Forato (Prestreljenik)

FORATO (PRESTRELJENIK - m 2498)

Il Forato (Prestreljenik) è una grandiosa montagna calcarea posizionata sul confine di stato tra Slovenia e Italia. Il toponimo italiano trae origine dal caratteristico arco naturale presente lungo la cresta occidentale e ben visibile da entrambi i versanti. Purtroppo la via normale dal Rifugio Gilberti Soravito è stata irrimediabilmente danneggiata dalla costruzione di alcuni impianti per gli sport invernali, di conseguenza la prima parte della salita si articola presso gli sbancamenti creati per le piste di sci. Chiudete gli occhi di fronte ad uno scempio del genere e cercate di guardare oltre: l’ultima parte dell’ascensione riesce, nonostante tutto, a donare ancora forte emozione grazie ad un panorama di impressionante vastità e ad un sentiero che indubbiamente ha “carattere” con alcuni passaggi su roccette tutt’altro che banali. In generale il percorso appare, nel tratto superiore, piuttosto aereo rivelandosi adatto ad escursionisti esperti privi di vertigini. Un itinerario consigliabile solamente da metà luglio sino a tutto settembre per evitare nevai residui che tendono a permanere sino a metà estate.

L’escursione in breve:

Rifugio Gilberti Soravito (m 1850) - Piano del Prevala - Sella Prevala (Prevala - m 2067) - Škrbina pod Prestreljenikom (m 2292) - Monte Forato (Prestreljenik – m 2498)

Dati tecnici:

Dal Rifugio Gilberti Soravito (m 1850): Difficoltà: EE – In generale piuttosto esposto dopo la sella Škrbina pod Prestreljenikom con difficoltà di 1° grado negli ultimi 15 minuti d’ascensione. (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 708. Acqua sul percorso: assente con il Rifugio Gilberti Soravito alla partenza come unico punto d’appoggio.

Accesso alla partenza:

Si raggiunge Sella Nevea da Chiusaforte attraverso la Val Raccolana oppure da Tarvisio passando per Cave del Predil sino a guadagnare il valico. Poche centinaia di metri sotto al passo troviamo la funivia (informarsi sull’apertura estiva) che sale al Rifugio Gilberti Soravito.

Descrizione del percorso:

Il panorama osservabile presso il Rifugio Gilberti Soravito appare già di grande interesse. Il Monte Forato, obiettivo della nostra ascensione, incombe su di noi con la sua possente mole caratterizzata da una sovrapposizione di stratificazioni calcaree. Appare ben visibile l’arco naturale che ha dato nome alla montagna. Alle spalle osserviamo il lungo crinale culminante nello Jôf di Montasio a sovrastare il vasto e prativo Altopiano del Montasio. L’escursione ha inizio presso il rifugio (m 1850) scendendo su sentiero al sottostante Piano del Prevala, una vasta distesa detritica dall’aspetto quasi lunare. Sono sufficienti una decina di minuti di facile cammino per calare sino al punto più basso dell’escursione (circa m 1790). Attraversiamo il brullo altopiano sassoso dominato alla destra dalle vette di crinale per poi salire sul ripido ed instabile pendio all’estremità orientale della conca. Lasciamo alla nostra sinistra gli squallidi sbancamenti delle piste da sci rimontando la traccia nel faticoso ghiaione con pendenza che diviene assai marcata. L’ambiente brullo e desolato è allietato dalla presenza di una nutrita stazione di Papaver julicum, in piena fioritura nel mese di agosto. In ultimo il sentiero converge nella pista guadagnando infine l’ampia Sella Prevala (Prevala – m 2067 – confine di stato tra Italia e Slovenia – ore 0,45 dalla partenza). Osserviamo il profondo vallone che cala nel versante sloveno mentre a sinistra spicca l’erto rilievo roccioso del Monte Leupa.

