Radicchio

MONTE RADICCHIO (m 695)

Gran parte dell’escursionismo in seno al comune di Marzabotto si concentra all’interno del Parco storico regionale di Monte Sole mentre restano trascurate le zone limitrofe. É un vero peccato perché non mancano altri settori in grado di sorprendere per l’ambiente integro ed isolato a quattro passi dal fondo valle e dalla città. La salita al Monte Radicchio appartiene a questa categoria: sorprende l’isolamento del settore unitamente ad un panorama davvero grandioso, esteso nei giorni tersi fino al crinale appenninico tosco emiliano. Nei mesi primaverili la neve ancora presente sul lontano spartiacque rende il paesaggio affascinante. Non sembrerebbe di trovarsi in Appennino eppure Bologna non è distante ed è bello dedicare qualche ora di marcia in ambiente boschivo dimenticandosi della confusione che regna nei paesi sottostanti. Tenendo conto della complessiva bassa quota del percorso ne consigliamo la percorrenza in marzo, aprile oppure in autunno inoltrato quando le temperature sono sopportabili. La stagione estiva si presenta calda ed estremamente afosa e quindi inadatta ad un tracciato del genere nel quale risultano per giunta del tutto assenti le sorgenti d’acqua. L’inverno può essere preso in considerazione evitando i periodi in cui è presente neve al suolo. L’itinerario, così come descritto, è ad anello e richiede una certa attenzione nel tratto compreso tra Porcinasio e la provinciale 69 per via della trascuratezza e dell’estrema pendenza del sentiero.

L’escursione in breve:

Malfolle (m 479) – sentiero 138 – sentiero 134A - sentiero 134 (m 671) – Monte Radicchio (m 695) – innesto sentiero senza nome (m 631) – sentiero 136 – Porcinasio (m 465) – innesto SP 69 (m 308) – innesto sentiero 138 (m 260) – Mirandola (m 389) – Malfolle (m 479)

Dati tecnici:

Partenza da Malfolle (m 479): Difficoltà: EE (E dalla partenza sino a Porcinasio; EE nel tratto successivo per via dell’estrema pendenza, la segnaletica trascurata e il sentiero non curato da molti anni; T dall’innesto sulla SP 69 sino al rientro a Malfolle) (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale tranne nel tratto compreso tra Monte Radicchio e l’innesto nel sentiero 136. Segnaletica vecchia e non sempre evidente tra Porcinasio e l’innesto sulla SP 69. Dislivello assoluto: m 435. Acqua sul percorso: assente

Accesso:

Chi proviene da Bologna segue la SS 64 Porrettana in direzione di Pistoia superando i paesi di Casalecchio di Reno, Sasso Marconi e Marzabotto. Si procede oltre Marzabotto raggiungendo in 1,5 km la frazione di Pian di Venola e dopo un altro km il piccolo abitato di Sibano. Sulla destra della statale notiamo la chiesa del paese seguita da una biforcazione: abbandoniamo la statale volgendo a destra sulla Via Malfolle. La strada sale ripida lasciando alle spalle le ultime case di Sibano. Saliamo alternando frazioni boschive con campi coltivati in ambiente di campagna piuttosto appartato rispetto al fondo valle. La salita procede ripida sino a guadagnare la minuscola frazione di Malfolle posta in posizione molto panoramica. Incontriamo una prima sterrata che si separa sulla destra e che ignoriamo. Pochi metri e abbiamo un secondo bivio: sulla sinistra procede la strada asfaltata che conduce in breve salita alla chiesa di Malfolle. Svoltando lievemente a destra si passa invece su sterrata quasi in piano e comunque aperta al traffico. Il nostro cammino si svilupperà in questa direzione. Possiamo lasciare l’automobile presso il bivio stesso prestando attenzione a non ostruire la strada (m 479).

Descrizione del percorso:

Come anticipato, la prima parte di cammino coincide con la strada a fondo naturale aperta al traffico che dalla frazione di Malfolle cala nella Valle del Torrente Venola. Sebbene transitabile alle automobili è un tracciato per lo più sterrato e ghiaioso a traffico pari quasi a zero conosciuto unicamente dai contadini locali. Il nostro cammino sarà quindi una bella passeggiata in grado d’offrire splendidi scorci panoramici sulle colline circostanti. Abbondano i coltivi con particolare riferimento agli alberi di ciliegio ad offrire una fioritura di grande bellezza percorrendo la zona nella seconda metà di aprile. In breve siamo ad un evidente bivio. Abbandoniamo il proseguo della forestale per passare sull’ampia mulattiera che si separa sulla sinistra. Il percorso è contrassegnato dal segnavia 134A come evidenziato dal piccolo cartello posto in coincidenza della biforcazione.

