Bragalata - Losanna - Uomo Morto - Bocco

BRAGALATA (m 1837)

LOSANNA (m 1855)

UOMO MORTO (m 1773)

BOCCO (m 1791)

Una bella sequenza di cime intorno ai 1700 - 1800 metri di quota caratterizzano il lungo settore di crinale compreso tra il Monte Bocco e l’Orsaro nell’ambito della provincia di Parma. Ci troviamo in parte nell’ambito del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano, a difesa di un settore di crinale che presenta spiccate caratteristiche d’alta montagna nonostante le quote non estreme. L’escursione che andiamo a descrivervi tocca un bel quartetto di cime rivestite della classica brughiera a mirtillo che caratterizza le maggiori cime di questo settore appenninico. Straordinario il panorama nei giorni più tersi, esteso dal Mar Tirreno con la Corsica, sino a gran parte della Pianura Padana con l’arco alpino a chiudere l’orizzonte settentrionale. E’ un’escursione per chi ama paesaggi sconfinati e laghetti in quota da percorrersi tra maggio e ottobre, non prima, per la presenza di troppa neve. 

Dati tecnici:

Partenza dal Lago Ballano (m 1325): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Dislivello assoluto: m 530. Acqua sul percorso: una bella fonte presso la Capanna Cagnin; da notare che nel periodo estivo è presente un chioschetto di ristoro alla partenza presso il Lago Ballano. Segnaletica: totale.

Accesso alla partenza:

Da Parma seguiamo la SS 665 Massese per il Passo del Lagastrello transitando attraverso i paesi di Langhirano, Pastorello, Palanzano e Monchio delle Corti. Subito oltre quest’ultimo paese lasciamo la statale in coincidenza della piccola borgata di Trefiumi per volgere a destra, sulla stradina nella faggeta che conduce alla diga idroelettrica del Lago Ballano. Presso la diga ha termine la strada con un parcheggio e un piccolo chiosco di ristoro. Abbandoniamo qui l’automobile per procedere a piedi sul segnavia 707.

Descrizione del percorso:

Il percorso si sviluppa inizialmente sul sentiero 707 che bordeggia a destra il lago artificiale di Ballano (m 1325). Siamo subito nel folto della faggeta guadagnando quota su sentiero ripido ma ampio e, a tratti, addirittura lastricato. In questa prima frazione la fitta alberatura non consente un’ampia visione se non qualche breve scorcio in direzione del lago Ballano e della lontana pianura.

Sempre nel bosco saliamo sino a raggiungere un culmine (m 1558) oltre il quale la mulattiera cala di quota in direzione del Lago Verde. Poco sotto lasciamo l’itinerario che raggiungerebbe in qualche minuto il lago per passare sullo stretto sentierino a sinistra mantenendo sempre il segnavia 707. La faggeta appare qui particolarmente densa e permette soltanto di intravedere, in basso a destra, il lago. Poco oltre, il tratto nel bosco ha termine e ci troviamo d’improvviso in un bel vallone caratterizzato da una splendida prateria; da notare il crinale sulla destra e nuovamente il lago Verde alle nostre spalle. Da notare che, a differenza del lago Ballano, si tratta questa volta di uno specchio d’acqua d’origine naturale che probabilmente risale all’epoca in cui un ampio ghiacciaio oggi scomparso occupava la vasta conca. Purtroppo, nonostante non si tratti di un lago artificiale, è stata aggiunta una diga assolutamente antiestetica che molto toglie all’incanto del luogo. Chiudete gli occhi e procedete, il sentiero da qui in avanti attraversa ambienti suggestivi non più danneggiati dall’intervento dell’uomo. Risaliamo a destra del monte Torricella procedendo poi nella densa brughiera per lo più a mirtillo guadando alcuni piccoli ruscelli. In moderata salita raggiungiamo infine un’ampia conca oltre la quale troviamo, al limitare di un piccolo boschetto di faggi, il piccolo rifugio non gestito ma sempre aperto denominato “Capanna Cagnin” (m 1589). E’ presente un’abbondante fonte molto utile per l’approvvigionamento d’acqua. E’ senz’altro appropriata una breve sosta per godere della tranquillità del luogo con bella visione sul Monte Torricella a sovrastare l’anfiteatro erboso.

