Serva

MONTE SERVA (m 2133)

Il Monte Serva è la montagna di Belluno posto com’è sulla verticale della città. In direzione del capoluogo la montagna rivolge il suo versante più benevolo, caratterizzato da vaste distese prative utilizzate come pascolo nella stagione estiva. La via normale di salita rimonta proprio questo pendio regalando splendidi panorami soprattutto in direzione della dirimpettaia parete di dolomia della Schiara. Di tutt’altro tenore appare il versante settentrionale in gran parte roccioso e strapiombante. Si tratta della prima importante cima delle Dolomiti Bellunesi per chi proviene da sud e il panorama di vetta non tradisce certo le aspettative: la vista si estende ben oltre la vicina Schiara raggiungendo i più importanti gruppi dolomitici della provincia di Belluno compreso il celebre Monte Pelmo. Verso sud la vista si estende ad un ampio settore della Pianura Veneta sino ad osservare l’omonima laguna ed un tratto dell’Adriatico. Da rilevare l’esposizione verso sud della via salita; di conseguenza suggeriamo di partire, nella stagione calda, piuttosto presto al mattino per non soffrire troppo i raggi solari. In compenso la via di salita tende a liberarsi dalla neve sin da metà primavera, piuttosto in anticipo rispetto ad altre elevazioni del circondario. Attenzione deve piuttosto essere prestata alle nebbie che molto spesso avvolgono la parte sommitale specialmente quando i venti provengono dai quadranti meridionali ammassando l’umidità che proviene dal mare e dalla sottostante pianura contro le pendici della montagna. Il tracciato potrebbe appare esigente in termini di dislivello; in realtà il percorso, in costante salita, non è mai troppo ripido ed è quindi alla portata d‘ogni buon escursionista.

L’escursione in breve:

Cargador (m 1035) – Col Cavalin (m 1395) – Casera Pian dei Fioc (m 1739) – Monte Serva (m 2133)

Dati tecnici:

Partenza da Cargador (m 1035): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 1098. Acqua sul percorso: assente.

Accesso alla partenza:

Chi utilizza l’autostrada dovrà percorrere la A27 scegliendo l’uscita “Belluno”. Si raggiunge su comoda statale il capoluogo. Nella parte settentrionale della città, in località Cavarzano, troviamo la stretta stradina asfaltata che sale in qualche chilometro al Col di Roanza, a circa 800 metri d’altitudine, dove troviamo un bar rifugio. Molti scelgono questa località come punto di partenza. In realtà è possibile guadagnare ulteriore dislivello con l’automezzo proseguendo lungo la strettissima carreggiata. Con una serie di tornanti risaliamo ulteriormente sino al punto in cui il fondo diviene sterrato (località Cargador – m 1035). Identifichiamo sulla sinistra il sentiero 517 con evidente cartello indicante il Monte Serva. Possiamo lasciare l’auto ai lati del piano stradale (una ventina di parcheggi complessivi).

Descrizione del percorso:

Nella prima frazione saliamo ripidamente nel folto del bosco su tracciato ben marcato e in pendenza moderata. Obliquiamo verso sinistra sino ad intercettare un ampio vallone privo di alberatura (Valon de la Serva). Seguendo le evidenti tracce rimontiamo il solco prativo osservando di fronte a noi le pendici prative del Monte Serva. Appena alla sinistra notiamo una singolare formazione: il rilievo che delimita il vallone appare caratterizzato in vetta da un ardito affioramento roccioso proteso verso destra: si tratta della cosiddetta Boca de Rosp. Procediamo sino ad un bivio evidente ma non segnalato da cartelli. Una traccia prosegue rimontando il solco vallivo, un altro sentiero obliqua in modo evidente verso destra portandosi sul margine del vallone. Scegliamo quest’ultima possibilità rientrando nel fitto bosco di faggio. La pendenza diviene d’improvviso marcata e il tracciato volge con decisione verso sud. In lunga e faticosa diagonale ascendente rimontiamo il pendio sino a guadagnare il soprastante costone in coincidenza del Col Cavalin (m 1395) dove usciamo definitivamente dal bosco.

