Piz da l’Ova Cotschna

PIZ DA L’OVA COTSCHNA (m 2715)

 

L’Alta Engadina è ben conosciuta in campo turistico per i suoi meravigliosi laghi e per il grandioso ambiente d’alta montagna in cui è posta. Sono aree ben note in inverno per gli sport invernali ma non è da meno l’estate grazie ad una fitta rete di sentieri d’ogni livello di difficoltà. Quello che cercavamo era una cima d’impegno escursionistico che permettesse di raggiungere un’altitudine ragguardevole e possibilmente con uno splendido paesaggio sui sottostanti laghi. La nostra scelta cadde sul Piz da l’Ova Cotschna e fu una grande sorpresa in senso positivo. Non soltanto questa vetta riassume quanto detto prima; in realtà offre molto di più regalando una salita facile quanto memorabile. Al grandioso paesaggio di vetta, esteso ad un ampio tratto dell’Engadina, si deve aggiungere la visita ad un piccolo laghetto d’altitudine dalla colorazione quasi surreale grazie alle acque turchesi che lo caratterizzano. Stiamo parlando del Lej da l’Ova Cotschna esteso per 5200 mq e annidato in un circo glaciale a circa 2600 metri d’altitudine. La via di salita ne sfiora la sponda settentrionale offrendo un ambiente selvaggio a quattro passi dalla confusione di St. Moritz, città presso la quale ha inizio la nostra avventura. In cima non potrete fare altro che cadere in contemplazione ammirando uno dei paesaggi più avvincenti del circondario. Resta scontata la raccomandazione d’eseguire l’ascesa tra luglio e settembre scegliendo una giornata limpida in grado di esaltare i fantastici colori offerti dalla natura. Il dislivello da scavalcare è rilevante (intorno ai 1000 metri) ma il fondo del percorso appare benevolo e privo di passaggi su roccia rendendo il cammino tutto sommato costante e non troppo duro. Occorre osservare che il percorso di salita è in gran parte coincidente con la via normale al Piz Mezdì, altra importante vetta del circondario. Soltanto a mezz’ora dalla cima le due tracce si dividono con la deviazione a destra che conduce dapprima al bellissimo laghetto quindi in vetta.

L’escursione in breve:

St. Moritz-Bad (m 1778) – bivio per Piz Mezdì (m 2606) – Lej da l’Ova Cotschna (Lej Rosatsch – m 2618) – Piz da l’Ova Cotschna (m 2715)

Dati tecnici:

Partenza dal St. Moritz - Bad (m 1778): Difficoltà: E; brevissima cengia attrezzata senza difficoltà intorno ai 2500 m di quota (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 937. Acqua potabile sul percorso: torrente dopo il bivio a quota 2058 m.

Accesso:

Chi proviene da Livigno o da Tirano entra in territorio svizzero salendo e scavalcando il Passo del Bernina. Procediamo in discesa oltre il valico toccando il paese di Pontresina quindi volgiamo a sinistra raggiungendo la città di St. Moritz. Superato il centro del paese svoltiamo a sinistra entrando a St. Mortiz-Bad. Troviamo la Via Tegiatscha che seguiamo brevemente sino al punto in cui, dopo aver bordeggiato un parco giochi, volge a sinistra. In coincidenza della curva si separa sulla destra il nostro sentiero (m 1778) con cartelli segnaletici indicanti il Piz Mezdì e il Piz da l’Ova Cotschna. L’automobile può essere lasciata dopo la curva o in una delle precedenti traverse parallele usando uno dei vari parcheggi, quasi sempre a pagamento, che sono disponibili nella città. Chi proviene da Chiavenna, o comunque dalla Val Bregaglia, scavalca il Passo Maloja entrando in alta Engadina. Si procede con la statale bordeggiando una serie di bellissimi laghi (Segl, Silvaplana ecc) giungendo infine alla periferia di St. Moritz. Alla rotonda prima del centro si volge a destra entrando a St. Mortiz-Bad. Si raggiunge la partenza come indicato sopra.

Descrizione del percorso:

