Pala di Santa (Zanggen)

PALA DI SANTA (ZANGGEN - m 2488)

Il monte Pala di Santa, posto all’estremità meridionale del Gruppo del Latemar, è un colosso di porfido, una montagna piuttosto inusuale nel panorama delle Dolomiti. Le rocce che ne caratterizzano il profilo hanno ben poco a che vedere con le guglie slanciate della parte centrale del Latemar presentando invece maggiori somiglianze con la non lontana catena porfirica del Lagorai. La salita, priva di difficoltà e non troppo lunga, vi concederà un magnifico panorama, dal grande pianoro di vetta, esteso verso le Alpi Centrali. Si tratta di un’ascensione consigliabile sin da giugno grazie alla favorevole esposizione della via di salita al sole di mezzogiorno e che può essere eseguita, in assenza di neve, sino ad autunno inoltrato.

L’escursione in breve:

Passo di Lavazè (Lavazè Joch - m 1802) – Busa dala Neve (m 1892) – Le Tombole (m 2065) – Pala di Santa (Zanggen – m 2488)

Dati tecnici:

Dal Passo di Lavazè (m 1802): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 686. Acqua sul percorso: presso la Busa dala Neve.

Accesso alla partenza:

Esistono due possibilità per raggiungere il Passo di Lavazè, dove ha inizio la nostra escursione:

1)     Si percorre la SS 48 delle Dolomiti dal paese di Ora raggiungendo, in Val di Fiemme, la periferia di Cavalese. Abbandoniamo il proseguo della statale volgendo a sinistra sulla strada che, superato il paese di Varena, risale fino al Passo di Lavazè in coincidenza del quale abbandoniamo l’automobile.

2)     Il Passo di Lavazè può essere raggiunto da Bolzano risalendo la Val d’Ega sino a raggiungere, presso Ponte Nova, il bivio a destra che permette di salire fino al valico.

Descrizione dell’itinerario:

Come anticipato, la partenza avviene in coincidenza del Passo di Lavazè (m 1802). Presso il valico è presente un bel laghetto che presenta un’interessante flora acquatica. Appare già, ben visibile, la grande mole della Pala di Santa, meta della nostra escursione.

Il cammino ha inizio sulla larga carrareccia chiusa al traffico che si sviluppa verso oriente. Superati i prati che caratterizzano l’area circostante il valico entriamo nel bosco di conifere. L’alberatura, a tratti rada, concede ottimi scorci sulle non distanti cime del Corno Bianco e del Corno Nero a dominare il Passo di Oclini. In breve siamo alla cosiddetta Busa da la Neve (m 1892) dove abbandoniamo il proseguo della forestale per mantenere il segnavia 574, risalendo il sentiero che si separa a sinistra e che si articola, ancora una volta, nel bosco di conifere. Sebbene con alcune schiarite, camminiamo prevalentemente all’ombra dell’alberatura sino a raggiungere la località Le Tombole (m 2065). Il nostro percorso cambia ora bruscamente direzione. Abbandoniamo il percorso che proseguirebbe verso l’Alpe di Pampeago per volgere a sinistra seguendo il cartello indicante la cima.

Per un tratto proseguiamo nel folto quindi usciamo dal bosco. Su tracciato ora più aperto rimontiamo l’ampia cresta sudoccidentale della Pala di Santa in ambiente in prevalenza prativo. Incontriamo i ruderi di una vecchia costruzione abbandonata mentre di fronte a noi è già visibile la cima ed un’elevazione di poco più bassa che precede la vetta vera e propria. Da notare il paesaggio che si apre nuovamente verso Corno Bianco e Corno Nero nonché alle spalle verso la Val di Fiemme e ad oriente ad abbracciare altri gruppi dolomitici. La salita procede tra prati e rocce porfiriche sino ad accostare la base dell’anticima a cui abbiamo accennato poco fa. Affrontiamo una frazione un poco più ripida tra caotici affioramenti rocciosi guadagnando la sommità dell’anticima. Di fronte a noi osserviamo il sinuoso crinale che sale in direzione del punto più alto. Il sentiero segnato segue elegantemente il filo di cresta tra massi di porfido in ambiente quanto mai vasto ed aperto ad orizzonti sempre più ampi. Da rilevare lo scorcio sulla sottostante partenza con visibile, distintamente, il laghetto presso il Passo di Lavazè. Procediamo tra affioramenti di roccia rossastra assolutamente inusuali per l’area dolomitica. In ultimo il sentiero segnato abbandona il filo di cresta per obliquare a sinistra evitando il salto roccioso sommitale. Avanziamo in diagonale ascendente tra pietrame e sfaticcio sino ad uscire sul crinale sommitale a breve distanza dal punto più alto che raggiungiamo senza ulteriori ostacoli (m 2488 - ore 2 dalla partenza).

Il paesaggio che si apre ai nostri occhi è del tutto inatteso: dopo aver salito il sinuoso crinale meridionale si apre ai nostri occhi il vasto plateau erboso che caratterizza l’area sommitale. Un ambiente tanto ampio appare sorprendente e lascia spazio ad una vista aperta in direzione nord verso il settore principale del Latemar. Osserviamo inoltre un ampio tratto della sottostante Val di Fiemme nonché parecchie cime dolomitiche poste sulla sinistra orografica della Val Fassa. Si ripete la vista del Corno Bianco e del Corno Nero mentre nei giorni più limpidi la vista si estende sino a raggiungere, all’orizzonte occidentale, le grandi catene in parte ghiacciate poste al confine con la Svizzera e l’Austria. Il rientro avviene a ritroso per un totale di ore 3,30 di cammino.

Cenni sulla flora:  

Indichiamo di seguito alcune tra le principali specie botaniche osservate in occasione della nostra salita, avvenuta nella prima metà del mese di agosto.

1)     Saponaria minore (Saponaria pumila). Raro endemismo delle Alpi Orientali presente in Italia con poche stazioni concentrate per lo più in Trentino Alto Adige e in Veneto. Presenta una vistosa fioritura strisciante di colore rosa. Lungo l’itinerario descritto è presente lungo la cresta sud a monte della località le Tombole.

2)     Campanula barbata (Campanula barbata)

3)     Campanula di monte (Campanula scheuchzeri)

4)     Campanula a mazzetti (Campanula glomerata)

5)     Nigritella comune (Nigritella nigra)

6)     Silene rupestre (Atocion rupestre)

7)     Piede di gatto (Antennaria dioica)

8)     Verga d’oro (Solidago virgaurea)

9)     Sassifraga a foglie cuneate (Saxifraga cuneifolia)

10)  Mirtillo nero (Vaccinium myrtillus)

11)  Garofano superbo (Dianthus superbus)

12)  Garofanino maggiore (Epilobium angustifolium) alla partenza presso il Lago Lavazè

13)  Senecio biancheggiante (Senecio incanus)

14)  Sassifraga zolfina (Saxifraga bryoides)

15)  Billeri pennato (Cardamine resedifolia)

16)  Rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum)

17)  Poligono anfibio (Persicaria amphibia)

18)  Spigarola delle foreste (Melampyrum sylvaticum)

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