La posizione, protesa verso sud, appare particolarmente panoramica, aperta verso la città di Belluno. Il sentiero cambia nuovamente direzione salendo decisamente verso nordest. Restiamo in prossimità del crinaletto erboso che lasciamo alla nostra destra con la possibilità in più punti di risalirlo per godere del magnifico paesaggio. Esiste per altro, in più punti, una variante che rimonta la cresta prativa per poi ricongiungersi subito oltre con il tracciato principale. Da rilevare un aspetto che caratterizzerà l’intera ascensione: la salita, facile e ben marcata, appare tuttavia continua, senza pause, risultando particolarmente faticosa nelle giornate più calde e umide. Varcati i 1550 metri di quota il sentiero, ora trasformato in un’ampia mulattiera ben scavata nel pascolo, volge verso nordovest permettendo un ottimo colpo d’occhio sulla struttura rocciosa della Boca de Rosp. Non fatichiamo a comprendere l’etimologia di questo particolare toponimo: l’aspetto dell’ardito picco roccioso è infatti quello di un rospo acquattato a terra e pronto a spiccare un salto in direzione del soprastante Monte Serva. Al di sopra la mulattiera volge verso destra addentrandosi in un solco prativo racchiuso tra la Punta de I Tre Mas’ci a destra e il Serva a sinistra. In moderata pendenza guadagniamo, nel bel mezzo del vallone, la Casera Pian dei Fioc (m 1739 – ore 1,35 dalla partenza), spesso aperta anche nella stagione invernale.

Dopo una meritata sosta riprende il cammino su sentiero sempre ben scavato nel fondo prativo. E’ ora superflua una descrizione particolareggiata del proseguo. Altro non si tratta che di una lunghissima sequenza di tornanti che incidono il prativo versante meridionale del Serva senza particolari variazioni nel paesaggio e nel cammino. La continuità del percorso è contemporaneamente il pregio e il difetto di questa ascensione. Pregio in quanto permette, nonostante il dislivello considerevole, di affrontare la salita in assenza di strappi improvvisi guadagnando quota senza troppa fatica per un escursionista alpino di media esperienza. Difetto in quanto la continua sequenza di stretti tornanti potrebbe rendere un po’ noiosa la salita con il paesaggio di fatto sempre simile. Ad ogni modo la vista che godremo dalla vetta ripagherà da ogni fatica in quanto vastissimo e del tutto inatteso. Nell’ultimo tratto di ascensione affiorano ghiaie e rocce calcaree ad interrompere l’immenso pendio erboso. Gli ultimi più stretti tornantini permettono l’accesso all’esile sommità prativa del Serva (m 2133 – ore 2,45 dalla partenza).

Massima attenzione dev’essere prestata non protendendosi troppo in direzione dell’abisso che precipita nel versante settentrionale. Desta in effetti sensazione come la montagna presenti due versanti con caratteristiche del tutto opposte. Il benevolo versante di salita sembra essere l’antitesi delle strapiombanti rupi che ricadono verso nord, ovviamente inaccessibili all’escursionista. Accennavamo al panorama di vetta, la nota davvero lieta di questa classica ascensione nel bellunese nonché il meritatissimo premio dopo la fatica dei tanti tornanti percorsi per raggiungere la sommità. Il motivo dominante è senza dubbio quello della parete sud della Schiara e della Gusela che sembrano essere davvero ad un palmo di mano. Il paesaggio è comunque ben più vasto abbracciando gran parte delle Dolomiti Bellunesi e Friulane tra cui le cime del Pelmo, dell’Antelao e del Duranno. Curiosa l’angolazione che permette di scorgere fra l’altro il Lago di Santa Croce. Verso meridione, quando la foschia non turba la visuale, la vista si apre immensa sulla pianura sino a scorgere la Laguna Veneta e la città di Venezia. Da rilevare la prospiciente e di poco più bassa Punta dei Tre Mas’ci che si può raggiungere seguendo per 20 minuti circa l’esile cresta dapprima erbosa quindi detritica prestando ancora una volta molta attenzione a non protendersi verso lo strapiombo alla sinistra. E’ una deviazione fuori sentiero che permette di scorgere una flora eccezionale che include la Primula tirolese, l’Alisso dell’Obir e il Geranio argentino, quest’ultimo presente anche in vetta al Serva. Il rientro avviene a ritroso in circa 2 ore di marcia.

