Ganda

MONTE GANDA (m 2791)

L’escursione che andiamo a narrarvi offre diversi elementi di grande interesse. La salita tocca il bellissimo Lago del Monte; con un’estensione di 45000 mq si tratta dello specchio d’acqua naturale più vasto del livignasco. Un magnifico gioiello incastonato in una conca d’alta quota in condizioni di assoluta integrità. Si tratta di un obiettivo molto gettonato dai turisti che risiedono a Livigno ragion per cui lo troverete un po’ affollato nei giorni di agosto. Se amate la solitudine e il silenzio non disperate. Dopo la visita al lago risalirete il Monte Ganda. E’ una meta raggiungibile con facilità dagli escursionisti ma la mancanza di un sentiero segnato e definito fa sì che l’elevazione sia un po’ trascurata. Il Monte Ganda soffre inoltre la notorietà del vicino e più elevato Piz La Stretta eppure in termini d’ambiente incontaminato è un obiettivo che non teme confronti. La vista sul sottostante lago e sulla Valle della Forcola vi lasceranno un magnifico ricordo. Unica avvertenza è la necessità di una giornata tersa per affrontare senza timore la frazione non segnata. Al pari delle altre cime del circondario ne consigliamo l’ascensione tra luglio e settembre per evitare nevai o frazioni ghiacciate.

L’escursione in breve:

Parcheggio P7 (m 1940) – Alpe Campaccio (m 1950) – Valle del Monte – Lago del Monte (m 2615) – Monte Ganda (m 2791)

Dati tecnici:

Partenza dal parcheggio P7 lungo la strada che da Livigno sale al Passo Forcola (m 1940): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale sino poco oltre il Lago del Monte. Del tutto assente la deviazione al Monte Ganda ma senza problemi d’orientamento con buona visibilità. Dislivello assoluto: m 841. Acqua sul percorso: numerosi torrenti fin verso i 2400 metri.

 Accesso alla partenza:

Si può accedere alla partenza da Livigno seguendo la strada per il Passo Forcola. Usciamo dal paese trovando il cartello che indica il passo a 6 km. Poco oltre, in una magnifica zona prativa, notiamo a sinistra il grande parcheggio contrassegnato dalla sigla P7, dove possiamo abbandonare l’automobile (m 1940). Chi proviene da Sondrio raggiunge Tirano quindi si volge a sinistra in direzione di Poschiavo entrando così in territorio svizzero. Si procede rimontando la Val Poschiavina. Pochi km prima del Passo Bernina si abbandona il proseguo della strada volgendo a destra per guadagnare la Forcola di Livigno. Si supera dapprima la dogana svizzera quindi quella italiana posta in coincidenza del valico (m 2315). Entriamo nel comune di Livigno. Discendiamo verso il paese senza raggiungerlo, troviamo infatti il parcheggio P7 a destra della carreggiata dove lasciamo l’auto.

Descrizione del percorso:

Lasciata l’auto nel parcheggio proseguiamo a piedi lungo la statale in direzione del Passo Forcola. Dopo poche decine di metri, in coincidenza di una curva, troviamo sulla destra il cartello escursionistico che segnala l’inizio della nostra avventura. Su ampia sterrata chiusa al traffico raggiungiamo in qualche minuto l’Alpe Campaccio (m 1950), una baita dove è possibile acquistare prodotti caseari. La forestale prosegue scavalcando il torrente e cominciando a risalire il pendio. Una lunga sequenza di tornanti permette di guadagnare quota. L’ambiente è prativo nella parte inferiore quindi parzialmente boscato con la presenza soprattutto del larice. Il paesaggio alle spalle diviene progressivamente più ampio dominando dall’alto la Valle della Forcola che appare ampia ed erbosa. Il percorso penetra successivamente nella stretta Valle del Monte restando inizialmente sulla sinistra orografica del solco. La sterrata descrive una pronunciata ansa per assecondare un solco scavato da un impetuoso torrente. Subito oltre si riprende a salire, sempre in moderata pendenza, sino al termine della frazione su larga forestale. Scavalchiamo il torrente quindi passiamo sullo stretto sentiero segnato che si innalza rapidamente sulla destra orografica della Valle del Monte.

