Sass de Stria (Hexenfels)

 

SASS DE STRIA (HEXENFELS - m 2477)

Marcata elevazione che sovrasta ad occidente il tratto di statale che unisce il Passo Falzarego al Passo di Valparola. Nel periodo della prima guerra mondiale fu teatro di aspri combattimenti. Gli austriaci erano nascosti sulle pendici sommitali della montagna mentre gli italiani erano posizionati sulle rupi del vicino Lagazuoi. Oggi gran parte delle trincee sono state recuperate e sono osservabili proprio lungo la via normale di salita. Occorre sottolineare che nel tratto sommitale il percorso è attrezzato richiedendo piede fermo e assenza di vertigini rivelandosi pertanto adatto ad escursionisti con esperienza. L’ascensione è comunque molto breve e può essere associata ad altri itinerari nelle vicinanze al fine di riempire al meglio la giornata. Nello stesso giorno è possibile ad esempio percorrere il sentiero attrezzato dei Kaiserjäger anch’esso attrezzato oppure, se si desidera un percorso senza difficoltà, una bella meta è la vicina vetta del Settsass. Tutti questi itinerari hanno inizio al Passo di Valparola e sono molto meritevoli per le splendide panoramiche.

L’escursione in breve:

Passo di Valparola (m 2192) - Sasso di Stria (Hexenfels - m 2477)

Dati tecnici:

Partenza dal Passo di Valparola (m 2192): Difficoltà: EEA. Le difficoltà sono concentrate negli ultimi 15 minuti di salita: si affronta una salto di 1° grado che richiede piede fermo e assenza di vertigini quindi si rimonta un camino attrezzato con infissi metallici (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 285. Acqua sul percorso: assente.

Accesso alla partenza:

Si può accedere al Passo di Valparola (m 2192) dal versante Alto Atesino. In questo caso si risale la Valle di S.Cassiano attraversando l’omonimo paese e la frazione di Armentarola guadagnando infine il valico. E’ possibile salire anche da Cortina d’Ampezzo con la statale delle Dolomiti: si raggiunge il Passo Falzarego e da qui, con ulteriori due km e mezzo di facile rotabile, si giunge al Passo di Valparola. Da notare la presenza, in prossimità del passo, dell’omonimo laghetto che merita senz’altro una deviazione. L’automobile può essere lasciata presso il Forte N’tra i Sass (Forte Tre Sassi o anche Forte tra i Sassi), vecchia casermetta austriaca che risale alla fine dell’800 quando presso Valparola vi era il confine di stato tra il Regno d’Italia e l’impero Austro Ungarico. Presso il forte è stato di recente aperto l’interessante museo della Grande Guerra.

Descrizione del percorso:

Nonostante le devastazioni provocate dalla Grande Guerra l’interesse dell’escursione non è solo storico; sin dalla partenza il panorama si rivela infatti molto suggestivo grazie agli scorci sul vicino Settsass e all’orizzonte in direzione della Marmolada. Il cammino ha inizio nelle immediate vicinanze del Forte N’tra i Sass. Il percorso non è obbligato: sono presenti più tracce grazie ai pendii non troppo ripidi che caratterizzano la base della montagna. Tra prati e cespugli di rododendro saliamo in moderata pendenza lasciando alle nostre spalle il Passo di Valparola e l’omonimo laghetto. Su terreno che diviene roccioso rimontiamo un solco guidati dagli ometti di pietra e dai segnavia. Al di sopra notiamo il paesaggio aprirsi in direzione del Piz dles Conturines mentre verso est il grande paretone del Lagazuoi appare quasi opprimente. Su percorso privo di difficoltà guadagniamo un grande terrazzo naturale, in parte erboso, dove sono presenti moltissimi resti di guerra. Osserviamo parecchie trincee e baraccamenti in legno e non possiamo fare a meno di meditare sulla stupidità umana nel devastare con le guerre, contrasto ancora più stridente nel meraviglioso contesto d’alta montagna in cui stiamo camminando; in lontananza ammiriamo infatti il grandioso ghiacciaio della Marmolada a ricordarci che al di là della presunzione umana siamo comunque nel regno dell’alta quota. Immediatamente a destra del Settsass compaiono inoltre, sullo sfondo, le grandiose quinte dolomitiche del Gruppo Sella. Da notare l’eccellente lavoro che è stato effettuato per recuperare le trincee austriache: ponticelli e sostegni in legno permettono di districarsi senza difficoltà tra detriti e muretti in sasso. Di fronte a noi compare, non distante, la piramide sommitale di vetta. Il percorso evita la salita diretta obliquando a sinistra sul versante rivolto in direzione del Lagazuoi. Nuovi orizzonti si aprono verso sudest andando a scorgere la Tofana di Rozes, le Cinque Torri nonché Sorapiss ed Antelao a sovrastare la Valle d’Ampezzo.

