Piz Campasc

PIZ CAMPASC (m 2599)

Posto poco a sudest del Passo Bernina il Piz Campasc, sebbene meno alto delle prospicienti cime che rientrano nel Gruppo del Bernina, colpisce per il suo profilo marcato ed elegante. Le linee ardite che ne caratterizzano il versante rivolto verso il valico potrebbero far pensare ad una montagna di difficile conquista per gli escursionisti.  In realtà la salita è alla portata di un camminatore di media esperienza in grado di affrontare brevi tratti un po’ esposti fermo restante che l’avventura deve essere intrapresa solo con fondo asciutto e con buone condizioni meteorologiche. Si tratta nel complesso di un itinerario di breve durata grazie alla possibilità di raggiungere in automobile il Passo Bernina riducendo molto il dislivello da coprire. In meno di un’ora e mezza di marcia si conquista il punto più alto rivelandosi così un’escursione adatta per chi ha solo mezza giornata a disposizione o in quei giorni in cui è previsto tempo stabile al mattino e temporalesco nel pomeriggio. Trattandosi di un’elevazione superiore ai 2500 metri posta nell’area del crinale principale delle Alpi, ne consigliamo la salita nel pieno della stagione estiva evitando eventuali nevai residui.

L’escursione in breve:

Passo del Bernina (m 2330) – Piz Campasc (m 2599)

Dati tecnici:

Partenza dal Passo del Bernina (m 2330): Difficoltà: EE (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 269. Acqua potabile sul percorso: assente

Accesso:

L’itinerario ha inizio in coincidenza del Passo del Bernina (m 2330), importante valico che separa la Val Poschiavo dall’Engadina. Si accede dall’Italia seguendo da Tirano la SS 38 dir/A che raggiunge in meno di due km il confine con la Svizzera in coincidenza di Campocologno. Si entra in territorio elvetico proseguendo sulla strada principale 29. Si toccano i paesi di Brusio e Poschiavo quindi ha inizio la lunga salita che culmina proprio nel Passo del Bernina.

Descrizione del percorso:

L’escursione ha inizio in coincidenza del valico. Chi proviene da Tirano o da Poschiavo raggiunto il passo troverà sulla sinistra i cartelli segnaletici indicanti la nostra destinazione. Lasciata l’automobile ai lati della strada seguiamo le indicazioni per il Piz Campasc ignorando la sterrata che si sviluppa verso meridione diretta verso Sfazù e La Rosa. Il segnavia procede infatti più a destra della mulattiera. Superata qualche facile ondulazione su fondo erboso o detritico si identifica più chiaramente il sentiero che diviene marcato ed evidente escludendo qualsiasi problema di orientamento. Il Piz Campasc, slanciato e appariscente, è proprio davanti a noi mentre alle spalle il Passo Bernina appare sovrastato dal grande e tozzo profilo detritico del Piz Lagalb. In questa prima frazione il paesaggio è purtroppo disturbato dalla presenza di alcuni tralicci dell’alta tensione posti tra noi e le cime del massiccio del Bernina; non mancano in ogni caso alcuni scorci sul sottostante Lago Bianco e sulle soprastanti vedrette. Il sentiero appare caratterizzato in questa frazione iniziale da una serie di deboli saliscendi ragion per cui non si guadagna e non si perde quota.

Andiamo a confluire nel sentiero che proviene dal Bar Ristorante Cambrena quindi sfioriamo due piccoli ma pittoreschi laghetti nei quali si specchiano le cime circostanti. Subito oltre ci avviciniamo alla base della cuspide detritica del Piz Campasc. Da rilevare lo scorcio alle spalle. Appare visibile non soltanto il Piz Lagalb ma anche il curioso rilievo di roccia chiarissima denominato Gess, nel circondario della Forcola di Livigno. Il sentiero comincia ad affrontare la salita restando immediatamente a destra di una lunga recinzione elettrica. Non si rileva in questa frazione alcuna difficoltà e anzi, possiamo godere in tutta calma del grandioso panorama sulla Vedretta di Cambrena finalmente osservabile senza l’ostacolo dei cavi dell’alta tensione. Ammiriamo il sottostante Lago Bianco. Colpisce la colorazione turchese del grande specchio d’acqua che deriva dalla presenza in sospensione del limo glaciale.

Il sentiero si sposta verso sinistra portandosi alla base dell’arcigna cuspide sommitale. L’aspetto ostico ed impervio della montagna inganna: in un contesto di grandiosa bellezza procediamo passo dopo passo tra le rocce rotte della cresta senza incontrare difficoltà tali da impensierirci. Salendo il crinale diviene più aereo e infine impraticabile; il sentiero evita i problemi abbandonandone il filo per traversare a destra in diagonale ascendente tagliando il fianco occidentale della montagna. Un paio di passaggi richiedono alcune cautele in più. Un liscio lastrone inclinato alto un paio di metri è l’unico punto, per altro non esposto, a richiedere l’uso delle mani. Lateralmente non mancano appigli e appoggi con la difficoltà che resta relativa. Nessun problema per chi teme l’altezza scegliendo di risalire il brevissimo salto tenendosi nel lato a monte (verso sinistra) senza affacciarsi mai nel vuoto.

