Alpe di Succiso - Casarola

ALPE DI SUCCISO (m 2017)

CASAROLA (m 1978)

L’Alpe di Succiso è una delle sette cime dell’Appennino Settentrionale a varcare la soglia dei 2000 metri (la sesta per la precisione). Come noto sono tutte vette, ad eccezione del Monte Prado, poste al di fuori della linea di displuviale essendo posizionate a nord del crinale (e quindi completamente in territorio emiliano).

L’Alpe di Succiso a differenza delle altre presenta tuttavia peculiarità davvero uniche per questo settore montuoso; l’Appennino Tosco Emiliano è infatti una sequenza di cime per lo più alla portata degli escursionisti con camminate che raramente superano le 2 – 2,30 ore di cammino. Da questo punto di vista l’Alpe di Succiso presenta caratteristiche di montagna molto più selvaggia con una via normale che varca abbondantemente le 3 ore di salita. L’ambiente è nel complesso arcaico e per lo più poco frequentato complice un isolamento che si è mantenuto nel tempo grazie alla completa assenza di strade di servizio (anche bianche) che risalgano le pendici di questa grande montagna. Il percorso stesso di salita presenta difficoltà superiori alla norma per le vette dell’Appennino Settentrionale a rendere questa cima molto desiderata e apprezzata dagli esperti escursionisti. L’itinerario suggerito è circolare e comprende la salita ad una seconda vetta poco distante: il Monte Casarola che sfiora anch’esso i 2000 metri di quota.

Dati tecnici:

Dal Passo del Cerreto (m 1261): Difficoltà: EEA (Vai alla scala delle difficoltà). Suddivisione delle difficoltà in base ai tratti: dal Passo del Cerreto al Passo di Pietra Tagliata: E; tra il Passo di Pietra Tagliata e l’Alpe di Succiso: EEA; per il resto E -  Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 756. Acqua sul percorso: Bella fonte nel tratto compreso tra il Passo dell’Ospedalaccio e le Sorgenti del Secchia.

Accesso alla partenza:

L’escursione ha inizio in coincidenza del Passo del Cerreto, uno dei più importanti valichi rotabili dell’Appennino Settentrionale. Si raggiunge il passo con la S.S n° 63, da Reggio Emilia per chi sale dal versante emiliano, oppure da Aulla per chi proviene dalla Toscana.

Descrizione del percorso:

Il panorama alla partenza promette già una grande escursione di montagna; verso ovest osserviamo le creste rocciose del Monte Alto mentre più a nordovest è ben visibile l’imponente e tozzo rilievo dell’Alpe di Succiso, il tutto in un ambiente verde e lussureggiante. Ad impensierire potrebbe essere l’evidente distanza di quest’ultima cima, difatti la via normale impegna per oltre 3 ore di salita. Come detto l’escursione ha inizio in coincidenza del Passo del Cerreto (m 1261) sfruttando in questa prima parte il sentiero di crinale. Troviamo il segnavia (sentiero 00) nel piccolo parco subito dietro al bar presente in coincidenza del passo. I primi 45 minuti di cammino si articolano su sentiero per lo più nel bosco di faggi con dislivelli insignificanti (pochi saliscendi) e con qualche schiarita che permette d’osservare a occidente le pendici di Monte Alto. Raggiungiamo infine l’ampia distesa prativa del Passo dell’Ospedalaccio (m 1271), sella molto aperta e vasta, oltre la quale il crinale, procedendo verso ovest, torna ad impennarsi in importanti cime. Subito oltre il passo, manteniamo tuttavia il sentiero di crinale solo per un breve tratto; poco oltre siamo infatti ad un bivio: il sentiero 00 procede a sinistra verso la vetta di Monte Alto con sentiero esposto e impegnativo, mentre noi volgiamo a destra sul segnavia n° 671 in direzione delle Sorgenti del Secchia.

Ha così inizio un tratto in salita che si porta nella faggeta per poi rasentare un’ottima e abbondante fonte d’acqua potabile posta a sinistra del tracciato. Il proseguo della salita concede qualche apertura ad oriente che permette di apprezzare la distanza ormai notevole del Passo del Cerreto. Nonostante sia trascorsa solo un’ora abbondante dalla partenza è infatti rilevante la distanza coperta grazie ad un tracciato che sino al sottostante Passo dell’Ospedalaccio si è rivelato lineare e sbrigativo grazie agli scarsi dislivelli. Ancora un breve tratto di salita e raggiungiamo la Costa della Marinella (1533 metri), quindi il sentiero volge con decisione verso sinistra, ora quasi in piano nell’ombra di una faggeta che si fa molto densa e ombrosa. Perdiamo debolmente quota nel fitto bosco, sino ad accedere improvvisamente alla splendida Conca del Prataccio il cui fondo è occupato dalle Sorgenti del Secchia (m 1536 – ore 1,30 dalla partenza); i faggi lasciano spazio ad un magnifico altipiano prativo d’altitudine in un ambiente di rara bellezza e solitudine per l’Appennino Settentrionale. Il verdeggiante pascolo è solcato dalle prime vene di acqua limpidissima che poco più a valle andranno a costituire il fiume Secchia, mentre ad ovest il pianoro è chiuso e sovrastato dalla dorsale rocciosa che unisce Monte Alto all’Alpe di Succiso passando per il Passo di Pietra Tagliata.

