Juribrutto - Col Margherita

COL MARGHERITA (m 2550)

CIMA JURIBRUTTO (CIMA GEREBURT - m 2697)

COL DE LE PALUE (m 2266)

La piccola catena di Cima Bocche raggiunge, nella Cima Juribrutto, la sua seconda elevazione più alta. Sono montagne atipiche nel contesto dolomitico. Invece di ricordare le grandi pareti dei massicci circostanti come ad esempio le Pale di San Martino vi sono molte più analogie con le rocce effusive del vicino Lagorai. Mancano le slanciate guglie e le rupi di dolomia ma questo nulla toglie alla bellezza dei paesaggi che si godono risalendo le pendici della catena. Sono zone che furono interessate durante la prima guerra mondiale dalla linea del fronte. Ne restano numerose testimonianze lungo la cresta sommitale dove potrete osservare resti di trincee e di baraccamenti. Notevole l’interesse paesaggistico del settore. In una limpida giornata estiva la vista che godrete sarà senz’altro indimenticabile. Si osservano i grandi gruppi e massicci circostanti con specifico riferimento alle Pale di San Martino, al gruppo della Marmolada e al Latemar solo per citare i più importanti. Agevola la salita e non di poco la funivia di Col Margherita che proietta il camminatore sin dalla partenza oltre i 2500 metri; vi ricordiamo di informarvi sul periodo e sugli orari di apertura dell’impianto. Si gode in questo modo dell’alta quota sin dal mattino, quando il tempo è solitamente più stabile, per poi descrivere un magnifico anello scendendo dalla Cima Juribrutto al Passo di San Pellegrino tra splendide fioriture e paesaggi sconfinati. Un itinerario consigliabilissimo al di fuori dalla confusione invece presente nel periodo estivo nelle catene dolomitiche circostanti.

L’escursione in breve:

Stazione a monte Funivia Col Margherita (m 2483) - Col Margherita (m 2550) – Alta Via Mariotta – Forcella di Vallazza (El Sforzelin – m 2537) – Cima Juribrutto (Cima Gereburt – m 2697) – Forcella di Juribrutto (Sforcela Grana – m 2381) – Forcella Grana Juribrutto (m 2340) – Col de le Palue (m 2266) – Passo San Pellegrino (m 1918)

Dati tecnici:

Partenza da Col Margherita (m 2550): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Attenzione in ogni caso, in presenza di nebbia, all’orientamento sul vasto ed uniforme altipiano sommitale. Dislivello assoluto: m 779 per buona parte parte coperto in discesa. Acqua sul percorso: alla partenza.

Accesso alla partenza:

Dal paese di Moena si segue la SS 346 raggiungendo il Passo di San Pellegrino. Procediamo oltre il valico per meno di un km trovando sulla destra la stazione a valle della funivia di Col Margherita. Abbandoniamo l’automobile nel parcheggio e con la funivia ci portiamo al rifugio posto a breve distanza dalla vetta del Col Margherita dove la nostra escursione ha inizio. Chi proviene da Cencenighe Agordino raggiunge dapprima Falcade quindi si sale verso il Passo di San Pellegrino trovando la funivia di Col Margherita sulla sinistra a meno di un km dal valico.

Descrizione del percorso:

Sin dalla stazione a monte della funivia (m 2483) godiamo di un paesaggio di grandiosa bellezza. Siamo circondati da imponenti gruppi montuosi con particolare riferimento alle slanciate Pale di San Martino mentre verso nordest scorgiamo la parete meridionale della Marmolada. Inutile dire che sotto la nostra verticale dominiamo i verdi prati del Passo di San Pellegrino. L’escursione ha inizio seguendo i cartelli con indicazioni per Cima Gereburt e Forcella Vallazza. Appena qualche minuto in debole salita e siamo sul culmine del Col Margherita (m 2550 – panchina in legno sulla vetta) con panorama non dissimile rispetto a quello osservabile dalla stazione a monte della funivia. Ad ogni modo si aggiunge la visione del lontano Latemar e della più vicina Cima Bocche. Notevole lo strapiombo, al quale è bene prestare attenzione, che precipita sulla sottostante Valle di San Pellegrino. Altrettanto interessante appare, verso oriente, lo scorcio del non lontano Lago di Cavia. La cima del Col Margherita appare ampia e spaziosa con resti di trincee risalenti al primo conflitto mondiale.