Poco oltre il sentierino procede stretto e un po’ aereo sino al punto in cui per un tratto di qualche metro risulta franato per via delle intemperie o dello scioglimento della neve. Hanno provveduto a ricostruire la frazione franata tuttavia la traccia appare strettissima e soprattutto inclinata verso il vuoto richiedendo piede fermo e fondo asciutto. Il tratto in esposizione impegna per non più di una decina di passi dopo i quali il fondo diviene abbastanza ampio da annullare ogni reale problema. Sono di fatto terminate tutte le difficoltà. Il tracciato termina l’aggiramento del fianco occidentale della montagna accedendo all’ampio versante meridionale. Volgiamo verso sinistra rimontando il docile ed erboso pendio che caratterizza la fascia sommitale guadagnando in breve il punto più alto (m 2599 – ore 1,30 dalla partenza).

Magnifico appare il panorama di vetta nonostante la quota non eccessiva grazie alla posizione relativamente isolata della vetta. La vista appare di particolare fascino in direzione della parte centrale del Gruppo Bernina con in evidenza il Pizzo di Varuna e il Piz Cambrena con le vedrette che ne rivestono le pendici. Osserviamo i lembi della Vedretta di Palù in una visione glaciale di grande imponenza. Splendida la vista sul sottostante Lago Bianco e naturalmente sull’intero circondario del Passo Bernina e della Forcola di Livigno con le cime che ne fanno da quinte. Volgendo con lo sguardo verso meridione osserviamo dapprima la Val Viola quindi la profonda Valle di Poschiavo con in fondo l’omonimo lago. Il rientro avviene forzatamente a ritroso trattandosi dell’unico itinerario escursionistico per salire su questa cima ed impegna per un’ora circa. Nel complesso, al netto delle soste, l’avventura richiede circa due ore e mezza per una percorrenza di 6,5 km tra andata e ritorno.

Cenni sulla flora:

Trattandosi di un’avventura che si sviluppa per intero oltre i 2300 metri di quota offre la possibilità d’ammirare una magnifica flora d’altitudine. A seguire trovate un estratto delle principali specie osservate in occasione della nostra salita avvenuta alla metà del mese di agosto.

1)    Eritrichio nano (Eritrichium nanum); bellissima pianta endemica delle Alpi che predilige gli sfasciumi e le rupi ad alta quota. Appare inconfondibile per le sue foglie ricoperte da una fitta peluria e per i fiori azzurri che ricordano quello del più comune Nontiscordardime.

2)    Primula a foglie intere (Primula integrifolia). In Italia è una specie piuttosto rara segnalata unicamente in Lombardia e in Piemonte tipica delle zone a prolungato innevamento. Lungo l’escursione descritta è una delle piante più preziose che si possono osservare. É presente nei prati presso la partenza nella zona del Passo Bernina dove si presenta assieme ad altre congeneri che indichiamo di seguito.

3)    Primula irsuta (Primula hirsuta); pianta tipica dei substrati acidi dalle splendide corolle rosso – violette.

4)    Primula a foglie larghe (Primula latifolia)

5)    Achillea nana (Achillea nana). É una specie endemica delle Alpi Occidentali e Centrali ricoperta da un inconfondibile tomento lanoso bianco argenteo.

6)    Pedicolare di Kerner (Pedicularis kerneri)

7)    Sempiterni dei Carpazi (Antennaria carpathica)

8)    Senecio della Carnia (Senecio incanus subsp. carniolicum), endemico delle Alpi Orientali.

9)    Azalea alpina (Loiseleuria procumbens)

10)  Semprevivo montano (Sempervivum montanum)

11)  Canapicchia glaciale (Omalotheca supina)

12)  Silene a cuscinetto (Silene acaulis)

13)  Sassifraga zolfina (Saxifraga bryoides)

14)  Sassifraga solcata (Saxifraga exarata)

15)  Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata)

16)  Erigero unifloro (Erigeron uniflorus)

17)  Bupleuro stellato (Bupleurum stellatum) endemico delle Alpi e della Corsica.

18)  Piumino rotondo (Eriophorum scheuchzeri)

19)  Rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum)

20)  Genziana punteggiata (Gentiana punctata)

21)  Genziana di Koch (Gentiana acaulis)

22)  Genziana nivale (Gentiana nivalis)

23)  Trifoglio alpino (Trifolium alpinum)

24)  Cardo spinosissimo (Cirsium spinosissimum)

25)  Botrichio (Botrychium lunaria)

26)  Eufrasia minima (Euphrasia minima)

27)  Silene rupestre (Atocion rupestre)

28)  Poligono viviparo (Polygonum viviparum)

29)  Margherita alpina (Leucanthemopsis alpina)      

30)  Campanula di monte (Campanula scheuchzeri)

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