
PIZ DE PUEZ (PUEZ SPITZE - m 2913)
Grandiosa cima dolomitica
nell’ambito delle Odle generalmente trascurata e poco conosciuta per via del
lungo sentiero necessario per raggiungerne la cima. Mentre il tratto che conduce
al Rifugio Puez è ben noto e battuto per la presenza del punto d’appoggio, il
seguito dell’ascensione avviene per lo più in solitudine anche nei mesi estivi
permettendo di godere di una natura primordiale in uno splendido e isolato
ambiente d’alta montagna. E’ un itinerario per escursionisti ben allenati a meno
che non si decida di dividere in due giorni la fatica pernottando al Rifugio
Puez.
Dati tecnici:
Da Selva di Val Gardena (Wolkenstein
- m 1560): Difficoltà: EE
(Vai
alla scala delle difficoltà). Suddivisione delle difficoltà in
base ai tratti: Prima frazione nel fondo della Vallunga: T – Tratto di salita
dal fondo della Vallunga al Rifugio Puez: E – Dal Rifugio Puez alla cima del Piz
de Puez: EE per via del ripido e instabile canalone detritico subito sotto
la vetta in un settore comunque non esposto – Per il resto difficoltà E).
Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 1353. Acqua sul percorso: assente. Con un buon punto d’appoggio nel Rifugio Puez e numerose possibilità
presso la partenza nel paese di Selva.
Accesso:
Partiamo direttamente dal
centro del paese di Selva di Val Gardena (Wolkenstein) seguendo la chiara
segnaletica per la Vallunga (Langental).
Descrizione del percorso:
Seguendo la segnaletica per la
Vallunga, camminiamo tra le ultime belle case di Selva sino all’imbocco della
vallata. Su
ampia mulattiera battuta (segnavia 14) procediamo comodamente con tracciato
quasi piano che si presta davvero a tutti. Da notare il
panorama alle spalle sul Sassolungo.
Caratteristica inconfondibile
della Vallunga è, guarda caso, la sua lunghezza (almeno 7 km di cammino) su
terreno in debole pendenza e per lunghi tratti quasi piano; davvero non poteva
esserci toponimo più adatto! E’ una valle immersa in un ambiente idilliaco,
caratterizzato in prevalenza da
vaste distese prative; la valle è poi attorniata da grandi pareti
dolomitiche; notevole
l’arco naturale presente in alto, a sinistra, in direzione dello Stevia. La
grande uniformità e continuità del tracciato consigliano un passo non troppo
svelto, tanto più che nelle prime due ore di cammino non si guadagna in pratica
dislivello ed è bene non affaticarsi troppo in vista delle salite che
affronteremo una volta raggiunta la testata della valle.
Poco oltre metà vallata (dopo
un’ora circa di cammino)
incontriamo l’unico bivio per altro ben segnalato dai cartelli (m 1790): a
sinistra si stacca il sentiero 16 che abbandona il fondo della Vallunga per
risalire il soprastante pendio in direzione del Munt de Puez. Ignoriamo questa
deviazione mantenendo il segnavia 14 e proseguendo, sempre quasi in piano, tra
il meraviglioso verde dei prati. Ad interrompere la continuità della vallata vi
è un
colossale macigno di dolomia proprio nel bel mezzo del pascolo: sarà un
masso erratico? Proseguiamo con la testata della valle che finalmente accenna
ad avvicinarsi: i prati cominciano a lasciare posto ad alcuni
boschetti di conifere seppure continuamente interrotti da
belle radure luminose. Cominciano ad
accennarsi alcune brevi salite con la mulattiera che lascia infine spazio ad
un sentiero nel senso stretto del termine. Passiamo sotto un
caratteristico costone dal quale scende una piccola cascata che spesso si
prosciuga completamente nella seconda parte dell’estate. Nel proseguo, dopo
quasi 2 ore di marcia, il sentiero cambia completamente carattere divenendo
all’improvviso ripido e per un lungo tratto piuttosto faticoso in quanto rimonta
un ghiaione detritico.