Il cammino prosegue sul segnavia 695 seguendo la cosiddetta “Alta Via Mariotta”. Le pendenze sono contenute con il percorso che asseconda i modesti saliscendi tra prati d’altitudine e frazioni pietrose comunque prive di difficoltà. Restiamo a distanza di sicurezza dai salti che precipitano alla nostra destra. Il sentiero traversa il vasto altopiano denominato “Lastei di Pradazzo” alternando inizialmente frazioni pietrose con altre a fondo prativo. Il motivo dominante resta quello delle Pale di San Martino e della dorsale di Cima Venegia e Cima Venegiota. Nel proseguo osserviamo il vastissimo pendio inclinato scendere alla nostra sinistra con i prati che lasciano spazio prevalentemente alla roccia. Ometti di pietre e segnavia guidano in un tratto dove, in presenza di nebbia, l’orientamento può farsi difficile per la grande uniformità e ampiezza dell’ambiente. Con buona visibilità la segnaletica si rivela più che sufficiente mantenendo in prevalenza la destra per riportarsi all’estremità settentrionale del vasto altopiano, proprio dove questo lascia spazio al salto che precipita verso la sottostante Valle di San Pellegrino. Nuovi settori erbosi caratterizzano il proseguo mentre siamo in vista,di fronte a noi, della Cima Juribrutto che colpisce per l’ampia struttura rocciosa. Molto più distante e più a sinistra notiamo l’estesa catena del Lagorai. Procediamo con il sentiero che mantiene pressoché invariate le sue caratteristiche di uniformità. Sorprende un ambiente luminoso e vasto di questo tipo in un contesto dolomitico più frequentemente caratterizzato da guglie, creste ed angusti canaloni detritici. Si avvicina sempre di più la struttura della Cima Juribrutto e cominciamo a chiederci dove si svilupperà la via di salita. La curiosità è presto soddisfatta: la striscia di sentiero nel prato conduce in debole discesa alla base della cresta orientale della vetta. Siamo alla Forcella di Vallazza come indicato dalla chiara segnaletica (El Sforzelin – m 2537 – ore 1,15 dalla partenza).

Abbandoniamo l’Alta Via Mariotta volgendo a destra con il cartello che segnala Cima Gereburt, altra denominazione della Cima Juribrutto, a 50 minuti di marcia. Il tratto di ripida salita che segue è il più impegnativo dell’escursione. Con tempo asciutto non vi sono particolari difficoltà tecniche da segnalare se non la pendenza molto marcata. Indicato come esposto in alcune guide escursionistiche, il percorso si avvicina in qualche punto al profondo strapiombo che precipita sulla Valle di San Pellegrino, tuttavia il tracciato risulta abbastanza ampio da risultare percorribile ad ogni buon escursionista senza essere mai troppo affacciato sul vuoto. Dopo una sequenza di ripidi tornantini l’ambiente si apre e la pendenza decresce lasciando spazio ad un ampio terrazzo detritico poco inclinato. Da rilevare la vista alle spalle del Passo di San Pellegrino oltre ad una bella visione d’insieme dell’altopiano Lastei di Pradazzo. Si ripete la visione del Lagorai e delle Pale di San Martino. Non è lontana la cima, per altro ben visibile, ed appare evidente come la pendenza sia ora moderata con ambiente che presenta le caratteristiche di ampiezza della prima parte del percorso. Numerosi sono in questa frazione i resti bellici e le trincee, per gran parte ancora intatte, che furono costruite durante il primo conflitto mondiale. Il sentiero ne sfrutta alcune frazioni per procedere senza difficoltà accostando il salto posto alla nostra destra. In breve, tra rocce rotte, detriti e tratti erbosi, siamo sull’ampia calotta sommitale sino a guadagnare infine il punto più alto in coincidenza del quale è posto un cartello con toponimo (m 2697 – ore 2 dalla partenza).

