Costone Orientale

COSTONE ORIENTALE (m 2271)

Considerato da parecchi il miglior balcone sul Gruppo del Velino, il Costone Orientale offre una magnifica salita di media lunghezza in grado di proiettarvi in un settore dell’Appennino Abruzzese ancora allo stato primordiale. Siamo nell’ambito del Parco Regionale Sirente – Velino a proteggere un’area d’alta montagna dove ancora abbondano una fauna e una flora straordinarie. L’itinerario è di grande impatto sin dalla partenza. Il cammino ha infatti inizio all’estremità dei Piani di Pezza, un grandioso altopiano carsico esteso per 5,5 km in lunghezza e 3 km in larghezza ad una quota compresa tra 1400 e 1550 metri. La piana appare come un’enorme distesa erbosa circondata da grandi faggete con esemplari centenari di notevole dimensione. La salita si sviluppa dapprima nel bosco per poi raggiungere le creste battute dal vento dove lo sguardo può abbracciare paesaggi di grande suggestione estesi al Monte Velino, massima elevazione del circondario, e più lontano raggiungendo ad esempio la Majella. Consigliamo d’eseguire la salita nei mesi estivi in quanto l’innevamento della zona è in genere molto consistente permanendo sino a primavera inoltrata. Da notare che la particolare conformazione dei Piani di Pezza, un altopiano in quota racchiuso tra le montagne, fa sì che in inverno si raggiungano in esso temperature straordinariamente basse, anche inferiori a -30°C, rendendo l’area tra le più fredde d’Italia e d’Europa.

L’escursione in breve:

Capo Pezza (m 1535) – Valle Cerchiata (m 1790) – Rifugio Sebastiani (m 2102) – Costone Orientale (m 2271) – Colle dell’Orso (m 2175) – sentiero n° 1 – Valle Cerchiata (m 1790) – Capo Pezza (m 1535)

Dati tecnici:

Partenza da Capo Pezza (m 1535): Difficoltà: E; breve tratto EE in discesa dal Costone Orientale verso il Colle dell’Orso per via del sentiero in stato di abbandono (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale tranne in discesa dal Costone Orientale al Colle dell’Orso dove la traccia non è indicata. Dislivello assoluto: m 736. Acqua sul percorso: assente.

Accesso alla partenza:

Partendo dalla città di L’Aquila si sale con la SS 696, in una trentina di km, al paese di Rocca di Mezzo. Abbandoniamo la statale che proseguirebbe verso Ovindoli volgendo a destra sulla stradina asfaltata che conduce in pochi km al Vado di Pezza dove è presente il Ristorante del Lupo. Superiamo la struttura proseguendo sulla sterrata che cala al vasto pianoro sottostante per attraversarlo completamente sino all’estremità occidentale in località Capo di Pezza (m 1535) dove il divieto di transito proibisce l’ulteriore proseguo in auto. Consigliamo molta prudenza lungo la sterrata caratterizzata da sassi aguzzi che attendono le gomme dei più distratti. Si tratta in ogni caso di una forestale percorribile anche dalle utilitarie procedendo a passo d’uomo e mostrando la debita cautela. Chi non se la sente di percorrere in automobile la sterrata dovrà parcheggiare presso Vado di Pezza procedendo a piedi l’intera estensione del piano raggiungendo Capo Pezza in circa un’ora e mezza (altrettanto al ritorno rendendo l’escursione molto lunga).

Descrizione del percorso:

