Guglielmo

MONTE GUGLIELMO (GÖLEM – Cima Castel Bertino - m 1948)

Con la sua imponente e tozza mole, il Monte Guglielmo è la montagna dei bresciani per eccellenza, osservabile distintamente da gran parte della Pianura Padana centrale e spesso innevata fino a primavera molto inoltrata. Il culmine della montagna si ha nel Dosso Pedalta (m 1952), mentre il Guglielmo vero e proprio è posto poco più a meridione assumendo il nome di “Cima Castel Bertino”. Da notare il monumento al Redentore posto proprio in vetta che riteniamo assurdo e del tutto antiestetico a banalizzare una cima che comunque resta bellissima per posizione e panorama. Curiosa l’origine del nome “Guglielmo” frutto dell’erronea traduzione in italiano della denominazione lombarda della cima e cioè “Gölem” derivante dal latino “culmen” ovvero “culmine”. Curiosamente le cartine topografiche riportano molto spesso entrambe le denominazioni trattando il toponimo lombardo con la stessa ufficialità di quello italiano. Posizionato sulla dorsale che divide il bacino del Lago d’Iseo dalla media Val Trompia, il Guglielmo offre un panorama particolarmente avvincente e un esplosione di fiori sulle sue pendici. Qui di seguito andiamo descrivervi la via normale di salita: vi accorgerete subito che tratta di un’ampia mulattiera quasi fino in cima, ma vi preghiamo di non scartare questo itinerario per la troppa semplicità: il Guglielmo è un orto botanico spontaneo a cielo aperto e vi entusiasmerà per i 1000 colori dei fiori che ne ricoprono le pendici soprattutto in primavera. Un itinerario molto più bello di quanto si pensi da evitare nelle giornate estive più calde per le temperature troppo elevate.

Dati tecnici:

Partenza dal Rifugio Croce di Marone (m 1160): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). - Segnaletica: totale - Dislivello assoluto: m 788 – Acqua: assente, tuttavia 100 metri sotto la vetta è presente come ottimo punto d’appoggio il Rifugio Almici (aperto nella bella stagione); ricordiamo anche, per un eventuale scorta di cibo e liquidi, il Rifugio Croce di Marone ad inizio cammino (sempre aperto).

Accesso:

Lungo la statale 510 risaliamo la sponda bresciana del Lago d’Iseo (lato orientale del lago). In coincidenza del paese di Marone troviamo il bivio per salire con strada a tornanti fino al paese di Zone, famoso per il fenomeno naturale delle cosiddette “piramidi di terra”. Dopo nemmeno un paio di km, e quindi senza raggiungere Zone, troviamo a destra la stradina stretta ma asfaltata, che conduce direttamente al Rifugio Croce di Marone (m 1160), punto di partenza del nostro trekking.

N.B E’ possibile salire al rifugio Croce di Marone anche dal paese di Zone per mezzo di un'altra strada che tuttavia sconsigliamo in quanto ghiaiata per parecchi km e purtroppo in cattivo stato con pericolose buche e sconnessioni.

Descrizione del percorso:

Come detto la nostra escursione ha inizio presso il Rifugio Croce di Marone (m 1160) dove troviamo un ampio parcheggio sulla sinistra. Il cammino ha inizio in moderata salita sviluppandosi lungo il proseguo della strada, da qui provvidenzialmente chiusa al traffico. Una tabella presso la sbarra che chiude al transito la carrareccia ricorda la flora protetta e qui più che mai risulta appropriato un pannello del genere considerata la grande varietà di fiori che caratterizzano le pendici del Guglielmo. Da notare che in coincidenza del primo tornante si stacca sulla destra una ripida mulattiera pietrosa che permette di evitare la prima frazione di cammino andando a riprendere la carrareccia più in alto, presso Malpensata (m 1348 – ore 0,25 dalla partenza). Il tracciato stradale risulta un po’ più lungo ma con salita decisamente più lieve. Si può decidere, considerato che si tratta di un percorso ad andata e ritorno, di percorrere una possibilità in salita e l’altra a scendere. Belli, in entrambi i casi, gli scorci alle spalle in direzione del pianoro prativo del Rifugio Croce di Marone e sulla cima di Punta Almana.

