Asinara - Sillano - Soraggio

MONTE ASINARA (m 1750)

MONTE SILLANO (m 1874)

MONTE DI SORAGGIO (m 1850)

L’escursione percorre una lunga, suggestiva frazione di crinale che vive una sua esistenza appartata. Nonostante il Monte Sillano sia un’importante cima dello spartiacque è infatti spesso trascurato soffrendo la rinomanza dei vicini monti Cusna e Prado, due tra le massime elevazioni dell’Appennino Settentrionale. L’isolamento della zona è inoltre legato ad un’altra inspiegabile scelta. Come noto il segnavia 00 ricalca pressoché fedelmente la linea di crinale. Le eccezioni sono poche e una piuttosto importante è data proprio dalla dorsale culminante nei monti Asinara, Sillano e Soraggio; chi ha ideato il percorso ha infatti deciso di aggirare sul versante toscano le tre elevazioni senza toccarne la sommità ed escludendole di fatto dall’attenzione degli escursionisti. E’ tuttavia esistente una facile traccia di sentiero non segnato che raggiunge tutte le vette presentando difficoltà comunque escursionistiche. Portiamo alla vostra attenzione proprio questo percorso ricordando di seguirlo con buone condizioni meteorologiche. L’assenza di segnaletica presuppone infatti la necessità di evitare le nebbie e il maltempo oltre ad eseguire l’ascensione in assenza di neve e quindi tra giugno ed ottobre. L’ambiente di vetta domina, sul versante emiliano, ampi circhi glaciali rivestiti di brughiera a mirtillo che sono testimoni di un’epoca lontana in cui il clima era ben più rigido rispetto a quello attuale. Nei giorni più limpidi godrete di un’insospettabile solitudine e soprattutto di un panorama di incredibile vastità, esteso dalle Alpi a nord al Mar Ligure e alle isole dell’arcipelago toscano verso sudovest.

L’escursione in breve:

Passo di Pradarena (m 1576) – Monte Asinara (m 1750) – Passo della Comunella (m 1619) – anticima senza nome (m 1805) – Monte Sillano (m 1874) – Monte di Soraggio (m 1850) – cima senza nome (m 1833) – Sorgente Il Monte (m 1720) – sentiero 00 – Passo della Comunella (m 1619) – Passo di Pradarena (m 1576)

 Dati tecnici:

Partenza dal Passo di Pradarena (m 1576): Difficoltà: E. (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: del tutto assente per l’intera frazione di crinale; totale nel ritorno lungo il segnavia 00.  Dislivello assoluto: m 298; è un valore tuttavia poco significativo trattandosi per gran parte di un itinerario di crinale con innumerevoli saliscendi a rendere il dislivello complessivo ben superiore. Acqua sul percorso: alla sorgente Il Monte lungo il sentiero 00 in discesa dal Monte di Soraggio.

Accesso alla partenza:

La partenza coincide con l’importante Passo di Pradarena, uno dei più alti valichi rotabili dell’Appennino Settentrionale. Usando l’autostrada A1 si esce a Reggio Emilia e si seguono le indicazioni per La Spezia e il Passo del Cerreto (SS 63). Arrivati al paese di Busana si abbandona la statale volgendo a sinistra sulla SP 18 per salire a Ligonchio (75 km da Reggio Emilia). Si tratta dell’ultimo paese, se si eccettua la piccola frazione di Ospitaletto, prima della salita che conduce direttamente al valico, al confine tra l’Emilia e la Toscana. Naturalmente si può salire al valico anche dal versante toscano. In questo caso si raggiunge con la SS 445 della Garfagnana il paese di Piazza al Serchio. Si abbandona la statale per salire dapprima a Sillano quindi, in 4,5 km, sino a Capanne di Sillano. La strada procede in ripida salita guadagnando, in ulteriori 7 km, il Passo di Pradarena.

