Cima di Campolago (Seefeldspitze)

CIMA DI CAMPOLAGO (CIMA DEL LAGO / SEEFELDSPITZE – m 2717)

I Monti di Fundres, in generale poco conosciuti e ritenuti a torto di scarso interesse per l’aspetto in gran parte erboso delle vette, offrono luoghi magici e appartati dove la natura detta ancora i suoi ritmi. Non troverete mai troppe persone impegnate a salire la Cima di Campolago, complice la via normale molto lunga e faticosa. Fortunatamente la funivia “Gitschberg” permette di abbreviare considerevolmente lo sforzo e in tre ore abbondanti di salita è possibile conquistare la vetta. L’escursionista sarà riccamente ripagato da un panorama di vetta esteso alle principali cime delle Alpi Aurine compreso il Gran Pilastro, Cima Grava e le vedrette che si estendono sulle loro pendici. Non è l’unica meraviglia: lungo il percorso descritto si incontrano tre laghi ad impreziosire un ambiente davvero meritevole. L’unica raccomandazione è legata al tratto di sentiero compreso tra la Weißalm e il Lago Grande: si tratta di un traverso a tratti esposto con alcune frazioni attrezzate non difficili ma che richiedono in ogni caso piede fermo e la necessaria cautela. Chi non possiede la necessaria esperienza sarà costretto a rinunciare alla funivia risalendo la Valle di Altafossa non incontrando in questo caso alcuna difficoltà ma portando la sola salita ad oltre 4 ore complessive.

L’escursione in breve:

Stazione a monte della cabinovia Gitschberg (m 2107) – Zasslerhütte (m 2050) – Weißalm (m 2177) – Schellebergsteig – Lago Grande (Großer Seefeldsee – m 2271) – Malga di Campolago (Seefeldalm – m 2340) – Lago di Mezzo (Mittlerer Seefeldsee – m 2501) – Lago Piccolo (Kleiner Seefeldsee – m 2514) – Cima di Campolago (Cima del Lago / Seefeldspitze – m 2717)

Dati tecnici:

Partenza dalla stazione a monte della cabinovia Gitschberg (m 2107): Difficoltà: EEA (E dalla partenza alla Weißalm – EEA il sentiero “Schellebergsteig” con tratti esposti attrezzati con funi metalliche – E tutta la frazione successiva sino alla cima). (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 667. Acqua sul percorso: assente lungo lo Schellebergsteig; per lo più non utilizzabile nei tratti che seguono trattandosi di torrenti in uscita dai laghi.

Accesso alla partenza:

Si accede alla partenza da Bressanone risalendo per pochi chilometri la Val Pusteria sino al paese di Rio di Pusteria. Abbandoniamo la statale volgendo a sinistra e rimontando la parte inferiore della valle di Valles. Al bivio si ignora la deviazione per il paese di Valles mantenendo la destra per salire a Maranza. In paese troviamo la stazione a valle della funivia Gitschberg che permette, senza fatica, di salire ai 2107 metri dell’omonimo rifugio.

Descrizione del percorso:

L’escursione ha inizio in coincidenza della stazione a monte della funivia Gitschberg e offre, sin dalla partenza, un paesaggio di grandiosa ampiezza. Verso sud l’orizzonte è occupato dalle grandi cime delle Dolomiti tra cui spiccano le Dolomiti di Braies, Monte Cavallo e Cima Dieci, il Sass de Putia, il Sassolungo e l’Altipiano dello Sciliar a dominare dall’alto il solco della Val d’Isarco. Verso occidente notiamo le cime che fanno da quinte alla Val di Valles mentre in primo piano emerge la grande sagoma in parte rocciosa della Cima della Capra (Gaisjoch). Ad oriente dominiamo un tratto della Val Pusteria. Il cammino ha inizio con il cartello che indica già, sin dalla partenza, la Cima di Campolago, obiettivo finale dell’ascensione. In debole discesa la traccia di sentiero attraversa un ambiente per lo più prativo con qualche conifera andando a lambire, dopo 15 minuti di marcia, la Zasslerhütte (m 2050).