Presso Malpensata le due possiblità si ricongiungono e si prosegue brevemente lungo la strada bianca sino ad un nuovo bivio: ancora una volta si stacca, questa volta a sinistra, un ripidissimo sentierino segnato (sempre segnavia 3V bianco-azzurro). In questo caso consigliamo di seguirlo proprio in salita in quanto abbrevia considerevolmente il percorso, non solo per la forte pendenza ma anche perché evita un tratto stradale a tornanti che indugia a lungo, portandosi dapprima molto a meridione rispetto alla cima del Guglielmo. Il sentiero, dopo un ripido tratto nel bosco, raggiunge una bella spalla assolata dove si apre davanti a noi la vista della cima del Guglielmo mentre alle spalle possiamo apprezzare il tratto salito osservando in basso il Rifugio Croce di Marone. Dopo un breve falsopiano riprende la ripida salita con bel colpo d‘occhio su Malpensata; alcune frazioni sono visibilmente artefatte e rinforzate grazie alla presenza di alcune travi in legno per evitare che il terreno, qui molto friabile, possa cedere. Proseguendo la salita si attenua sino a raggiungere una verdeggiante piana a pascolo. Il sentierino bordeggia in ultimo un muretto sino alla Malga Guglielmo di Sotto (m 1571 – ore 1,15 dalla partenza) dove andiamo a riprendere l’ampia strada bianca. Da questo punto in avanti non vi sono ulteriori deviazioni: volgiamo a sinistra e manteniamo fino al suo termine la stradina ghiaiata che risale dolcemente tra i pascoli aggirando a nordovest la sommità del Guglielmo. Nelle giornate terse risulta suggestiva la visione alle spalle sul distante Lago d’Iseo dapprima a fare da sfondo ai prati quindi più evidente mentre si sale di quota. La pendenza della mulattiera resta per tutto lo sviluppo del percorso molto moderata e il tracciato diviene addirittura cementato nella frazione superiore. A colpire sono, particolarmente in primavera, gli splendidi tappeti prativi ai lati della stradina, caratterizzati da una moltitudine di fiori a rallegrare un panorama di per sé già meritevole (vi rimandiamo in coda alla descrizione per vedere alcune delle bellissime specie floreali osservabili). Nel proseguo la pendenza si attenua fino a raggiungere il bel pianoro a pascolo che accoglie la Malga Guglielmo di Sopra (m 1744) caratterizzata da alcuni piccoli laghetti nelle sue immediate vicinanze. Da questo splendido terrazzo possiamo osservare chiaramente la soprastante cresta e la cima del Guglielmo: non facciamo fatica ad intuire il proseguo del percorso infatti scorgiamo già, poco più in alto, il Rifugio Almici nostro prossimo obiettivo. Per raggiungere la costruzione proseguiamo nel seguire la stradina che si riduce ad una mulattiera ben battuta; essa riprende quota lasciando alle spalle il pianoro e permettendo una vista sempre più suggestiva sul ripido pendio che dalla vetta del Gölem scivola sino alla Malga Guglielmo di Sotto. Un ultimo sforzo e siamo al Rifugio Almici, ottimo punto d’appoggio aperto nella stagione estiva (m 1861 – ore 2,10 dalla partenza). Da qui la vetta appare ormai vicinissima e a portata di mano: un esile ma facile sentierino risale verso la selletta posta sul crinale a sinistra della cima. Dalla forcella in pochi minuti siamo in vetta (m 1948 – ore 2,25 dalla partenza) con bellissimo panorama a oriente sulla Val Trompia, a nord sul Dosso Pedalta con il sottostante rifugio Almici, mentre sotto la verticale della cima verso occidente è particolarmente suggestiva la visione della Malga Guglielmo di Sotto con i suoi laghetti. Verso settentrione sfilano, all'orizzonte, le principali cime delle Alpi Orobie