Dalla vetta spicca verso occidente la sommità di Cima Bocche e il più lontano massiccio del Latemar. Compaiono alcune delle vette del Catinaccio mentre a nordest osserviamo ancora una volta la Marmolada con la grandiosa ed inconfondibile parete meridionale.

La discesa si articola su pendio in moderata pendenza con il segnavia che guida verso meridione tra resti di trincee, scampoli erbosi e grandi pietre e lastre di roccia rotta. Siamo rivolti verso le Pale di San Martino e la catena dei Lagorai la cui visione accompagna i nostri passi. Andiamo a lambire una serie di minuscoli specchi di acqua limpidissima che, a dispetto delle dimensioni molto contenute, offrono comunque l’occasione per scattare splendide fotografie. Ancora una volta si rivela provvidenziale la segnaletica senza la quale sarebbe molto facile perdere l’orientamento tra caotici accatastamenti rocciosi e alcuni modesti rivoli d’acqua. Ometti di pietre e tracce di vernice indicano la via migliore per districarsi nell’uniformità del pendio sino ad obliquare verso destra per scendere in un piccolo valloncello in parte erboso solcato da un evidente ruscello. Subito al di sotto torniamo a confluire nel segnavia 695 (Alta Via Mariotta) a termine della lunga digressione che ci ha permesso di guadagnare la vetta della Cima Juribrutto (m 2470). Muoviamo in direzione della Forcella Juribrutto segnalata dal cartello ad appena 20 minuti di cammino. Il tratto che conduce al valico si rivela in effetti breve; si tratta di calare con il bel sentiero lungo il pendio in moderata pendenza. Accediamo infine alla sella caratterizzata da un modesto specchio d’acqua (m 2381 – ore 0,45 dalla Cima Juribrutto – ore 2,45 complessive).

Siamo ad un importante crocevia di sentieri per altro ben segnalati dai cartelli a garantire la giusta direzione. Nel nostro caso volgiamo a destra con i pannelli indicanti il Passo di San Pellegrino e il Sentiero della Pace (segnavia 628). Nella frazione che segue i dislivelli sono contenuti. In pratica traversiamo nello stretto ed ombroso solco racchiuso tra la Cima Juribrutto a destra e la Cima Bocche a sinistra. Ancora una volta la marcia si articola in prevalenza tra instabili lastroni rocciosi mentre le frazioni prative sono brevi e circoscritte. In breve guadagniamo la Forcella Grana Juribrutto (m 2340 – ore 0,15 dalla Forcella Juribrutto – ore 3 complessive).

Tralasciamo la deviazione per le località Scalet e Campo d’Orso mantenendo invece il sentiero 628 in direzione del Passo San Pellegrino e del Col de le Palue. Dopo un breve tratto pressoché piano il sentiero accosta le grandiose pareti che sovrastano la valle nel lato destro. Perdiamo lievemente quota quindi traversiamo proseguendo nell’aggirare la bastionata rocciosa strapiombante. Alle spalle impressionano le grandiose rupi che fanno da quinte alla Cima Bocche mentre verso sinistra intravediamo a distanza le pendici del Latemar. Il traverso appare stretto e ardito ma non si affrontano difficoltà tecniche di alcun tipo. In ultimo si guadagna un’ampia sella prativa in coincidenza della quale possiamo osservare a distanza il Passo di San Pellegrino, segnalato dal cartello ad un’ora di cammino (ore 0,20 dalla Forcella Grana Juribrutto – ore 3,20 complessive). Con una breve digressione è inoltre possibile raggiungere in qualche minuto il modesto rilievo erboso del Col de le Palue (m 2266) caratterizzato da resti della grande guerra.