Procediamo nella fitta vegetazione non lasciandoci sviare da un ulteriore bivio che incontriamo dopo pochi minuti: tralasciamo il proseguo del tratturo per salire ripidamente a destra con il percorso che diviene progressivamente più stretto sino a divenire un buon sentiero nel bosco. Il tracciato si innalza ripido restando nel folto per spostarsi poi nel versante rivolto verso sudest e concedere alcune magnifiche aperture. Ci portiamo sull’orlo del salto rivolto a meridione non facendo troppo affidamento sul vecchio e malconcio parapetto in legno che protegge dalla scarpata. Il panorama appare vasto; nello specifico osserviamo la sagoma boscata del Monte Salvaro a dominare la valle del Reno e la frazione di Salvaro mentre più lontano scorgiamo il Monte Ovolo. Affioramenti arenacei caratterizzano le cime circostanti. La salita procede ripida con il sentiero che si scosta a destra del filo di cresta tornando brevemente nel bosco. Poco sopra raggiungiamo in pieno crinale un poggio (m 671) in coincidenza del quale confluiamo nel sentiero 134 che sale da sud toccando il nucleo di case visibile a breve distanza e noto come Cà di Radicchio. Il panorama si apre ulteriormente ed è il migliore dell’intera camminata: la vista si estende in modo grandioso verso meridione sino a raggiungere il crinale appenninico tosco emiliano con in evidenza le principali cime dell’Appennino Bolognese e Modenese. Ricordiamo nello specifico Monte Gennaio, il Corno alle Scale, La Nuda, Monte Spigolino e soprattutto Monte Cimone, massima cima dell’Emilia Romagna e dell’intero Appennino Settentrionale. Il crinale appare innevato normalmente sino a primavera inoltrata. Più ravvicinato osserviamo il settore mediano della Valle del Reno con in evidenza la cittadina di Vergato. Il nostro cammino procede verso destra e siamo ormai prossimi alla vetta del Monte Radicchio. Il sentiero ne sfiora il punto più alto traversando poco sotto la cima a sinistra del punto più alto. In ogni caso una traccia non segnata sale in pochi metri sino al punto più alto caratterizzato da una densa alberatura (m 695).

Siamo al culmine del nostro itinerario. Nel proseguo il sentiero segnato diviene un bel traverso con esposizione meridionale. La rada vegetazione non impedisce una vista sempre molto ampia in direzione dello spartiacque appenninico e della Valle del Reno. I dislivelli sono contenuti e in breve riprendiamo il crinaletto guadagnando quasi in piano un’ampia sella (m 631). Godiamo per l’ultima volta del panorama in direzione dell’alto Appennino Emiliano. Il sentiero proseguirebbe infatti in salita, affrontando un settore caratterizzato da affioramenti argillosi. In realtà lasciamo il sentiero segnato per seguire l’ampia carrareccia sterrata che cala ripida nel bosco a destra. La deviazione è evidente non trattandosi di una traccia di sentiero ma di una vera e propria mulattiera, non è tuttavia presente alcuna indicazione né segnavia. Scendiamo senza segnalazioni ma senza difficoltà per alcuni minuti sino al fondo del fosso al di là del quale si riprende debolmente quota in ambiente collinare solitario e in generale poco conosciuto. Un ripido tratto nel bosco porta nuovamente a calare di quota sino a raggiungere il bivio con il segnavia 136. L’innesto nel sentiero segnato è improvviso e soprattutto non molto evidente trattandosi di una traccia nel folto e soprattutto in assenza di qualsiasi cartello indicatore.

Volgiamo in ogni caso verso destra prestando attenzione ai segnavia e raggiungendo in breve un’antica casa del tutto immersa nella densa alberatura indicata nelle mappe come Porcinasio (m 465). Nel proseguo affrontiamo le maggiori difficoltà dell’intera escursione: la traccia appare trascurata e labile con il segnavia per lunghi tratti poco visibile. Con la massima attenzione cerchiamo di reperire le rare e trascurate segnalazioni perdendo quota nella fittissima foresta. Restiamo poco a sinistra del profondo solco inciso dal Rio Pignone. Sarebbe senz’altro consigliabile il rifacimento di questa sezione di sentiero estremamente ripida e ormai nascosta dalla crescita di una vegetazione che non viene ripulita da troppi anni (primavera 2021). Scendendo d’altitudine diminuisce la pendenza e infine confluiamo, a termine d’ogni difficoltà, in una più ampia mulattiera. In breve usciamo dal bosco ammirando verso oriente un bel panorama dominato da verdeggianti prati. Di fronte a noi osserviamo il tipico panorama che caratterizza le colline del circondario con dolci pendii boscati alternati ad affioramenti calanchivi assai comuni nelle colline del bolognese. In veloce discesa andiamo infine a confluire nell’asfalto della SP 69 che unisce la frazione di Vedegheto a quella di Pian di Venola (m 308). Ne seguiamo il tracciato verso quest’ultima località e quindi volgendo verso destra.