Procediamo oltre il divieto che proibisce il transito alle automobili. Camminiamo nell’ultimo lembo di altopiano prativo: ai lati la faggeta appare densa e lussureggiante. Poco oltre la segnaletica indica il segnavia 1A che ci permetterà di raggiungere il Rifugio Sebastiani. Volgiamo a destra abbandonando definitivamente i Piani di Pezza; godiamo degli ultimi scorci sulle montagne circostanti quindici immergiamo nell’ombroso bosco. La pendenza appare moderata, il sentiero ampio ed evidente in un ambiente forestale che contrasta moltissimo con l’altipiano steppico attraversato in precedenza. E’ una frazione piuttosto lunga (almeno tre quarti d’ora di marcia) fino ad una prima schiarita nell’alberatura che permette di scorgere la sommità rocciosa del Colle delle Trincere. Poco oltre il sentiero raggiunge una bellissima conca erbosa con gli ultimi esemplari di faggio che non impediscono la vista delle magnifiche vette circostanti. Siamo al centro della cosiddetta Valle Cerchiata, un ambiente di rara bellezza che nulla ha da invidiare ad analoghi contesti in ambito alpino. Subito oltre siamo ad un importante bivio, ben evidenziato dai cartelli segnaletici, che segna l’inizio del nostro ampio percorso ad anello (m 1790 – ore 0,50 dalla partenza). A sinistra si separa il segnavia 1 per il Colle dell’Orso che percorreremo al ritorno. Scegliamo invece di volgere a destra con il Rifugio Sebastiani indicato a 50 minuti di marcia. Per un breve tratto siamo, un’ultima volta, nella faggeta. Poco oltre usciamo definitivamente dal bosco camminando tra lembi prativi e affioramenti di roccia calcarea. Da rilevare lo scorcio alle spalle sino ad osservare i Piani di Pezza. Il sentiero rimonta un modesto valloncello su tracciato sempre ben evidente. L’ambiente resta carsico con l’affioramento di fasce rocciose di pietra calcarea. Di fronte a noi il paesaggio è chiuso dalla grande mole del Costone sulle cui pendici notiamo la struttura di colore rosso del Rifugio Sebastiani. La salita procede senza pendenze mai troppo forti. Lasciamo alla nostra destra l’evidente elevazione della Cimata di Puzzillo che appare come una piramide regolare per lo più rocciosa (un’esile traccia permette, per chi lo desidera, di raggiungerne il punto più alto con una breve digressione lungo la cresta occidentale). Il panorama diviene vasto aumentando il senso d’isolamento che caratterizza la zona. Il Rifugio Sebastiani è ormai a portata di mano: un ultimo breve tratto e ne raggiungiamo la struttura, di solito gestita nella bella stagione (m 2102 – ore 1,40 dalla partenza).

Da notare come l’edificio sia posto a non troppa distanza dal culmine del soprastante Costone Orientale: l’ascensione non sarebbe completa senza guadagnarne la sommità. Per salire in vetta seguiamo per un breve tratto il sentiero per il Colle dell’Orso abbandonandolo quasi subito per volgere a destra su esile traccia non segnata. Anche in assenza di segnaletica non è difficile intuire il percorso: con buona visibilità la vetta è evidente e volendo si può salire in alternativa tra i ripidissimi prati senza via obbligata. Ad ogni modo è più comodo e rapido seguire il sentierino che rimonta l’evidente crinale con percorso assai panoramico in vista alle spalle dei Piani di Pezza e a sinistra della Punta Trento e della Punta Trieste. Alle spalle del Rifugio Sebastiani appare invece un vasto altipiano ondulato di assorbimento carsico che richiama alla mente paesaggi analoghi nelle lontanissime Alpi Giulie. Nel settore superiore la traccia abbandona l’ampio crinale per obliquare verso destra traversando in diagonale ascendente il vasto pendio sommitale sino ad accedere al magnifico culmine del Costone Orientale (m 2271 – ore 0,30 dal Rifugio Sebastiani – ore 2,10 dalla partenza). Siamo sul punto più alto della nostra escursione e il paesaggio si apre vasto ed appagante in tutte le direzioni. Nello specifico godiamo di una delle migliori viste della zona sul Monte Cafornia e soprattutto sul Monte Velino che appare come una piramide detritica completamente priva di vegetazione. Alle spalle arriviamo ad osservare i Piani di Pezza dove la nostra avventura ha avuto inizio. Verso nordovest si prolunga la cresta del Costone che ricade a destra in una grandiosa parete strapiombante. Sulla sinistra scende la cresta sino al marcato avvallamento del Colle dell’Orso al di là del quale il crinale risale nelle cime di Punta Trento e Punta Trieste.

