Lastoi de Formin

LASTOI DE FORMIN  (LASTONI DI FORMIN – PUNTA DEI LASTOI – CIMA DEI LASTOI - m 2657)

Nell’ambito del Gruppo Croda da Lago – Cernera, i Lastoi de Formin costituiscono un massiccio dolomitico piuttosto rilevante caratterizzato da un grande tavolato roccioso detritico che digrada verso oriente. Volgendo a sud il massiccio presenta un aspetto del tutto diverso precipitando verticalmente, con grandiose pareti di dolomia, in direzione di Mondeval. Il percorso descritto permette il raggiungimento del punto più alto; non vi sono particolari difficoltà a patto di aver un buon allenamento per via del percorso nel complesso piuttosto lungo. Sono inoltre indispensabili buone condizioni di visibilità per il tratto sommitale compreso tra la Forcella Rossa del Formin e la cima in quanto il percorso è indicato da ometti in ambiente ampio ed uniforme, con pochi punti di riferimento in caso di nebbia. Esiste una certa confusione per quanto riguarda il toponimo della montagna. Il nome locale, in lingua ladina, della montagna è “Lastoi”. Spesso nelle traduzioni in italiano il termine è reso, impropriamente, “Lastoni” oppure “Lastroni”. E’ possibile che nelle mappe o nelle guide a vostra disposizione troviate una di queste denominazioni oppure, ancora più semplicemente, “Formin”; si riferiscono tutte alla stessa cima, un punto panoramico di prim’ordine che vi lascerà il ricordo di un luogo ampio ed impervio dove sentirsi soli tra spazi immensi e grandi distese rocciose.

L’escursione in breve:

Passo Giau (m 2236) – Forcella di Zonia (m 2233) – Forcella Col Piombin (m 2239) – Val Cernera (m 2170) – Forcella Giau (m 2360) – Lago delle Baste (m 2281) – punto basso a breve distanza dalla Malga Mondeval di Sopra (m 2175) – innesto sentiero 435 – Forcella Rossa del Formin (m 2461) – Lastoni di Formin (m 2657)

Dati tecnici:

Partenza da Passo Giau (m 2236): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale con segnavia sino alla Forcella Rossa del Formin; ometti di pietra nel tratto successivo sino alla vetta. Dislivello assoluto: m 487; dislivello realmente coperto: m 741. Acqua sul percorso: assente.

Accesso alla partenza:

Si accede al Passo Giau da Cortina d’Ampezzo oppure da Selva di Cadore seguendo la SP 638. Lasciamo l’automobile in coincidenza del passo a lato della provinciale.

Descrizione del percorso:

Sin dalla partenza apprezziamo attorno a noi un paesaggio dolomitico di grande bellezza. Il Passo Giau è sovrastato dalla slanciata sagoma del monte Ra Gusela mentre poco più distanti sono osservabili le grandiose pareti delle Tofane e il Monte Cristallo. Proprio in coincidenza del passo, ben segnalato dai cartelli, ha inizio il segnavia 436 che si articola nei prati a sudest del valico. Praticamente in piano muoviamo senza difficoltà con, di fronte a noi, la verticale e squadrata parete dei Lastoi de Formin. Si aprono quasi immediatamente nuovi orizzonti, dalla Tofana di Rozes alle spalle al Monte Cernera, posto proprio di fronte a noi. In breve siamo alla marcata Forcella di Zonia (m 2233) dalla quale compare il distante ghiacciaio della Marmolada. Procediamo aggirando con un marcato traverso il versante occidentale del Col Piombin. I dislivelli restano molto contenuti; si procede per gran parte in piano tra i prati con un breve tratto di pochi metri più scomodo, su fondo detritico inclinato verso il sottostante vallone. Una brevissima risalita di pochi metri, proprio sotto la verticale del Monte Cernera, conduce alla marcata Forcella Col Piombin (m 2239 – ore 0,15 dalla partenza).