Rientrati sul sentiero andiamo ora ad affrontare l’ultima frazione di cammino non per questo meno interessante dal punto di vista paesaggistico. Scendiamo lungo il buon sentiero con i primi boschi radi di larice come chiaro segnale che stiamo perdendo quota. Il tracciato segue grosso modo il valloncello lasciando l’impluvio poco a destra sino ad accedere ad un idilliaco pianoro solcato dal torrente. L’ambiente, silenzioso e distensivo, non può non colpire per la sua serena bellezza. Scavalcato il corso d’acqua il percorso scende ulteriormente nel bosco rado sino a portarsi in prossimità del Passo San Pellegrino che raggiungiamo obliquando a sinistra sino a raggiungere la statale (m 1918 – ore 1 dal Col de le Palue – ore 4,20 complessive). Per chiudere l’anello seguiamo la strada asfaltata in direzione di Falcade calando in una decina di minuti alla stazione a valle della funivia di Col Margherita dove avevamo lasciato l’automobile (m 1874 - ore 4,30 complessive).

Cenni sulla flora:

Poche escursioni nelle Dolomiti presentano una maggiore ricchezza e varietà di specie botaniche. Sarebbe impossibile elencare tutte le entità riconosciute lungo il cammino. Segue una lista forzatamente parziale delle specie riconosciute in occasione della nostra escursione avvenuta alla fine del mese di luglio.

Specie endemiche:

1)     Sassifraga della Val di Fassa (Saxifraga depressa), endemica di un areale molto ristretto è presente nel tratto compreso tra la Forcella di Juribrutto e il Col de le Palue. La fioritura avviene di consueto in luglio ed è caratterizzata da piccoli fiori a petalo bianco.

2)     Androsace dei ghiacciai (Androsace alpina); endemica delle Alpi, colonizza i macereti alle quote superiori. Lungo il percorso descritto è osservabile tra la Forcella Grana Juribrutto e il Col de le Palue.

3)     Saponaria minore (Saponaria pumila). Raro endemismo delle Alpi Orientali presente in Italia con poche stazioni concentrate per lo più in Trentino Alto Adige e in Veneto. Presenta una vistosa fioritura di colore rosa.

4)     Eritrichio nano (Eritrichium nanum). Pianta endemica tipica delle Dolomiti dai piccoli, graziosi fiorellini azzurri che ricordano quelli del comune Nontiscordardime. Colonizza gli sfasciumi e le crepe nella roccia. Alcuni pulvini sono presenti nei roccioni presso la Forcella di Juribrutto.

5)     Bonarota comune (Paederota bonarota). Specie rupicola per eccellenza, è un endemismo delle Alpi Orientali che colonizza gli spacchi nelle rocce e le pareti calcaree dolomitiche verticali. E’ osservabile tra la Forcella Grana Juribrutto e il Col de le Palue.

6)     Primula nana (Primula minima) endemica delle Alpi Orientali.

7)     Primula vischiosa (Primula glutinosa); bellissimo endemismo del nordest dai fiori violetti. Colonizza i macereti d’altitudine e le rupi.

8)     Senecio della Carnia (Senecio incanus sbsp. carniolicum) endemico delle Alpi Orientali.

9)     Genepì maschio (Artemisia genipi); endemismo dell’arco alpino che purtroppo si sta pericolosamente rarefacendo in quanto è stato in passato raccolto indiscriminatamente per produrre amari.

10)  Raponzolo minore (Phyteuma globulariifolium subsp. pedemontanum) endemico dell’arco alpino.

Altre specie osservabili:

1)     Androsace gelsomino (Androsace obtusifolia).

2)     Clematide alpina (Clematis alpina)

3)     Poligono viviparo (Polygonum viviparum)

4)     Sassifraga incrostata (Saxifraga crustata)

5)     Minuartia sedoide (Minuartia sedoides)

6)     Papavero alpino retico (Papaver alpinum L. subsp. rhaeticum)

7)     Cardo spinosissimo (Cirsium spinosissimum)

8)     Viola gialla (Viola biflora)

9)     Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata)

10)  Silene a cuscinetto (Silene acaulis)

11)  Azalea alpina (Loiseleuria procumbens); caratterizzata da intricati e compatti pulvini trapuntati da numerosi, piccoli fiori rosa.