Il proseguo, come anticipato, si sviluppa in salita nell’ultimo breve tratto boschivo; poco oltre siamo definitivamente all’aperto tra la prateria che riveste le montagne sino al crinale. Il sentiero, per lo più nel vaccinieto, transita presso alcuni affioramenti rocciosi; cala a guadare un piccolo solco per poi riprendere a salire in moderata pendenza entro la traccia ben marcata e scavata nella brughiera. In breve ci uniamo al sentiero 705 che sale da Prato Spilla. Il nostro tracciato prosegue volgendo con decisione verso destra in direzione di un soprastante dosso erboso posto poco sotto crinale. Il raggiungimento in salita di questa ondulazione rivela una splendida sorpresa in quanto trattiene il piccolo ma bellissimo Lago Martini (m 1714) in un ambiente di inatteso splendore. Sebbene molto più piccolo dei laghi Ballano e Verde, colpisce per l’eccezionale trasparenza delle sue acque e per la sua bellissima posizione davvero molto elevata in quanto posto poche decine di metri al di sotto del crinale principale dell’Appennino. Il sentiero di displuviale è infatti raggiunto dal Lago Martini in pochi minuti: il tracciato cambia direzione volgendo a sinistra tra l’estesa brughiera a mirtillo, puntando così diagonalmente verso il soprastante crinale: gli scorci alle spalle sul lago Martini costituiscono in questo tratto un motivo fotografico davvero molto bello. In breve siamo sul filo di cresta in coincidenza del Passo Giovarello (m 1752 – circa 2 ore dalla partenza - confine di regione Emilia - Toscana) con panorama che si apre immenso sul versante toscano sino a raggiungere il mare e addirittura la Corsica nei giorni più tersi. Siamo anche sul sentiero di displuviale (segnavia 00) che naturalmente può essere percorso nei due sensi. Scegliamo di procedere in salita verso destra seguendo il solco che segue fedelmente il filo della dorsale. Ci affacciamo sul Lago Martini in una visione più che mai entusiasmante in quanto ne sovrastiamo le acque da una posizione panoramicamente privilegiata. Alle spalle si apre il panorama sul crinale parmense sino al Monte Bocco mentre più a sinistra appare ben visibile la tozza piramide dell’Alpe di Succiso, una delle sei cime dell’Appennino Tosco Emiliano a varcare la soglia dei 2000 metri di quota. Siamo sovrastati davanti a noi da due sommità erbose: quella di destra è il Bragalata. Il percorso sale in questa direzione e in ultimo scarta a sinistra la vetta raggiungendo una poco pronunciata sella dalla quale si apre sull’altro versante la vista dei laghi del Compione. A questo punto, volgendo a destra, siamo in pochi passi sull’erbosa cima (m 1837 – ore 0,20 dal Passo del Giovarello – ore 2,20 complessive) con vasto panorama aperto verso oriente in direzione dell’Appennino Reggiano.

Dalla vetta del Bragalata osserviamo a breve distanza altre due cime di poco più alte raggiungibili tornando in pochi istanti alla selletta e proseguendo lungo il filo del crinale. La prima non ha nome e tocca i 1855 metri di quota: la raggiungiamo in pochi minuti e dalla sua sommità possiamo apprezzare verso est il precipite versante toscano con le sue caratteristiche stratificazioni orizzontali. A occidente osserviamo invece il proseguo del crinale sino al Monte Sillara, massima elevazione della provincia di Parma, con il laghetti del Compione in basso a destra che mostrano splendide colorazioni nei giorni di sole. Ancora pochi passi e siamo sulla terza elevazione, la più alta, ovvero il Monte Losanna (m 1856 – punto trigonometrico – 10 minuti dal Bragalata). E’ da segnalare la molta confusione ancora presente nei libri e nelle carte geografiche, specie le più vecchie. In passato queste elevazioni ravvicinate erano considerate infatti un’unica montagna con tre culmini e con due toponimi: Bragalata e Losanna. Già in un documento del Ducato di Parma risalente al lontano 1829 si legge del Bragolata o Losara: un tempo non vi era quindi distinzione tra le sommità e si tendeva per lo più a identificare come “Bragalata” l’intero complesso. Di recente è invalsa la tendenza a denominare “Losanna” la cima più occidentale nonché più alta (m 1856) e Bragalata la cima orientale e più bassa (m 1837). Curiosamente è rimasta senza nome la cima centrale che geograficamente è tuttavia la più importante in quanto da essa scende verso sud, e quindi nel versante toscano, un lungo crinale che divide le valli del Bagnone e del Taverne. Tornando alla nostra escursione è ora possibile proseguire lungo il segnavia di crinale raggiungendo il Monte Sillara oppure si può tornare a ritroso al Passo del Giovarello per poi proseguire lungo il segnavia 00 verso oriente.