Lasciamo alla sinistra, appena sotto di noi, il rifugio con il nostro sentiero che confluisce, appena oltre, nell’ampia carrareccia che sale dalla struttura per poi procedere verso nord. Siamo pertanto su larga strada bianca chiusa al traffico che attraversa magnifici pascoli ben curati che si trasformano, in inverno, in ampie piste per lo sci come evidente dagli skilift. Andiamo a riprendere quota osservando alle spalle le pendici del Monte Cuzzo (Gitsch) a dominare la Zasslerhütte. In breve accediamo ad un’ampia sella dalla quale dominiamo il profondo vallone che scende a confluire nella Valle d’Altafossa (Altfaßtal). Di fronte a noi osserviamo l’evidente piramide del Monte Val di Mezzo (Fallmetzer). Il cammino procede volgendo verso destra a perdere bruscamente quota, sia pure per pochi minuti, su ampio tracciato che taglia il pendio guadagnando infine l’ampio terrazzo erboso occupato dalla Weißalm (m 2177).

Poco oltre ignoriamo la biforcazione a destra per il Passo di Valzara (Falzarer Joch) procedendo sul segnavia n° 6. Andiamo ora ad affrontare la frazione più impegnativa dell’escursione, il tracciato denominato “Schellebergsteig”. Il primo tratto altro non è che un’innocua diagonale in moderata salita tra i prati e le ultime, isolate conifere. Notevole appare la vista sulla profonda Valle d’Altafossa con i suoi magnifici prati e, più lontano, sulle cime delle Dolomiti. Il sentiero procede riducendosi ad un’esile ed impervia striscia che si affaccia, in parte esposta, sulla sottostante vallata. Procediamo in pratica senza dislivello ma con piede fermo meravigliandoci per l’isolamento di una zona non molto frequentata nemmeno nel mese di agosto. Uno scosceso pendio roccioso è affrontato traversandolo con l’ausilio della fune metallica necessaria in considerazione del fondo liscio ed esposto a sinistra, specie con fondo umido o bagnato. Con l’asciutto si procede senza difficoltà tecniche ritrovando la sottile ed esile striscia nei prati che precede una nuova balza rocciosa liscia ed in parte esposta. Le attrezzature permettono anche in questo caso di procedere oltre con la possibilità di assicurare i meno esperti o i bambini con un’imbracatura. Scavalcato questo ostacolo il sentiero prosegue senza ulteriori balze rocciose: si tratta ora di un lunghissimo traverso, per altro già ben visibile, tagliando l’uniforme pendio erboso. Il sentiero, sebbene definibile per esperti, non è mai tale da impensierire eccessivamente; il tracciato resta tuttavia piuttosto stretto richiedendo in ogni caso una certa attenzione al salto che scende alla nostra sinistra. Con l’attenzione che dovrebbe contraddistinguere un buon escursionista avanziamo con il percorso che comincia a volgere verso nordovest mantenendo immutate le sue caratteristiche di lungo traverso con deboli dislivelli. Cominciamo a scorgere un piccolo settore del Lago Grande (Großer Seefeldsee) con visibile il modesto emissario che esce dalla sua estremità meridionale andando a generare la profonda Valle d’Altafossa. Osserviamo a distanza il sentiero che risale lungamente la vallata permettendo la salita anche a chi non vuole usufruire della funicolare. Il nostro percorso procede tornando ad assottigliarsi e risultando parzialmente esposto. Non vi sono comunque né tratti rocciosi né difficili settori attrezzati. Puntiamo a destra e poco a monte del prima citato specchio d’acqua ammirandone le magnifiche colorazioni. Volgiamo quindi a destra guadagnando un pulpito erboso a termine della frazione impegnativa. Nel proseguo il tracciato altro non sarà che un innocuo sentierino su fondo prevalentemente erboso. Con una breve digressione, spostandosi pochi metri a sinistra, raggiungiamo un pulpito dal quale godiamo di un eccellente colpo d’occhio sul sottostante Lago Grande (Großer Seefeldsee) che nei giorni tersi si presenta turchese. Esiste un’esile traccia non segnata che cala ripidamente in direzione dello specchio d’acqua consigliamo tuttavia di mantenere il percorso segnato portandosi poco a monte della Malga di Campolago (Seefeldalm – m 2340). Volgiamo con decisione verso occidente perdendo debolmente quota sino a raggiungere, in pochi minuti, la costruzione.

