Col de Tonon

COL DE TONON (m 1611)

L’elevazione del Col de Tonon, boscata fino alla sommità e non troppo appariscente, potrebbe non attirare, di primo acchito, l’escursionista in cerca della vetta da collezione. In realtà l’ascesa non deve essere superficialmente trascurata in quanto è il giusto pretesto per la scoperta di una frazione di grande interesse storico. Buona parte dell’escursione ricalca infatti un tratto della cosiddetta “Strada degli Alpini”, un bellissimo percorso tracciato dagli alpini nei primi anni del ‘900 e diventato teatro di aspri scontri durante la prima guerra mondiale. Naturalmente non si tratta di una “strada” nel senso stretto del termine ma piuttosto di un’ampia mulattiera che, grazie ad una lunga serie di tornanti, guadagna e scavalca la marcata Forcella Clautana. L’interesse del percorso non è comunque solo storico: nei pressi della Casera Casavento sono state infatti scoperte impronte fossili di dinosauro ben osservabili con una comoda digressione alla quale faremo riferimento nella descrizione che segue. All’interesse storico, geologico e paesaggistico del percorso aggiungiamo infine la ricerca botanica; la zona appare ricca di endemiti, alcuni dei quali di grande rarità: è il caso della Primula di Wulfen e dell’Arenaria di Huter entrambe presenti lungo la Strada degli Alpini in prossimità della Forcella Clautana. Rimandiamo in coda alla descrizione per ulteriori informazioni relative alla preziosa e ricchissima flora osservabile lungo l’ascensione. Concludiamo accennando al periodo migliore per eseguire l’escursione. Ne consigliamo la percorrenza a partire dall’ultima parte del mese di maggio. Prima di questo periodo l’innevamento è spesso molto consistente con particolare riferimento al tratto compreso tra la Forcella Clautana e la cima dove il fitto bosco e l’esposizione verso nord mantengono il manto a lungo nonostante la quota non troppo elevata.

L’escursione in breve:

Pian de Cea (m 914) – Cascata del Ciol de Casavent (m 950) – Casera Casavento (m 950) - Strada degli Alpini – Forcella Clautana (m 1432) – Col de Tonon (m 1611)

Dati tecnici:

Partenza da Pian de Cea (m 914): Difficoltà: E (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale ad eccezione della breve deviazione per la cima. Dislivello assoluto: m 697. Acqua sul percorso: presso Casera Casavento.

Accesso alla partenza:

Chi utilizza l’autostrada dovrà percorrere interamente la A27 sino al suo termine in località Pian di Vedoia per poi procedere sulla SS 51 d’Alemagna in direzione di Cortina d’Ampezzo. Raggiunto il paese di Longarone si abbandona la statale seguendo a destra le indicazioni per Claut. La strada bordeggia la Diga del Vajont, tristemente nota per i fatti che portarono alla morte di quasi 2000 persone nella notte del 9 ottobre 1963. Procediamo oltre superando il paese di Erto per salire al Passo di S.Osvaldo (m 828). Superiamo il valico per calare a Cimolais (PN). Proseguiamo oltre l’abitato raggiungendo in pochi km un importante svincolo. Tralasciamo la discesa per Barcis e Maniago volgendo a sinistra lungo la strada che risale la parte più alta della Val Cellina. In breve raggiungiamo il centro di Claut quindi proseguiamo oltre il paese su stretta stradina asfaltata che conduce alla piccola frazione di Lesis. Poco oltre raggiungiamo una sbarra con pedaggio. A pagamento avvenuto la carreggiata prosegue, per alcuni km cieca e soprattutto molto stretta, rimontando il corso del Torrente Cellina. Il tratto transitabile, in parte su fondo ghiaioso, si conclude in località Pian de Cea (m 914) dove troviamo un ampio spiazzo per lasciare l’automobile.