La salita, ora piuttosto importante, è interrotta da un bivio: a destra il
segnavia 14a sale faticosamente nel ghiaione alla cui testa è presente la
Forcella di Ciampei.
Manteniamo il n°14 che volge a sinistra e procede,
in moderata salita tra pini mughi e pascoli, con scorci a sinistra sulla
sottostante
Vallunga e
belle pareti dolomitiche sulla destra. La mulattiera, sempre
comoda e ben tracciata, guadagna rapidamente quota obliquando
progressivamente verso sinistra: il soggetto fotografico preferito resta
la Vallunga che appare ora come un profondo solco scavato dalle immani forze
della natura tra incombenti pareti; guadagnando quota
possiamo osservarla nella sua interezza scorgendo oltre essa il Sassolungo
leggermente defilato più a est rispetto all’uscita della valle. Il nostro
sentiero si porta ora sotto la verticale di
alcune belle pareti rocciose: con un tratto più erto ne contorniamo la base
sino a raggiungere, con un ultimo sforzo, il piano prativo ove è posto il
Rifugio Puez (Puez Hütte – m 2475 – ore 3 dalla partenza), sormontato da un
curioso rilievo conico rossastro e da alcuni costoni rocciosi caratterizzati da
curiose stratificazioni rocciose.
Dopo una sosta, davvero
necessaria in quanto restano ancora quasi 500 metri di dislivello, seguiamo
sulla sinistra il sentiero con indicazioni per il Piz de Puez.
Il tracciato sale a tornanti entro il fondo erboso andando a raggiungere
il costone che
domina dall’alto il rifugio; ne seguiamo verso destra il filo giudati da
ometti di pietre e segnavia con la vista che si allarga nuovamente sulla
Vallunga; soprattutto appare per la prima volta la nostra meta finale:
a sinistra del rilievo rossastro che ci sovrasta notiamo, più a distanza, il Piz
de Puez che appare come una tozza struttura divisa in due da un grande
ghiaione inclinato. La nostra via di salita sfrutterà questo punto debole della
montagna per guadagnarne la sommità. Il nostro sentiero ora
traversa in falsopiano verso sinistra aggirando la base del soprastante Col
de Puez;
volgiamo quindi verso destra descrivendo un ampio semicerchio attorno alla
montagna. Il sentiero si fa più scomodo passando
sotto la verticale dell’incombente parete e andando a tagliare un instabile
ghiaione inclinato. E’ una breve frazione oltre la quale
il sentiero è nuovamente ampio e ben tracciato. Ci portiamo in breve
nell’ampia sella che divide il Piz de Puez a sinistra dal Col de Puez a
destra; per gli instancabili facciamo notare che quest’ultima cima può essere
facilmente aggiunta all’escursione sfruttando
il sentierino non segnato ma evidente che ne rimonta l’ampio pendio nord
occidentale partendo dalla nostra posizione. Volendo limitarsi al Piz de
Puez si prosegue seguendo i segnavia che obliquano a sinistra
in direzione della struttura sommitale della cima. Seguiamo a tornanti la
chiara traccia che
si porta sotto la verticale del valloncello detritico che divide in due la
parte superiore.
