Monte della Croce

MONTE DELLA CROCE (m 248)

A sud di Vicenza, nel bel mezzo della pianura, spiccano i curiosi “Colli Berici”, estesi nel loro asse maggiore (da nordest a sudovest) per circa 24 km. Si tratta in realtà di colline dall’altezza modesta con versanti dalle forme dolci ed armoniche. Un’interessante eccezione è data tuttavia dal lato sudorientale del piccolo gruppo, presso il paese di Lumignano, dove i Colli Berici si innalzano dalla pianura con una lunga sequenza di pareti rocciose anche verticali sulle quali non è difficile osservare in azione i climber grazie alla possibilità d’arrampicare senza neve anche in pieno inverno. E’ un ambiente sorprendente ed inatteso dove, nonostante siamo circondati dalla pianura, è possibile eseguire alcune escursioni che saranno gradite ovviamente nella stagione fredda e soprattutto in primavera. Sono tracciati per tutti, privi di qualunque difficoltà, e anche se la montagna vera è altra cosa potrete ugualmente passare qualche piacevole ora nel verde in attesa che la bella stagione porti il disgelo e la possibilità di salire ben più in alto.

L’escursione in breve:

Lumignano (m 25) - Covolo del Prussian - Covolo di Copacan - Covoli ed Eremo di San Cassiano - Valle di San Rocco - Grotta del Brojon - Lumignano - Monte della Croce (m 248) - Dente di Lumignano (m 234) - Lumignano (m 25)

Dati tecnici:

Partenza da Lumignano (m 25): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 223. Acqua sul percorso: assente.

Accesso alla partenza:

Si raggiunge la partenza da Vicenza imboccando la statale 247 per Este costeggiando un lungo tratto dei Colli Berici. Si raggiunge Longare per poi voltare a destra in direzione di Costozza e quindi di Lumignano. Lasciamo l’auto nella piccola piazza del paese. Si può raggiungere la partenza anche con l’autostrada A31 del Valdastico uscendo a Montegaldella – Longare raggiungendo in qualche km di strade locali le falesie di Lumignano.

Descrizione del percorso:

Breve ma comunque interessante, il nostro percorso ha inizio proprio nella piazza di Lumignano, sovrastata dalle rupi verticali della cosiddetta Sengia Lunga. Arretriamo per poche decine di metri in direzione di Longare sino a trovare sulla sinistra il sentiero 3, chiaramente segnalato dal cartello.

Risaliamo la scalinata passando presso una casa per poi traversare su comodo sentiero che taglia il facile pendio. Ignoriamo il sentiero 2 che si separa ripidamente a sinistra e che seguiremo nella seconda parte dell’itinerario procedendo praticamente in piano. Poco oltre, sempre a sinistra, troviamo la breve digressione, senz’altro consigliata, che porta al Covolo del Prussian. I “covoli” sono cavità carsiche scavate nella roccia verticale dei Colli Berici: ammiriamo le forme lisce e strapiombanti delle rupi con splendido scorcio sulla sottostante pianura. Torniamo a ritroso sul sentiero che, tra la vegetazione, raggiunge la Fonte Copacan e l’anfratto ove è posta la presa del’acquedotto. Sempre con scarsi dislivelli procediamo sino alla biforcazione per i Covoli e l’Eremo di San Cassiano. Anche in questo caso si tratta di una digressione dal sentiero principale senza dubbio consigliabile. L’Eremo sorge sotto le pareti strapiombanti di roccia, siamo inoltre attratti dalle particolarissime ampie cavità che si aprono subito alle spalle della costruzione. La struttura è visitabile nei giorni festivi e possiamo senz’altro apprezzare le belle coltivazioni d’ulivo che caratterizzano la zona.

Rientrati sul percorso principale lo seguiamo ancora per un breve tratto ammirando a destra le rupi nelle quali si apre la Grotta del Brojon. Ci abbassiamo nel folto sino al torrente che origina la profonda Valle di San Rocco. Il greto appare circondato nell’ombrosa boscaglia da grandi massi sui quali è presente la rara ed endemica Sassifraga dei Colli Berici alla quale faremo riferimento in coda alla descrizione. Lasciamo il proseguo di fronte a noi sul sentiero 4 per volgere bruscamente a destra mantenendo il segnavia 3 per risalire sino ai prati aridi sottostanti la Grotta del Brojon. Il panorama verso occidente permette di apprezzare l’ardita posizione, in piena parete, ove è collocato l’Eremo di San Cassiano, mentre verso sud notiamo l’uscita nella pianura della Valle di San Rocco.

Una digressione a sinistra permette di raggiungere in qualche minuto la Grotta del Brojon, oggetto tutt’ora di studi per il suo valore archeologico e il cui ingresso è chiuso dalle inferiate. Il sentiero 4 prosegue calando dolcemente sino alla sottostante pianura dove raggiungiamo la strada asfaltata. La seguiamo verso destra rientrando a Lumignano bordeggiando i frutteti, splendidamente in fiore nel periodo primaverile.

