Col Duro

COL DURO (m 2335)

Ci sono escursioni che lasciano un’impronta indelebile se eseguite nel giusto contesto. E’ il caso della salita al Col Duro, montagna poco nota e dalle forme non appariscenti. Ma allora perché raggiungerne la sommità? Svolgete questa lunga camminata nella seconda metà di ottobre e vi darete una risposta soddisfacente. I mille colori di cui si rivestono i larici nella stagione autunnale riempiranno i vostri occhi di stupore. Il tutto unito al silenzio delle Dolomiti quando si è lontani delle orde di turisti che ad agosto si accalcano sui sentieri e lontani dai caroselli sciistici presi d’assalto tra dicembre ed aprile. La salita al Col Duro è inoltre il pretesto dichiarato per raggiungere il famosissimo Lago Federa. Con un’estensione di 3,47 ettari è lo specchio d’acqua più esteso nel circondario di Cortina d’Ampezzo nonché una metà escursionistica tra le più gettonate della zona. Per goderne la meraviglia il periodo autunnale è senza dubbio il migliore garantendo quella pace altrimenti preclusa dalle schiere scomposte di villeggianti che si accalcano presso il lago nel pieno della stagione estiva. Siamo certi che apprezzerete un ambiente silenzioso e appartato dove ritrovare sé stessi godendo di un paesaggio dolomitico di indiscutibile bellezza.

L’escursione in breve:

Parcheggio presso il Ponte di Rucurto (m 1695) – Cason de Formin (m 1845) – Val Negra (m 2084) – Lago Federa (m 2038) – Rifugio Croda da Lago G. Palmieri (m 2046) – Forcella Ambrizola (m 2277) – Forcella Col Duro (m 2295) – Col Duro (m 2335)

Dati tecnici:

Partenza presso il Ponte di Rucurto (m 1695): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale tranne nel breve tratto tra la Forcella Col Duro e la cima, frazione comunque intuitiva con buona visibilità. Dislivello assoluto: m 640. Acqua sul percorso: alcuni torrenti nella prima mezz’ora di cammino poi assente.

Accesso alla partenza:

Chi proviene da Cortina d’Ampezzo segue dapprima la SS 48 in direzione del Passo Falzarego. Superato il paese di Pocol si abbandona la strada volgendo a sinistra sulla SP 638 diretta verso Passo Giau. Non raggiungiamo il valico infatti troviamo, pochi metri prima del Ponte di Rucurto (cartello segnalatore), il nostro sentiero che si separa sulla sinistra. Si accede alla partenza anche da Selva di Cadore. In questo caso si segue la SP 638 scavalcando Passo Giau e raggiungendo in discesa il Ponte di Rucurto. In questo caso il sentiero si separa sulla destra subito dopo il ponte. Si lascia l’automobile nel piccolo parcheggio (arrivare presto) a lato della provinciale presso l’inizio del sentiero.

Descrizione del percorso:

Il sentiero 437 ha inizio con una brevissima discesa che permette di superare il torrente per poi articolarsi nel fresco bosco di conifere. Si procede con scarsi dislivelli nel comodo sottobosco godendo di alcuni scorci tra le frasche che permettono, a più riprese, di osservare la grandiosa mole della Tofana di Rozes, la Punta Anna e le Cinque Torri. Dopo circa venti minuti di cammino si raggiunge una frazione attrezzata con una scalinata in legno provvidenziale per scavalcare una placca rocciosa che altrimenti risulterebbe esposta. Si procede in salita con una serie di stretti tornantini che si sviluppano subito a destra di uno stretto canyon scavato dal Ru Formin. Prestiamo attenzione a non esporci inutilmente sulla profonda gola in quanto il salto non è in alcun modo protetto. In compenso il sentiero è ampio e non difficile e anche la pendenza si attenua lasciando spazio infine ad un breve pianetto dove scavalchiamo il torrente passando alla sua sinistra. Senza ulteriori difficoltà rimontiamo il pendio guadagnando un’importante biforcazione in località Cason de Formin (m 1845). Ignoriamo il segnavia 435 che si separa a destra in direzione della Forcella de Formin e, subito oltre, il sentiero che procede a sinistra verso Pezie de Parù. Procediamo con il cartello che indica la giusta direzione per il Rifugio Croda da Lago.