In breve raggiungiamo il ghiaione e lo rimontiamo molto faticosamente: è
questo l’unico punto impegnativo dell’intera escursione e la difficoltà è data
sia dalla forte pendenza che dall’estrema instabilità del fondo. Si tratta in
tutto di una decina di minuti di cammino da percorrere con cautela sino a
guadagnare la sommità del colatoio in pieno crinale. Ci troviamo a breve
distanza dal punto più alto: ignoriamo
il torrione roccioso a destra per seguire
gli ultimi segnavia che
aggirano a sinistra la parete ricadente dalla vetta. Senza alcuna difficoltà
raggiungiamo in pochi minuti
il culmine (m 2913 – libro di vetta - ore 1,30 dal Rifugio Puez – ore 4,30
dalla partenza). Il panorama di vetta è sconfinato: verso ovest osserviamo
le altre vette del Gruppo delle Odle, mentre ruotando verso nord notiamo, in
lontananza, il profilo del
Sass de Putia. Nei giorni limpidi l’orizzonte settentrionale è chiuso dalle
vette in parte ghiacciate delle Alpi Aurine e degli Alti Tauri. Spostandoci
verso oriente sfilano
le cime delle Dolomiti di Braies e i monti della Val Badia quindi, verso
sud, il
Gruppo Sella con l’inconfondibile piramide del
Piz Boè. Chiude il paesaggio a sudovest il
Sassolungo e l’altopiano di Siusi in una visione quanto mai appagante e
rimunerativa.
Il ritorno avviene a ritroso
sino al Rifugio Puez prestando attenzione, ancora una volta, al ripidissimo
ghiaione posto poco sotto la cima. Per il resto non vi sono difficoltà e in
un’ora e una quarto dalla vetta si rientra al rifugio (ore 5,45 complessive).
Suggeriamo ora una via di discesa differente che permette, con un
bell’itinerario circolare, di calare nuovamente in Vallunga. Dal rifugio
seguiamo verso ovest il bel sentiero n°2;
il tracciato traversa per lo più
in piano tra
i pascoli permanendo
in quota e dominando dall’alto la Vallunga. Si tratta di un
itinerario ampio e luminoso in ambiente vasto e con panorama che si perde a
grande distanza andando ad abbracciare sullo sfondo il Sassolungo. Il
verde dei pascoli è l’elemento dominante con
il percorso che indugia a lungo in quota; il percorso
volge poi a destra sino ad un ampio pianoro dove troviamo un importante
biforcazione.
Il sentiero 2 procede in direzione del Rifugio Firenze mentre noi volgiamo a
sinistra sul segnavia 16 con chiaro cartello indicante Selva di Val Gardena.
Scendiamo in moderata pendenza sino a portarci in prossimità di un
caratteristico paretone roccioso;
il sentiero scende a valle sviluppandosi sotto la strapiombante parete (al
pomeriggio si è in ombra). Verso sinistra possiamo apprezzare il tratto
appena percorso e notiamo che l’ampio
terrazzo prativo attraversato in precedenza precipita verso la Vallunga in
una serie di salti rocciosi. Uno di questi è solcato da una
particolare fenditura che taglia verticalmente la rupe per parecchie decine
di metri. Con numerose svolte
il sentiero cala tra prati in cui abbondano meravigliose fioriture di stelle
alpine. In uno splendido ambiente pastorale
raggiungiamo un pianetto erboso con vista davanti a noi sulle cime
dolomitiche poste sulla sinistra orografica della Vallunga.
Il percorso procede subito
oltre calando con
decisione verso destra e solcando i primi boschetti di conifere; siamo ormai
in vista del fondo valle, un’ultima frazione nel bosco rado
ci porta infine in Vallunga poco oltre la metà del suo sviluppo salendo da
Selva (ore 1,30 dal Rifugio Puez – ore 7,15 complessive). Il rientro alla
partenza richiede a questo punto la percorrenza a ritroso della Vallunga. E’
l’ultimo atto di una lunga cavalcata in ambiente dolomitico: camminiamo
stancamente tra le deboli pendenze del verdeggiante fondovalle. L’ampia
mulattiera è il degno finale di un’escursione stupenda che riempie al meglio
un’intera giornata. Il rientro a Selva richiede circa un’ora dal bivio con il
sentiero 16 portando a ore 8,15 il tempo totale dell’escursione.
Osservazioni:
Nel prendere in considerazione
questa salita ribadiamo la lunghezza complessiva dell’impresa. Nonostante il
sentiero nel complesso privo di difficoltà, l’escursione si rivela esigente da
un punto di vista fisico a meno che non si pianifichi un eventuale pernottamento
presso il Rifugio Puez.