Ritorniamo in breve al punto in cui si separa il segnavia 3, dove la nostra camminata aveva avuto inizio. Riprendiamo la scalinata e ritorniamo in pochi minuti al bivio con il sentiero 2. Questa volta scegliamo proprio questa possibilità salendo a sinistra sul ripido sentiero. Nonostante la quota sempre molto bassa appare interessante il colpo d’occhio sulla frazione di Lumignano e sui non lontani Colli Euganei. Il sentiero, a tratti un po’ faticoso, sale senza apprezzabili difficoltà tra la vegetazione sino al bellissimo pulpito panoramico del Monte della Croce (m 248) il quale, a dispetto dell’altitudine trascurabile, offre un panorama sorprendente. Le rocce sommitali sono infatti strapiombanti sul sottostante paese permettendo uno scorcio inatteso mentre ad oriente si apre la pianura in direzione del Mar Adriatico. La nostra breve avventura procede oltre la modesta sommità calando brevemente tra rocce ed alberi sino al sottostante prato. Lo bordeggiamo quindi aggiriamo alla destra il roccioso Dente di Lumignano. Subito oltre il sentiero cala, ora molto ripidamente, nel sottostante valloncello sino a riportarsi alle prime abitazioni di Lumignano. Torniamo verso sinistra riguadagnando in breve l’abitato e la piazza dove avevamo lasciato l’automobile (non più di 3 ore complessive).

Cenni sulla flora:

Purtroppo la Pianura Padana e la Pianura Veneta sono un vero e proprio deserto dal punto di vista della biodiversità e questo in seguito all’intervento dell’uomo che ha eccessivamente antropizzato l’area portando alla rapida scomparsa della flora originaria. I Colli Berici costituiscono una piccola gradita eccezione e in essi non è difficile ammirare l’arrivo della primavera con i suoi fiori e i suoi colori. Percorrendo l’itinerario sopra descritto nel mese di marzo non faticherete ad ammirare la fioritura del Bucaneve (Galanthus nivalis), dell’Erba trinità (Hepatica nobilis), del Dente di Cane (Erithronium dens-canis) e della Primula comune (Primula vulgaris). Non mancano le infiorescenze di Polmonaria maggiore (Pulmonaria officinalis), Elleboro verde (Helleborus viridis), Anemone bianca (Anemone nemorosa), Scilla bifoglia (Scilla bifolia), Vedovella alpina (Globularia nudicaulis) e Sassifraga annuale (Saxyfraga trydactilites).

Tra le piante più interessanti è assolutamente degna di nota la presenza del Fior di Ragno (Ophrys sphegodes) nei prati aridi presso la Grotta del Brojon. Come tutte le orchidee del genere Ophrys imita nelle sembianze e nell’odore uno specifico insetto. I maschi sono ingannati dalla somiglianza dei fiori con le femmine della rispettiva specie e nel tentativo d’accoppiarsi si imbrattano di polline che sarà poi trasportato dall’insetto su altri fiori della stessa specie favorendone la fecondazione. Un vero e proprio “inganno” operato dalla natura per garantire la propagazione della specie. Naturalmente Ophrys sphegodes è pianta protetta da non raccogliere in nessun caso. La cima del Monte della Croce offre la presenza di un altro bel fiore non comunissimo: si tratta della Tlaspi montanina (Thlaspi praecox) in precoce fioritura sin da fine inverno.

Abbiamo volutamente tenuto per ultima la specie più interessante dell’itinerario, nonché l’unico endemismo in senso stretto dei Colli Berici e della provincia di Vicenza. Si tratta della Sassifraga dei Colli Berici (Saxifraga berica), pianta inserita nella Lista Rossa delle specie a maggior rischio d’estinzione in Italia. Sembra che il numero complessivo di piante esistenti non raggiunga le 1000 unità e se il fiore non è certo appariscente per via del colore bianco e delle piccole dimensioni, il suo riconoscimento non è tuttavia difficile. Saxifraga berica presenta infatti una curiosissima caratteristica: uno o due petali sono di dimensioni abnormi rispetto agli altri rendendo la specie del tutto inconfondibile. Sono numerosi gli esemplari nelle rupi a lato del torrente nella Valle di San Rocco. Altri singoli esemplari sono presenti a sinistra del percorso pochi metri prima della presa dell’acquedotto, nonché nei roccioni sotto la vetta del Monte della Croce procedendo in discesa appena oltre il punto più alto. Il massimo della fioritura interessa il mese di aprile e la prima parte di maggio tuttavia l’estrema mitezza della zona determina la comparsa di singoli fiori anche in marzo o addirittura in febbraio. Superfluo ricordare la sua rarità e la conseguente necessità di non raccogliere nel modo più assoluto alcun esemplare.

                     VISUALIZZA QUI SOTTO LA PHOTOGALLERY DEL TREKKING

  ALBUM FOTOGRAFICO SU GOOGLE+

                                             Cookie