Nel bel mezzo dell’altipiano lasciamo la traccia a destra (segnavia 675) per la Sella Casarola, per volgere invece a sinistra, lungo il ruscello, in direzione del crinale. Solchiamo per intero il pascolo, passando presso un caratteristico macigno e portandoci al bordo occidentale delle Sorgenti del Secchia. Abbandoniamo a questo punto il pascolo e riprendiamo a salire ripidamente con una breve frazione di nuovo nella faggeta. Poco sopra siamo definitivamente all’aperto con il bosco che lascia spazio alla prateria d’altitudine che caratterizza le più alte cime dell’Appennino Tosco Emiliano; molto bello il colpo d’occhio sulle sottostanti vene del Secchia. Il sentiero sale ripido, con parecchie svolte ma senza apprezzabili difficoltà sino a raggiungere, poco sotto cresta, i curiosi affioramenti rocciosi che caratterizzano le soprastanti cime. Il sentiero stesso sfrutta in ultimo le cenge create dalla stratificazione delle rocce per accedere infine alla marcata sella del Passo di Pietra Tagliata (m 1753) con un passaggio molto particolare proprio in coincidenza della forcella (enorme lastrone di roccia inclinata a sinistra a precedere l’arrivo in pieno crinale).

Sono trascorse ore 2,15 dalla partenza e il panorama dal passo è grandioso; siamo inoltre ad un importante crocevia di sentieri. Di fronte a noi cala il sentiero 673 in direzione dei Ghiaccioni; un altro ramo del sentiero 673 volge a sinistra, in direzione sudovest, con traccia attrezzata in direzione di Monte Alto. Possiamo osservare parte di questo tracciato mantenere grosso modo il crinale che appare caratterizzato da torrioni e picchi rocciosi irti ed aguzzi. Il nostro itinerario volge invece sulla destra mantenendo il segnavia 671 e affrontando immediatamente una scoscesa fascia rocciosa. Siamo nel tratto più impegnativo dell’intera escursione: il crinale si assottiglia e propone una serie di salti rocciosi ripidi e molto esposti assicurati provvidenzialmente con infissi metallici. E’ una sezione molto breve, tuttavia la difficoltà non è assolutamente trascurabile e si tratta in effetti di una frazione di via ferrata e non di un semplice sentiero attrezzato. Ci sentiamo di consigliare l’uso dell’imbragatura o comunque la presenza di un compagno più esperto per chi non ha esperienza in relazione a tratti attrezzati. L’esperto escursionista proverà piacere nel superare questo tratto affilato: un liscio lastrone verticale privo di appigli rappresenta il passaggio più spettacolare e una staffa metallica fornisce l’unico appoggio per i piedi. Subito al di sopra si traversa lungo il sottile crinale con minore pendenza e con difficoltà più contenuta sempre guidati dalla fune metallica. Un risalto più accentuato è aggirato a sinistra, subito oltre hanno termine le attrezzature e le maggiori difficoltà in coincidenza di un ampia sella di crinale. Il seguito altro non è che un innocuo sentiero nella prateria: la salita è per lo più costante con l’itinerario che segue grosso modo il filo di cresta. I tratti più impegnativi sono comodamente aggirati sulla sinistra per poi recuperare il crinale. In ultimo, tra massi e affioramenti detritici ci portiamo infine sulla vetta dell’Alpe di Succiso (m 2017): sono trascorse  3 - 3,15 ore dalla partenza e meno di un’ora dal Passo di Pietra Tagliata.

Vasto ed interessante il panorama, particolarmente verso il crinale appenninico posto a sud con in bella evidenza la cima di Monte Alto, i Groppi di Camporaghena e Punta Buffanaro. Verso nordest, dalla cima dell’Alpe di Succiso si prolunga uno splendido crinale prativo che conduce alla vicina e ampia vetta del Monte Casarola, prossimo obiettivo del nostro trekking. Evidente appare di conseguenza il proseguo: il tracciato mantiene il lungo filo di cresta (segnavia 667) perdendo debolmente quota; possiamo osservare distintamente lo sviluppo del sentiero con bella vista alle spalle sulla cima appena abbandonata dell’Alpe di Succiso. Raggiungiamo la selletta divisoria tra quest’ultima cima e il Monte Casarola: siamo alla Sella Casarola (m 1945) a brevissima distanza dalla cima dell’omonima vetta, caratterizzata da una sagoma ampia e tozza. Il raggiungimento del punto più elevato non richiede altro che una veloce risalita che impegna per pochi minuti sino a guadagnare l’ampia ed erbosa sommità (m 1978 – meno di 30 minuti dalla cima dell’Alpe di Succiso). Sempre notevole la vista alle spalle dell’Alpe di Succiso, mentre un ampio canalone spesso innevato per tutta la primavera scende dalla cima verso nordovest in direzione del paese di Succiso.