La via di salita procede ora sulla destra mentre a sinistra una breve digressione ci condurrà al lago. Questa volta la deviazione è vivamente consigliata: si cala infatti attraverso una stretta e suggestiva gola rocciosa all’uscita della quale troviamo la vasta conca occupata dal Lago Grande (Seefeldsee – m 2271). E’ d’obbligo percorrere la sponda destra potendo gustare gli splendidi contrasti cromatici tra la superficie delle acque e le cime che fanno da quinte alla conca. Si tratta in effetti di un bacino di discrete dimensioni in generale poco conosciuto nonostante un ambiente naturale di indiscutibile suggestione. La nostra avventura procede rientrando a ritroso, in una decina di minuti dal lago, alla Malga di Campolago (Seefeldalm – m 2340). Possiamo ora proseguire seguendo i segnavia che permettono di scavalcare una frazione breve ma molto ripida e faticosa su fondo in parte mobile e sabbioso. Al di sopra la pendenza diviene meno forte; il sentiero procede in moderata salita restando a sinistra (destra orografica) del torrente con visibile una bella cascatella. Sempre in moderata pendenza continuiamo a dominare dall’alto il corso d’acqua raggiungendo infine il bel pianoro che ospita il Lago di Mezzo (Mittlerer Seefeldsee – m 2501). Sebbene di dimensioni non trascurabili è comunque un bacino di dimensioni minori rispetto al precedente. Nelle sue acque calmissime si specchia l’ampio dorso prativo della Cima di Campolago, obiettivo finale della nostra ascesa.

Andiamo ora a scavalcare il torrente emissario del lago quindi bordeggiamo il versante orientale dello specchio d’acqua in un paesaggio pastorale remoto ed appartato. Siamo rimasti piuttosto sorpresi dell’isolamento della zona: gran parte degli escursionisti si fermano infatti al Lago Grande trascurando il proseguo verso le vette. Scavalchiamo un modesto dorso prativo scoprendo un’ulteriore conca occupata dal terzo ed ultimo bacino denominato Lago Piccolo (Kleiner Seefeldsee – m 2514). Come il nome suggerisce è quello di minore estensione tra quelli osservati nella salita; la Cima di Campolago è ben osservabile essendo posta proprio sulla verticale dello specchio d’acqua ed è ben riconoscibile in quanto presenta, presso la cima, affioramenti rocciosi ad interrompere il manto prativo che riveste le pendici circostanti. Il sentiero segnato procede eseguendo un ampio semicerchio muovendo per un breve tratto in direzione opposta rispetto alla vetta. Tra facili balze erbose guadagniamo quota portandoci a breve distanza dal soprastante crinale. Possiamo ora volgere verso sinistra, in vista della cima, con magnifico colpo d’occhio sul Lago di Mezzo e sul Lago Piccolo. Da rilevare lo scorcio alle spalle aperto per la prima volta in direzione del Picco dei Tre Signori oltre ad osservare un piccolo tratto delle Alpi Aurine. Il tracciato permane stretto ma ben evidente accostando progressivamente il filo di cresta che cala dal punto più alto. Il settore sommitale accosta il filo dello spartiacque restando appena alla sua sinistra. Verso destra precipita infatti un sorprendente strapiombo caratterizzato da grandi lastre di roccia mentre l’orizzonte settentrionale schiude alla vista le principali vette di confine con i relativi ghiacciai. Nonostante le apparenze, l’esile percorso non offre alcuna reale difficoltà ascendendo, esile ed elegante, senza essere mai troppo esposto o pericoloso. Dominando dall’alto la magnifica conca che ospita il Lago di Mezzo e il Lago Piccolo raggiungiamo infine l’esile sommità in ambiente di grandiosa e selvaggia bellezza (m 2717 – ore 3,15 dalla partenza – libro di vetta).

La vista osservabile dal punto più alto appare d’impressionante vastità, grazie all’assenza di vette altrettanto elevate nell’immediato circondario. L’unica eccezione è data dalla presenza della tozza sagoma della Croda Rossa (m 2939) ad ostacolare in piccola parte il paesaggio in direzione nordovest. Possiamo osservare la profonda Steinbergtal in direzione della piccola frazione di Dan mentre le Vedrette che caratterizzano le Alpi Aurine scintillano al sole con in evidenza le principali elevazioni della catena come il Gran Pilastro, Cima Grava e la Cima di Campo. Più ad oriente e a maggior distanza osserviamo le principali cime del Gruppo del Venediger quali il Großvenediger e il Picco dei Tre Signori. Volgendo con lo sguardo verso est, sudest, notiamo un tratto della Val Pusteria nonché le cime delle Dolomiti di Sesto e di Braies mentre l’orizzonte meridionale è occupato dai grandi massici dolomitici quali le Odle, il Sassolungo, ecc… Il giro d’orizzonte termina ad occidente in direzione delle dorsali erbose che caratterizzano i Monti di Fundres. Inutile ribadire che la Cima di Campolago domina dall’alto la testata della Valle d’Altafossa con i suoi caratteristici laghi d’altitudine.

