Col Quaternà (Knieberg)

COL QUATERNA’ (KNIEBERG – m 2503)

Il Col Quaternà è una montagna piuttosto frequentata in virtù della facilità d’accesso. Durante la prima guerra mondiale, per via della sua posizione dominante il Passo Monte Croce di Comelico, costituiva nella zona il caposaldo principale delle truppe italiane. Oggi amministrativamente il Col Quaternà è posto nel bellunese e quindi in Veneto, nonostante cị conserva ancora il toponimo tedesco “Knieberg” col quale lo troverete indicato in alcune mappe. Le scure rocce vulcaniche che ne caratterizzano le pendici creano un curioso contrasto con le vicine Dolomiti di Sesto, dalle inconfondibili rocce calcaree di colore “pallido”. E’ un’escursione ad anello non troppo lunga, ricca di punti d’appoggio, molto interessante sia per il panorama di vetta che per le prerogative naturalistiche che la contraddistinguono con particolare riferimento alla ricchissima flora che ne riveste le pendici. Consigliamo la salita tra giugno ed ottobre prestando attenzione alle condizioni meteorologiche che vedono spesso, nella stagione estiva, la formazione di improvvisi temporali.

L’escursione in breve:

Malga Colrotondo (m 1879) – Rifugio Casera di Rinfreddo (m 1887) – La Ponta (m 2053) – Sella del Quaternà (m 2379) – Col Quaternà (Knieberg – m 2503) – Sella del Quaternà (m 2379) – Passo Silvella (Kniebergsattel – m 2329) – innesto sentiero n° 146 – Hirtenhütte (m 2022) – Vallorera – Malga Colrotondo (m 1879)

Dati tecnici:

Partenza dalla Malga Colrotondo(m 1879): Difficoltà: E (appena più impegnativo il brevissimo tratto compreso tra la Sella del Quaternà e la cima). (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 624. Acqua sul percorso: una fonte in salita poco oltre località La Ponta a 2100 metri circa di quota; in discesa sono presenti diversi torrenti nella Vallorera tra i 1900 e i 2100 metri.

Accesso alla partenza:

Chi proviene dalla Val Pusteria sale da San Candido al Passo di Monte Croce di Comelico per mezzo della SS 52 superando i paesi di Sesto e Moso. Raggiunto il passo si cala nel versante Veneto per alcuni km. Poco prima del bivio per il Rifugio Lunelli si trova a sinistra la deviazione che permette di risalire su stretta stradina la Valle di San Valentino sino a guadagnare la Malga o Casera Colrotondo. Lasciamo l’automobile nell’ampio parcheggio presso la struttura. Chi proviene da sud segue la SS 51 superando Venas di Cadore, Valle di Cadore, Tai di Cadore, Pieve di Cadore, Calalzo di Cadore e Dommegge di Cadore. Si passa sulla SS 52 che, poco prima di Auronzo, volge a destra raggiungendo Santo Stefano di Cadore. Si continua lungo la statale in direzione del Passo Monte Croce di Comelico. Si supera il paese di Padola tralasciando, poco oltre, il bivio a sinistra per il Rifugio Lunelli. Ancora un breve tratto e troviamo la biforcazione, a destra, per la Valle di San Valentino. Abbandoniamo la SS 52 come indicato sopra per portarci alla Casera Colrotondo.

Descrizione del percorso:

Sin dalla partenza presso Casera Colrotondo (m 1879) si osserva la piramide di roccia vulcanica del Col Quaternà mentre verso occidente spiccano le grandiose pareti delle Dolomiti di Sesto. A meridione lo sguardo si estende alle montagne del Cadore. E’ un inizio promettente per un’escursione che dal punto di vista panoramico non tradirà le aspettative. Il cammino ha inizio lungo il proseguo della strada guadagnando in meno di 15 minuti il Rifugio Casera di Rinfreddo (m 1887) tra splendidi prati e boschi di conifere. In coincidenza della struttura ha termine la frazione percorribile in automobile. Possiamo ora procedere su strada bianca chiusa al traffico con i cartelli indicanti la cima. Ancora una volta la zona si presta ad una sosta per ammirare le grandiose pareti calcaree che caratterizzano le non lontane Dolomiti di Sesto. La visione d’insieme appare entusiasmante grazie al contrasto tra le rocce chiare e i sottostanti boschi di larice e abete. L’ampia carrareccia sale in moderata pendenza accostando i pendii prativi che caratterizzano la base del Col Quaternà. L’ambiente appare riposante con il verde dei prati a riempire i nostri occhi.

