Cima Verde - Cima Polzone

CIMA VERDE (m 2119)

CIMA POLZONE (m 2127)

Chiunque frequenti le Alpi Orobie non può non conoscere la Presolana. Sebbene non sia la cima più alta del gruppo è ugualmente tra le più conosciute del bergamasco in virtù dello spettacolare profilo strapiombante che presenta verso settentrione grazie alle rocce dolomitiche che lo caratterizzano. Si tratta di un grande massiccio non alla portata del normale escursionista in quanto circondato in ogni lato da rupi verticali. La natura ha tuttavia dotato la Presolana di un magnifico belvedere naturale che permette ai non alpinisti di godere di una sua visione ravvicinata. Si tratta della Cima Verde, della Cima Polzone e del crinale che unisce le due elevazioni. Sebbene il percorso che conduce alle loro vette sia un po’ avventuroso in quanto non segnato e a tratti esile è comunque alla portata di un escursionista di media esperienza. Ferma restante la necessità di una giornata tersa per via delle nebbie che spesso avvolgono la zona, si tratta in ogni caso di un percorso adatto alla bella stagione (tra giugno ed ottobre). Merita speciale menzione la flora straordinaria che caratterizza l’intera area in quanto essa è stata, all’epoca delle glaciazioni, risparmiata dal ghiaccio fungendo da isola di rifugio per numerose specie oggi endemiche della regione insubrica. In coda alla descrizione trovate un ampio resoconto delle principali osservabili. Che dire se l’escursione dovesse apparirvi troppo breve? Non vi è alcun problema nell’aggiungere altre vette del circondario per riempire al meglio la giornata. Fra tutte la più consigliabile è senz’altro il Monte Ferrante e il vicino Ferrantino con la possibilità di portarsi anche sulle più distanti Cima di Fontanamora e Monte Vigna Vaga.

L’escursione in breve:

Ristoro Cima Bianca (m 2072) – Passo Scagnello (m 2076) - Cima Verde (m 2119) - Passo di Polzone (m 2062) – Cima Polzone (m 2127) - Rifugio Albani (m 1939) - Colle della Guaita (m 2095)

Dati tecnici:

Partenza dal Ristoro Cima Bianca (m 2072): Difficoltà: EE (T sino al Passo Scagnello; EE nel tratto successivo che comprende la salita alla Cima Verde, alla Cima Polzone e la discesa al Rifugio Albani;  E nella salita dal rifugio al Colle della Guaita; T il ritorno dal Rifugio Albani al Ristoro Cima Bianca (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale sino al Passo Scagnello, del tutto assente nel tratto successivo che comprende la salita alla Cima Verde e alla Cima Polzone. Rari ometti e qualche scolorito segnavia nella discesa al Rifugio Albani. Segnaletica di nuovo presente nel tratto successivo sino al Colle della Guaita. Dislivello assoluto: circa m 230. Acqua sul percorso: assente.

Accesso alla partenza:

Si raggiunge la partenza dell’escursione risalendo la Val di Scalve sino al paese di Dezzo per poi volgere a sinistra, con indicazioni per il Passo della Presolana. Dopo appena 1,5 km, poco prima della frazione di Valle Sponda, si abbandona la strada per il passo volgendo a destra sulla provinciale che, in pochi chilometri, conduce al paese di Colere (m 1013). Nel mese di agosto e talvolta nei fine settimana di luglio (informarsi preventivamente) è aperta la seggiovia in due tronchi che, partendo dal paese, conduce dapprima alla Malga Polzone quindi, con la seconda frazione, al Rifugio Ristoro Cima Bianca (m 2072), poco al di sotto del crinale. Senza funivia l’escursione diviene di molto più lunga e faticosa. La descrizione che segue ha inizio presso la stazione a monte della funicolare.

Descrizione del percorso:

