Mout dals Lejs

MOUT DALS LEJS (m 2706)

Le miti Alpi di Livigno hanno molto da offrire in termini di silenzio, solitudine e grandiosi ambienti di alta montagna. Il percorso ai Laghi della Forcola è uno dei più noti nella zona eppure non lo troverete mai troppo affollato soprattutto se paragonato alle escursioni delle lontane Dolomiti. Inutile accennare alla grande attrattiva dei numerosi specchi d’acqua che caratterizzano il settore: le colorazioni delle acque e dei fondali nelle giornate terse giustificano più che ampiamente un’escursione che sarebbe comunque interessante per la grandiosità degli ambienti alpini attraversati. Il Mout dals Lejs è un modesto panettone per lo più erboso che sovrasta il Lej Grand; quest’ultimo, con 22000 mq d’estensione, è il lago più esteso fra quelli della zona. Da rilevare come l’intero percorso serpeggi tra il confine italo-svizzero ma non preoccupatevi, nessuno vi chiederà la carta d’identità: a queste quote a comandare è solo la natura che vi chiediamo come sempre di rispettare non lasciando tracce del vostro passaggio. Se si eccettuano un paio di brevi passaggi esposti comunque attrezzati, si tratta di un’escursione per ogni buon escursionista con l’unica avvertenza di prestare attenzione alle condizioni meteorologiche: siamo vicini al crinale principale delle Alpi, un’area dove i temporali estivi e le nebbie sono piuttosto frequenti. I sentieri sono solitamente percorribili tra luglio e settembre anche se singoli nevai possono comunque essere presenti fino ad estate inoltrata nelle zone più riparate.

L’escursione in breve:

Forcola di Livigno (m 2315) – Laghi della Forcola (m 2654) – Lej Grand (m 2657) – Mout dals Lejs (m 2706)

Dati tecnici:

Partenza dalla Forcola di Livigno (m 2315): Difficoltà: E (Brevi tratti EE attrezzati con fune metallica nel tratto compreso tra la partenza e i laghi della Forcola). (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale sino al Lej Grand, assente nel breve tratto successivo. Dislivello assoluto: m 391. Acqua sul percorso: assente.

Accesso alla partenza:

La Forcola di Livigno è un importante valico posto sullo spartiacque principale delle Alpi al confine tra Italia e Svizzera, aperto al traffico normalmente tra giugno e ottobre (informarsi sulla reale data di apertura e chiusura). Si accede al passo da Sondrio raggiungendo Tirano quindi si volge a sinistra in direzione di Poschiavo entrando così in territorio svizzero. Si procede rimontando la Val Poschiavina. Pochi km prima del Passo Bernina si abbandona il proseguo della strada passando a destra per guadagnare la Forcola di Livigno. Si supera la dogana italiana posta in coincidenza del valico rientrando per pochi metri in territorio italiano. A sinistra della carreggiata si trova dapprima il Rifugio Tridentina quindi il parcheggio “P10” dove si può lasciare l’automobile. In agosto il parcheggio si riempie rapidamente, è quindi bene iniziare il cammino molto presto. Si può accedere alla partenza direttamente da Livigno rimontando con la statale la valle del Torrente Spöl sino alla Forcola. In questo caso si trova il parcheggio “P10” a destra della strada circa 100 metri prima del confine di stato.

Descrizione del percorso:

L’itinerario ha inizio, indicato dai cartelli, proprio a fianco del parcheggio. Il sentiero, ampio e ben tracciato, si sviluppa in moderata salita attraversando pascoli d’alta quota e non potrebbe essere altrimenti. La quota della Forcola di Livigno fa sì che l’intero percorso si articoli in altitudine permettendo anche ai meno esperti di camminare in un ambiente alpino particolarmente impervio e selvaggio.

