Zingla Orientale

ZINGLA ORIENTALE (m 1497)

Lo Zingla è una grandiosa montagna posta tra la Val Sabbia e il Lago di Garda caratterizzata nel settore sommitale da alcuni affioramenti calcarei ad attribuirgli un aspetto particolarmente erto e selvaggio. L’isolamento della zona e la lunghezza delle vie di salita ne fanno una meta per escursionisti dotati di una certa esperienza che senz’altro apprezzeranno il vasto panorama di vetta e l’ascensione in ambiente solitario. Lo Zingla è caratterizzato da due elevazioni la più alta delle quali è raggiunta dal sentiero descritto di seguito. La quota contenuta e la vicinanza del Lago di Garda fanno sì che la cima sia raggiungibile sin dall’inizio della primavera e anzi, è senz’altro da evitare la stagione estiva per via dell’umidità e delle alte temperature. Di grande interesse è la flora del settore sommitale in quanto include piante rare talora endemiche e ad areale ristretto; non a caso la montagna è inserita nel Parco dell’Alto Garda Bresciano, una zona di grande valore dal punto di vista naturalistico.

Dati tecnici:

Partenza da Maerni (circa m 500) oppure al Ponte del Rilo (m 692): Difficoltà: EE (Per gran parte E. Breve salto roccioso esposto ben attrezzato appena sotto la cima) (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 1000 circa (m 805 portando con molta cautela un mezzo sino a Ponte del Rilo). Acqua: una bella fonte in coincidenza del Rifugio Campei de Sima.

Accesso:

Si accede alla partenza dalla sponda bresciana del Lago di Garda. Partendo da Salò si risale la costa verso settentrione seguendo la strada statale Gardesana Occidentale. Si raggiunge Toscolano e subito oltre il ponticello che scavalca l’omonimo torrente troviamo il bivio, a sinistra, per il paese di Gaino. Qualche km di strada stretta ma asfaltata permette di guadagnare l’abitato. Attraversiamo Gaino per anguste stradine fiancheggiate da case quindi usciamo dalla frazione volgendo a sinistra in Via Camerate. La strada diviene bianca e penetra nella stretta valle scavalcando dopo un paio di km il torrente Toscolano con un ponte in ferro. Prestando attenzione al tracciato ripido e sconnesso si prosegue guadagnando quota sino al bivio in località Maerni. Abbandoniamo il tracciato che sale in direzione di Palazzo Archesane per volgere a destra sulla sterrata, ancora più stretta e sconnessa. Nel tratto che segue si rivelano molto critici eventuali incroci con altre automobili: chi teme le frazioni molto strette a fondo naturale farà bene ad abbandonare l’automobile nello slargo in coincidenza del bivio. Nel nostro caso abbiamo proceduto, a nostro rischio e pericolo, lungo la sterrata che rimonta l’angusta Valle di Campiglio. Passiamo alla base di alcuni strapiombanti salti rocciosi posti a sinistra della gipponabile per poi scavalcare il Torrente Rilo e portarsi sull’altro versante della valle. Ignoriamo il bivio a destra che condurrebbe a Campiglio di Fondo (segnavia 22) quindi, con un ultimo tratto particolarmente stretto e ripido (a tratti il fondo è cementato) si guadagna il Ponte del Rilo (m 692) dove il divieto di transito proibisce, anche a mezzi 4x4, il proseguo. Chi percorrerà a piedi la frazione compresa tra Maerni e Ponte del Rilo potrà ammirare le numerose cascate e rapide generate dal torrente Rilo; occorre inoltre preventivare almeno una mezz’ora di cammino in più.

Descrizione del percorso:

In coincidenza del Ponte del Rilo la segnaletica indica due diverse possibilità per raggiungere il Rifugio Campei de Sima. Ignoriamo quella di sinistra, un po’ più lunga, seguendo invece il segnavia 7 / 3.

L’itinerario si sviluppa lungo il proseguo chiuso al traffico della strada cementata. La pendenza della gipponabile appare significativa con il panorama che si apre, verso sinistra, sulle pendici, rocciose presso la sommità, del Monte Spino. Alle spalle la visione raggiunge in lontananza le pendici del Monte Baldo a sovrastare le acque del Lago di Garda. A quota 925 metri raggiungiamo un importante bivio: abbandoniamo il proseguo che conduce in pochi minuti al Passo della Fobbiola volgendo invece sulla destra. Scavalchiamo una sbarra di ferro per poi proseguire lungo l’ampia sterrata sino a guadagnare il piano prativo dove sorge il Rifugio Campei de Sima (Campiglio di Cima – m 1017 – ore 1,15 dalla partenza). Una bella fonte, sull’esterno della struttura, garantisce l’approvvigionamento d’acqua. Il rifugio nasce sulle spoglie di un antico borgo oggi pienamente recuperato e ristrutturato che da solo merita una visita. Lasciamo il Rifugio Campei de Sima a sinistra procedendo per pochi metri fino al bivio ben segnato dai cartelli. Abbandoniamo il proseguo in direzione del Dosso Corpaglione per passare a sinistra sul segnavia n°12 intitolato alla memoria di Ceco Comincioli. Intraprendiamo così la via normale da oriente allo Zingla.