Descrizione del percorso:

Fin dalla partenza, in coincidenza del Passo di Pradarena, il panorama si rivela suggestivo. Il valico è sovrastato a nordovest dall’erboso monte Cavalbianco mentre più lontane sfilano, verso meridione, le principali cime delle Alpi Apuane. Il nostro cammino si sviluppa lungo il segnavia 00 seguendo l’ampia mulattiera che penetra nella faggeta sviluppandosi verso oriente. Brevi tratti di sentiero permettono di tagliare alcuni tornanti quindi riprendiamo la sterrata uscendo infine dal tratto boschivo. Trovandoci in ambiente aperto si ripete l’eccellente vista del versante toscano mentre alle spalle la visione si allarga ad un tratto del crinale spartiacque. Poco oltre siamo ad un ampio bivio privo di segnalazioni: tralasciamo il proseguo sul segnavia 00 per volgere sulla mulattiera che si separa a sinistra. La manteniamo, in falso piano, per un breve tratto; un istante prima che il tracciato torni a penetrare nella faggeta la abbandoniamo per volgere a destra su terreno prativo libero. Muoviamo in pendenza molto sensibile trovando un esile traccia di sentiero che sale per via diretta verso la cima. La sottile striscia di sentiero è riconoscibile in quanto lungo il suo tracciato sono presenti diversi paletti con cartelli del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano. La vista si allarga permettendo di vedere alle spalle il Passo di Pradarena, punto di partenza della nostra avventura, sovrastato dal Monte Cavalbianco; più distante osserviamo la marcata Cima Belfiore. Un ultimo sforzo e guadagniamo l’ampia sommità erbosa del Monte Asinara (m 1750 – ore 0,30 dalla partenza).

Nonostante sia trascurata dai sentieri segnati è un’elevazione rilevante del crinale appenninico principale per giunta guadagnata in breve tempo e senza alcuna difficoltà. Il panorama di vetta appare estesissimo: oltre alle prima citate Alpi Apuane nel versante toscano possiamo notare, verso la Pianura Padana, la curiosa formazione quasi trapezoidale della Pietra di Bismantova. Verso oriente si sviluppa il crinale che seguiremo per procedere nel nostro cammino. Possiamo pertanto calare sbrigativamente lungo la dorsale spartiacque che appare ampia ed erbosa. In breve siamo all’ampio valico denominato Passo della Comunella (m 1619) dove torniamo a confluire nella sterrata abbandonata ad inizio percorso per rimontare il Monte Asinara. Nel tratto che segue manteniamo l’ampia forestale chiusa al traffico sfruttata dal segnavia 00. Brevi tratti di sentiero permettono di tagliare alcuni tornanti della sterrata restando in ambiente prativo aperto sebbene la faggeta sia presente poco a sinistra, nel versante emiliano, sfiorando la linea spartiacque. Un breve tratto lineare, a sinistra del modesto crinaletto che ci sovrasta, precede un’altra sequenza di tornanti in salita dopo i quali la sterrata supera una marcata spalla. Un attimo prima della spalla si abbandona ancora una volta la carrareccia segnata per volgere liberamente verso sinistra. Senza via obbligata rimontiamo il pendio con salita nel prato a tratti assai marcata. Nonostante la frazione risulti faticosa non si affronta alcuna reale difficoltà sino ad accedere nuovamente al crinale spartiacque. Scavata nella brughiera d’altitudine troviamo, inattesa in quanto non segnata, una traccia di sentiero piuttosto evidente che conduce in breve ad un anticima del Sillano (m 1805). Osserviamo da questa modesta sommità non solo il prospiciente Monte Sillano ma anche il Cusna, seconda più alta vetta dell’Appennino Settentrionale; sotto i nostri piedi si distende, in territorio emiliano, una bella conca d’evidente origine glaciale.