In località La Ponta (m 2053) siamo ad un’importante biforcazione (cartelli indicatori); abbandoniamo il proseguo del segnavia n° 149 diretto verso Casera Ciampugnon. Volgiamo a sinistra, sempre su mulattiera, seguendo il sentiero n° 173. In ambiente aperto e luminoso, con gli alberi che cedono il passo ai prati d’altitudine, seguiamo il tracciato caratterizzato da una sequenza di ampi tornanti. L’ascesa non è tuttavia noiosa: il pendio si rivela infatti un grande balcone naturale sulle cime delle Dolomiti grazie all’assenza di ostacoli che possano impedire la vista. Da notare la presenza di un torrente a quota 2100 metri circa utile per un eventuale approvvigionamento d’acqua. Proseguendo nella salita si aprono nuovi orizzonti: verso nordovest compare un tratto della Val di Sesto al di là del Passo Monte Croce di Comelico. Andiamo ora ad accostare la piramide sommitale del Col Quaternà; appare evidente l’origine vulcanica della vetta. Rocce e sfasciumi grigiastri instabili cominciano a sostituirsi ai prati. Con un ultimo sforzo siamo alla Sella del Quaternà (m 2379), posta sul versante sudorientale della montagna.

Andiamo ora a seguire la digressione che conduce in breve sino al punto più alto. Tralasciamo per il momento il sentiero 148 per il Passo Silvella volgendo a sinistra sull’evidente traccia che sale al punto più alto. Le poche difficoltà dell’escursione si concentrano in questo breve tratto. Rimontiamo su sentiero il pendio con il panorama che pụ ora allargarsi al crinale spartiacque delle Alpi Carniche con in evidenza il Monte Cavallino. La vetta appare a portata di mano occorre tuttavia un attimo d’attenzione in quanto il tracciato si fa più stretto ed instabile andando a superare ghiaie e sfasciumi malfermi. Prestando attenzione la difficoltà resta comunque contenuta, specie con tempo asciutto anche se in occasione del nostro passaggio una breve frazione di sentiero appariva cancellata da una frana di pietrisco. La vista si estende nel frattempo all’elegante sagoma della Croda Rossa di Sesto. L’ultima frazione di salita è particolarmente suggestiva. Ci portiamo sul filo di cresta dove non mancano numerose testimonianze del primo conflitto mondiale. Sono infatti ancora ben visibili resti di trincee e muretti artificiali. In ultimo siamo sull’esile sommità (m 2503 – ore 2,15 dalla partenza - libro di vetta).

Il panorama merita speciale menzione. Dominiamo gran parte della Val Padola mentre verso sud sfilano le cime che caratterizzano il Cadore e il Comelico. Volgendo con lo sguardo verso settentrione dominiamo un lungo tratto del crinale di confine tra Italia e Austria con in evidenza numerose cime tra cui spiccano Monte Arnese, Cima Vanscuro e Monte Cavallino. Sotto la nostra verticale si distende la Vallorera nella quale si svilupperà il proseguo della nostra avventura. Si ripete naturalmente l’ampia visione delle Dolomiti di Sesto ad occupare per intero l’orizzonte occidentale oltre a scorgere un breve tratto della Val di Sesto.

Possiamo ora rientrare a ritroso sino alla Sella del Quaternà (m 2379) prestando ancora una volta la dovuta attenzione al fondo in parte friabile. Rientrati al valico seguiamo ora, verso sinistra, il segnavia n° 148 in direzione del Passo Silvella. Il sentiero traversa in debole discesa lungo il fianco orientale del Col Quaternà. Abbiamo di fronte a noi il crinale spartiacque. In breve gli sfasciumi lasciano spazio nuovamente ai prati in ambiente che resta ampio e luminoso. La discesa appare moderata sino a guadagnare l’ampio valico del Passo Silvella (m 2329), importante crocevia di numerosi sentieri. Tralasciamo la mulattiera che scende nel vallone a destra nonché il sentiero 160 che procede davanti a noi risalendo in direzione della Sella dei Frugnoni. Scegliamo di volgere a sinistra con cartello indicante il Rifugio Alpe Nemes e il Passo Monte Croce.