Ignoriamo la deviazione segnalata dal cartello in legno per la cima del Monte Cernera mantenendo il segnavia che cala a sinistra nella testata della Val Cernera. Nel primo tratto affrontiamo le uniche difficoltà dell’intera escursione: in un paio di punti il sentiero è molto stretto e in parte esposto verso sinistra. Si tratta  comunque di pochi metri ben appigliati dopo i quali si cala dolcemente, su sentiero ben marcato, sino a raggiungere il punto più basso dell’intera avventura a circa 2170 metri di quota, subito alla base di una poderosa rupe dolomitica. Come anticipato siamo alla testata della verdissima Val Cernera con spettacolare visione, verso nordest, delle Tofane. Il percorso procede riprendendo a salire, dapprima dolcemente, tra ampi ghiaioni detritici e frazioni erbose. Sempre sovrastati dalla parete dei Lastoi affrontiamo, con pendenza progressivamente più forte, una salita a tornanti che diviene faticosa. In ambiente grandioso, saliamo sino a raggiungere una scoscesa fascia rocciosa inclinata di roccia nerastra. Il sentiero rimonta diagonalmente tra questi curiosi sedimenti che poco hanno a che fare con le biancastre rocce dolomitiche circostanti. Un ultimo sforzo concede l’accesso alla marcata Forcella Giau (m 2360 – ore 1 dalla partenza), proprio sotto la verticale del punto culminante dei Lastoi.

Procediamo ora in una sorta di mondo nuovo, un ambiente prativo del tutto inatteso trattandosi di una vasta distesa debolmente inclinata in fondo alla quale spicca la colossale sagoma del Monte Pelmo. Il segnavia traversa in debole discesa mantenendosi a sinistra, subito alla base dei Lastoi e lasciando poco a destra alcuni bizzarri macigni rocciosi quindi, poco oltre, il modesto ma pittoresco Lago delle Baste (m 2281) raggiungibile con una breve digressione su percorso non obbligato. Al di là dello specchio d’acqua attira il nostro sguardo la curiosa sagoma del Corvo Alto al culmine della grande distesa prativa dell’Alpe di Mondeval. Alle sue spalle ecco l’altro colosso delle Dolomiti Bellunesi: il grandioso Monte Civetta che assieme al Pelmo forma un binomio d’assoluto valore paesaggistico e naturalistico.

Il sentiero procede aggirando facilmente alcuni massi di dolomia quindi diviene un tratturo che solca il vasto tavolato prativo. Di fronte a noi compare, a sinistra del Pelmo, la caratteristica sagoma del Becco di Mezzodì. Passiamo in prossimità di un bel torrente e raggiungiamo, a 2175 metri di quota, un nuovo punto basso dell’escursione. Nel proseguo procediamo traversando senza difficoltà tra ciclopici macigni calcarei. Un occhio attento noterà, nel mese di agosto, tra gli anfratti e gli spacchi delle rocce, la magnifica fioritura della Campanula di Moretti, pianta endemica in senso stretto di pochi gruppi dolomitici. Appare evidente come il percorso muova in direzione della Forcella Ambrizola, marcata forcelletta posta subito a sinistra del Becco di Mezodì. In realtà non raggiungeremo il valico; poco prima di salire in questa direzione abbandoniamo infatti il sentiero passando a sinistra sul segnavia 435 che sale in direzione della Forcella Rossa del Formin.

Il percorso rimonta il solco vallivo dominato a destra dalla Cima Ambrizola e a sinistra dalle rocce dei Lastoi. Ben scavato nel detrito e tra i prati il sentiero sale senza difficoltà in ambiente che diviene sempre più solitario. Gran parte degli escursionisti si accontentano infatti di raggiungere il Lago delle Baste e l’Alpe di Mondeval mentre sono relativamente pochi quelli che procedono oltre. Su fondo che diviene detritico saliamo decisamente di quota aprendoci progressivamente a nuovi orizzonti: compare ad oriente l’inconfondibile sagoma piramidale del Monte Antelao mentre alle spalle è sempre il Pelmo a dominare ed appiattire tutte le altre elevazioni del circondario. Ghiaioni detritici instabili precedono l’arrivo alla marcata Forcella Rossa del Formin (m 2461 – ore 2,40 dalla partenza), marcata sella compresa tra le pareti della Cima Ambrizola e i Lastoi caratterizzata da un curioso sedimento di colore rossastro.