Tra macereti e prati aridi accostiamo la soprastante parete dolomitica. Affrontiamo ora le maggiori difficoltà della salita; ha infatti termine la frazione escursionistica; il proseguo si rivela adatto a persone prive di vertigini e dotate di piede fermo. Scavalchiamo immediatamente due salti rocciosi che raggiungono il 1° grado di difficoltà. I meno esperti sono invitati a prestare la massima attenzione nella scelta degli appoggi in quanto il passaggio appare esposto e soprattutto non attrezzato. Al di sopra procediamo tra le rocce sino a raggiungere la base di un angusto e stretto solco che incide la parete (possibile neve residua sino a stagione inoltrata).

Scale in ferro e traverse in legno permettono di rimontare le pareti del camino con relativa facilità. La fune metallica laterale garantisce un’ulteriore sicurezza per gli inesperti che decidano d’indossare l’imbragatura per vie ferrate. Nonostante la verticalità dello spacco lo rimontiamo in pochi minuti portandoci a breve distanza dalla vetta. La pendenza decresce rapidamente e infine percorriamo, quasi in piano, la bella trincea posta 20 – 30 metri sotto la cima che si affaccia in direzione del cortinese; ne scavalchiamo il muro laterale nel punto più comodo per poi rimontare le ultime rocce, articolate e non esposte, che concedono l’accesso al punto più alto (m 2477 – ore 1,15 dalla partenza).

Il panorama di vetta è giustamente rinomato: nonostante lo scarso dislivello coperto dal Passo di Valparola alla cima, si schiude un panorama insospettabile dal basso. Abbracciamo quasi tutti i principali gruppi dolomitici del circondario. Ad oriente, subito a destra del Lagazuoi, lo sguardo è inevitabilmente attratto dalla cuspide sommitale della Tofana di Rozes mentre volgendo a meridione, oltre alle vette, già citate in precedenza, del Sorapiss e dell’Antelao notiamo anche la Croda da Lago e l’inconfondibile sagoma dell’Averau. Verso sudovest la verde dorsale del Col di Lana appare sovrastata dal bianco abbagliante del ghiacciaio della Marmolada mentre ad occidente il Settsass occulta in parte il massiccio del Sella. Ancora più a destra sfilano le vette delle Odle e l’altipiano del Puez. L’orizzonte si chiude a settentrione con la Valle di San Cassiano e l’imponente costone del Piz dles Conturines a destare meraviglia per le sue colossali pareti. Il rientro avviene forzatamente a ritroso prestando la massima attenzione all’impegnativo settore sommitale (meno di 2 ore complessive).

Cenni sulla flora:

Gli sconvolgimenti legati alla Prima guerra mondiale hanno alterato l’ambiente naturale determinando con tutta probabilità un impoverimento della flora presente sul Sasso di Stria. Nonostante ciò elenchiamo alcune tra le piante più caratteristiche osservate in occasione della nostra ascesa.

1)       Spillone alpino (Armeria alpina)

2)       Potentilla lucida (Potentilla nitida). Caratteristica nel suo portamento strisciante, offre alcune tra le fioriture più spettacolari delle Dolomiti

3)       Sassifraga delle Dolomiti (Saxifraga squarrosa); endemica delle Alpi sud orientali appare molto simile, nell’aspetto, a Saxifraga caesia. La distinzione tra le due specie non è affatto semplice e non è d’aiuto l’osservazione dei fiori che in pratica sono quasi identici. Un elemento distintivo risiede nelle foglie, incurvate solo all’apice in S.squarrosa, curve e aperte su tutta la lunghezza in S.caesia.

4)       Rododendro irsuto (Rhododendron hirsutum). Endemico di un ampio areale centrato essenzialmente sulle Alpi Orientali, è facilmente riconoscibile dal più comune Rododendro ferrugineo per l’evidente pelosità che ne riveste le foglie.

5)       Genziana alata (Gentiana utriculosa), inconfondibile per il suo calice fortemente rigonfio con costolature alate.

6)       Iberidella alpina (Hornungia alpina)

7)       Sassifraga setolosa (Saxifraga sedoides)

8)       Arabetta alpina (Arabis alpina)

9)       Salice reticolato (Salix reticulata)

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