Dal Ristoro Cima Bianca (m 2072) l’escursione si sviluppa verso oriente seguendo l’ampia strada bianca che conduce al Rifugio Albani. Il panorama, sin dai primi passi, appare davvero suggestivo in quanto davanti a noi si stagliano le grandiose pareti calcaree del Pizzo della Presolana. Alla sua base spicca la piccola, curiosa piramide di Cima Verde e non fatichiamo a capire l’origine di questo toponimo: le pendici, densamente rivestite di verdeggiante vegetazione, spiccano sulle retrostanti rocce dolomitiche biancastre della Presolana. Lungo il cammino notiamo alla sinistra le ondulazioni del grande altopiano carsico denominato “Mare in Burrasca” caratterizzato da praterie discontinue intercalate da affioramenti rocciosi. L’orizzonte settentrionale è dominato dal Gruppo dell’Adamello con i suoi grandi ghiacciai mentre il proseguo del cammino offre un eccellente scorcio in direzione di un tratto della Val di Scalve. Procediamo avvicinandoci alla Cima Verde con l’ampia carrareccia che comincia a calare in direzione del Rifugio Albani. Ne abbandoniamo quasi subito il tracciato per volgere a destra su sentierino con segnavia non indicato da cartelli ma comunque evidente in quanto sale in diagonale in direzione di Cima Verde. Si tratta di un breve sentiero di collegamento in quanto dopo qualche minuto intercetta e si immette nel più importante tracciato segnato che dal Rifugio Albani sale al Passo Scagnello raggiungendolo, volgendo verso destra, in breve tempo (m 2076 – ore 0,45 dalla partenza – ometto di pietra con toponimo in metallo del valico). Nel caso dovesse sfuggire il sentierino che si separa alla destra dell’ampia strada bianca è comunque possibile calare sino al Rifugio Albani per trovare alla destra il sentiero che ascende al passo prolungando il percorso soltanto di un quarto d’ora circa.

Da notare il paesaggio osservabile dal valico, aperto verso destra in direzione della grande cupola rocciosa del Monte Ferrante mentre verso sud cala la Valle di Valzurio dominata dall’omonima cresta rocciosa. Alla sinistra siamo sovrastati dall’ormai prossima Cima Verde mentre di poco più lontane sono le strapiombanti pareti del Pizzo della Presolana. Abbandoniamo il sentiero segnato per rimontare il ripido ma elegante crinale che conduce alla sommità della Cima Verde. Bastano pochi minuti dal sottostante valico, seguendo una traccia non segnata ma ben visibile e chiaramente scavata nel manto erboso, per guadagnare il punto più alto (m 2119 – ore 1 dalla partenza).

Dal punto più alto il panorama sul sottostante altipiano del “Mare in Burrasca” appare notevole per vastità e completezza. Altrettanto bella è la visione della Val di Scalve sovrastata a sinistra dalle grandi cime silicee delle Alpi Orobie tra le quali notiamo il Pizzo Tornello.

L’escursione prosegue lungo il crinale che dalla Cima Verde si sviluppa verso Cima Polzone. Si tratta di una cresta esile ed affilata, percorsa da una traccia non indicata nelle mappe ma presente, che ne ricalca grosso modo il filo. Da rilevare qualche tratto parzialmente nascosto dalla fitta vegetazione arbustiva oltre ad alcune frazioni in lieve esposizione su entrambi i versanti. Si tratta in ogni caso di passaggi alla portata di ogni buon escursionista lungo un crinale altamente panoramico che sorprende in quanto perfettamente percorribile. Raggiungiamo un marcato intaglio dello spartiacque: si tratta del Passo di Polzone (m 2062) dal quale, ancora una volta, ci affacciamo sul grande altopiano carsico del Mare in Burrasca. Siamo ora sovrastati dall’affilato profilo della Cima Polzone, rocciosa e precipite a sinistra, ripidissima ma erbosa alla destra. La salita sfrutta ovviamente quest’ultimo versante e ancora una volta, a dispetto delle apparenze, l’ascensione non offre particolari difficoltà se non fosse per la pendenza a tratti notevolissima. Non si affrontano in compenso tratti rocciosi o di arrampicata: seguiamo infatti le ripide balze terrose o prative che permettono l’accesso direttamente al punto più alto (m 2127 – ore 1,20 dalla partenza).

Il paesaggio offre verso occidente una bella vista dell’intera cresta percorsa dalla Cima Verde mentre più distanti appaiono le cime del Ferrante e del Ferrantino. La vista davvero impressionante è tuttavia quella del Pizzo della Presolana; la grandiosa parete strapiombante della cima in questione appare quasi soffocante per la sua vicinanza e offre una visione che ricorda da vicino quella delle lontane vette dolomitiche. Da rilevare lo scorcio sul sottostante Rifugio Albani nonché sul Lago di Polzone talvolta del tutto asciutto, in estate, nelle annate più secche mentre verso sud si distende la verdeggiante Valle di Valzurio.