La salita al punto culminante dei Lastoi prevede a questo punto l’abbandono del segnavia 435. Il proseguo è infatti su libero terreno con la guida in ogni caso di parecchi ometti di pietra ad indicare la via preferibile per raggiungere la cima. Si tratta di una frazione, in assenza di segnavia, comunque non difficile a patto che la visibilità sia buona. Seguiamo pertanto gli ometti rimontando il vasto tavolato roccioso inclinato che ascende verso il punto più alto. A tratti qualche breve frazione di sentierino contribuisce ad indicare ulteriormente il percorso migliore. Guadagniamo il culmine di un curioso dosso arrotondato sul quale sono poste come tante lapidi una serie di caratteristiche lastre di roccia verticali. Subito oltre perdiamo qualche metro lungo un breve pendio, l’ultima frazione dove troviamo ancora erba. L’ultima parte dell’ascensione avviene infatti unicamente su suolo roccioso o detritico per via della quota ora rilevante. La cima dei Lastoi è infatti già ben visibile: si tratta di un’ampia calotta di dolomia da risalire in ambiente vasto e con pochi punti di riferimento. Su percorso molto uniforme rimontiamo il ripido pendio sino a rasentare un profondissimo spacco che si rivela tale solo all’ultimo momento. Con molta cautela aggiriamo lo stretto salto strapiombante evitando di esporci inutilmente lungo il suo bordo. L’ampiezza del tavolato permette di scostarsi quanto basta per non correre inutili rischi. Segue l’ultimo breve tratto che precede l’arrivo sul punto culminante dei Lastoi de Formin (m 2657 – ore 3,30 dalla partenza).

Prestando attenzione a non protendersi sul pauroso salto che precipita verso nordovest godiamo di una veduta eccezionale. Il panorama di vetta appare entusiasmante per via del relativo isolamento della cima. Ad oriente il lungo costone culminante nella Croda da Lago e nella Cima Ambrizola domina la marcata Forcella Rossa. Più a sinistra e soprattutto a maggior distanza sfila il massiccio del Cristallo a sovrastare il Pomagagnon mentre un occhio attento scorgerà le lontane Tre Cime di Lavaredo. Il giro d’orizzonte procede a settentrione permettendo un’eccellente veduta della Tofana di Mezzo e della Tofana di Rozes. Procedendo verso sinistra notiamo la sommità del Lagazuoi mentre ad occidente appare ben visibile il vasto tavolato sommitale del Gruppo Sella con il culmine piramidale del Piz Boè. Volgendo verso meridione spicca il ghiacciaio della Marmolada e, nelle nostre immediate vicinanze, la struttura del Monte Cernera. Si conclude il nostro giro d’orizzonte con la visione del Monte Civetta, del Pelmo e dell’Antelao, tre fra i principali massicci dolomitici, ben noti anche a chi non ha troppa dimestichezza con la montagna. Il rientro avviene a ritroso per complessive 6 ore di cammino.

Cenni sulla flora:

L’intera zona dei Lastoi, del Monte Cernera e del Passo Giau appare ricca di specie floreali grazie all’ambiente selvaggio ed appartato soprattutto se paragonato ai circostanti, famosi massicci dolomitici del cortinese. Non mancano diverse specie endemiche che necessitano di protezione assoluta. Elenchiamo le principali specie osservate in occasione della nostra salita avvenuta vero la metà del mese di agosto.

Piante endemiche:

1)      Campanula di Moretti (Campanula morettiana). Raro, bellissimo endemismo caratterizzato da appariscenti fiori violetti di forma campanulata. L’areale di distribuzione è ristretto a poche aree delle Dolomiti dove predilige le fessure spesso inaccessibili delle rupi calcaree strapiombanti. La sua predilezione per le rocce verticali fa sì che le piante più belle siano spesso raggiungibili solo da alpinisti provetti. Lungo il percorso descritto è osservabile con sorprendente semplicità, ha infatti colonizzato alcuni grossi massi lungo il sentiero che dalla Forcella Giau cala nell’Alpe di Mondeval; altri esemplari sono osservabili nel tratto di sentiero che ascende alla Forcella Rossa del Formin.

2)      Rododendro nano (Rhodothamnus chamaecistus), pianta endemica del nord-est, dal fiore particolarmente bello e appariscente per la sua splendida colorazione rosata. E’ presente nel tratto di sentiero compreso tra la Forcella Col Piombin e la Forcella Giau.

3)      Millefoglio di Clavena (Achillea clavenae). Tipica pianta di praterie, ghiaioni e pendii aridi su substrato calcareo. E’ un endemismo alpino – dinarico con areale esteso in Italia dalla Lombardia al Friuli. E’ presente nel tratto di sentiero compreso tra la Forcella Col Piombin e la Forcella Giau.

4)      Sassifraga delle Dolomiti (Saxifraga squarrosa); endemica delle Alpi sud orientali appare molto simile, nell’aspetto, a Saxifraga caesia. La distinzione tra le due specie non è affatto semplice e non è d’aiuto l’osservazione dei fiori che in pratica sono quasi identici. Un elemento distintivo risiede nelle foglie, incurvate solo all’apice in S.squarrosa, curve e aperte su tutta la lunghezza in S.caesia.