Per il rientro a valle consigliamo una piccola variante non segnata ma ben evidente con tempo buono grazie ad una marcata traccia di sentiero. Si tratta di procedere oltre il punto più alto calando per qualche minuto fino al bivio indicato dal cartello. Ignoriamo il proseguo, sulla destra, del segnavia n° 6 in direzione della Steinbergscharte calando invece lungo l’evidente percorso, scavato nel manto erboso, che cala in direzione dei laghi. Non vi sono difficoltà di alcun genere: il tracciato cala, ben evidente, tra facili pendii erbosi, con gli ultimi magnifici colpi d’occhio verso il crinale di confine tra Italia e Austria. Guadagniamo un piccolo pianetto che interrompe la continuità della discesa. Subito oltre muoviamo, con sentiero, sempre chiaro e ben visibile, in direzione del dosso prativo compreso tra il Lago Piccolo e il Lago di Mezzo con splendida vista sulla conca sottostante. In breve torniamo a confluire nel sentiero segnato percorso in salita a mezza via tra i due specchi d’acqua. Il rientro andrà ora a coincidere con il tracciato seguito all’andata per un totale di 5,30 ore di cammino.

Cenni sulla flora:

Abbiamo eseguito la salita nel mese di agosto trovando l’area particolarmente ricca di flora complice un ambiente in sostanziali condizioni di integrità. Elenchiamo brevemente alcune tra le principali specie riconosciute.

1)     Primula vischiosa (Primula glutinosa); bellissimo endemismo del nordest dai fiori violetti raccolti in piccoli grappoli. Colonizza i macereti d’altitudine e le rupi.

2)  Primula nana (Primula minima); magnifico endemismo delle Alpi Orientali dai petali rosati con fioritura ritardata al mese di agosto.

3)     Millefoglio dei macereti (Achillea barrelieri Ten. subsp.oxyloba) endemico delle Alpi centro orientali, presenta il fiore più grande fra le piante del genere Achillea. E’ presente presso il Lago Grande.

4)     Senecio biancheggiante (Senecio incanus), inconfondibile per i suoi capolini gialli e le foglie dall’aspetto argentato.

5)     Camedrio alpino (Dryas octopetala) presente nelle rocce presso la vetta.

6)     Verga d’oro (Solidago virgaurea)

7)     Genziana nivale (Gentiana nivalis)

8)     Genziana punteggiata (Gentiana punctata)

9)     Azalea alpina (Loiseleuria procumbens)

10)  Campanula barbata (Campanula barbata)

11)  Campanula di monte (Campanula scheuchzeri)

12) Sparviere vischioso (Schlagintweitia intybacea)

13)  Mirtillo nero (Vaccinium myrtillus)

14)  Brugo (Calluna vulgaris)

15)  Cardo spinosissimo (Cirsium spinosissimum)

16)  Rododendro ferrugineo (Rhododendron ferrugineum)

17)  Piede di gatto (Antennaria dioica)

18)  Sassifraga gialla (Saxifraga aizoides)

19)  Sassifraga a foglie opposte (Saxifraga oppositifolia)

20)  Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata)

21)  Sassifraga zolfina (Saxifraga bryoides)

22)  Sassifraga stellata (Saxifraga stellaris)

23)  Margherita alpina (Leucanthemopsis alpina)

24)  Linaiola d’alpe (Linaria alpina)

25)  Graminia di Parnasso (Parnassia palustris)

26)  Spillone alpino (Armeria alpina)

27)  Astro alpino (Aster alpinus)

28)  Achillea moscata (Achillea moschata)

29)  Ranuncolo capillare (Ranunculus tricophyllus)

30)  Trifoglio bruno (Trifolium badium)

31)  Silene a cuscinetto (Silene acaulis)

32)  Cariofillata montana (Geum montanum)

33)  Napello (Aconitum napellus)

34)  Minuartia primaverile (Minuartia verna)

35)  Piumino rotondo (Eriophorum scheuchzeri)

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