Il rientro può naturalmente avvenire a ritroso, suggeriamo tuttavia una soluzione diversa che permette una bella escursione ad anello. Affacciandosi in direzione della ripidissima scarpata rivolta verso la conca del Lago di Polzone notiamo, circa 50 metri sotto la nostra verticale, un’esile striscia di sentiero. Per raggiungerne il tracciato dobbiamo discendere con cautela il ripidissimo pendio tra densa vegetazione erbosa e cespugliosa prestando attenzione ad alcune buche nascoste nel manto prativo. Guadagnata la traccia la seguiamo verso sinistra e riscontriamo che si tratta in effetti di un buon sentierino in questa prima parte ben marcato. In un punto superiamo una breve balza quindi siamo nuovamente tra la vegetazione accedendo infine al sottostante pianetto ondulato. Nel tratto che segue la traccia si perde tra la prateria e gli affioramenti rocciosi. Occorre attenzione per scorgere i pochi ometti di pietre che guidano in questa distesa senza molti riferimenti sino a ritrovare il sentierino poco a monte del Rifugio Albani. Una breve discesa tra i prati conduce direttamente alla struttura, punto d’appoggio gestito nella bella stagione (m 1939 – ore 2 dalla partenza). Da rilevare la bellissima posizione in cui è posto il rifugio: uno splendido terrazzo naturale dominato dalle rocce calcaree del Pizzo della Presolana.

Per rientrare alla partenza si segue verso sinistra l’ampia strada bianca percorsa in senso inverso all’inizio dell’escursione ritornando così al Rifugio Cima Bianca (m 2072), stazione a monte della funivia. Per estendere ulteriormente l’avventura consigliamo comunque un’ulteriore digressione che può essere intrapresa dal Rifugio Albani seguendo verso sudest il sentiero che conduce al Colle della Guaita. In questo caso muoviamo tra prateria d’altitudine ignorando, presso una modesta costruzione, il bivio a sinistra che conduce a fondovalle. Manteniamo il sentiero segnato tra i prati aggirando la conca che trattiene il Laghetto di Polzone. Alle spalle scorgiamo Cima Polzone e Cima Verde nonché il più distante Monte Ferrante. Subito oltre tagliamo un primo, modesto ghiaione detritico che genera alla nostra sinistra una piccola conca chiusa. Raggiungiamo un modesto culmine al di là del quale caliamo in un canale dapprima erboso. Poco sotto tagliamo un secondo grande pendio ghiaioso piuttosto ripido ed instabile nel quale gli appassionati di botanica troveranno un raro endemismo orobico: il Caglio del Pizzo Arera. Da notare il grandioso panorama in direzione della sottostante Val di Scalve e dell’appariscente Pizzo Camino. Trascuriamo il segnavia 402 che cala a sinistra verso il fondo valle procedendo alla base di alcune impressionanti rupi verticali. Si risale guadagnando in breve il Colle della Guaita (m 2095 – ore 0,30 dal Rifugio Albani).

Gli escursionisti possono senz’altro rientrare a ritroso sino al Rifugio Albani per poi tornare al Ristoro Cima Bianca come descritto precedentemente per un totale di circa 3 ore di cammino. Gli amanti delle vie ferrate possono invece procedere oltre il Colle della Guaita per affrontare la Ferrata della Porta che conduce alla vetta del Monte Visolo.

Cenni sulla flora:

Per gli amanti della flora la zona della Presolana è in assoluto uno delle più straordinarie. Tutto il settore delle Prealpi calcaree insubriche presenta un’incredibile concentrazione di piante endemiche. L’abbondanza di entità uniche al mondo è probabilmente spiegabile con ciò che accadde all’epoca delle glaciazioni. Una calotta di ghiaccio alta migliaia di metri copri interamente la parte interna delle Alpi mentre nelle zone periferiche (Prealpi) le lingue di ghiaccio scesero nelle vallate isolando alcuni gruppi montuosi. Questi massicci, risparmiati dal gelo, funzionarono come delle “oasi” dove le piante si ritirarono per sfuggire alle intemperie. Isolate dal ghiaccio molte piante mutarono per resistere ai rigori in nuove specie endemiche incapaci di incrociarsi con le congeneri. Ancora oggi molti endemismi sopravvivono su queste creste: è il caso dei massicci di Pizzo Arera, della Presolana e di Pizzo Camino dove la concentrazione di entità uniche al mondo risulta assai elevata. Segue una lista delle principali piante osservate durante l’escursione con la raccomandazione di non raccoglierle creando un inutile quanto grave danno alle ricchezze botaniche della zona.

Specie endemiche:

1)       Campanula dell’Arciduca (Campanula raineri). Bellissimo endemismo insubrico con areale esteso principalmente tra il Lago di Como e le Valli Giudicarie. Il fiore, di colore azzurro chiaro e di notevoli dimensioni, è un magnifico adornamento per le rocce; la pianta colonizza infatti le fessure delle rupi e, più di rado, i macereti a substrato calcareo. E’ il caso di questo percorso dove possiamo ammirarne diversi esemplari lungo la via del ritorno. Nello specifico è presente nelle rocce a lato della carrareccia che, dal Rifugio Albani, riporta alla stazione a monte della funicolare con maggior consistenza presso il rifugio e quindi sulle pendici settentrionali di Cima Verde. La fioritura è piuttosto ritardata, solitamente tra fine luglio e fine agosto.