Non deve impensierire il proseguo: nonostante manchino ometti e segnavia la traccia di sentiero procede, scavata nell’erba, seguendo fedelmente il filo dello spartiacque. In breve si cala alla marcata sella di crinale (m 1760) che divide l’anticima appena risalita dal Monte Sillano. Il tracciato riprende immediatamente quota debordando lievemente a sinistra (versante emiliano). Affacciati sulla sottostante splendida conca risaliamo le pendici del Sillano incontrando nella parte superiore alcune roccette affioranti. La pendenza decresce rapidamente sino a raggiungere, con un tratto di crinale stretto ed elegante, la splendida vetta (m 1874 – ometto di pietre – punto più elevato dell’escursione - ore 2 dalla partenza). Proprio sotto la cima si apre una seconda, grande conca glaciale dove non è raro, ad inizio estate, trovare alcuni modesti specchi d’acqua generati dalla fusione delle nevi. Appare più che mai notevole la vista del Cusna mentre più a destra, appena più distante, appare la massiccia mole del Monte Prado.

La nostra avventura prosegue lungo la traccia che mantiene la linea dello spartiacque. Caliamo lungo l’estetica cresta tra frazioni erbose e qualche affioramento di roccia arenacea. Resta a noi misterioso per quale motivo un sentiero così logico facile e ben tracciato non sia stato in alcun modo segnato. La linea di cresta diviene più ampia raggiungendo la sella che divide il Sillano dal Monte di Soraggio. Quest’ultima elevazione appare come una modesta piramide regolare che rimontiamo seguendo la traccia nel vaccinieto sino al punto più alto (m 1850). Il proseguo del crinale appare ora più affilato e con evidenti affioramenti rocciosi. Il percorso prosegue ricalcando lo stretto ed elegante spartiacque. Nel contempo compare a destra, poco sotto crinale, l’evidente sentiero contrassegnato dal segnavia 00. Appena oltre, in coincidenza di una forcelletta, andiamo a confluire proprio nel sentiero segnato di crinale a termine della lunga frazione priva di segnaletica. Da notare lo speroncino roccioso posto sul proseguo della linea di cresta. Con una digressione possiamo, in appena un minuto, raggiungerne il modesto culmine (m 1833). Nonostante sia poco più di un risalto della linea spartiacque concede ugualmente un’interessante visione del prospiciente Monte Cusna e del proseguo del crinale.

Il nostro itinerario è ad anello: andiamo ad affrontare il rientro sfruttando questa volta il sentiero 00 che manterremo sino al termine dell’escursione. Scendiamo pertanto dallo speroncino roccioso a ritroso oppure proseguendo oltre il culmine sino a riportarci sul segnavia di crinale. Torniamo a questo punto indietro, verso occidente, traversando inizialmente in falso piano per tagliare a mezza altezza le pendici del Monte Soraggio e del Monte Sillano. La striscia di sentiero permane nel versante toscano solcando facili pendii erbosi dove abbondano, ad inizio estate, le fioriture di orchidee spontanee. In debole discesa guadagniamo uno spacco ove affiora la Sorgente Il Monte (m 1720), unico punto a permettere il rifornimento d’acqua lungo il nostro cammino. Gli esperti di flora troveranno, in coincidenza della risorgiva, la Pinguicola di Cristina, rara specie carnivora endemica dell’Appennino Tosco Emiliano a cui faremo riferimento in coda alla descrizione.

Perdiamo ulteriormente quota sino a raggiungere un lembo di faggeta. E’ bene, in questo tratto non sbagliare direzione in quello che risulta essere l’unico bivio (m 1670) a porre qualche ambiguità. Tralasciamo il proseguo in discesa nel bosco per passare sul sentiero segnato che risale brevemente a destra (sempre segnavia 00). Il percorso diviene ben presto un’ampia mulattiera priva di difficoltà e poco faticosa grazie alle deboli pendenze. Il tracciato si sviluppa parallelamente al percorso d’andata ma nettamente sotto crinale restando comunque oltre il limite del bosco; la vista resta quindi aperta sulle cime del versante toscano. Torniamo a confluire nel percorso d’andata in coincidenza del tratto di mulattiera che precede il raggiungimento del Passo della Comunella (m 1619). Raggiunto l’ampio valico ci scostiamo nuovamente dal percorso d’andata tralasciando il crinale prativo che rimonta le pendici del Monte Asinara. Restiamo sulla sterrata sfruttata dal segnavia 00 aggirando, ancora una volta, la cima sul versante toscano. In ultimo, la forestale cala definitivamente nel bosco sino a riportarci alla partenza in coincidenza del Passo di Pradarena (m 1576 – ore 4,40 complessive).