Lasciamo alla nostra destra un piccola gola rocciosa mantenendo il fianco erboso della montagna. Guadagniamo rapidamente quota con eccellenti scorci sui pendii e sulle cime circostanti. Con innumerevoli tornanti superiamo senza problemi tutte le asperità del terreno. Scavalchiamo alcuni torrenti utili per un eventuale approvvigionamento d’acqua. Proseguendo nella salita incontriamo due opportunità: il sentiero di sinistra è più frequentato ed evidente mentre quello a destra è più diretto ma nel complesso più scomodo e meno utilizzato. Procedendo a sinistra affrontiamo un’evidente sequenza di tornanti. Il panorama si estende e proprio davanti a noi cominciamo ad osservare il Piz La Stretta, grandiosa montagna posta sul confine tra Svizzera e Italia. Superato lo sbalzo più ripido il sentiero procede traversando nel ghiaione a sinistra di un evidente solco. Subito oltre volgiamo nuovamente verso destra tra ondulazioni erbose andando a scavalcare lo splendido torrente emissario del Lago del Monte. Ancora qualche minuto di cammino e siamo in prossimità del magnifico specchio d’acqua, il più ampio del livignasco (m 2606 – ore 2 dalla partenza).

Prima di proseguire nella salita vale la pena di camminare attorno al lago. Il sentierino sulla destra conduce in 5 minuti al bivacco, non gestito ma sempre aperto, presente all’estremità settentrionale dello specchio d’acqua. E’ un luogo magnifico nel quale osservare un ambiente naturale di indiscutibile suggestione. Da rilevare come il livello dell’acqua resti pressoché costante per tutta l’estate: il lago infatti non è alimentato solo dalle nevi invernali ma anche da alcune sorgenti presenti nel fondale. Dopo una raccomandabilissima sosta ritorniamo al sentiero segnato e ai cartelli posti all’estremità meridionale del lago. Le indicazioni danno La Colma ad ore 1,20 di cammino e Somp i Crap Neir (nome livignasco del Piz La Stretta) ad ore 1,40. Il sentiero segnato rimonta senza difficoltà la lunga cordonatura morenica soprastante in ambiente dominato dagli ultimi lembi erbosi e da vasti macereti d’altitudine. L’incremento della quota offre una visione favolosa del Lago del Monte, specie nei giorni più tersi quando le acque rifulgono al sole estivo. Da rilevare la colorazione turchese del lago visibile in prossimità della sponda. Saliamo rapidamente d’altitudine con una frazione particolarmente faticosa su fondo detritico in parte instabile. In breve guadagniamo la soprastante selletta, spesso innevata nella prima parte della stagione estiva. Si apre la vista verso occidente osservando a distanza la Forcola di Livigno sovrastata a destra dal Piz Minor. Alle spalle di quest’ultima vetta spuntano i ghiacciai del Gruppo del Bernina. Sulla destra siamo invece sovrastati dal pendio roccioso che scende dalla cima del Piz La Stretta.

Andiamo ora ad abbandonare il proseguo del sentiero segnato volgendo con decisione verso sinistra. Un lungo crinale, per altro osservabile in tutto il suo sviluppo, raggiunge il suo culmine nel Monte Ganda. Muoviamo in questa direzione senza sentiero né segnavia ma con percorso elementare con buona visibilità in quanto ricalca l’ampia e comoda cresta. Seguiamo le facili ondulazioni del terreno alternando frazioni detritiche con altre prative. Sempre accompagnati dalla spettacolare visione del Lago del Monte a sinistra e della Forcola di Livigno a destra rimontiamo un modesto risalto senza nome. Curiosissimo il fondo in coincidenza dell’elevazione: il manto è infatti prativo nel pendio rivolto ad occidente mentre ad oriente cala un ripido e caotico versante caratterizzato da sassi e detriti mobili. Il limite tra il manto erboso e il fondo sassoso è netto. Cominciamo ad intravedere la grande calotta ghiacciata che caratterizza il Pizzo Palù, posta alle spalle del Piz Minor mentre alle spalle godiamo di una splendida visione d’insieme del Piz La Stretta a dominare la conca occupata dal Lago del Monte. In un grandioso contesto d’alta montagna procediamo in direzione del Monte Ganda ormai prossimo. Perdiamo pochi metri portandoci alla base della piramide terminale. Gli ultimi minuti di salita richiedono un impegno leggermente maggiore. Il crinale appare meno comodo per via della pendenza e del fondo piuttosto instabile. Prestando attenzione ad avere piede fermo raggiungiamo in breve, senza frazioni esposte, la cima del Monte Ganda (m 2791 – ore 2,45 dalla partenza).

