Plische (dall'Albergo Alpino Revolto)

PLISCHE (m 1991) – Salita dall’Albergo Alpino Revolto

Il Plische è una marcata cima, nell’ambito delle Piccole Dolomiti, raggiungibile con due diverse vie di salita. Si può salire al punto più alto dal versante di Recoaro Terme oppure dalla Val d’Illasi. Vi proponiamo la seconda possibilità, un po’ più lunga ma in compenso poco faticosa nelle pendenze grazie ad un percorso ampio e molto sviluppato in lunghezza. Si tratta di un itinerario assai frequentato almeno sino al Rifugio Scalorbi; meno nota appare invece la frazione successiva: evidentemente gli escursionisti sono attratti soprattutto dalle più famose cime circostanti quali l’Obante e soprattutto Cima Carega. Il risultato è una bella escursione con ambiente sommitale solitario da non affrontarsi tuttavia prima di maggio per l’innevamento spesso abbondante del tratto finale. La bassa quota della partenza consiglia inoltre d’evitare i periodi estivi più caldi.

L’escursione in breve:

Albergo Alpino Revolto (m 1336) – Rifugio Passo Pertica (m 1573) – Alpe Campobrun – Rifugio Pompeo Scalorbi (m 1767) – Passo Pelagatta (m 1776) – Sella di Campobrun (m 1831) – Monte Plische (m 1991)

Dati tecnici:

Partenza dall’Albergo Alpino Revolto (m 1336): Difficoltà: EE (Per lo più E – breve tratto EE nel settore sommitale) (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale fino al Passo Plische. Assente ma con sentierino evidente nel breve tratto successivo. Dislivello assoluto: m 655. Acqua: al bivio con il sentiero 108bis dopo circa un’ora di cammino. Il sentiero presenta comunque, lungo il suo tracciato, numerosi rifugi aperti da giugno a settembre per un eventuale approvvigionamento.

Accesso:

L’uscita autostradale più adatta per raggiungere la partenza è senz’altro quella di Soave, posizionata sull’A4 subito a est di Verona. Si segue quindi la SR11 in direzione Verona per circa 6 km sino a raggiungere il bivio con la SP10. Volgiamo a destra sulla provinciale risalendo per intero la Val d’Illasi. Superiamo una serie di piccoli paesi; nell’ordine Illasi, Tregnago, Badia Calavena, Selva di Progno e infine Giazza. Superata quest’ultima frazione la strada diviene di montagna; prestando attenzione alla carreggiata a tratti piuttosto stretta guadagniamo quota sino al termine del tratto transitabile in automobile, nelle immediate vicinanze dell’Albergo Alpino Revolto (parcheggio a lato della strada).

Descrizione del percorso:

Il percorso ricalca, per lunghi tratti, il proseguo chiuso al traffico della strada che conduce al Rifugio Scalorbi. E’ tuttavia possibile evitare parecchi tornanti della stessa grazie ad alcune sezioni di sentiero. E’ il caso della prima frazione dove, in coincidenza dell’Albergo Alpino Revolto, lasciamo la strada per seguire il segnavia che ha inizio in coincidenza della struttura. Ignoriamo il segnavia G10 che cala verso la località “Lago Secco” procedendo su fondo ripido ma ben tracciato nel folto del bosco. Intercettiamo per due volte la succitata strada guadagnando rapidamente quota su fondo visibilmente artefatto. Più in alto riprendiamo la carrareccia militare e la seguiamo verso destra, in pratica senza dislivello, con ampie aperture verso la sottostante vallata. Da notare le possenti rupi rocciose poste a sinistra del piano stradale. Poco oltre siamo in vista della marcata insellatura del Passo Pertica ove è posto l’omonimo rifugio. Non esitiamo ancora una volta a seguire il breve sentierino che si stacca a sinistra evitando i tornanti della strada che raggiungerebbe il passo con percorso un po’ più lungo. In breve siamo presso il rifugio (m 1573 – ore 0,35 dalla partenza) posto alla base della strapiombante Cengia di Pertica. Da notare il camino verticale che incide la parete all’interno del quale si sviluppa la via ferrata Biasin.

Il nostro cammino procede oltre, permanendo dapprima sulla strada militare. Poco oltre, ancora una volta, seguiamo il sentiero, questa volta a destra, che si separa dalla strada evitando alcuni tornanti e un tunnel artificiale. Subito al di sopra andiamo a riprendere l’ampia carrareccia con il panorama che comincia ad aprirsi in una bella visione della verdeggiante Alpe di Campobrun. Sulla destra appare la tozza sagoma del Monte Plische profondamente incisa da stretti canaloni dove la neve permane sino ad inizio estate.