La nostra escursione ad anello procede in quest’ultima direzione con il sottostante Colle dell’Orso per altro ben visibile in condizioni di buona visibilità. Il sentiero non è segnalato e neppure troppo visibile ormai soffocato dall’erba dopo anni di mancata manutenzione. Con prudenza non è comunque troppo impegnativo reperire l’esile traccia che cala ripida ma senza difficoltà restando appena a destra della linea di crinale per evitare il salto esposto verso oriente. Appare sempre magnifico il panorama in direzione del Monte Velino, sovrano incontrastato della zona. Procedendo nella discesa il tracciato diviene più evidente con la pendenza che decresce sino ad intercettare il sentiero segnato che proviene direttamente dal Rifugio Sebastiani. Ignoriamo il ritorno verso la struttura procedendo verso destra lungo l’ampia cresta con i segnavia ad escludere qualsiasi difficoltà. Tra esili lembi prativi e affioramenti pietrosi siamo infine al bivio segnalato dal cartello in prossimità del Colle dell’Orso (m 2175 – ore 0,25 dal Costone Orientale – ore 2,35 dalla partenza). Ignoriamo il proseguo in cresta che condurrebbe alla Punta Trento calando a sinistra con la conca di Valle Cerchiata segnalata a 40 minuti di cammino. Il segnavia 1 si sviluppa in rapida discesa dapprima a tornanti su percorso nel complesso facile e ben evidente. Trascuriamo un breve sentiero di collegamento che si separa a sinistra in direzione del Rifugio Sebastiani mantenendo il tracciato principale. Perdiamo ulteriormente quota spostandoci dapprima sulla destra orografica dell’ampio vallone per poi traversare verso sinistra nei vasti pendii prativi che caratterizzano l’ampia Valle Cerchiata. In ultimo andiamo a confluire nel percorso seguito in salita per guadagnare il Rifugio Sebastiani andando a chiudere il nostro percorso ad anello (m 1790 – ore 3,15 dalla partenza).

L’ultima frazione di cammino è comune all’andata. Ripercorriamo a ritroso la frazione di sentiero che cala nel folto della faggeta riportandoci alla partenza in località Capo Pezza (m 1535 – ore 3,45 dalla partenza). 

Cenni sulla flora:

La flora dell’intero settore appare ricca d’elementi rari o endemici dell’Appennino Centrale a rendere ancora più interessante un’area comunque straordinaria per l’ambiente allo stato naturale. Segue una selezione delle più importanti specie osservate in occasione della nostra salita, eseguita alla fine del mese di giugno.

 Specie endemiche:

1)     Glasto di Allioni (Isatis allioni); splendido endemismo dei ghiaioni e delle pietraie dell’Appennino Centrale con un curioso areale disgiunto sulle Alpi Occidentali. E’ osservabile nel ghiaione scendendo dal Colle dell’Orso verso Valle Cerchiata.

        2)     Cavolo di Gravina (Brassica gravinae); endemico dell’Italia Centro Meridionale.

        3)     Lingua di cane appenninica (Cynoglossum appenninum); endemico dell’Italia peninsulare. Le notevoli dimensioni della pianta la rendono inconfondibile e molto appariscente.

4)     Lingua di cane della Majella (Cynoglossum magellensis). Pianta endemica dell’Appennino Centrale e Meridionale presente dalla Marche alla Calabria.

5)     Nontiscordardimé di Grau (Myosotis graui). Endemico dell’Appennino Centro Meridionale è presente nei pascoli montani e su pendii rupestri. Parecchi esemplari sono osservabili nel tratto sommitale compreso tra il Rifugio Sebastiani e la cima.

6)     Linaria purpurea (Linaria purpurea). Considerata da molti il simbolo della flora endemica italiana ha un areale esteso all’intera penisola sino a raggiungere il suo limite settentrionale nell’Appennino Tosco Emiliano.

7)     Pedicolare appenninica (Pedicularis elegans); bella pianta endemica dell’Appennino Centro – Meridionale dai caratteristici fiori rosa – violetto. Lungo l’itinerario descritto è presente proprio presso la vetta del Costone Orientale.

8)     Sassifraga porosa (Saxifraga porophylla). E’ uno splendido endemismo delle rocce calcaree presente dai Monti Sibillini alla Calabria.

9)     Nigritella di Widder (Nigritella widderi). Rara e molto bella, quest’inconfondibile orchidea dall’appariscente colorazione bianco – rosata è presente solo ad alta quota dai Monti Sibillini sino ai Monti della Meta. Si tratta di un subendemismo è infatti nota una stazione disgiunta nel bellunese (Moiazza). Lungo il percorso descritto è presente nei prati sommitali compresi tra il Rifugio Sebastiani e la cima. E’ l’unica entità del genere Nigritella ad essere presente negli Appennini se si eccettua la presenza nel piacentino (Monte Lesima) di Nigritella nigra.