Nella prima frazione si tratta di un’ampissima forestale in terra battuta che aggira dall’alto il rifugio dapprima nel prato quindi nel bosco. Con alcuni tornanti saliamo in moderata pendenza con il percorso che si restringe progressivamente riducendosi infine ad un normale sentiero. A 20 minuti dal Rifugio Campei de Sima guadagniamo uno splendido dosso caratterizzato da spettacolari e contorti alberi di faggio nonché da grandi esemplari di agrifoglio. Il sentiero transita in coincidenza di un appariscente cippo roccioso che segna curiosamente il punto in cui confluisce il confine dei tre comuni di Vobarno, Toscolano e Gargnano (m 1159). Poco oltre ha definitivamente termine la frazione boschiva; il sentiero esce tra i prati sviluppandosi sul filo o appena a sinistra del lungo ed articolato crinale discendente dalla cima. Apprezziamo la bella visione a sudest della grande mole del Monte Spino, per lo più rocciosa nel settore sommitale.

Il percorso appare ora particolarmente stretto e scavato nel manto erboso. Nonostante la pendenza saliamo senza apprezzabili difficoltà con la vista che si apre alle spalle in direzione di un piccolo tratto del Lago di Garda e del lungo crinale del Monte Baldo. Tocchiamo più volte la linea di cresta con scorci verso nordovest sulle lontane cime caratterizzate da ghiacciai del Gruppo Adamello distinguendo nello specifico le inconfondibili sagome del Frerone e soprattutto del Cornone di Blumone. Raggiungiamo infine, tra roccette e balze erbose, un modesto culmine senza nome (m 1307). Da esso notiamo come per raggiungere la vetta posta proprio di fronte a noi sia necessario calare alla sottostante sella per poi risalire i ripidi pendii che la montagna rivolge a meridione. Caliamo così rapidamente alla sottostante forcellina per poi risalire diagonalmente lungo faticosi pendii prativi. Il segnavia contorna la base di un’isolata paretina rocciosa per poi procedere divenendo particolarmente erto prestando una certa attenzione all’esposizione del pendio che precipita alla nostra sinistra. Cento metri sotto la verticale della cima raggiungiamo alcuni poderosi strapiombi che, ancora una volta, sovrastano il percorso alla destra. Gli amanti della flora potranno, sulle pareti calcaree, cogliere la presenza della rara ed endemica Moehringia glaucovirens che fiorisce, solitamente, nella seconda parte del mese di maggio. Il tracciato si scosta, subito oltre, dalla base dell’incombente paretone roccioso, portandosi più a sinistra. Rimontiamo il faticoso canale terroso dove torna a comparire la fitta alberatura a faggi. E’ bene prestare attenzione a questo tratto in pendenza dove, l’abbondante fondo ricoperto di foglie può rivelarsi particolarmente scivoloso. L’erta risalita conduce ad una marcata forcelletta con ampia vista che si apre, inaspettatamente, sul versante della Val Sabbia.

La via di salita cambia ora direzione volgendo bruscamente a destra per portarsi sotto la verticale della cima. Traversiamo brevemente lungo il pendio sino ad un punto caratteristico: il sentiero passa attraverso uno stretto passaggio compreso tra la parete a sinistra ed un curioso pinnacolo roccioso posto a destra. Subito al di là di questa spaccatura affrontiamo le maggiori difficoltà della salita, comunque alla portata di ogni escursionista dotato di piede fermo. Qualche metro su cengia esposta in direzione del Garda richiede la debita attenzione quindi ci portiamo alla base di un ripido canalino roccioso, anche in questo caso in esposizione ma ben attrezzato con fune metallica fissa. Agevolati dagli infissi scavalchiamo l’ostacolo senza troppe difficoltà guadagnando i prati sommitali. Ancora qualche minuto di agevole cammino seguendo nel prato i paletti segnavia e siamo infine al punto più alto (m 1497 – ore 3 dalla partenza; 3,30 partendo da Maerni -  libro di vetta).