Vi descriviamo questa seconda opportunità che permette di guadagnare altre due nuove cime: rientriamo pertanto dal Losanna transitando per la cima centrale senza toponimo e passando appena sotto il Bragalata. Proseguendo sui nostri passi scendiamo al Passo Giovarello potendo osservare nuove interessanti vedute lungo il filo di cresta e sul sottostante Lago Martini. In coincidenza con la sella (m 1752) invece di rientrare alla partenza calando a sinistra manteniamo il sentiero 00 di displuviale che procede, sottile e scavato nell’erba, lungo l’elegante filo di cresta. Il percorso si sviluppa in debole saliscendi con scarsi dislivelli attraverso una sequenza di ondulazioni che caratterizzano il crinale: l’unica identificata da un nome proprio è il cosiddetto Uomo Morto (m 1773) dalla forma conica che si apprezza superandolo e osservandolo alle spalle con la mole del Bragalata a fargli da sfondo. Il panorama permette di osservare, bassa e sulla sinistra, la vasta conca pratica al centro della quale è posta la località sciistica di Prato Spilla. Purtroppo gli inevitabili skilift molto hanno rovinato dell’ambiente naturale ma, fortunatamente, Prato Spilla e Lagdei sono in pratica le uniche due stazioni di sport invernali del parmense. Per il resto il panorama è rimasto inalterato e l’istituzione del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano ha ulteriormente tutelato la zona con particolare riferimento alla fascia di crinale. Oltre l’Uomo Morto il crinale si affossa in una pronunciata sella che precede la dura ma brevissima salita del vasto panettone del Monte Bocco (m 1791). Con un ultimo breve sforzo siamo sulla vetta (m 1791 – quasi 1 ora del Passo del Giovarello – 4 ore complessive); da notare la caratteristica costruzione di pietre presente sulla sommità. Il panorama è quanto mai vasto ed interessante: si osserva il proseguo del sentiero 00 con Cima Canuti e Monte Malpasso; sono le ultime 2 elevazioni del Parmense muovendo verso est dopodichè il crinale si abbassa al pronunciato Passo del Lagastrello, importante valico di transito tra Parma in Emilia e Massa in Toscana. Oltre il passo entriamo già in territorio della provincia di Reggio Emilia con la linea di displuviale che torna ad impennarsi in direzione delle più alte cime dell’Appennino Tosco Emiliano, prima fra tutte l’Alpe di Succiso. Tornando al panorama osservabile da Monte Bocco si nota in direzione del Passo del Lagastrello il lago artificiale di Paduli posto proprio presso il valico e dalle acque color turchese. Il ritorno alla partenza può essere effettuato tornando a ritroso e quindi affrontando il sentiero 00 attraverso l’Uomo Morto e quindi rientrando al Passo Giovarello. A questo punto caliamo alla partenza con il segnavia 707 transitando nuovamente per il lago Martini, la Capanna Cagnin, il Lago Verde per poi, infine, calare al parcheggio presso la diga artificiale del Lago Ballano. Un’altra soluzione un po’ più lunga potrebbe essere il rientro dal Passo Giovarello con il sentiero 705 che cala al Lago Martini per poi passare nella conca che conduce a Prato Spilla. Da quest’ultima località rientriamo a Lago Ballano con facile mulattiera (Sentiero 707).

Breve cenno sulla flora:

Alcune emergenze botaniche rendono davvero interessante questa escursione. Lungo il percorso è infatti osservabile, subito dopo lo scioglimento della neve, un raro endemismo dell’Appennino reggiano e parmense protetto da convenzioni internazionali: si tratta della Primula appenninica o Orecchia d’orso appenninica (Primula apennina Widmer), l’unica primula a petalo rosso presente nell’Appennino Tosco Emiliano. L’abbiamo osservata nello specifico lungo le bancate rocciose rivolte a nord e quindi sul versante emiliano del tratto di crinale compreso tra il Passo del Giovarello e il Monte Bragalata . Non mancano alcuni esemplari poco sopra il Lago Martini. Ci raccomandiamo di non raccogliere nel modo più assoluto questa pianta a forte rischio d’estinzione che rappresenta il simbolo di questo settore appenninico e che risulta ormai confinata a poche stazioni rivolte a nord della fascia di crinale tosco emiliano. Merita indubbia attenzione la presenza lungo il crinale di un’altra pianta che in Emilia assume caratteristiche di pianta inconsueta: si tratta del Tulipano montano (Tulipa australis Link) presente in alcune stazioni lungo il crinale dal piacentino sino al Corno alle Scale nel bolognese con distribuzione che diminuisce da occidente verso oriente. Abbiamo avvistato uno splendido esemplare poco sotto la vetta del Bragalata. Altre piante tipicamente montane sono avvistabili; è il caso della Cariofillata montana (Geum montanum L.), del Mezereo (Daphne mezereum L.) con i suoi caratteristici manicotti di fiori rosati, della Viola con sperone, dell’Antennaria dioica lungo il crinale che unisce Monte Losanna al Bragalata, e del Giglio martagone (Lilium martagon L.) osservabile anch’esso, con pochi esemplari, sempre lungo la linea di crinale sebbene battuta da venti talvolta impetuosi. Poco sopra il Lago Verde abbiamo infine osservato la Soldanella alpina (Soldanella alpina L.): questa pianta così comune su Alpi e Prealpi è invece assai rara in Emilia essendo presente soltanto nel reggiano e soprattutto nel parmense (specie nel circondario del Lago Santo e nella zona di Monte Paitino – Capanne di Lago Scuro). In conclusione ricordiamo a tutti che il tracciato descritto si trova nell’ambito del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano ed è quindi necessario il massimo rispetto per la natura evitando di danneggiare in qualsiasi modo flora e fauna. 

 

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