Cenni sulla flora:

Ricca ed interessante appare la flora che comprende alcune specie di pregio per via della loro rarità. Segue una lista delle principali osservabili lungo le pendici del Monte Serva.

1)      Geranio argentino (Geranium argenteum). Splendida quanto rara entità endemica delle Alpi che raggiunge la sua massima diffusione nelle Alpi Carniche e Giulie. Poche stazioni disgiunte interessano l’Appennino Tosco Emiliano, le Alpi Apuane e limitati areali delle Alpi Occidentali e Centrali. Nell’ambito delle Dolomiti Bellunesi la specie è presente unicamente sul Monte Serva ed è osservabile proprio in coincidenza della vetta. La fioritura avviene nella seconda parte del mese di giugno. Inconfondibile è l’aspetto argenteo delle foglie determinato dalla densa pelosità che ne ricopre la superficie.

2)      Primula tirolese (Primula tyrolensis). Raro endemismo dolomitico ad areale piuttosto ristretto. Limita la sua presenza ad alcuni gruppi montuosi trentini, bellunesi, vicentini e friulani. Predilige le fessure delle rupi su calcare o dolomia. L’antesi è piuttosto precoce (maggio e giugno). Pochi esemplari sono avvistabili scendendo dalla cima verso oriente in direzione della sella che divide il Monte Serva dalla Punta Tre Mas’ci. Le piante sono rivolte in anfratti o in tratti di parete rivolti a settentrione dove l’ombra e la bassa temperatura permettono a questa pianta ombrofoba d’insediarsi e prosperare.

3)      Primula orecchia d’orso (Primula auricula). Inconfodibile per le sue foglie farinose è presente nelle rocce calcaree affioranti della fascia sommitale tra la Casera Pian dei Fioc e la cima del Serva. Numerosi altri esemplari sono presenti scendendo dalla cima verso oriente in direzione della sella che divide il Monte Serva dalla Punta Tre Mas’ci.

4)      Sassifraga incrostata (Saxifraga crustata) caratterizzata da dense e coriacee rosette basali, è presente in abbondanza nel settore sommitale.

5)      Alisso dell’Obir (Alyssum ovirense). Pianta endemica della Slovenia, Bosnia e Montenegro con areale che sconfina in Italia nel Friuli e in Veneto. E’ una delle specie più belle e particolari osservabili nei ghiaioni sommitali del Serva. I fiori, di colore giallo intenso, non sono così appariscenti per via delle dimensioni contenute ma sono le foglie a celare la curiosità maggiore. Al tatto appaiono ruvide ed una loro fotografia ingrandita vi rivelerà la presenza di parecchi peli di forma stellata. Un’entità meritevole di rispetto per la sua infrequenza in fioritura solitamente nel mese di luglio.

6)      Orchidea sambucina (Dactylorhiza sambucina). Abbondante nei prati tra il Col Cavalin e la Casera Pian dei FIoc, è presente nelle due versioni di colore giallo oppure violaceo.

7)      Camedrio alpino (Dryas octopetala)

8) Tossillaggine alpina (Homogyne alpina)

9)      Anemone alpino (Pulsatilla alpina)

10) Genziana di Koch (Gentiana acaulis)

11)   Orchidea sambucina (Dactylorhiza sambucina)

12) Clematide alpina (Clematis alpina)

13)   Erica carnea (Erica carnea)

14) Anemone trifogliata (Anemone trifolia)

15) Bugola (Ajuga reptans)

16)  Bugola piramidale (Ajuga pyramidalis)

17)   Biscutella montanina (Biscutella leavigata)

18) Croco (Crocus vernus)

19) Fragolina di bosco (Fragaria vesca)

20)   Cariofillata montana (Geum montanum)

21)   Nontiscordardime (Myosotis alpestris)

22)   Elleboro verde (Helleborus viridis)

23)   Listera maggiore (Listera ovata)

24)   Nido d’uccello (Neottia nidus-avis)

25)   Acino alpino (Acinos alpinus)

26)   Erba roberta (Geranium robertianum)

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