Rientro a valle:

Il rientro a valle avviene a ritroso. In coincidenza della Malga Guglielmo di Sotto è possibile una variante che sarà particolarmente apprezzata dagli amanti della flora: è infatti possibile, come indicato in precedenza, mantenere la strada bianca invece di seguire il ripido sentierino di salita. Si scende comunque a Malpensata anche se con percorso un po’ più lungo. Si transita in questo caso lungo un primo tratto quasi piano bordeggiato a sinistra da alcuni rupi calcaree dove abbonda la Primula orecchia d’orso. Possiamo osservare il proseguo del percorso che cala con una lunga sequenza di curve tra stupendi prati dove è presente il Meleagride alpino. Raggiunto un accentuato tornante (splendido panorama) la strada torna verso nord ovest calando con più decisione di quota. Il tracciato si riporta nel bosco e si unisce nuovamente al sentiero 3V presso Malpensata. Altre note sulla flora della salita al Guglielmo le trovate qui di seguito.

Cenni sulla flora:

Straordinaria è la flora osservabile in questo trekking; la presenza di un numero incredibile di fiori sulle sue pendici giustifica più che ampiamente la salita al Guglielmo nonostante il percorso molto semplice. Per stilare questa relazione abbiamo salito il Gölem a fine maggio rilevando la presenza di un sorprendente numero di specie floreali alcune delle quali particolarmente rare. Nella zona culminale, tra la Malga Guglielmo di Sopra e la cima abbiamo osservato il Croco (Crocus vernus) e la Scilla bifoglia (Scilla bifolia L.)presso le ultime chiazze di neve. Due endemismi molto rari interessano inoltre questa fascia: si tratta dei petali rosso violacei della Primula lombarda (Primula glaucescens Moretti) e della Primula meravigliosa (Primula spectabilis Tratt.). Abbonda, non appena se ne va la neve, la Soldanella alpina (Soldanella alpina L.), mentre proprio in vetta non possiamo ignorare i curiosi manicotti fioriti del Mezereo (Daphne mezereum L.). Nelle vicinanze della Malga Guglielmo di Sotto troviamo nei prati la protetta Orchidea sambucina (Dactylorhiza sambucina (L.) Soò) e la Genzianella (Gentiana verna L.). Nel settore inferiore, tra la malga Guglielmo di Sotto e Malpensata sono presenti altre due piante protette; la prima è il Meleagride alpino (Fritillaria tubaeformis G. et G.) endemico e particolarmente raro ma comunque osservabile ai lati della carrareccia. Sulle rupi per lo più inaccessibili che sovrastano la mulattiera abbonda invece la Primula orecchia d’orso (Primula auricula L.). Altre piante meno rare ma comunque molto belle interessano la zona compresa tra la partenza e la Malga Guglielmo di Sotto: è il caso del Mughetto (Convallaria majalis L.), del Citiso irsuto (Chamaecytisus hirsutus ( L. ) Link.), del protetto Asfodelo montano (Asphodelus albus Miller), del Botton d’oro (Trollius europaeus L.), del Lino alpino (Linum alpinum Jacq.), dell’Anemone alpino (Pulsatilla alpina (L.) Delabre) e dei bellissimi cuscinetti di Saponaria rossa (Saponaria ocymoides L) che rivestono le rocce anche nelle posizioni più assolate; non manca l’Aquilegia scura (Aquilegia atrata Koch) nonchè alcuni tipi d’orchidee come l’Elleborina bianca (Cephalanthera longifolia (L.) Fritsch) e l’Orchide maschia (Orchis mascula L.). La lista potrebbe continuare a lungo ma crediamo sia sufficiente per apprezzare la grande varietà floreale di questa zona prealpina.

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