Cenni sulla flora:

L’area interessata dall’escursione è inclusa nel Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano a proteggere un ambiente sostanzialmente integro e di rilevante interesse per la flora d’altitudine. Segue una lista parziale delle principali specie osservate in occasione della nostra salita avvenuta nella prima parte del mese di giugno.

1)     Tulipano montano (Tulipa australis), inconfondibile per i tepali esterni gialli con evidenti striature rosse. Le poche stazioni emiliane sono tutte posizionate presso il crinale appenninico con maggior frequenza nelle province occidentali (Reggio Emilia, Parma, Piacenza). Lungo il percorso descritto troverete diversi esemplari proprio in vetta al Sillano, sul Monte di Soraggio e sulla cima senza nome quotata 1833 metri (vedi descrizione).

2)     Ranuncolo del Pollino (Ranunculus pollinensis). Endemico dell’Italia peninsulare trova nell’Appennino Tosco Emiliano le sue estreme stazioni settentrionali. L’abbiamo osservato tra il Monte Asinara e il Passo della Comunella ed è da ritenersi, in queste aree, una pianta piuttosto rara.

3)     Pinguicola di Cristina (Pinguicula christinae). Una delle poche piante carnivore presenti in Italia; le sue foglie appiccicose sono una trappola per gli insetti più piccoli; la pianta produce poi enzimi atti a digerire le prede. Le entità presenti sul crinale tosco emiliano, precedentemente attribuite a Pinguicula vulgaris, sono state inquadrate in questa specie descritta di recente ed endemica in senso stretto dei rilievi emiliani e toscani. La specie è osservabile lungo il percorso descritto in coincidenza della Sorgente Il Monte.

4)     Trifoglio alpino (Trifolium alpinum)

5)     Genziana di Koch (Gentiana acaulis)

6)     Genzianella (Gentiana verna)

7)     Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata)

8)     Sassifraga muschiata (Saxifraga moschata)

9)     Sassifraga a foglie rotonde (Saxifraga rotundifolia)

10) Sassifraga stellata (Saxifraga stellaris), presente nelle zone umide, ad esempio presso la Sorgente Il Monte.

11)  Calta (Caltha palustris)

12)  Acetosella (Oxalis acetosella)

13)  Orchidea sambucina (Dactylorhiza sambucina); appare abbondantissima ed è presente nelle due versioni di colore giallo oppure violaceo. E’ osservabile in diverse frazioni del percorso; a titolo d’esempio citiamo la ricchissima popolazione presente presso il Passo della Comunella.

14)  Orchide macchiata (Dactylorhiza maculata)

15)  Soldanella alpina (Soldanella alpina)

16) Erba trinità (Hepatica nobilis)

17)  Scilla bifoglia (Scilla bifolia)

18)  Anemone bianca (Anemone nemorosa)

19)  Anemone narcissino (Anemone narcissiflora) presente nell’Appennino Settentrionale prevalentemente nei prati della fascia culminale.

20)  Anemone alpino (Pulsatilla alpina)

21)  Carlina segnatempo (Carlina acaulis)

22)  Biscutella montanina (Biscutella leavigata)

23)  Viola con sperone (Viola calcarata)

24)  Mirtillo nero (Vaccinium myrtillus)

25)  Nontiscordardime (Myosotis alpestris)

26)  Narciso selvatico (Narcissus poeticus)

27)  Lino alpino (Linum alpinum)

28)  Cariofillata montana (Geum montanum)

29)  Piede di gatto (Antennaria dioica)

30)  Bugola (Ajuga reptans)

31)  Tossillaggine alpina (Homogyne alpina)

32)  Finocchio montano (Meum athamanticum)

33)   Primula odorosa (Primula veris)

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