La zona è molto suggestiva: un ampio prato dominato sullo sfondo dalle Tofane concede uno splendido scorcio. Altre vedute sulle cime circostanti le godiamo nel tratto successivo con il sentiero che risale ripidamente il fianco della montagna inerpicandosi alla base del Monte Ciadenes, estrema propaggine settentrionale della Croda da Lago. Sebbene sia un’elevazione secondaria colpisce per le sue rupi strapiombanti che sovrastano il nostro sentiero. Il tracciato si articola nel mezzo di un lariceto che nella seconda parte del mese di ottobre si riveste dei caldi colori di fine stagione. Oltre alle già citate Tofane e alle Cinque Torri possiamo osservare, in coincidenza di alcune schiarite nell’alberatura, la vetta del Monte Lagazuoi nonché il Monte Averau e la cima del Nuvolau mentre verso sudovest notiamo il vasto tavolato del Lastoi de Formin. Superata la frazione più ripida raggiungiamo un bivio: sulla sinistra si esegue una veloce digressione di appena qualche minuto guadagnando un belvedere straordinario (m 2084). Il paesaggio è esteso all’intera conca di Cortina d’Ampezzo con le montagne che ne fanno da quinte. Riconosciamo, fra le tante vette, le Tofane, la Croda Rossa, il Pomagagnon, il Cristallo e addirittura le Tre Cime di Lavaredo osservabili al di là della depressione del Passo Tre Croci.

Rientrati a ritroso sul sentiero ufficiale saliamo ancora debolmente aggirando le propaggini settentrionali del Monte Ciadenes quindi passiamo sul fianco orientale della montagna con il tracciato, ampio e comodo, che comincia lentamente a perdere quota. Il bosco si fa rado, concedendo magnifici spazi prativi con alcuni tratti acquitrinosi e con gli ultimi scorci, alle spalle, in direzione della Tofana di Rozes mentre verso oriente compare la struttura dolomitica del Sorapiss. In breve il sentiero guadagna la grande conca che accoglie il bellissimo Lago Federa (m 2038). La colorazione verde dell’acqua contrasta con le rocce di colore chiaro che caratterizzano la Croda da Lago, importante rilievo che domina la sponda occidentale dello specchio lacustre. E’ interessante rilevare come il Lago Federa non abbia né emissari né immissari; è infatti alimentato da alcuni sorgenti sotterranee ed è una meta molto frequentata per via del suo grande valore paesaggistico. Il sentiero segnato permette di seguirne per intero la sponda orientale mentre alla sinistra si aprono settori prativi delimitati dai larici. Raggiungiamo infine il poggio, all’estremità sudorientale dello specchio d’acqua, su cui sorge il Rifugio Croda da Lago, noto anche come Rifugio Palmieri (m 2046 – ore 2 dalla partenza).

Il luogo è idilliaco: vaste ondulazioni prative e settori di rado lariceto digradano verso oriente con magnifico paesaggio in direzione del Sorapiss e del Monte Antelao, massima elevazione del cortinese. Il rifugio è aperto talvolta sino a stagione inoltrata, rivelandosi un eccellente punto di appoggio per l’escursionista (informarsi in ogni caso dell’eventuale periodo di apertura). L’escursione può ora proseguire mantenendo il segnavia 434 che si sviluppa in direzione della Forcella Ambrizola. Si tratta del settore più comodo della nostra escursione. Il sentiero lascia infatti spazio ad una larga carrareccia a fondo ghiaioso che sale lungamente ma con pendenza poco accentuata. Sulla nostra sinistra osserviamo vasti piani erbosi. Si tratta di ciò che rimane di alcuni specchi d’acqua che con il tempo si sono inerbiti sino a prosciugarsi del tutto. Appare evidente come un tempo il Lago Federa facesse parte di un sistema di paludi e laghetti oggi quasi scomparsi. Prosegue la salita con l’alberatura ormai molto ridotta. Anche i prati divengono progressivamente più aridi lasciando spazio a ghiaioni e ad accatastamenti di roccia calcarea. Davanti a noi osserviamo, elegante e slanciata, la sagoma del Becco di Mezzodì mentre alle spalle possiamo apprezzare come la Croda da Lago domini la conca del Lago di Federa. La mulattiera si riduce progressivamente ad un buon sentiero sino a raggiungere, con un ultimo sforzo, la Forcella Ambrizola (m 2277 – cartelli - ore 0,45 dal Rifugio Croda da Lago – ore 2,45 dalla partenza).