Nel proseguo il percorso diviene più piacevole: le rupi calcaree lasciano spazio ad ampi prati e a fitta mugheta. Incontriamo una bella fonte d’acqua potabile e, in coincidenza della sorgente, ignoriamo il sentiero 108 bis che si separa a sinistra conducendo alla Cima Carega per il “Vallone della teleferica”. La mulattiera prosegue in direzione della testata della valle dove non fatichiamo a scorgere il Rifugio Scalorbi e la sottostante Malga Campobrun. Quest’ultima può essere raggiunta con una breve digressione seguendo la deviazione segnalata a destra. L’intera Alpe di Campobrun appare particolarmente suggestiva: oltre alla malga è presente un piccolo specchio d’acqua; nelle ondulazioni prative circostanti è molto facile osservare, nella bella stagione, le marmotte alla ricerca d’erba. In debolissima salita descriviamo un ampio semicerchio attorno alla conca muovendo in direzione del ben evidente Rifugio Scalorbi che raggiungiamo in circa due ore dalla partenza (m 1767). Siamo a pochi metri dal Passo di Pelagatta (m 1776); in coincidenza della sella possiamo affacciarci ad oriente in una vista che, nei giorni limpidi, si perde lontano fino alla Pianura Veneta.

Seguiamo ora il segnavia G02 che si sviluppa verso sud in direzione della già evidente piramide del Plische. Si tratta di un’ampia mulattiera che sale in pendenza molto moderata tra prati e pini mughi. Il percorso si sviluppa a destra del crinale, tuttavia in un paio di punti si toccano altrettante forcelle del crinale dove ci possiamo affacciare sul versante veneto apprezzando il profondissimo baratro che precipita in questa direzione. Da notare lo scorcio alle spalle, non soltanto sul Rifugio Scalorbi, ma soprattutto sull’imponente Obante e, poco più a destra, sulle Guglie del Fumante. Il percorso esegue un’ansa verso sinistra e, tra prati aridi e affioramenti calcarei, guadagna l’ampia sella denominata Porta di Campobrun (m 1831). Sulla sinistra si separa il segnavia n°111 che raggiunge il Passo della Lora su sentiero impervio tra ghiaioni e detriti. Il nostro percorso prosegue invece a destra, sovrastati dall’ormai prossima cuspide sommitale del Plische. Raggiungiamo un ampio traverso a semicerchio al di sopra di un ripido ghiaione inclinato caratterizzato da tracce di neve residua sino ad inizio estate. Subito al di là di questa frazione notiamo la stretta insellatura del Passo Plische. Non affrontiamo tuttavia il traverso in quanto abbandoniamo immediatamente il sentiero segnato per volgere in salita a sinistra su tracce labili e poco visibili. Purtroppo non sono presenti cartelli segnalatori, in compenso la vetta è ormai meno di 100 metri più in alto e in questo tratto il percorso non è obbligato. Scegliendo intuitivamente il passaggio migliore tra i pini mughi saliamo sino a trovare un sentierino, questa volta ben scavato ed evidente. Sono presenti sbiaditi segnavia sulle roccette ma questa volta non c’è rischio d’errore. Sovrastiamo il Passo Plische, quindi l’esile tracciato taglia gli aridi prati sommitali. Senza alcuna rilevante difficoltà saliamo poco a destra della cresta che cala dalla cima verso settentrione e in ultimo raggiungiamo la cima (m 1991 – ore 0,45 dal Rifugio Scalorbi – ore 2,45 complessive).

Il panorama di vetta è vasto ed istruttivo permettendo d’abbracciare gran parte del settore meridionale del Gruppo Carega compresa la cima principale e la sottostante Alpe di Campobrun. Dominiamo sia il versante della Val d’Illasi che Recoaro Terme mentre nei giorni più tersi la vista si estende a grande distanza raggiungendo la Pianura Veneta.

Cenni sulla flora:

La regione prealpina lombardo veneta è ben nota per l’abbondanza floreale osservabile nel periodo estivo (giugno – agosto). Non mancano alcune entità particolarmente preziose in quanto endemiche. La zona è ricca di piante che prediligono un substrato calcareo essendo il gruppo Carega caratterizzato da roccia dolomitica. Segue una selezione delle principali entità osservate in occasione della nostra salita.

Piante endemiche:

1)       Primula meravigliosa (Primula spectabilis), dalle bellissime corolle tra il rosso e il violetto. E’ un endemismo insubrico con areale esteso dalla Val Camonica sino ai monti del Grappa. Lungo questo itinerario appare a tratti abbondantissima. E’ il caso, ad esempio, dei prati circostanti il Rifugio Scalorbi.

2)       Carice del Monte Baldo (Carex baldensis), inconfondibile per la sua curiosa infiorescenza a spiga di colore bianco. E’ un endemismo insubrico con areale esteso dalle Grigne ai Monti Lessini e con una presenza secondaria in Engadina. E’ presente lungo la mulattiera tra Passo Pertica e l’Alpe di Campobrun

3)       Raponzolo chiomoso (Physoplexis comosa). Bellissimo endemismo insubrico tipico delle pareti calcaree verticali. L’inconfondibile infiorescenza adorna in luglio – agosto le rupi strapiombanti che sovrastano il tratto di carrareccia compreso tra Passo Pertica e l’Alpe di Campobrun.