Descrizione del percorso:

Proseguiamo a piedi lungo la strada a fondo naturale attraversando con una sorta di presa in cemento la grande distesa ghiaiosa denominata “La Grave da Giere”. Da notare verso nord le cime che dividono la Val Cellina dalla Val Settimana. In debole salita rientriamo nel folto del bosco aggirando a destra le pendici del Col Pilusel. In breve guadagniamo il magnifico piano erboso ove è posta la Casera Casavento.

Poco prima della malga consigliamo una breve digressione segnalata che si separa sulla sinistra. In pochi minuti raggiungiamo un anfratto nel quale precipita la magnifica cascata del Ciol de Casavent. Presso il salto d’acqua è posizionato, ben segnalato dai cartelli presenti in loco, un masso nel quale sono impresse due evidenti orme di dinosauro lasciate dalle zampe posteriori di un Teropode del Triassico. Si tratta di un dinosauro bipede lungo tra 5 e 7 metri avente tre dita con artigli. L’orma al centro del masso, la meglio conservata, è lunga circa 35 cm mentre la seconda orma, meno appariscente, è proprio sull’orlo del macigno. In zona, nei canaloni più isolati e selvaggi, sono state reperite a partire dal 1994 altre orme. L’indurimento del fango essicato al sole e la successiva trasformazione in roccia hanno conservato questi segni fino ai nostri giorni. Le orme presso Casera Casavento, poste in posizione comoda, sono un interessante motivo d’attrazione per turisti ed escursionisti. Dopo la meritevole deviazione si rientra sulla carrareccia segnata passando come anticipato presso Casera Casavento (m 950 – ore 0,35 dalla partenza compresa la digressione alle orme di dinosauro). Sull’esterno una bella fonte costituisce l’unico punto dell’escursione per approvvigionarsi d’acqua. La malga stessa è gestita nel periodo estivo trasformandosi in un eccellente punto d’appoggio.

Proseguiamo oltre la costruzione raggiungendo il margine dello splendido piano prativo. In breve siamo ad un’importante biforcazione: a destra si separa il sentiero per Casera Colciavas mentre sulla sinistra, indicata da un evidente cartello, si articola la “Strada degli Alpini”. Scegliamo quest’ultima possibilità penetrando nel folto. Superato il greto di un piccolo torrente il percorso sale nella fitta faggeta per volgere con decisione verso nord. Nel contempo lo stretto sentiero si allarga in una comoda ed ampia mulattiera. Da rilevare gli inattesi scorci non soltanto sulla sottostante piana prativa con in evidenza la Casera Casavento ma anche in lontananza verso parecchie cime delle Dolomiti Friulane.

Il percorso mette immediatamente in evidenza la sua caratteristica peculiare: si tratta di una lunga sequenza di secchi tornanti (circa una decina) con il tracciato che si dirige alternativamente verso nordest e verso sudovest. Negli spostamenti verso nordest arriviamo a sovrastare il Canalone del Ciol de la Gialina già visitato nel suo settore inferiore per ammirare le impronte di dinosauro. Di particolare attrazione appare il punto in cui sovrastiamo una splendida cascatella e la bella vasca d’acqua limpida in cui precipita. Possiamo scendere a questa piscina naturale con una breve deviazione su ripidissimo pendio terroso non esitando ad aggrapparci ai robusti tronchi degli alberi per calare senza perdere l’equilibrio. Si tratta in ogni caso di una digressione facoltativa. La “Strada degli Alpini” prosegue ampia e ben tracciata con diverse frazioni ricavate tagliando e lavorando affioramenti di roccia calcarea. Il pensiero vola inevitabilmente agli inizi del ‘900 quando gli alpini tracciarono il percorso con gli antiquati mezzi dell’epoca. Proviamo ad immaginare con quale sforzo si ricavò la mulattiera in un ambiente ancora oggi allo stato naturale complice una zona particolarmente selvaggia ed isolata. Soprattutto in tarda primavera, immediatamente dopo lo scioglimento delle nevi, il percorso si rivela molto panoramico sulle cime circostanti complice l’assenza delle foglie. Nello specifico osserviamo, verso occidente, una lunga frazione della Val Cellina in direzione del paese di Claut. Chiuso è invece il paesaggio verso settentrione per via delle incombenti e quasi soffocanti pareti rocciose che uniscono il Col Pilusel al Monte Pinzat. Guadagnando progressivamente quota riusciamo ad osservare sempre più chiaramente la struttura dolomitica del Monte Cornaget in un paesaggio quanto mai grandioso ed imponente.