La prima parte del percorso si sviluppa interamente su ampia mulattiera che si sviluppa nel fresco del bosco di conifere. Troviamo quasi subito una prima biforcazione dove volgiamo a sinistra e una seconda dove invece andiamo a destra. Entrambi i bivi sono ottimamente segnalati dai cartelli senza incontrare alcun problema d’orientamento. Il proseguo mantiene inalterate le sue caratteristiche: procediamo in moderata salita tra larici e abeti in un ambiente che di primo mattino è sempre fresco e molto ombroso anche in piena estate.  In breve il sentiero confluisce in un’ampia strada forestale a fondo naturale chiusa al traffico (m 1920). La seguiamo verso destra seguendone per un tratto il tracciato. La salita prosegue molto moderata con l’ascesa che resta poco faticosa. In breve troviamo un'altra biforcazione sempre ben identificata dai cartelli. Ignoriamo il bivio a destra (m 2010) per il Lej dals Chöds mantenendo la sterrata che si innalza diagonalmente verso oriente. In breve la forestale si riduce ad una mulattiera nel bosco che abbandoniamo poco oltre seguendo il segnavia che si separa sulla destra risalendo il sentiero che si mantiene nel folto. La salita, più ripida rispetto alla prima parte, conduce in breve ad un costone (m 2058) dove, tra le frasche, cominciamo ad intravedere il sottostante lago di St. Moritz. Siamo inoltre all’ennesimo bivio. Ignoriamo il proseguo per Muottas da Schlrigna volgendo con decisione sul ripido sentiero che si separa a destra ancora una volta con cartelli indicanti il Piz Mezdì e il Piz da l’Ova Cotschna. Scavalchiamo un bel torrente che offre la possibilità di fare scorta d’acqua quindi proseguiamo faticosamente con un tratto sassoso particolarmente ripido che appare scavato nel pendio. Comincia a ridursi considerevolmente l’alberatura e possiamo finalmente godere di un magnifico panorama aperto su St. Moritz e più ad oriente in direzione di Samedan. Salendo diviene più comodo il fondo con il sentiero che guadagna quota in modo più regolare e senza balze rocciose. Il tracciato comincia a volgere verso destra andando a tagliare il ripido pendio. In coincidenza di una costola rocciosa inclinata il sentiero è stato rinforzato con alcune travi di legno rendendo il passaggio del tutto comodo.

Per un tratto la pendenza decresce lasciando spazio ad una frazione quasi in piano che si sviluppa alla base di alcune ripide balze. Da rilevare la vista che si estende progressivamente sino ad includere, oltre al Lago di St. Moritz, il Lago Champfer e il Piz Lagrev con il piccolo ghiacciaio presso la vetta. Il traverso prosegue lungamente alternando frazioni erbose con altre su roccia sino a guadagnare la base del grande vallone dominato a destra dalla cupola sommitale del Piz da l’Ova Cotschna mentre a sinistra sono incombenti i contrafforti del Piz Mezdì. Il sentiero si arrampica sulla sinistra del canalone (destra orografica). Guadagniamo quota con una lunga sequenza di tornanti in ambiente che diviene selvaggio e solitario complice l’altitudine e l’assenza ormai totale di alberatura. Tra detriti e scampoli di terreno erboso prendiamo quota lasciando alla nostra sinistra una rupe strapiombante. Nella parte superiore del vallone il sentiero volge deciso verso destra affrontando pressoché in piano una cengia rocciosa. Un brevissimo passaggio, stretto ed esposto, è ben attrezzato con fune metallica fissa che permette di scavalcare il tratto senza difficoltà. Subito oltre la cengia diviene ampia e rassicurante sino ad immettere in un facile pendio che rimontiamo, tra rocce ed erba, andando a guadagnare un importante bivio (m 2606 – ore 2,30 dalla partenza). 

Lasciamo a sinistra il sentiero che prosegue in direzione del Piz Mezdì volgendo a destra con il cartello indicante la nostra meta (Piz da l’Ova Cotschna). La frazione che segue è del tutto comoda articolandosi tra le deboli ondulazioni dell’ampio terrazzo detritico ai piedi delle cime soprastanti. Andiamo a sfiorare il bellissimo lago denominato Lej da l’Ova Cotschna o anche, in alcune cartine, Lej Rosatsch (m 2618), posto poche decine di metri a sinistra rispetto al tracciato segnato. L’incredibile colorazione turchese delle acque tradisce la presenza, in sospensione, del limo glaciale. É assolutamente consigliata la digressione, uscendo dal sentiero segnato, che permette di toccarne le sponde ammirando il colore dello specchio d’acqua da angolazioni diverse. Bizzarra la scelta del toponimo: “Ova Cotschna” significa infatti “acqua rossa” e di fatto non centra nulla con il reale colore del laghetto. Con tutta probabilità il nome si rifà alla sorgente termale che sgorga presso St. Moritz. La nuova denominazione “Lej Rosatsch” altro non fa che confondere ulteriormente la toponomastica esistendo già un lago con lo stesso nome nel versante opposto della montagna.

Riprendiamo il sentiero segnato lasciando a sinistra il lago e andando a bordeggiare quasi subito un altro piccolo specchio d’acqua più piccolo. Il contrasto di colore con il precedente è molto forte: turchese chiaro, quasi lattiginoso il Lej da l’Ova Cotschna, molto più scuro e con acque basse il secondo benché posto a nemmeno 100 metri dal precedente. Una bizzarria della natura davvero sorprendente. Pochi passi e sfioriamo una terza pozza quasi asciutta al nostro passaggio (avvenuto nel mese di agosto) ma probabilmente ricca di acque ad inizio stagione, immediatamente dopo il disgelo.

