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MONTE CRETO’ (m 1202)
Una lunga dorsale divide la Val Viellia dal Canale di Meduna. La cima più alta è il Monte Cretò, facilmente raggiungibile da Tramonti di Sopra con un magnifico itinerario ad anello. Si tratta di una zona delle Prealpi Carniche nel complesso piuttosto isolata. E’ per noi un piacere guidarvi alla scoperta di un settore per gran parte sconosciuto ma di indiscutibile interesse naturalistico e paesaggistico. E’ un’escursione consigliabile ad inizio stagione, specie tra aprile e maggio, quando la ripresa vegetativa permette una bella avventura nel verde. Con il proseguo della stagione il percorso, in gran parte rivolto verso sud, è da evitarsi per le temperature troppo elevate. L’escursione in breve: Tramonti di Sopra (SR 552 – m 410) – innesto sentiero 396 (m 426) - Fonte Acqua dei Malati (Fonte Âga dai Malâz) – Stavolo Celant (m 1159) – Monte Cretò (m 1202) – Stavolo Zouf (m 1032) – innesto SR 552 (m 446) – Tramonti di Sopra (m 410) Dati tecnici: Partenza da Tramonti di Sopra (m 410): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 792. Acqua sul percorso: alla Fonte Acqua dei Malati. Accesso alla partenza: Usando l’autostrada A28 si esce a Cimpello (pochi km da Pordenone). Si seguono le indicazioni per Sequals, raggiungibile in circa 33 km percorrendo la SR 177. Da Sequals si procede sino al paese di Meduno per poi seguire le indicazioni per Tramonti. Guadagnato il lago di Redona e l’omonima frazione procediamo lungo la sponda destra del bacino artificiale. Superato lo specchio d’acqua raggiungiamo dapprima Tramonti di Sotto quindi Tramonti di Sopra. Appena entrati in paese volgiamo a sinistra portandoci, in poche decine di metri, alla Chiesa della Comunità Evangelica Valdese. Poco oltre incontriamo sulla destra il cartello indicante il segnavia 396 relativo al Giro del Cretò. Lasciamo l’automobile per incamminarci lungo la mulattiera. Descrizione del percorso: Lasciamo alla nostra destra una casa quindi penetriamo nel folto seguendo l’ampia e comoda mulattiera. Tra le frasche possiamo per il momento solo intravedere la valle. Dopo una frazione quasi pianeggiante volgiamo con decisione verso destra penetrando nel solco scavato dal Rio Celestia. Alcune aperture tra gli alberi permettono di apprezzare le incombenti rupi calcaree del prospiciente Monte Roppa Buffon. In breve siamo all’unico importante bivio che incontreremo nell’intero percorso (m 520 – cartello indicatore – ore 0,15 dalla partenza). Tralasciamo il proseguo per Casa Abis volgendo a destra in salita tra le frasche. Il segnavia si sviluppa nel solco vallivo costeggiando a tratti il torrente. Seguono alcuni tornanti dopo i quali il bosco si dirada permettendo di scorgere il fondovalle e l’alveo del Meduna. In breve, guadati alcuni modesti corsi d’acqua, guadagniamo un magnifico pulpito con bandiera dal quale godiamo della vista in direzione del Monte Crepa. Subito a fianco è presente l’ottima Fonte Acqua dei Malati (Fonte Âga dai Malâz), molto utile per approvvigionarsi di liquidi (ore 1 dalla partenza). Da notare le poderose rocce soprastanti. Il percorso prosegue alternando frazioni boschive ad altre caratterizzate dall’affioramento di roccette. Con maggior frequenza è possibile affacciarsi alle spalle con lo sguardo che raggiunge il fondovalle. Raggiungiamo e scavalchiamo un saltino roccioso, per altro l’unico del tracciato a richiedere qualche cautela in più. Al di sopra, una digressione di qualche metro sulla destra, permette di raggiungere un bel terrazzo naturale ancora una volta proteso verso meridione. Nel proseguo passiamo a breve distanza da alcuni strapiombanti ed incombenti pinnacoli rocciosi. Il segnavia guida tra massi affioranti quindi raggiungiamo, in ripida salita, un bel bosco di faggi e carpini. Con un ultimo sforzo, in ambiente selvaggio ed isolato, rimontiamo il pendio con fondo foglioso talora scomodo sino a guadagnare il dosso pianeggiante ove sorgono le rovine dello Stavolo Celant (m 1159 – ore 2 dalla partenza). La struttura è posizionata in coincidenza della sella che divide la cresta del Cretò dal Monte Roppa Buffon. Il sentiero cambia ora direzione volgendo d’improvviso verso destra in ambiente per gran parte prativo. La salita è assai faticosa pur concedendo un ottimo scorcio sulle circostanti cime tra cui spicca la dorsale del Monte Costa di Paladin. In breve raggiungiamo il culmine della cresta del Monte Cretò (m 1202 – ore 2,15 dalla partenza) con il sentiero che segue quasi in piano la dorsale sommitale. Sebbene l’alberatura sia presente fin quasi in vetta, non è difficile spostarsi fuori sentiero per qualche metro sino ad una bella schiarita che permette di godere di un ampio panorama in direzione della valle e di Tramonti di Sopra. Notiamo inoltre il Monte Rest con il suo inconfondibile pascolo sommitale nonché la cima del Monte Valcalda, una delle più elevate del circondario. Il sentiero prosegue divallando ripidamente in una fittissima faggeta