Cima Mughera - Punta dei Larici

PUNTA LARICI (m 907)

CIMA MUGHERA (m 1191)

Posta come una sentinella a guardia del paese di Limone, Cima Mughera offre una semplice ascensione adatta alle mezze stagioni. La quota contenuta e il clima mite legato alla vicinanza del Lago di Garda ne fanno una meta talvolta raggiungibile anche in inverno sebbene la neve possa per brevi periodi interessare il settore sommitale. L’ascensione può essere eseguita con partenza da Limone, in questo caso il dislivello è tuttavia considerevole raggiungendo i 1100 metri. Più semplice e meno faticoso appare il percorso con partenza da Pregasina. L’itinerario descritto prevede, grosso modo a metà sviluppo, il transito presso Punta Larici, sensazionale ed indimenticabile balcone naturale su buona parte del Lago di Garda.

L’escursione in breve:

Pregàsina (m 532) - Val Palaer - Ex Malga Larici (m 881) - Punta Larici (m 907) - Malga Palaer (m 946) – Passo Rocchetta (m 1159) - Cima Mughera (m 1191).

Dati tecnici:

Partenza da Pregàsina (m 532): Difficoltà: E (Suddivisione in base ai tratti: da Pregàsina alla Malga Palaer: T - Da Malga Palaer a Cima Mughera: E). (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 629. Acqua: presso Malga Palaer dopo circa ore 1,30 di cammino.

Accesso:

Da Riva del Garda si segue la statale della Val di Ledro che viene raggiunta con due lunghi tunnel. Subito dopo la seconda galleria lunga ben 3600 metri (tunnel Agnese), si individua sulla sinistra il bivio che conduce con una stradina a tratti strettissima ma asfaltata sino al paesino di Pregàsina (m 532). Lasciamo l’automobile nel piccolo parcheggio indicato chiaramente dai cartelli posto poco sotto la chiesa del paese.

Descrizione del percorso:

Dal parcheggio si risale la piccola scalinata lastricata che conduce alla soprastante strada; la guadagniamo in pochi istanti presso un vecchio lavatoio, per poi volgere a sinistra, passare davanti alla chiesa e procedere su agevole stradina tra le ultime case di Pregàsina. Da notare lo scorcio, verso nord, sull’estremità settentrionale del Lago di Garda sovrastato dai monti Stivo e Biaena.

Procediamo per pochi minuti sino all’evidente bivio indicato dai cartelli. Tralasciamo la strada cementata che sale a destra mantenendo il nostro tracciato e seguendo così lo stradello che risale la Val Palaer (segnavia 422 bis). Nel primo tratto possiamo godere di una splendida visione del Lago di Garda e del prospiciente Monte Altissimo di Nago quindi il tracciato si allontana dal lago entrando nello stretto valloncello boscoso con pendenza moderata e alcuni tratti cementati. Si prosegue nel folto con la possibilità d’evitare alcuni tornanti della strada grazie a brevi frazioni di sentiero in moderata pendenza. In ultimo manteniamo la strada bianca chiusa al traffico trascurando la deviazione a destra segnalata sulle rocce per Malga Palaer; possiamo così raggiungere l’ampia sella della Bocca dei Larici (m 881 – ore 1 dalla partenza) dove ci affacciamo in una splendida visione del Lago di Garda con particolare riferimento alla sponda bresciana con il paese di Limone. Il toponimo della sella non è casuale: la zona è caratterizzata dalla presenza di numerosi grandi alberi di larice. Si tratta dell’unica conifera non sempreverde: in autunno inoltrato le foglie aghiformi assumono spettacolari colorazioni tra il giallo oro e l’arancione. Il contrasto con l’azzurro del cielo e il blu del lago crea nei giorni sereni avvincenti visioni panoramiche per questa ragione il mese di novembre può rivelarsi particolarmente adatto alla salita. In coincidenza della Bocca dei Larici è inoltre bene non farsi sfuggire l’opportunità di guadagnare in pochi minuti, con una breve digressione, un punto panoramico straordinario. Si lascia la mulattiera per volgere a sinistra verso la vicinissima Malga Larici (m 887) quindi saliamo in qualche minuto sino al culmine della Punta dei Larici (m 908). Siamo in posizione molto prominente sul Garda: dalla cima il pendio precipita strapiombante sulle sottostanti acque, di conseguenza la vista è indimenticabile, forse la migliore dell’intera escursione. Si tratta pertanto di una deviazione irrinunciabile prestando la dovuta cautela all’esposizione della sommità verso il lago.