Da notare che il percorso così
come descritto non è la via d’accesso più rapida alla vetta. Volendo ridurre la
lunghezza dell’itinerario, è possibile partire da Passo Gardena raggiungendo il
Rifugio Puez attraverso il Passo Cir, il Passo Crespeina e la Forcella Ciampei.
Dal rifugio alla cima il percorso è identico a quanto appena descritto. Si
risparmia in questo modo una mezz’ora scarsa di percorso (un’ora tra andata e
ritorno) sebbene l’itinerario sia comunque faticoso per i continui saliscendi
nell’ambito dell’Altopiano di Crespeina. Entrambe le possibilità sono comunque
molto interessanti e panoramiche. L’ascensione dalla Vallunga concede una prima
parte negli idilliaci prati del fondo valle il tutto seguito da una salita
logica tra i pascoli d’alta quota; la salita dal Passo Gardena avviene invece in
ambiente molto più “dolomitico” tra curiosi picchi e torrioni nella prima parte
quindi in un immenso altopiano carsico. Sono entrambe ipotesi consigliabili. Per
conoscere la salita da Passo Gardena potete leggere la via di salita al Sass
Ciampac considerando il tratto descritto sino al Rifugio Puez.
Per quanto riguarda
l’isolamento della zona occorre sottolineare che il percorso attraverso la
Vallunga sino al Rifugio Puez è assai frequentato nella bella stagione complice
la vicinanza ad un centro turistico importante come Selva di Val Gardena. Il
discorso cambia completamente nel tratto successivo: l’ascensione dal rifugio al
Piz de Puez avviene quasi sempre in una solitudine davvero sorprendente
considerata la zona. Questo, lungi dall’essere un difetto, concede di vivere e
toccare con mano la montagna “vera” in un ambiente ancora selvaggio ed arcaico.
Lo stesso discorso vale per la discesa sul sentiero 16, generalmente trascurato
nonostante la sua facilità in quanto la maggior parte degli escursionisti gli
preferisce il tracciato che attraversa integralmente la Vallunga.
Flora:
Un doveroso cenno lo merita la
caratteristica flora presente in questa zona per altro inclusa nel parco delle
Odle – Puez. Sono innumerevoli le specie osservate tra cui la rara
Dafne rosea (Daphne
striata) e la
Pedicolare a foglie verticillate (Pedicularis
verticillata) in Vallunga; salendo al rifugio abbondano sulle rocce la
sassifraghe tra cui
Sassifraga delle Dolomiti (Saxifraga squarrosa)
e diverse genziane; in agosto la più frequente è la piccola
Genziana nivale
(Gentiana nivalis). Nel tratto che segue il rifugio è presente
Spillone alpino
(Armeria alpina) e, nei ghiaioni,
Iberidella grassa (Thlaspi rotundifolium).
In ultimo ricordiamo le due emergenze botaniche più rare presenti nella zona. Lungo il sentiero 16
a breve distanza dal Rifugio Puez si osserva il
Lomatogonio
della Carinzia (Gentianella carinthiaca), un modesto ma splendido
fiore bianco della famiglia delle Genziane che in Italia ha un areale ridotto a
poche valli concentrate prevalentemente in Trentino Alto Adige. Si trova tra il verde dei
pascoli in associazione con le numerosissime
Stelle alpine (Leontopodium alpinum) che
caratterizzano questa zona. Ancora più rara è la
Sassifraga incurvata
(Saxifraga
cernua L.); sebbene non sia un'entità endemica è una pianta in Italia
estremamente rara che limita il suo areale a poche stazioni isolate nelle
Dolomiti e nelle Alpi Marittime. Ama i ripari sotto roccia e le caverne, in
posizioni fresche al riparo sia dal sole che dalle intemperie. E' presente a
meno di 100 m dal Rifugio Puez, a brevissima distanza dal sentiero di salita.
Preferiamo non rivelare la posizione esatta per non comprometterne la
sopravvivenza.
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