2)       Aquilegia di Einsele (Aquilegia einseleana), endemica delle Alpi Orientali.

3)       Primula lombarda (Primula glaucescens); endemismo delle Prealpi calcaree lombarde inconfondibile per i fiori con petali di colore tra il rosso e il porporino e per le foglie acute e coriacee. La fioritura è anticipata ed è immediatamente successiva alla fusione della neve. Talvolta, presso i nevai, si possono rilevare fioriture posticipate (anche in luglio).

4)       Sassifraga di Vandelli (Saxifraga vandellii). Raro endemismo insubrico con areale esteso tra il Lago di Como e le Valli Giudicarie. Tipiche sono le foglie lanceolate, coriacee e pungenti mentre la fioritura, di solito anticipata (giugno), è caratterizzata da fiori a 5 petali bianchi.

5)       Millefoglio di Clavena (Achillea di Clavena); endemismo alpico – dinarico inconfondibile per le sue foglie di colore grigio argenteo.

6)       Caglio del Monte Baldo (Galium baldense); altro endemismo delle Alpi Orientali dalle infiorescenze a 4 petali bianchi. E’ presente in abbondanza nella zona del Rifugio Cima Bianca, presso la stazione a monte della seggiovia,

7)       Rododendro irsuto (Rhododendron hirsutum). Endemico di un ampio areale centrato essenzialmente sulle Alpi Orientali, è facilmente riconoscibile dal più comune Rododendro ferrugineo per l’evidente pelosità che ne riveste le foglie.

8)       Valeriana delle rupi (Valeriana saxatilis), subendemica dell’arco alpino, ama le rupi e i pendii a fondo calcareo.

9)       Iberidella grassa (Thlaspi rotundifolium), endemica delle Alpi, è facilmente reperibile nei ghaioni mobili.

10)   Sassifraga di Host (Saxifraga hostii subsp.rhaetica), endemica delle Alpi Centro Orientali con foglie riunite in dense rosette e con fiori bianchi punteggiati di rosso o violetto.

11)   Caglio del Pizzo Arera (Galium montis-arerae). Raro endemismo insubrico con areale limitato a poche aree delle Prealpi Bergamasche e Bresciane dal Monte Pregherolo alla Concarena. Lungo il percorso descritto è presente nei ghiaioni della zona circostante il Colle della Guaita.

Altre piante osservate lungo il percorso:

1)       Bupleuro delle rocce (Bupleurum petraeum); pianta piuttostro rara in quanto presente soltanto in poche stazioni alpine che furono risparmiate dalle glaciazioni; si tratta pertanto di un relitto preglaciale.

2)       Viola gialla (Viola biflora)

3)       Silene a cuscinetto (Silene acaulis)

4)       Genzianella (Gentiana verna)

5)       Genziana punteggiata (Gentiana punctata) sulle pendici di Cima Verde.

6)       Genziana nivale (Gentiana nivalis)

7)       Camedrio alpino (Dryas octopetala)

8)       Ormino dei Pirenei (Horminum pyrenaicum)

9)       Botton d’oro (Trollius europaeus) in discesa dalla Cima Polzone verso il Rifugio Albani.

10)   Sassifraga verde azzurro (Saxifraga caesia)

11)   Sassifraga gialla (Saxifraga aizoides)

12)   Stella alpina (Leontopodium alpinum) sulle rupi sommitali della Cima Polzone.

13)   Tajola comune (Tofieldia calyculata)

14)   Veronica minore (Veronica aphylla)

15)   Iberidella alpina (Hornungia alpina)

16)   Cardo spinosissimo (Cirsium spinosissimum)

17)   Lino alpino (Linum alpinum) in discesa dalla Cima Polzone verso il Rifugio Albani.

18)   Orchidea odorosa (Gymnadenia odoratissima)

19)   Papavero alpino retico (Papaver alpinum subsp.rhaeticum) presso il Colle della Guaita.

21)   Veronica alpina (Veronica alpina)

21)   Coclearia delle rupi (Kernera saxatilis)

22)   Biscutella montanina (Biscutella leavigata)

23)   Campanula barbata (Campanula barbata)

24)   Giglio martagone (Lilium martagon) in discesa dalla Cima Polzone verso il Rifugio Albani.

25)   Gipsofila strisciante (Gypsophila repens)

26)   Peverina di Carinzia (Cerastium carinthiacum)

27)   Raponzolo orbiculare (Phyteuma orbicularis)

28)   Colombina gialla (Corydalis lutea) nel ghiaione presso il Colle della Guaita.

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