La discesa appare ripida, in compenso il sentiero diviene un’ampia e comoda mulattiera sempre dominata, alle spalle, dalla piramide del Col Quaternà. Ignoriamo il sentiero n° 159 che si separa a sinistra. Affrontiamo alcuni tornanti con il percorso che, seguendo la valle, volge decisamente verso ovest. Ritroviamo le prime conifere alternate a vaste distese a rododendro. Andiamo a lambire la modesta Hirtenhütte (m 2022) dopodiché la valle spiana lasciando spazio ad un lungo tratto prativo con dislivelli minimi. Osserviamo davanti a noi le cime delle Dolomiti di Sesto. La discesa proseguirebbe in direzione del Rifugio Malga di Nemes è tuttavia possibile rientrare alla partenza più rapidamente. Si abbandona la mulattiera per volgere a sinistra su sentiero che scende rapidamente a scavalcare il torrente. Si risale debolmente attraversando zone caratterizzate da grandi prati torbosi. I botanici troveranno, in queste aree parzialmente allagate, la rara Genzianella stellata che fiorisce solitamente a fine estate. In breve andiamo ad innestarci nel sentiero 156 che proviene, ampio e comodo, dal Rifugio Malga di Nemes. Lo seguiamo verso sinistra passando di nuovo attraverso aree in parte paludose o torbose. Brevemente chiudiamo il nostro percorso ad anello rientrando al parcheggio presso il Rifugio Colrotondo (m 1879 – ore 4 complessive).

Cenni sulla flora:

Molto ricca appare la flora osservabile lungo il percorso descritto con alcune specie particolarmente rare. Segue un breve estratto delle principali specie osservate in occasione della nostra salita avvenuta nel pieno del mese di agosto.

1)     Genzianella stellata (Swertia perennis); una delle più rare specie della famiglia delle Gentianaceae presenti nel nostro paese. E’ specie tipica delle zone paludose ma la sua distribuzione sulle Alpi è ormai molto rarefatta. Lungo il percorso descritto è presente nel tratto di salita compreso tra La Ponta e la Sella del Quaternà nonché nei prati torbosi presenti nell’ultimo tratto che precede il rientro alla Malga Colrotondo.

2)     Saponaria minore (Saponaria pumila). Raro endemismo delle Alpi Orientali presente in Italia con poche stazioni concentrate per lo più in Trentino Alto Adige e in Veneto. Presenta una vistosa fioritura strisciante di colore rosa.

3) Primula nana (Primula minima); magnifico endemismo delle Alpi Orientali dai petali rosati con fioritura ritardata al mese di agosto.

4)     Sassifraga gialla (Saxifraga aizoides)

5)     Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata)

6)     Sassifraga zolfina (Saxifraga bryoides)

7)     Sassifraga stellata (Saxifraga stellaris)

8)     Sassifraga solcata (Saxifraga exarata)

9)     Margherita alpina (Leucanthemopsis alpina)

10)  Linaiola d’alpe (Linaria alpina)

11)  Graminia di Parnasso (Parnassia palustris)

12)  Mirtillo nero (Vaccinium myrtillus)

13)  Brugo (Callunavulgaris)

14)  Cardo spinosissimo (Cirsium spinosissimum)

15)  Rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum)

16) Sparviere vischioso (Schlagintweitia intybacea)

17)  Verga d’oro (Solidago virgaurea)

18)   Genziana nivale (Gentiana nivalis)

19)  Genziana punteggiata (Gentiana punctata)

20)  Azalea alpina (Loiseleuria procumbens)

21)  Campanula barbata (Campanula barbata)

22)  Piede di gatto (Antennaria dioica)

23)  Papavero alpino retico (Papaver alpinum subsp. rhaeticum)

24)  Napello (Aconitum napellus)

25)  Luparia (Aconitum lycoctonum)

26)  Billeri pennato (Cardamine resedifolia)

27)  Trifoglio bruno (Trifolium badium)

28)  Cariofillata montana (Geum montanum)

29)  Romice scudato (Rumex scutatus)

30) Anemone alpino (Pulsatilla alpina)

31)  Astro alpino (Aster alpinus)

32)  Achillea moscata (Achillea moschata)

33)  Erba cipollina (Allium schoenoprasum)

34)  Pepe di monte (Daphne mezereum)

35) Fragolina di bosco (Fragaria vesca)

36)  Arabetta alpina (Arabis alpina)

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