Ad una prima breve frazione non troppo faticosa segue una sequenza di tornanti che concede di risalire il ripido pendio offrendo un bel colpo d’occhio sulla sottostante Forcola di Livigno e sui due laghetti presenti in sua prossimità. Scavalcato il settore più ripido e faticoso, il sentiero procede traversando più comodamente e dominando dall’alto la profonda valle della Forcola, percorsa dal Torrente Spöl. L’ambiente resta in prevalenza prativo aggirando comodamente alcuni affioramenti rocciosi. Non si incontrano particolari difficoltà se si eccettua un breve tratto su detrito che richiede piede fermo e soprattutto un passaggio esposto sulla sottostante vallata dove è stata aggiunta una fune metallica come corrimano. Con fondo asciutto il cammino procede tranquillo con l’unica accortezza di prestare attenzione ad eventuali bambini o a chi soffre di vertigini nel brevissimo tratto attrezzato. Il percorso comincia ad obliquare in direzione del valico noto come La Stretta o La Colma: compare di fronte a noi la grande sagoma trapezoidale del Piz La Stretta. In ambiente ora dominato da rocce e detriti raggiungiamo un settore caratterizzato da terrazzi naturali occupati da alcuni modesti laghetti senza nome. Abbandoniamo il proseguo in discesa del sentiero che condurrebbe al valico “La Stretta” volgendo a sinistra con cartello indicante i Laghi della Forcola (ore 0,50 dalla partenza). Il sentiero sale ripidamente il pendio con fondo per lo più detritico. Di fronte a noi si innalza la grande mole del Piz Minor caratterizzato da rocce di colore grigiastro. Guadagniamo in breve un terrazzo naturale caratterizzato da deboli ondulazioni a termine della ripida frazione di salita. Sulla sinistra possiamo sporgerci con cautela sulla sottostante, profonda Valle della Forcola con ben visibile il Torrente Spöl. Il sentiero segnato volge invece verso destra raggiungendo il cartello che segnala “I Lach da la Forcola” ovvero i Laghi della Forcola (m 2654 – ore 1,15 dalla partenza).

Si tratta di quattro piccoli specchi d’acqua con più tracce segnate che zigzagano tra di essi permettendo di osservarne varie angolazioni. E’ un ambiente d’altitudine di grande suggestione con le acque calme e limpide dei laghi che nei giorni più tersi divengono splendidi soggetti fotografici.  Lasciamo alle spalle i Laghi della Forcola superando poco oltre, senza rendercene conto, il confine di stato penetrando quindi in territorio svizzero. In breve siamo al “Lej Grand” che, come suggerito dal toponimo, è il più vasto della zona (m 2657). Dominato dal Piz Minor e dal Piz dals Lejs colpisce per i suoi fondali dalle intense colorazioni comprese tra il verde scuro e l’azzurro. All’estremità nordorientale del lago troviamo, presso il torrente emissario, splendide colonie di Piumino rotondo (Eriophorum scheuchzeri). Colpisce la selvaggia bellezza dell’ambiente che appare quanto mai silenzioso ed appartato. All’estremità settentrionale del Lej Grand è visibile un modesto panettone per lo più erboso che si eleva per appena una cinquantina di metri rispetto al lago. Si tratta della modesta elevazione chiamata Mout dals Lejs. L’idea di salirlo potrebbe non essere molto attraente: sono richiesti pochi minuti per raggiungere un’elevazione non rilevante. Eppure il paesaggio che godremo sul Lej Grand merita ampiamente la sua salita. Non vi sono tracce: il sentiero segnato cessa lungo la sponda del Lej Grand, ma l’ascesa è banale e si articola su via non obbligata. Saliamo dal versante destro, caratterizzato per lo più da dolci pendici erbose e qualche elementare salto su roccette. Dalla vetta (m 2706 – ore 1,30 dalla partenza) ammiriamo l’intera conca che accoglie il lago, dominata a destra dal Piz Minor.