Per descrivere una bella escursione circolare abbandoniamo a questo punto il proseguo del sentiero che cala verso il Passo Pratizzano e ignoriamo anche il segnavia 651 che cala a destra verso Capiola. Rientriamo a ritroso tornando in pochi minuti alla Sella Casarola (m 1945); abbandoniamo a questo punto l’itinerario di cresta già percorso all’andata per calare a sinistra sul segnavia 675. Il sentierino dapprima traversa in debole discesa quindi cala molto ripidamente, nella prateria d’altitudine, andando a descrivere un ampio semicerchio nel vallone sottostante la cima dell’Alpe di Succiso; inconfondibile, da questo versante, la cima che appare come un cocuzzolo caratterizzato da numerose stratificazioni rocciose. Persi, tra facili balze erbose, quasi 400 metri di dislivello, il sentiero volge infine verso destra riportandosi per un tratto nella folto della faggeta; in ultimo accediamo all’idilliaca piana delle Sorgenti del Secchia (m 1565 – 1 ora dalla Sella Casarola – ore 4,45 dalla partenza) dove il bosco lascia spazio al verdeggiante pascolo e dove torniamo a ricongiungerci al sentiero di salita. Dalle Sorgenti del Secchia il rientro al Passo del Cerreto ricalca a ritroso il sentiero di salita tornando al Passo dell’Ospedalaccio per poi seguire il sentiero di crinale (segnavia 00) sino alla partenza (6 ore complessive).

VARIANTE PER EVITARE IL TRATTO ATTREZZATO TRA IL PASSO DI PIETRA TAGLIATA E L’ALPE DI SUCCISO

E’ possibile salire la vetta dell’Alpe di Succiso evitando il breve tratto di via ferrata subito oltre il Passo di Pietra Tagliata. In questo caso si utilizza per l’ascensione il sentiero descritto sopra come via di discesa. In sintesi raggiunte le Sorgenti del Secchia si volge a destra sul sentiero 675 per salire faticosamente ma senza difficoltà sul crinaletto in coincidenza della Sella Casarola. Si volge quindi a sinistra seguendo il sentiero di cresta che conduce direttamente al punto più elevato.

Rispetto al percorso descritto sopra la salita è meno logica e più lunga (almeno ore 3,30 per salire sull’Alpe di Succiso), ma è comunque un’alternativa accettabile per chi soffre i tratti esposti o impegnativi.

LA FLORA DELL’ALPE DI SUCCISO:

Tutto il settore più elevato del crinale appenninico tosco emiliano è ricco di emergenze botaniche di grande interesse. Non fa eccezione la zona dell’Alpe di Succiso che offre all’escursionista una grande varietà di fiori a rallegrare una già bellissima escursione. Tra i fiori che abbiamo potuto osservare ricordiamo il Giglio martagone (Lilium martagon L.) presente in buona quantità nel tratto iniziale compreso tra il Passo del Cerreto e il Passo dell’Ospedalaccio ma anche in pieno crinale presso il Passo di Pietra Tagliata. In maggio – giugno il Giglio rosso di S.Giovanni (Lilium bulbiferum L.) caratterizza le pendici orientali dell’Alpe di Succiso ed è quindi ben osservabile sia alle Sorgenti del Secchia che, soprattutto, lungo il crinale che dal Passo di Pietra Tagliata porta alla cima. Rilevante la presenza del Semprevivo alpino (Sempervivum montanum L.): questa pianta particolarmente resistente alle avverse condizioni d’alta montagna è presente in parecchie stazioni lungo la cresta che unisce Monte Casarola all’Alpe di Succiso. Di notevole importanza è la presenza della bellissima Aquilegia alpina (Aquilegia alpina L. - ad esempio al Passo di Pietra Tagliata), nonché dell’Astro alpino (Aster alpinus L.) che ha colonizzato le balze rocciose anche verticali risalite dal breve tratto attrezzato descritto nella via di salita. Non manca l’Anemone narcissino (Anemone narcissiflora L.) e, sulle rupi rocciose, la presenza piuttosto frequente della Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata Miller) oltre a quella più rara della Sassifraga moscata (Saxifraga moschata Wulfen). Altri fiori comunemente osservabili sono la Genzianella (Gentiana verna), la Scorzonera rosea (Scorzonera rosea Waldst. & Kit.), la Pedicolare zolfina (Pedicularis tuberosa L.) e il Garofano minore (Dianthus deltoides L.). Tra gli endemismi più rari e belli dobbiamo senz’altro segnalare la Primula appenninica o Orecchia d’orso appenninica (Primula apennina Widmer), l’unica primula a petalo rosso presente nell’Appennino Tosco Emiliano. Protetta da convenzioni internazionali e inserita nella lista rossa delle piante a rischio d’estinzione in Italia, è una pianta il cui areale è ristretto ad una piccola sezione del crinale appenninico tosco emiliano interessando unicamente le province di Reggio Emilia, Parma e Massa. E’ osservabile in particolare presso il passo di Pietra Tagliata e in prossimità della vetta dell’Alpe di Succiso.

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