Nonostante la cima sia piuttosto anonima e poco frequentata offre un paesaggio d’insospettabile e indiscutibile bellezza. La vista in direzione del Gruppo Bernina è quasi completa, ostacolata solo in parte dalla dorsale che unisce il Piz Minor al Mout Arduond. Appena a sinistra osserviamo la Forcola di Livigno dalla quale scende la lunga Valle della Forcola percorsa dal Torrente Spöl sino ad intravedere la periferia di Livigno. Verso meridione, sulla destra orografica della valle, osserviamo le cime che caratterizzano il crinale principale delle Alpi, il confine di stato è infatti, in questo tratto, spostato verso nord rispetto allo spartiacque che quindi è posto interamente in territorio italiano. Si ripete lo scorcio verso nord sul Piz La Stretta e sul sottostante Lago del Monte. Il rientro avviene a ritroso per un totale di 5 ore complessive di cammino.

Cenni sulla flora:

Tutto il livignasco presenta zone d’elevato pregio naturalistico dove la natura si presenta ancora in una magnifica veste incontaminata. Lungo il cammino non mancano diverse fioriture ad impreziosire ulteriormente un’escursione di per sé già molto bella. Segue una lista parziale delle entità osservate in occasione della nostra salita avvenuta nella prima parte del mese di luglio.

1)     Primula a foglie intere (Primula integrifolia). In Italia è una specie piuttosto rara segnalata unicamente in Lombardia e in Piemonte tipica delle zone a prolungato innevamento. Lungo l’escursione descritta è una delle piante più preziose che si possono osservare. E’ presente lungo le sponde del torrente emissario del Lago del Monte a pochi minuti di cammino dallo specchio d’acqua.

2)     Androsace dei ghiacciai (Androsace alpina); un’altra tra le piante più rare e pregevoli osservabili lungo questo percorso. Endemica delle Alpi, colonizza i macereti alle quote superiori.

3)     Androsace gelsomino (Androsace obtusifolia); questa piccola primulacea d’alta montagna, solitamente rara, è presente lungo questo itinerario nella Valle del Monte con parecchi esemplari sebbene possa sfuggire all’osservazione per via delle piccolissime dimensioni dei fiori.

4)      Semprevivo montano (Sempervivum montanum)

5)     Genziana punteggiata (Gentiana punctata)

6)     Genziana nivale (Gentiana nivalis)

7)     Genzianella (Gentiana verna)

8)     Azalea alpina (Loiseleuria procumbens)

9)  Campanula di monte (Campanula scheuchzeri)

10)  Campanula barbata (Campanula barbata)

11) Sassifraga gialla (Saxifraga aizoides)

12)  Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata)

13)  Sassifraga zolfina (Saxifraga bryoides)

14)  Sassifraga di Seguier (Saxifraga seguieri); endemismo alpico tipico dei valloncelli nivali endemico della zona alpina compresa tra la Valle d’Aosta e il Veneto. Presente con frequenza in Svizzera, è pianta più rara in Italia.

15)  Sassifraga stellata (Saxifraga stellaris)

16)  Arabetta celeste (Arabis caerulea). Rara e poco appariscente per le piccole dimensioni, è presente con i suoi fiori di colore azzurro chiaro nei macereti tra il Lago del Monte e il crinale che conduce al Monte Ganda.

17)  Cardo spinosissimo (Cirsium spinosissimum)

18) Ranuncolo dei ghiacciai (Ranunculus glacialis)

19)  Mirtillo nero (Vaccinium myrtillus)

20)  Achillea moscata (Achillea moschata)

21)  Piede di gatto (Antennaria dioica)

22)  Trifoglio bruno (Trifolium badium)

23)  Romice scudato (Rumex scutatus)

24)  Nigritella comune (Nigritella nigra)

25)  Sempiterni dei Carpazi (Antennaria carpathica)

26)  Orchide macchiata (Dactylorhiza maculata)

27)  Camedrio alpino (Dryas octopetala)

28)  Silene a cuscinetto (Silene acaulis)

29)  Bartsia alpina (Bartsia alpina)

30)  Biscutella montanina (Biscutella leavigata)

31)  Tossillaggine alpina (Homogyne alpina)

32)  Campanula dei ghiaioni (Campanula cochleariifolia)

33)  Rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum)

34)  Nontiscordardime (Myosotis alpestris)

35) Veronica alpina (Veronica alpina)

36)  Erba unta comune (Pinguicula vulgaris)

37)  Garofanino maggiore (Epilobium angustifolium)

38)  Geranio selvatico (Geranium sylvaticum)

39)  Anemone alpino (Pulsatilla alpina)

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