Rientriamo a ritroso, in pochi minuti, sino alla Bocca dei Larici per riprendere il nostro cammino su stradella bianca. In moderata pendenza e senza alcuna difficoltà raggiungiamo la splendida conca pratica che accoglie la Malga Palaer, talvolta aperta nella bella stagione (m 946 – ore 0,20 da Punta Larici - ore 1,30 dalla partenza). Presso il rifugio è presente un’ottima, abbondante fonte d’acqua (l’unica dell’intero percorso) oltre ad una torretta in legno per l’avvistamento degli animali. Lasciamo la strada bianca che prosegue oltre la costruzione per volgere a sinistra mantenendo il sentiero 422 bis e risalendo l’ampia conca a pascolo che accoglie il rifugio. La pendenza si fa più marcata mentre torniamo nell’ombrosa boscaglia. Più in alto torniamo a scorgere tra le frasche qualche bel colpo d’occhio verso la testata del Lago di Garda. Un’ultima frazione più erta su fondo terroso permette l’accesso al Passo Rocchetta (m 1159 – ore 0,35 dalla Malga Palaer – ore 2,10 dalla partenza) sormontato da un bizzarro torrione roccioso. Sulle rupi di questa curiosa formazione calcarea sono presenti diversi cuscinetti della bellissima Dafne delle pietre, pianta endemica delle Prealpi Bresciane che nel mese di maggio si riveste di meravigliosi fiorellini rosa. Da rilevare, ancora una volta, lo splendido panorama sul sottostante Lago di Garda mentre a settentrione, nei giorni più tersi, si arrivano a scorgere, lontanissime, le Dolomiti.

Alla base della guglia rocciosa del Passo Roccetta troviamo un importante bivio ben segnalato. Tralasciamo il sentiero più alto che traversa in direzione del Passo Guil per calare a destra con indicazioni per la Baita Segala. Dopo una breve discesa a tornanti il sentiero, ampio e ben tracciato, traversa senza dislivelli a mezza costa sul versante gardesano. Osserviamo davanti a noi il piccolo sperone roccioso di Cima Mughera, da questa prospettiva poco appariscente in quanto sovrastato a destra da pendici più elevate. Completamente diverso appare l’aspetto della montagna dal paese di Limone sul Garda in direzione del quale precipita un ripidissimo pendio dall’aspetto quasi strapiombante. Nel nostro caso il sentiero è ampio e addirittura pianeggiante tra vegetazione caotica che comunque non impedisce la vista del sottostante lago. In ultimo, in debole salita, raggiungiamo un poggio a breve distanza dal nostro obiettivo. Pochi metri sopra di noi, sulla destra, è posto un piccolo rifugio in legno con panchine mentre sulla sinistra si separa il sentiero 101 per Limone. Scegliamo quest’ultima opportunità che conduce in una decina di minuti verso la prospiciente, ormai vicinissima Cima Mughera. Abbandoniamo pertanto l’ampia mulattiera per la Baita Segala calando su stretto sentierino sconnesso alla sottostante selletta. Risaliamo l’opposto costone su fondo detritico instabile sino a raggiungere rapidamente il culmine di Cima Mughera (m 1191 – ore 2,40 dalla partenza).

Al pari di Punta Larici si tratta di una posizione panoramica di grande bellezza. La visione sul vicino Monte Altissimo di Nago appare di particolare imponenza mentre l’estremità settentrionale del Garda è occultata dalle rocce del Passo della Rocchetta. Verso occidente siamo sovrastati dalla grandiosa mole del vicino Monte Carone, erboso in vetta ma caratterizzato da guglie e pareti calcaree nel suo lato rivolto a sud. Inutile rimarcare la vista del sottostante paese di Limone. Il rientro avviene a ritroso e l’intera escursione non impegna, tra andata e ritorno, per oltre 5 ore.

Cenni sulla flora:

Sebbene si tratti di un itinerario di bassa quota influenzato dal clima quasi mediterraneo del Lago di Garda, non mancano, lungo questo itinerario, almeno un paio di specie floreali endemiche tipiche dei rilievi prealpini insubrici.

L’entità più preziosa è data indubbiamente dalla Dafne delle rocce (Daphne petraea) presente sulle rocce e sui pinnacoli calcarei che caratterizzano gli immediati dintorni del Passo della Rocchetta. Nel mese di maggio si schiudono moltissimi fiorellini rosa che rallegrano e fanno vivere queste rocce solo all’apparenza inospitali e prive di vita. Come detto si tratta di una pianta endemica ad areale particolarmente ristretto: è nota unicamente per i monti della Val di Ledro, della Val Vestino e per la zona della Corna Blacca – Cima Caldoline a cavallo tra la Val Sabbia e la Val Trompia. Le stesse rocce che accolgono la Daphne petraea vedono la presenza di un altro importante endemismo insubrico: si tratta della Primula meravigliosa (Primula spectabilis), le cui infiorescenze rosso – violetto sono una gioia per gli occhi. E’ rilevabile in discreta quantità non soltanto al Passo della Rocchetta ma anche presso la sommità di Cima Mughera. L’areale della pianta in questione appare esteso dalla Val Camonica sino alle Prealpi Venete con centro di distribuzione nella zona dei monti Tombea e Caplone. A seconda della stagione un occhio attento non mancherà di scorgere altri magnifici fiori lungo il percorso descritto. Fra tutti ricordiamo il Dente di cane (Erithronium dens-canis) presente nel sottobosco tra Bocca dei Larici e Malga Palaer, Erica carnea (Erica carnea) dagli inconfondibili cuscini di fiori rosati, la Rosa di Natale (Helleborus niger) in precoce fioritura tardo invernale, la bella Campanula selvatica (Campanula trachelium) presso Pregasina,  il Ciclamino delle Alpi (Cyclamen purpurascens), il Colchico (Colchicum autumnale) e la bellissima Ofride del Benaco (Ophrys benacensis).

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