12)  Rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum)

13)  Bartsia alpina (Bartsia alpina)

14)  Astro alpino (Aster alpinus) osservabile tra la Forcella Grana Juribrutto e il Col de le Palue.

15)  Sempiterni dei Carpazi (Antennaria carpathica)

16)  Piede di gatto (Antennaria dioica)

17)  Soldanella della silice (Soldanella pusilla)

18)  Pedicolare a foglie verticillate (Pedicularis verticillata)

19)  Botrichio (Botrychium lunaria)

20)  Tajola comune (Tofieldia calyculata) osservabile tra il Col de le Palue e il Passo San Pellegrino.

21)  Cicerbita alpina (Cicerbita alpina) osservabile tra il Col de le Palue e il Passo San Pellegrino.

22)  Sassifraga zolfina (Saxifraga bryoides)

23)  Sassifraga stellata (Saxifraga stellaris) nei torrenti tra il Col de le Palue e il Passo San Pellegrino.

24)  Tossillaggine alpina (Homogyne alpina)

25)  Arnica (Arnica montana) presente nei prati tra Col de le Palue e il Passo San Pellegrino.

26)  Linaiola d’alpe (Linaria alpina)

27)  Valeriana trifogliata (Valeriana tripteris)

28)  Fragolina di bosco (Fragaria vesca)

29)  Arenaria biflora (Arenaria biflora)

30)  Luparia (Aconitum lycoctonum)

31)  Verga d’oro (Solidago virgaurea)

32)  Nigritella comune (Nigritella nigra)

33)  Genziana di Koch (Gentiana acaulis)

34)  Genzianella (Gentiana verna)

35)  Spillone alpino (Armeria alpina)

36)  Trifoglio bruno (Trifolium badium)

37)  Campanula barbata (Campanula barbata)

38)  Achillea moscata (Achillea moschata)

39)  Veronica alpina (Veronica alpina)

40)  Ranuncolo dei ghiacciai (Ranunculus glacialis)

41)  Rodiola rosea (Rodiola rosea)

42)  Billeri pennato (Cardamine resedifolia)

43)  Canapicchia glaciale (Omalotheca supina) presente nel settore sommitale compreso tra Forcella di Juribrutto e Cima Juribrutto.

44)  Celoglosso (Coeloglossum viride)

45)  Orchide candida (Pseudorchis albida)

46)  Orchide macchiata (Dactylorhiza maculata)

47)  Orchide dei pascoli (Traunsteinera globosa)

48)  Genziana punteggiata (Gentiana punctata)

49)  Ambretta strisciante (Geum reptans)

50)  Piroletta a foglie rotonde (Pyrola rotundifolia)

51)  Salice erbaceo (Salix herbacea)

52)  Tesio alpino (Thesium alpinum) tra Col de le Palue e il Passo San Pellegrino.

53)  Garofanino maggiore (Epilobium angustifolium) tra Col de le Palue e il Passo San Pellegrino.

54)  Veratro comune (Veratrum album) tra Forcella Grana Juribrutto e Col de le Palue.

55)  Geranio selvatico (Geranium sylvaticum) tra Forcella Grana Juribrutto e Col de le Palue.

56)  Canapicchia norvegese (Omalotheca norvegica); è nel complesso una specie piuttosto rara presente con alcuni esemplari nei prati tra il Col de le Palue e il Passo San Pellegrino.

57)  Sparviere aranciato (Pilosella aurantiaca) presente nei prati tra il Col de le Palue e il Passo San Pellegrino.

58)  Motellina pigmea (Pachypleurum mutellinoides)

59)  Raponzolo alpino (Phyteuma hemisphaericum)

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