5)      Primula nana (Primula minima), endemica delle Alpi Orientali è osservabile ad inizio percoso tra Passo Giau e Forcella di Zonia.

6)    Bonarota comune (Paederota bonarota). Specie rupicola per eccellenza, ama le pareti calcaree dolomitiche verticali. E’ un endemismo del nordest italiano caratterizzato in luglio da belle infiorescenze di colore blu.

7)      Iberidella grassa (Thlaspi rotundifolium), endemica delle Alpi, è facilmente reperibile nei ghaioni mobili.

8)      Valeriana strisciante (Valeriana supina): endemica dell’arco alpino, predilige i ghiaioni rocciosi su substrato calcareo.

9)      Minuartia austriaca (Minuartia austriaca). Endemismo delle Alpi Orientali presente nei macereti e nei ghiaioni

10)   Ranuncolo ibrido (Ranunculus hybridus). Endemismo delle Alpi Orientali che caratterizza pascoli e ghiaioni calcarei o dolomitici.

11)   Raponzolo di Sieber (Phyteuma sieberi). Endemismo delle Alpi Orientali presente nel vasto tavolato roccioso che dalla cima dei Lastoi cala alla Forcella Rossa del Formin.

Altre specie osservate:

1)      Millefoglio dei macereti (Achillea barrelieri subsp.oxyloba)

2)      Anemone di primavera (Pulsatilla vernalis); presente nel tratto iniziale tra Passo Giau e Forcella di Zonia.

3)     Sassifraga incrostata (Saxifraga crustata) caratterizzata da dense e coriacee rosette basali, è presente in Val Cernera, nel tratto compreso tra Forcella Col Piombin e Forcella Giau.

4)      Spillone alpino (Armeria alpina) salendo alla Forcella Giau.

5)      Napello (Aconitum napellus) tra Passo Giau e Forcella di Zonia

6)      Camedrio alpino (Dryas octopetala)

7)      Rodiola rosea (Rodiola rosea). Utilizzata in campo farmaceutico per le sue caratteristiche, è presente presso Forcella di Zonia.

8)      Stella alpina (Leontopodium alpinum)

9)      Draba gialla (Draba aizoides)

10)   Potentilla lucida (Potentilla nitida). Caratteristica nel suo portamento strisciante, offre alcune tra le fioriture più spettacolari delle Dolomiti.

11)   Sassifraga setolosa (Saxifraga sedoides)

12)   Nigritella comune (Nigritella nigra) scendendo nell’Alpe di Mondeval.

13)   Nigritella rossa (Nigritella miniata) scendendo nell’Alpe di Mondeval.

14)   Papavero alpino retico (Papaver alpinum subsp.rhaeticum)

15)   Luparia (Aconitum lycoctonum)

16)   Gipsofila strisciante (Gypsophila repens)

17)   Sulla alpina (Hedysarum hedysaroides)

18)   Cariofillata montana (Geum montanum)

19)   Ambretta strisciante (Geum reptans) salendo alla Forcella Giau.

20) Salice erbaceo (Salix herbacea) salendo alla Forcella Giau.

21)   Salice reticolato (Salix reticulata) salendo alla Forcella Giau.

22) Sassifraga stellata (Saxifraga stellaris)

23)   Crepide dorata (Crepis aurea)

24)   Sassifraga gialla (Saxifraga aizoides)

25)   Iberidella alpina (Hornungia alpina)

26)   Linaiola d’alpe (Linaria alpina)

27)   Cardo spinosissimo (Cirsium spinosissimum)

28)   Orchidea delle zanzare (Gymnadenia conopsea)

29)   Rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum)

30)   Borracina verde scura (Sedum atratum)

31) Ormino dei Pirenei (Horminum pyrenaicum)

32)   Nontiscordardime (Myosotis alpestris)

33)   Pedicolare a foglie verticillate (Pedicularis verticillata)

34)   Biscutella montanina (Biscutella leavigata)

35)   Campanula barbata (Campanula barbata)

36)   Genzianella (Gentiana verna)

37)   Verga d’oro (Solidago virgaurea)

38)   Trifoglio bruno (Trifolium badium)

39)   Graminia di Parnasso (Parnassia palustris)

40)   Genziana punteggiata (Gentiana punctata)

41)   Acetosella soldanella (Oxyria digyna) in Val Cernera, tra Forcella di Zonia e Forcella Giau.

42)   Imperatoria vera (Peucedanum ostruthium)

43)   Pedicolare a spiga allungata (Pedicularis rostratocapitata). Endemismo dell’arco alpino presente nei pascoli e nelle zone detritiche.

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