Andiamo ora ad accostare la base della calotta sommitale con il terrazzo detritico che lascia spazio alla breve salita conclusiva. Affrontiamo un paio di tornanti quindi andiamo a tagliare verso sinistra, in diagonale ascendente, il pendio detritico. La frazione permette di dominare dall’alto la conca morenica con i tre laghetti offrendo uno spettacolare colpo d’occhio. Davanti a noi osserviamo, sotto la verticale del Piz Rosatsch e del Piz San Gian, ciò che rimane del ghiacciaio denominato Vadret da Rosatsch. Purtroppo il cambiamento climatico ha ridotto la massa glaciale in modo drammatico e ormai, ciò che resta della vedretta, altro non è che un minuscolo fazzoletto di ghiaccio nerastro in quanto coperto dai detriti e dalle pietre che si staccano dalle pendici soprastanti. In breve guadagniamo la dorsale sommitale della montagna. Il sentiero volge improvviso verso destra. Siamo ormai in vista della cima; risaliamo tra lembi erbosi, detrito e rocce affioranti lungo la traccia e con il paesaggio che si apre verso sinistra offrendo un grandioso scorcio sul Lago di Segl e sul Lago di Silvaplana. In breve guadagniamo il bellissimo pianoro di vetta del Piz da l’Ova Cotschna (m 2716 – ore 3 dalla partenza – libro di vetta).

Il panorama è indimenticabile essendo la cima protesa verso la vallata sottostante. Osserviamo il Lago di St. Moritz, il Lago Champfer, il Lago di Silvaplana e il Lago di Segl per citare solo i più grandi ed importanti. Dominiamo un lungo tratto dell’Engadina in direzione di Zernez oltre naturalmente alle cime che fanno da quinte alla vallata. Solamente verso sud il panorama è ostacolato dall’incombente presenza del Piz Rosatsch e del Piz San Gian ad impedire la visione del retrostante Bernina. Inutile ribadire la visione del sottostante lago inconfondibile per il suo colore, attraente quanto surreale. Il rientro avviene a ritroso ed impegna per circa 2,15 ore portando a 5,15 ore complessive la camminata al netto delle soste.

Cenni sulla flora:

L’escursione al Piz da l’Ova Cotschna sebbene abbia inizio nella città di St. Moritz raggiunge ambienti d’altitudine dove la natura è selvaggia e primordiale. L’ascesa rende possibile l’osservazione di una magnifica flora d’alta montagna. Segue un estratto delle principali specie osservate in occasione della nostra salita avvenuta alla metà del mese di agosto.

1)    Primula a foglie intere (Primula integrifolia). In Italia è una specie piuttosto rara segnalata unicamente in Lombardia e in Piemonte tipica delle zone a prolungato innevamento. Lungo l’escursione descritta è una delle piante più preziose che si possono osservare.

2)    Primula a foglie larghe (Primula latifolia)

3)    Pedicolare di Kerner (Pedicularis kerneri)

4)    Sempiterni dei Carpazi (Antennaria carpathica)

5)    Senecio della Carnia (Senecio incanus subsp. carniolicum), endemico delle Alpi Orientali.

6)    Azalea alpina (Loiseleuria procumbens)

7)    Semprevivo montano (Sempervivum montanum)

8)    Canapicchia glaciale (Omalotheca supina)

9)    Silene a cuscinetto (Silene acaulis)

10)  Piumino rotondo (Eriophorum scheuchzeri)

11)  Rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum)

12)  Genziana punteggiata (Gentiana punctata)

13)  Genziana di Koch (Gentiana acaulis)

14)  Genziana nivale (Gentiana nivalis)

15)  Cardo spinosissimo (Cirsium spinosissimum)

16)  Silene rupestre (Atocion rupestre)

17)  Poligono viviparo (Polygonum viviparum)

18)  Margherita alpina (Leucanthemopsis alpina)      

19)  Campanula di monte (Campanula scheuchzeri)

20)  Campanula barbata (Campanula barbata)

21)  Sassifraga gialla (Saxifraga aizoides)

22)  Sassifraga stellata (Saxifraga stellaris)

23)  Achillea moscata (Achillea moschata)

24)  Napello (Aconitum napellus)

25)  Graminia di Parnasso (Parnassia palustris)

26)  Ranuncolo dei ghiacciai (Ranunculus glacialis)

27)  Garofanino maggiore (Epilobium angustifolium)

28)  Mirtillo nero (Vaccinium myrtillus)

29)  Celoglosso (Coeloglossum viride)

30)  Senecio rupestre (Senecio squalidus subsp. rupestris)

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