in ambiente molto fresco ed ombroso dove il silenzio è disturbato solo dal passaggio di qualche guardingo capriolo. Raggiungiamo il pianoro che ospita le rovine dello Stavolo Zouf (m 1032) quindi il segnavia volge verso destra, per un breve tratto in piano, con la faggeta che lascia spazio ad un ampio prato. Poco oltre siamo ad un pulpito rivolto verso sud in posizione dominante sulla valle e sul piano che accoglie Tramonti di Sopra. Il proseguo è ora in lunga discesa su percorso decisamente più impervio rispetto alla salita affrontata in precedenza. Il sentiero si riduce a tratti ad una sottile striscia scavata nel manto erboso o nel sottobosco senza tuttavia che vi siano da segnalare passaggi pericolosi. La continua alternanza tra frazioni nella pineta e altre più aperte concede ad intervalli regolari di osservare le cime circostanti e la lontana Valle Tramontina. La discesa offre così scorci pittoreschi permettendo di apprezzare la progressiva perdita di altitudine. Nel tratto inferiore scavalchiamo un modesto torrente caratterizzato da acque limpidissime quindi, poco oltre, caliamo in una profonda forra, anche in questo caso scavata da un piccolo ruscello che andiamo a superare senza difficoltà. Ancora una breve frazione boschiva e infine raggiungiamo la SR 552 (m 446 – ore 3,40 dalla partenza) poco a nord di Tramonti di Sopra. Seguendo il percorso della strada rientriamo al paese (m 410) quindi chiudiamo il nostro anello riportandoci al parcheggio dove abbiamo lasciato l’automobile (ore 4 complessive). N.B L’itinerario è ad anello quindi può essere percorso anche in senso inverso, tuttavia il senso descritto è il migliore in quanto affronta in discesa la frazione più impervia e faticosa. Da rilevare, lungo quasi tutto il percorso, una presenza eccessiva di zecche. Consigliamo vivamente di indossare pantaloni lunghi, calzettoni e possibilmente cappello e maniche lunghe dando la precedenza ad abiti di colore chiaro per scorgere immediatamente ospiti sgraditi. Per questa ragione è bene non scegliere periodi troppo caldi al fine di non doversi scoprire troppo per tollerare le elevate temperature. Purtroppo le zecche infestano ampi tratti delle Prealpi Carniche richiedendo molta attenzione. Per lo stesso motivo si sconsiglia di portare con sé cani lungo questo percorso. Cenni sulla flora:
Il particolare clima del Friuli permette a diverse specie d’alta montagna di scendere sino ad essere rilevate a quote insolitamente basse. Il percorso appena descritto non fa eccezione permettendo l’osservazione di parecchie fioriture. Segue una breve lista delle più importanti osservate in occasione della nostra salita, avvenuta nella seconda parte della primavera. 1) Raponzolo chiomoso (Physoplexis comosa), senz’altro uno degli endemismi più spettacolari delle Alpi Orientali, con areale esteso dalle Grigne in Lombardia sino al Friuli Venezia Giulia e alla Carinzia. E’ un magnifico ornamento per le rupi calcaree strapiombanti. Lungo il nostro percorso è osservabile, ad esempio, nella forra con torrente che precede, nella parte finale, l’arrivo del sentiero sulla SR552. Da notare le quote insolitamente basse raggiunte dalla specie in questo settore del Friuli. 2) Dafne odorosa (Daphne cneorum), dai profumatissimi fiori rosati. 3) Pinguicola alpina (Pinguicula alpina). Una delle poche piante carnivore presenti in Italia; le sue foglie appiccicose sono una trappola per gli insetti più piccoli; la pianta produce poi enzimi atti a digerire le prede. Lungo il nostro percorso è osservabile nella forra con torrente che precede, nella parte finale, l’arrivo del sentiero sulla SR552. 4) Primula orecchia d’orso (Primula auricula). Inconfondibile per le sue foglie farinose è presente nelle rocce calcaree affioranti nel tratto compreso tra la Fonte Acqua dei Malati e lo Stavolo Celant. 5) Borrana primaverile (Omphalodes verna). Pianta tipica dei boschi freschi di latifoglie, è presente ad esempio nelle faggete tra la Fonte Acqua dei Malati e lo Stavolo Celant. 6) Genziana di Clusius (Gentiana clusii) 7) Linaiola rostrata (Thesium rostratum) 8) Citiso porporino (Cytisus purpureus) 9) Biscutella montanina (Biscutella leavigata) 10) Pero corvino (Amelanchier ovalis) 11) Bosso strisciante (Polygala chamaebuxus) 12) Vedovella celeste (Globularia cordifolia) 13) Rosa di Natale (Helleborus niger) 14) Potentilla caulescente (Potentilla caulescens) 15) Camedrio alpino (Dryas octopetala) 16) Botton d’oro (Trollius europaeus) nei prati tra lo Stavolo Celant e la cima. 17) Erica carnea (Erica carnea) 18) Anemone trifogliata (Anemone trifolia) 19) Fragolina di bosco (Fragaria vesca) 20) Listera maggiore (Listera ovata) 21) Nido d’uccello (Neottia nidus-avis) 22) Primula (Primula vulgaris) 23) Aquilegia scura (Aquilegia atrata) 24) Ciclamino delle Alpi (Cyclamen purpurascens) 25) Cicerchia primaticcia (Lathyrus vernus) 26) Valeriana trifogliata (Valeriana tripteris) 27) Ginestrino (Lotus corniculatus)
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