La nostra escursione procede nel versante sloveno seguendo in moderata salita il tratto superiore della pista di sci. Un occhio attento noterà il sentiero segnato che si separa a destra della pista. Il tracciato in questione affronta il pendio con un ripidissimo colatoio attrezzato con funi metalliche fisse che sale a guadagnare i soprastanti ruderi di guerra. Sebbene si tratti del “nostro” percorso è preferibile in questa prima frazione evitarlo, considerata l’instabilità del fondo, per traversare più facilmente, al di sotto di esso, lungo la pista di sci. Poco oltre, dopo una decina di minuti di cammino, si può accostare il bordo destro della pista per scavalcare nel punto più adatto il salto generato dallo sbancamento. Si rimonta quindi il pendio per lo più erboso sino a riprendere il sentiero segnato inizialmente ignorato. Da notare il magnifico panorama esteso ad oriente sino a cogliere a grande distanza il Triglav, massima elevazione slovena, mentre uno scorcio sul versante italiano concede un colpo d’occhio sullo Jôf di Montasio. Alle spalle appare marcata ed attraente l’inconfondibile struttura sommitale del Monte Leupa. Procediamo guidati dal segnavia tra gli ultimi lembi a pascolo; al di sopra la vegetazione quasi scompare e il detrito calcareo ha il sopravvento. Traversiamo poco al di sotto dell’ardita Cima delle Pecorelle quindi aggiriamo il versante orientale del Prestreljenik raggiungendo un’evidente zona carsica. Con cautela seguiamo le indicazioni tra grandi massi levigati fra i quali si aprono profonde cavità spesso intasate dalla neve sino a stagione molto inoltrata. Questa frazione richiede particolare attenzione per evitare di cadere in una delle tante fessure che si aprono, anguste, tra i massi. Un paio di salti su altrettante roccette richiedono cautela quindi la difficoltà decresce sino ad intercettare, ancora una volta, l’ampia pista per lo sci. La rimontiamo guadagnando, in qualche minuto l’ampissima sella Škrbina pod Prestreljenikom (m 2292 – ore 1,50 dalla partenza) dalla quale ci affacciamo sugli impianti sciistici che salgono da Bovec. Il Monte Forato, nostro obiettivo, domina dall’alto la sella devastata dalle funicolari e dagli sbancamenti.

Ha ora inizio la frazione più interessante della salita: il segnavia guida sulla destra in direzione della soprastante cima, affrontando un settore scampato al nefasto intervento dell’uomo. Dobbiamo dapprima muovere verso la selletta posizionata alla base dell’ampia piramide sommitale. Per raggiungerla rimontiamo, su fondo per lo più roccioso, un’esile cengia inclinata, in parte esposta verso il salto sulla sinistra. Aggiriamo così il modesto cocuzzolo che ci sovrasta raggiungendo quasi in piano una posizione estremamente panoramica non solo sulle Giulie slovene ma anche a nord in direzione delle montagne del Tarvisiano. Verso meridione notiamo il brullo altipiano detritico posto immediatamente ai piedi del Monte Canin (Kanin). Il segnavia guida ora ripidamente, su fondo detritico, lungo la spalla orientale del Prestreljenik sino al bivio segnalato sulle rocce con vernice rossa. A sinistra troviamo indicazioni per “Okno” ovvero l’arco naturale che caratterizza la montagna; il nostro percorso procede invece verso destra tagliando in lunga diagonale ascendente il ripido pendio orientale della montagna. Il percorso appare ben marcato, tuttavia appare a tratti molto sottile ed aereo su fondo detritico instabile: nel complesso il traverso richiede pertanto piede fermo. Superato il tratto ghiaioso proseguiamo in moderata pendenza, con il tracciato scavato nel manto erboso, andando ad aggirare la montagna sul suo lato nordorientale. Da rilevare il magnifico colpo d’occhio verso il Mangart nonché in direzione dell’Altopiano del Montasio. Arriviamo addirittura a scorgere dall’alto l’insediamento turistico posto presso Sella Nevea. Il sentiero procede facendosi, per un breve tratto, nuovamente stretto ed esposto; volgiamo quindi a sinistra con minori difficoltà grazie al tracciato più ampio e al pendio meno inclinato. Siamo infine alle ripide roccette che caratterizzano la frazione sommitale. Incontriamo un paio di passaggi non esposti che raggiungono il 1° grado. Particolarmente il secondo può essere impegnativo per i meno esperti; è bene non fare affidamento sulla vecchia e malconcia fune metallica presente alla destra del costone roccioso. Oltre ad essere quasi arrugginita (estate 2013) scavalca l’ostacolo nel punto di massima esposizione essendo affacciata sull’impressionante strapiombo che precipita nel versante italiano. Più a sinistra il salto è più alto e non attrezzato (qualche metro) ma tutto sommato non esposto e con la presenza di alcuni appoggi. Superata questa difficoltà restano gli ultimi minuti di salita lungo il crinale che si affaccia vertiginosamente sul versante settentrionale. Brevemente e con attenzione raggiungiamo il vasto pianoro sommitale (m 2498 – ore 2,30 dalla partenza – libro di vetta).

Indimenticabile per vastità e bellezza il panorama, aperto a 360° grazie alla posizione isolata della vetta. Di grande interesse appare la vista del Monte Canin e degli altopiani carsici posti ai suoi piedi. Verso nord si precipita, come anticipato, sul versante italiano del Forato e non fatichiamo a riconoscere il Rifugio Gilberti Soravito dove la nostra ascensione ha avuto inizio. Da rilevare la vista a settentrione della bella dorsale culminante nella Cima di Terra Rossa, nei monti Cimone, Zabus e soprattutto nello Jôf di Montasio. Volgendo ad oriente, nei giorni limpidi siamo attratti dagli altri “giganti” delle Alpi Giulie come il Mangart, lo Jalovec e il Triglav, massima cima del gruppo. Profondamente scavata tra le montagne appare l’alta valle del Soča (Isonzo) con il paese di Bovec (Plezzo). Il rientro avviene forzatamente a ritroso prestando molta attenzione ai tratti impegnativi su roccette e alle frazioni esposte.   

