Endemica del settore compreso tra le Grigne e il Lago di Garda, è presente lungo la via normale di salita al Monte Tremalzo. Si distingue agevolmente dagli altri tipi di viola per le due caratteristiche macchie scure ai lati della fauce giallo dorata.

Altre piante di montagna facilmente osservabili:

1)       Sassifraga verde azzurro (Saxifraga caesia) nelle rupi a monte della Bocca di Val Marcia, lungo il versante occidentale del Corno della Marogna

2)       Astranzia maggiore (Astrantia major) nel prati, salendo alla cima del Monte Tremalzo

3)       Sassifraga gialla (Saxifraga aizoides)

4)       Orchidea odorosa (Gymnadenia odoratissima)

5)       Genziana maggiore (Gentiana lutea)

6)       Camedrio alpino (Dryas octopetala)

7)       Ormino dei Pirenei (Horminum pyrenaicum)

8)       Rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum)

9)  Campanula dei ghiaioni (Campanula cochleariifolia)

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