4)       Bonarota comune (Paederota bonarota). Endemica del nordest condivide l’habitat con la precedente. In giugno – luglio è facile osservarne le belle infiorescenze di colore blu.

5)       Rododendro irsuto (Rhododendron hirsutum). Endemico di un ampio areale centrato essenzialmente sulle Alpi Orientali, è facilmente riconoscibile dal più comune Rododendro ferrugineo per l’evidente pelosità che ne riveste le foglie.

6)       Rododendro nano (Rhodothamnus chamaecistus). Altra pianta endemica del nord-est, dal fiore particolarmente bello e appariscente per la sua splendida colorazione rosata. E’ presente con frequenza nel lungo tratto compreso tra Passo Pertica e il Rifugio Scalorbi.

7)  Ambretta del Garda (Knautia persicifolia). Endemica delle Alpi sudorientali, con areale centrato per lo più sui monti attorno al lago di Garda, è osservabile a lato della strada bianca che sale dal Rifugio Passo Pertica al Rifugio Scalorbi.

Altre piante:

1)   Godiera (Goodyera repens). Orchidea molto rara, dei climi freddi, di taglia ridotta e quindi poco osservabile in quanto predilige, per giunta, posizioni molto ombreggiate nei boschi di pino nero o pino silvestre. Lungo il percorso decritto è segnalata nella prima parte di sentiero tra l'Albergo Alpino Revolto e l'innesto sulla forestale per il Rifugio Passo Pertica.

2)       Primula orecchia d’orso (Primula auricula), dalle inconfondibili foglie farinose. E’ presente in abbondanza nelle rupi verticali e nei prati calcarei compresi tra Passo Pertica e il Rifugio Scalorbi.

3)       Vedovella celeste (Globularia cordifolia) a tratti abbondante, ad esempio presso Passo Pertica.

4)       Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata)

5)       Sassifraga aranciata (Saxifraga mutata) nelle rupi strapiombanti che sovrastano il tratto di carrareccia compreso tra Passo Pertica e l’Alpe di Campobrun.

6)       Vedovella alpina (Globularia nudicaulis), presente nei prati presso il Rifugio Scalorbi; da non confondere con Globularia cordifolia, anch’essa presente lungo questo itinerario.

7)       Primula odorosa (Primula veris)

8)       Viola gialla (Viola biflora)

9)       Ranuncolo erba-tora (Ranunculus thora)

10)   Vulneraria (Anthyllis vulneraria)

11)   Pinguicola alpina (Pinugicola alpina)

12)   Pero corvino (Amelanchier ovalis)

13)   Poligala comune (Polygala vulgaris)

14)   Arabetta stellata (Arabis bellidifolia)

15)   Clematide alpina (Clematis alpina)

16)   Genzianella (Gentiana verna)

17)   Genziana di Clusius (Gentiana clusii)

18)   Soldanella alpina (Soldanella alpina)

19)   Soldanella del calcare (Soldanella minima), da non confondersi con la precedente dalla quale si distingue per le minori dimensioni, la colorazione bianca della corolla e lo stilo non sporgente.

20)   Erica carnea (Erica carnea)

21)   Bosso strisciante (Polygala chamaebuxus)

22)   Croco (Crocus vernus)

23)   Valeriana delle rupi (Valeriana saxatilis)

24)   Nido d’uccello (Neottia nidus-avis), presente nei boschi della frazione iniziale, tra l’Albergo Alpino Revolto e Passo Pertica.

25)   Orchide macchiata (Dactylorhiza maculata), presente nei boschi della frazione iniziale, tra l’Albergo Alpino Revolto e Passo Pertica.

26)   Listera maggiore (Listera ovata), presente nei boschi della frazione iniziale, tra l’Albergo Alpino Revolto e Passo Pertica.

27)   Platantera comune (Platanthera bifolia), presente nei boschi della frazione iniziale, tra l’Albergo Alpino Revolto Revolto e Passo Pertica.

28)   Uva di volpe (Paris quadrifolia), presente nei boschi della frazione iniziale, tra ll’Albergo Alpino Revolto Revolto e Passo Pertica.

29)   Giglio martagone (Lilium martagon), alla partenza nel sottobosco presso l’Albergo Alpino Revolto.

30)   Giglio di San Giovanni (Lilium bulbiferum) presso la partenza, nei prati sottostanti l’Albergo Alpino Revolto.

31)   Campanula barbata (Campanula barbata)

32)   Pepe di montagna (Daphne mezereum)

33)   Fragola di bosco (Fragaria vesca)

34)   Ginestra stellata (Genista radiata), nei pendii soleggiati subito oltre Passo Pertica.

35)   Scrofularia comune (Scrophularia canina) lungo la carrareccia subito oltre Passo Pertica.

36) Camedrio alpino (Dryas octopetala)

37) Laserpizio sermontano (Laserpitium siler)

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