Cenni sulla flora:

Di grande interesse appare la flora osservabile lungo la salita in quanto comprende alcune specie endemiche delle Alpi Giulie. Naturalmente i mesi di luglio e agosto sono i migliori per l’osservazione dei fiori in quanto il clima alpino d’altitudine vede la presenza della neve sino ad inizio estate. Segue una lista parziale delle principali specie avvistabili lungo il cammino.

Specie endemiche:

1)       Campanula di Zoys (Campanula zoysii); l’endemismo per eccellenza delle Alpi Giulie con areale esteso sia al versante italiano che a quello sloveno delle Alpi Giulie. E’ una tipica pianta dei detriti e soprattutto delle rocce calcaree, dove spesso si insedia in posizioni strapiombanti. La singolarissima forma della corolla la rende del tutto inconfondibile. Lungo la salita al Prestreljenik la pianta è infrequente tuttavia sono presenti pochi cespi a monte della sella Škrbina pod Prestreljenikom, nelle immediate vicinanze del bivio per l’arco naturale. La fioritura è di solito ritardata (agosto e talvolta settembre).

2)       Papavero delle Alpi Giulie (Papaver julicum); splendido endemismo dai grandi fiori bianchi con areale diviso in due parti. E’ presente principalmente su Alpi e Prealpi Giulie mentre un secondo areale interessa l’Appennino Centrale (ad esempio sul Gran Sasso). Nel ghiaioni compresi tra il Piano del Prevala e la Sella Prevala è presente una stazione ricchissima in piena fioritura nel mese di agosto.

3)       Bonarota gialla (Paederota lutea); endemica del nordest (Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli) ama i ghiaioni e soprattutto le rocce calcaree anche strapiombanti.

4)       Millefoglio di Clavena (Achillea clavenae); Tipica pianta di praterie, ghiaioni e pendii aridi su substrato calcareo. E’ un endemismo alpino – dinarico con areale esteso in Italia dalla Lombardia al Friuli.

5)       Alisso dell’Obir (Alyssum ovirense). Pianta endemica della Slovenia, Bosnia e Montenegro con areale che sconfina in Italia nel Friuli e in Veneto. E’ è una delle specie più belle e particolari osservabili lungo questo percorso. Abbiamo rilevato pochi esemplari appena sotto alla vetta. I fiori, di colore giallo intenso, non sono così appariscenti per via delle dimensioni contenute ma sono le foglie a celare la curiosità maggiore. Al tatto appaiono ruvide e una loro fotografia ingrandita vi rivelerà la presenza di parecchi peli di forma stellare. Un’entità meritevole di rispetto per la sua infrequenza in fioritura solitamente nella seconda metà di luglio.

6)       Iberidella grassa (Thlaspi rotundifolium), endemica delle Alpi, è facilmente reperibile nei ghiaioni mobili. Lungo il percorso descritto è particolarmente abbondante nella zona carsica compresa tra la Sella Prevala e la sella Škrbina pod Prestreljenikom.

Altre piante osservate:

1)      Graminia di Parnasso (Parnassia palustris)

2)       Genziana germanica (Gentiana germanica)

3)       Genzianella (Gentiana verna)

4)       Potentilla lucida (Potentilla nitida)

5)       Iberidella alpina (Hornungia alpina)

6)       Arabetta alpina (Arabis alpina)

7)       Cardo spinosissimo (Cirsium spinosissimum)

8)       Camedrio (Dryas octopetala)

9)       Cavolaccio alpino (Adenostyles alliariae)

10)   Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata)

11)   Silene a cuscinetto (Silene acaulis)

12)   Sassifraga setolosa (Saxifraga sedoides)

13)   Sassifraga gialla (Saxifraga aizoides)

14)   Sassifraga verde azzurro (Saxifraga caesia)

15)   Nigritella comune (Nigritella nigra)

16)   Linaiola d’alpe (Linaria alpina)

17)   Eufrasia (Euphrasia officinalis) 

18)   Pedicolare a foglie verticillate (Pedicularis verticillata)

19)   Nontiscordardime (Myosotis alpestris)

20)   Veratro comune (Veratrum album)

21)   Silene rigonfia (Silene vulgaris)

22)   Biscutella montanina (Biscutella leavigata)

23)   Gipsofila strisciante (Gypsophila repens)

24)   Vulneraria (Anthyllis vulneraria)

25)   Papavero alpino retico (Papaver alpinum subsp.rhaeticum)

26)   Rodiola rosea (Rhodiola rosea)

27)   Raponzolo orbiculare (Phyteuma obriculare)

28)   Moehringia cigliata (Moehringia ciliata)

29)   Spillone alpino (Armeria alpina)

30)   Tajola comune (Tofieldia calyculata)

31) Peverina di Carinzia (Cerastium carinthiacum)

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