Il panorama sommitale appare di sorprendente vastità e bellezza, spalancato su gran parte delle Prealpi Bresciane. Ad occidente appare la grande cupola del Monte Guglielmo quindi, volgendo con lo sguardo verso destra, notiamo l’inconfondibile sagoma rocciosa della Corna Blacca proprio sullo sfondo del vicino Zingla Occidentale il cui culmine dista poche decine di metri. Volgendo ulteriormente verso nord risaltano le grandiose cime del settore meridionale del Gruppo Adamello con particolare riferimento al Frerone, alla Cima Terre Fredde e al Cornone di Blumone, tutte elevazioni poste nelle immediate vicinanze del Passo Croce Domini. A settentrione l’orizzonte appare chiuso dall’inconfondibile dorsale dei monti Caplone e Tombea, quest’ultimo in linea con il più vicino Monte Carzen. Possiamo ora volgere lo sguardo verso nordest per osservare le vette del basso Trentino che fanno da quinte al settore settentrionale del Lago di Garda. Si distinguono agevolmente il Cornetto del Bondone, il Monte Stivo, il Monte Biaena e il Monte Altissimo di Nago quindi, ad oriente, sfila la lunga catena del Monte Baldo culminante nella Cima Valdritta. Il Lago di Garda appare per un breve tratto, con la sua vista parzialmente interrotta, verso meridione, dalla grande struttura del Pizzocolo. Concludiamo la descrizione del panorama di vetta accennando al fatto che un occhio attento scorgerà un piccolo ramo del Lago artificiale di Valvestino. Il rientro avviene a ritroso prestando la debita attenzione al breve tratto esposto presso la sommità. In tutto sono da preventivare 5 – 6 ore di cammino complessivo a seconda del punto di partenza scelto.

Nota: Lo Zingla, unitamente ai vicini Monte Spino e Pizzocolo, forma una triade di cime molto panoramiche grazie alla vicinanza del bellissimo Lago di Garda. Consigliamo la salita a tutte quante nelle stagioni di transizione con particolare riferimento alla primavera grazie al clima nel complesso mite che vede la scomparsa anticipata dell’innevamento.

Cenni sulla flora:

Molto interessante appare la flora lungo il percorso descritto. Siamo nell’ambito del Parco dell’Alto Garda Bresciano, una zona giustamente protetta per l’abbondanza e la biodiversità sia in campo botanico che faunistico. Nel nostro caso abbiamo salito la vetta in primavera osservando un‘assortita rassegna di splendide piante.

Segue un elenco delle più rappresentative osservabili dall’attento salitore:

1)  Asfodelo montano (Asphodelus albus); le appariscenti e spettacolari fioriture della pianta in questione adornano la sommità dello Zingla in maggio – giugno.

2) Moehringia verde glauca (Moehringia glaucovirens); raro endemismo ad areale molto ristretto diviso in due aree ben distinte. Una interessa il cortinese (provincia di Belluno), l’altra interessa buona parte delle Prealpi Bresciane. Si tratta di una pianta ombrofoba che mal tollera la pioggia e le intemperie. Non è un caso se trova rifugio nelle nicchie e nelle fessure alla base delle rocce calcaree strapiombanti presenti presso la cima, appena a valle del tratto attrezzato.

3)  Carice del Monte Baldo (Carex baldensis). Nonostante il nome presenta un areale ben più ampio del Monte Baldo; resta in ogni caso un endemismo presente in Lombardia, Veneto e Trentino Alto Adige. Inconfondibile la sua candida e curiosa infiorescenza.

4) Giglio dorato (Hemerocallis lilio-asphodelus). Pianta rara quanto spettacolare per le sue appariscenti fioriture gialle; è presente in pochi esemplari lungo la valle del Torrente Rilo nella scarpata compresa tra il sentiero e il torrente stesso. Lungo il percorso descritto la fioritura interessa solitamente la seconda metà del mese di giugno.

5)  Silene sassifraga (Silene saxifraga); lungo questo itinerario condivide l’habitat con Moehringia glaucovirens, ama infatti le rupi calcaree stillicidiose.

6)  Aquilegia scura (Aquilegia atrata), presente in buona quantità nel primo tratto di mulattiera che risale la valle del Rilo.

7)  Bucaneve (Galanthus nivalis); le precoci fioriture della pianta in questione sono osservabili nella prima parte del percorso, lungo il fondo della Valle di Campiglio.

8)   Cicerchia primaticcia (Lathyrus vernus); piuttosto frequente in tutta la Valle del Rilo, fiorisce in aprile – maggio.

9)   Vedovella alpina (Globularia nudicaulis); presente con frequenza nella Valle del Rilo. Inconfondibile il capolino globoso di colore blu.

10)   Giaggiolo susinario (Iris graminea); in fase di fioritura solitamente a fine maggio, è presente nella faggeta a monte del Rifugio Campei de Sima, lungo il sentiero Comincioli.

11)   Colombina gialla (Pseudofumaria lutea), presente nel settore sommitale dello Zingla in anfratti riparati alla base delle rocce.

12)   Pepe di monte (Daphne mezereum).

13)   Carice minore (Carex humilis).

14)   Genziana di Clusius (Gentiana clusii).

15)   Rosa di Natale (Helleborus niger).

16)   Bosso strisciante (Polygala chamaebuxus).

17)   Erica carnea (Erica carnea).

18)   Primula (Primula vulgaris).

19)   Primula odorosa (Primula veris).

20)   Dente di cane (Erithronium dens-canis).

21)   Erba trinità (Hepatica nobilis).

22)   Polmonaria maggiore (Pulmonaria officinalis).

23)   Uva ursina (Arctostaphylos uva-ursi).

24)   Pero corvino (Amelanchier ovalis).

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