La nostra escursione non è ancora terminata: abbiamo osservato i quattro Laghi della Forcola e il Lej Grand. Manca il sesto ed ultimo lago: il più nascosto e il meno frequentato. Per raggiungerlo dobbiamo procedere dalla cima del Mout dals Lejs in direzione opposta al Lej Grand. Muoviamo lungo l’ampio tavolato sommitale e dopo un breve tratto in debole discesa siamo all’ultimo lago (ore 1,40 dalla partenza). Nonostante le dimensioni contenute presenta, a differenza dei precedenti, un fondale dall’insolita colorazione: gialla presso le sponde, verde scuro nel mezzo. In breve siamo presso la riva, subito ai piedi del Mout Arduond mentre più distante è sempre visibile il Piz Minor. All’estremità destra dello specchio d’acqua cala un valloncello detritico dal quale apprezziamo un ottimo scorcio in direzione del Piz La Stretta. La nostra escursione può ora dirsi completa: rientriamo a ritroso senza affrontare problemi con buona visibilità. Riprendiamo il sentiero segnato presso il Lej Grand ad eliminare ogni problema d’orientamento. In tutto tra andata e ritorno l’escursione impegna per circa 3 ore complessive.

Cenni sulla flora:

Tutto il livignasco presenta zone d’elevato pregio naturalistico dove la natura si presenta ancora in una magnifica veste incontaminata. Lungo il cammino non mancano diverse fioriture ad impreziosire ulteriormente un’escursione di per sé già molto bella. Segue una lista parziale delle entità osservate in occasione della nostra salita avvenuta alla fine del mese di luglio.

1)    Primula a foglie intere (Primula integrifolia). In Italia è una specie piuttosto rara segnalata unicamente in Lombardia e in Piemonte tipica delle zone a prolungato innevamento. Lungo l’escursione descritta è una delle piante più preziose che si possono osservare. E’ presente nei prati presso la partenza nella zona della Forcola di Livigno dove si presenta assieme ad altre congeneri che indichiamo di seguito.

2)      Primula irsuta (Primula hirsuta); pianta tipica dei substrati acidi dalle splendide corolle rosso – violette.

3)     Primula a foglie larghe (Primula latifolia)

4)     Androsace alpina (Androsace alpina); un’altra tra le piante più rare e pregevoli osservabili lungo questo percorso. Endemica delle Alpi, colonizza i macereti alle quote superiori. E’ presente lungo questo itinerario nella zona del Lej Grand.

5)     Senecio della Carnia (Senecio incanus sbsp. carniolicum), endemico delle Alpi Orientali.

6)     Piumino rotondo (Eriophorum scheuchzeri), presente con particolare abbondanza lungo le sponde del Lej Grand.

7)     Genziana punteggiata (Gentiana punctata)

8)     Genziana bavarese (Gentiana bavarica)

9)      Linaiola d’alpe (Linaria alpina)

10)   Azalea alpina (Loiseleuria procumbens)

11)  Verga d’oro (Solidago virgaurea)

12)   Campanula di monte (Campanula scheuchzeri)

13)  Sassifraga solcata (Saxifraga exarata)

14)  Sassifraga gialla (Saxifraga aizoides)

15)  Sassifraga rossa (Saxifraga oppositifolia)

16)  Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata)

17)  Margherita alpina (Leucanthemopsis alpina)

18) Cardo spinosissimo (Cirsium spinosissimum)

19)  Ambretta strisciante (Geum reptans)

20) Ranuncolo dei ghiacciai (Ranunculus glacialis)

21)  Saussurea delle Alpi (Saussurea alpina)

22) Sparviere vischioso (Schlagintweitia intybacea)

23) Mirtillo nero (Vaccinium myrtillus)

24)  Achillea moscata (Achillea moschata)

25)  Piede di gatto (Antennaria dioica)

26)  Veratro comune (Veratrum album)

27)  Botton d’oro (Trollius europaeus)

28)   Trifoglio bruno (Trifolium badium)

29)  Romice scudato (Rumex scutatus)

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