Pochi luoghi permettono un panorama più vasto nella zona essendo osservabile gran parte del cortinese e delle montagne che ne racchiudono la conca. Nuovi orizzonti si schiudono ai nostri occhi con la vista che si allarga verso meridione all’Alpe di Mondeval e al non lontano Monte Civetta. Più a destra osserviamo il Monte Cernera. Ignoriamo il sentiero che si separa a destra in direzione della Malga Mondeval di Sopra e della Forcella Giau. Andiamo a percorrere il marcato sentiero che taglia quasi in piano il fianco occidentale del Becco di Mezzodì dapprima tra prati aridi quindi nel vasto ghiaione detritico. Il paesaggio resta assai suggestivo estendendosi verso nordovest al vasto piano inclinato dei Lastoi de Formin compreso tra la Croda da Lago a destra e il Monte Cernera sulla sinistra. Il traverso, caratterizzato da deboli dislivelli, è breve e conduce all’erbosa Forcella Col Duro (m 2295 – ore 0,15 dalla Forcella Ambrizola – ore 3 dalla partenza).

Il panorama riserva ulteriori sorprese: al di là del valico osserviamo la grandiosa sagoma del Monte Pelmo a sovrastare il modesto Col de la Puina mentre più a sinistra si osserva il grande piano roccioso inclinato che caratterizza la sommità della Rocchetta di Prendera. Resta l’ultimo breve tratto di cammino. Sulla destra siamo infatti sovrastati dalla modesta cupola prativa del Col Duro. Non vi è segnaletica né cartelli indicatori ma la via di salita è libera e priva di qualsiasi difficoltà. Si rimonta tra facili pascoli il pendio sino ad accedere all’ampia sommità (m 2335 – ore 0,15 dalla Forcella Col Duro – ore 3,15 dalla partenza).

Nonostante si tratti di un’elevazione considerata di scarsa importanza non mancano di certo gli spunti paesaggistici. Si ripete la vista verso nord della Croda Da Lago e ad occidente del Monte Cernera e dell’Alpe di Mondeval mentre alle spalle di quest’ultima si scorge la Marmolada con il suo ghiacciaio. Molto interessante è inoltre lo scorcio verso il tratto mediano della Val d’Ampezzo dominata dalla grande piramide del Monte Antelao mentre verso nordest la presenza del Becco di Mezzodì limita l’orizzonte in questa direzione non impedendo tuttavia d’osservare la sommità della Croda Rossa. Si ripete verso meridione la vista dei monti Civetta e Pelmo. Il rientro avviene a ritroso per un totale di ore 5,30 di cammino.

Cenni sulla flora:

Abbiamo eseguito questa magnifica escursione alla fine del mese di ottobre, uno dei periodi meno adatti all’osservazione della flora. Nonostante ciò è stato ugualmente possibile osservare diverse specie ad impreziosire ulteriormente la salita. Ricordiamo brevemente le più rilevanti.

1)     Sassifraga delle Dolomiti (Saxifraga squarrosa); endemica delle Alpi sud orientali appare molto simile, nell’aspetto, a Saxifraga caesia. La distinzione tra le due specie non è affatto semplice e non è d’aiuto l’osservazione dei fiori che in pratica sono quasi identici. Un elemento distintivo risiede nelle foglie, incurvate solo all’apice in S.squarrosa, curve ed aperte su tutta la lunghezza in S.caesia. E’ presente nelle rocce lungo il tratto di sentiero compreso tra il Rifugio G.Palmieri e la Forcella Ambrizola.

2)     Rododendro irsuto (Rhododendron hirsutum), endemico delle Alpi centro – orientali, si distingue dal più comune Rododendro ferrugineo per l’evidente pelosità che ne caratterizza le foglie e i peduncoli fiorali.

3)     Rododendro nano (Rhodothamnus chamaecistus). Altra pianta endemica del nord-est, dal fiore particolarmente bello e appariscente per la sua splendida colorazione rosata.

4)     Primula orecchia d’orso (Primula auricula), inconfondibile per le sue foglie farinose.

5)     Sassifraga verde azzurro (Saxifraga caesia)

6)     Sassifraga gialla (Saxifraga aizoides)

7)     Linaiola d’alpe (Linaria alpina)

8)     Camedrio alpino (Dryas octopetala)

9)     Silene a cuscinetto (Silene acaulis)

10)  Spillone alpino (Armeria alpina)

11)  Rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum)

12)      Ormino dei Pirenei (Horminum pyrenaicum)

13)  Carlina segnatempo (Carlina acaulis)

14)  Moehringia cigliata (Moehringia ciliata)

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