10)  Vedovella appenninica (Globularia meridionalis); endemismo dell’Italia peninsulare, presente dalle Marche alla Calabria.

11)  Viola di Eugenia (Viola eugeniae); endemica dell’Italia peninsulare dalla Romagna sino al Molise e alla Campania. E’ assai frequente lungo l’intero percorso compresa la fascia sommitale.

12)  Violaciocca appenninica (Erysimum pseudorhaeticum); endemica dell’Appennino Centro Settentrionale colora, con le sue infiorescenze gialle, i prati aridi sommitali.

13)   Peverina tomentosa (Cerastium tomentosum); endemismo italiano presente allo stato spontaneo soltanto nell’Appennino Centro Meridionale.

 Altre specie:

1)     Lino capitato (Linum capitatum subsp. serrulatum). Presente in Italia sulla catena appenninica, è una pianta presente in quota su fondi di natura calcarea; la fioritura presenta splendide corolle gialle.

2)     Androsace appenninica (Androsace villosa); sebbene diffusa in diverse regioni resta ugualmente una pianta rara. Caratteristico è il suo aspetto a cuscinetto e la presenza, nei mesi di giugno – luglio, di moltissimi fiorellini con fauci di diverso colore sulla stessa pianta. Lungo il percorso descritto è presente sia in vetta che lungo il crinale compreso tra il Colle dell’Orso e il punto più alto.

3)     Dafne spatolata (Daphne oleoides)

4)     Paronichia della Kapela (Paronychia kapela) presente lungo la cresta sommitale del Costone Orientale.

5)     Campanula meridionale (Campanula foliosa) presente alla partenza in località Capo Pezza al limitare del bosco.

6)     Falsa ortica meridionale (Lamium garganicum)

7)     Genziana appenninica (Gentiana dinarica), dagli splendidi fiori di colore blu intenso.

8)     Lino alpino (Gentiana verna)

9)     Silene a cuscinetto (Silene acaulis) presente nel ghiaione sotto il Colle dell’Orso.

10)  Asfodelo montano (Asphodelus albus)

11)  Millefoglio dei macereti (Achillea barrelieri Ten. subsp.oxyloba)

12)  Sassifraga ascendente (Saxifraga adscendens) presente poco sotto la vetta.

13)  Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata)

14)  Sassifraga a foglie rotonde (Saxifraga rotundifolia)

15)  Sassifraga meridionale (Saxifraga lingulata)

16)  Celoglosso (Coeloglossum viride) presente nei prati a monte del Rifugio Sebastiani.

17)  Orchidea sambucina (Dactylorhiza sambucina)

18)  Orchidea delle zanzare (Gymnadenia conopsea)

19)  Fiordaliso di Trionfetti (Cyanus triumfettii)

20)  Camedrio alpino (Dryas octopetala)

21)  Lino alpino (Linum alpinum)

22)  Astro alpino (Aster alpinus)

23)  Orchidea bruciacchiata (Neotinea ustulata). Sebbene diffusa in gran parte delle regioni italiane, resta per ampi tratti un’orchidea assai rara e di grande effetto dal punto di vista estetico.

24)  Acino alpino (Acinos alpinus)

25)  Arabetta alpina (Arabis alpina)

26)  Carlina segnatempo (Carlina acaulis)

27)  Aquilegia volgare (Aquilegia vulgaris)

28)  Primula orecchia d’orso (Primula auricula)

29)  Biscutella montanina (Biscutella leavigata)

30)  Pedicolare a foglie verticillate (Pedicularis verticillata)

31)  Anemone alpino (Pulsatilla alpina)

32)  Erba roberta (Geranium robertianum)

33)  Fragolina di bosco (Fragaria vesca)

34)  Lupinella montana (Onobrychis montana)

35)  Cinquefoglia dell'Appennino (Potentilla apennina). Rara specie delle rupi calcaree dell'Appennino Centrale; lungo il percorso descritto è osservabile in prossimità del Rifugio Sebastiani e nelle rocce presso il Colle dell'Orso.

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