In veloce discesa su asfalto, prestando attenzione alle eventuali automobili pur essendo una frazione a basso traffico, raggiungiamo il ponticello sul torrente Venola. Subito dopo il ponte lasciamo al bivio la provinciale. Ne abbandoniamo il proseguo per volgere a destra con cartello indicante l’agriturismo Casa Mirandola. Si tratta di una strada secondaria comunque asfaltata che scende pochi metri sino ad un secondo ponticello sul Torrente Venola. Siamo al punto più basso della nostra escursione (m 260) dopo il quale riprendiamo ripidamente quota. In primavera l’ambiente è affascinante, nonostante la quota molto ridotta, grazie all’aspetto molto dolce e verdeggiante delle colline circostanti. In aprilee in maggio è un piacere osservare i prati ridondanti di fiori d’ogni tipo. La strada asfaltata si articola poco a sinistra del fosso inciso dal Rio Sponga. Raggiunta una curva molto secca verso sinistra saliamo in breve sino al bel poggio dove sorge Cà Mirandola (m 389). Attorno alla struttura si osserva l’armonia dei campi coltivati e la nostra mente è proiettata indietro nel tempo quando le colline circostanti erano più abitate e i contadini riuscivano con non poco sforzo a ricavarsi il cibo per vivere. Oggi i rilievi della zona assistono purtroppo ad una fase di spopolamento e Cà Mirandola rappresenta una felice eccezione essendo un agriturismo impegnato nel coltivare i pendii circostanti.

La strada procede oltre la struttura ancora per un breve tratto andando a sfiorare Casa Belvedere (m 405) posta alla nostra sinistra. Subito oltre l’asfalto lascia spazio ad una forestale sempre transitabile ma a fondo naturale che procede nella ripida salita nel bosco. Oltrepassata la frazione più ripida la pendenza decresce e infine chiudiamo il nostro itinerario ad anello in quanto troviamo sulla destra il bivio per il Monte Radicchio (sentiero 134A) che abbiamo percorso all’andata. L’ultima breve frazione di percorso è comune all’andata. Proseguiamo lungo la sterrata sino a riportarci all’automobile in località Malfolle (m 479 – ore 3,20 complessive).

Cenni sulla flora:

La vegetazione della zona è quella tipica della bassa collina emiliana. Non sono presenti specie particolarmente rare ma chi proviene dalla painura potrà ugualmente godere, in primavera, della ripresa vegetativa con le sue magnifiche fioriture. Tra le specie osservate, alla fine del mese di aprile, ricordiamo:

1)     Primula (Primula vulgaris)

2)     Erba trinità (Hepatica nobilis)

3)     Anemone bianca (Anemone nemorosa)

4)     Orchide omiciattolo (Orchis simia) osservabile al bivio con il sentiero 134 e salendo dal ponticello sul Torrente Venola verso Cà Mirandola.

5)     Orchide maggiore (Orchis purpurea)

6)     Giglio caprino (Anacamptis morio)

7)     Dafne laureola (Daphne laureola)

8)     Fragolina di bosco (Fragaria vesca)

9)     Bugola (Ajuga reptans)

10)  Polmonaria maggiore (Pulmonaria officinalis)

11)  Acetosella (Oxalis acetosella)

12)  Saponaria rossa (Saponaria ocymoides)

13)  Elleboro verde (Helleborus viridis)

14)  Anemone fior di stella (Anemone hortensis)

15)  Erica arborea (Erica arborea)

16)  Eliantemo degli Appennini (Helianthemum apenninum) presente sul crinale del Monte Radicchio.

17)  Erba roberta (Geranium robertianum) osservabile lungo il sentiero 134A.

18)  Vedovella dei prati (Globularia vulgaris)

19)  Consolida maggiore (Symphytum officinale)

20)  Salvia comune (Salvia pratensis)

21)  Alliaria comune (Alliaria petiolata)

22)  Citiso irsuto (Chamaecytisus hirsutus)

23)  Ciclamino napoletano (Cyclamen hederifolium)

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