Intorno ai 1300 metri di quota accostiamo e bordeggiamo la base di una caratteristica rupe verticale spesso bagnata e gocciolante in quanto all’ombra per gran parte del giorno. Un’ultima breve frazione nel folto del bosco precede l’uscita definitiva all’aperto e la fine della lunga sequenza di tornanti. La Strada degli Alpini volge ora, con decisione, verso sudovest in direzione della marcata Forcella Clautana con la pendenza che diminuisce sino a procedere quasi in piano. Affrontiamo in effetti un lungo traverso in pratica senza dislivelli rilevanti con già visibile a distanza il cocuzzolo boscato sino allo sommità del Col de Tonon sovrastato dalle ripide pendici dei monti Colciavas e Ressetum.

Si tratta di una frazione particolarmente suggestiva: la posizione appare infatti particolarmente fortunata aperta com’è sulla profonda Val Cellina. Sulla sinistra del percorso si aprono alcune cavità nella roccia che possono rivelarsi utili, come riparo, nel caso di un improvviso cambiamento delle condizioni atmosferiche. Un brevissimo tratto aggira una paretina calcarea con cengetta protetta da una staccionata in legno. Da rilevare la presenza nelle pareti e nei ripari sottoroccia di un paio di rari endemismi floreali di grande valore scientifico: si tratta della Primula di Wulfen e dell’Arenaria di Huter. In coda alla descrizione trovate una lista delle principali piante osservabili a lato del percorso. Occorre inoltre segnalare, in questa frazione, l’eventuale presenza di neve residua talvolta per gran parte del mese di maggio che tende ad accumularsi sul piano della mulattiera. A stagione troppo anticipata l’accumulo può essere ghiacciato richiedendo cautela e l’eventuale uso dei ramponi per progredire. In ultimo obliquiamo verso sinistra dominati dal cocuzzolo boscato del Col de Tonon per affrontare l’ultimo breve tratto di cengia, in parte sostenuto da travi in legno, sino ad accedere alla marcata Forcella Clautana (m 1432 – ore 2,15 dalla partenza).

La salita dalla Casera Casavento alla Forcella ha richiesto km 4,3 di cammino con una pendenza media dell’11%. Al di là della Forcella Clautana si osserva il profondo solco vallivo scavato dal Torrente Silisia in fondo al quale occhieggia il Lago artificiale di Selva. Appare inoltre magnifico il paesaggio sulle montagne circostanti con specifico riferimento al Monte Dosaip verso settentrione e alle rocce dolomitiche del Monte Cornaget più a sinistra. 

La nostra escursione può ora procedere ignorando il tracciato che scende al di là della forcella per scegliere invece l’ampia carrareccia che si sviluppa in salita a destra con una veloce sequenza di tornanti nel bosco. Aggiriamo in effetti le pendici orientali del Col de Tonon su percorso ora assai ampio; nonostante ciò la frazione può essere impegnativa per la presenza di neve che tende a persistere talvolta fino a tutto maggio per via dell’esposizione verso nord della frazione. In assenza di neve si tratta invece di una facilissima camminata in moderata salita su strada bianca sino al punto più alto della stessa (circa m 1560). Si abbandona infine la carrareccia che proseguirebbe calando verso Casera Colciavas per salire a destra nelle frasche, senza percorso obbligato, guadagnando in breve la cima boscata del Col de Tonon, a termine della nostra fatica (m 1611 - ore 2,45 dalla partenza). Il rientro può avvenire a ritroso oppure si può tornare sulla strada bianca calando a Casera Colciavas. In coincidenza della costruzione si separa a destra un buon sentiero che scende ripido alla Casera Casavento a termine in questo caso di un tracciato ad anello. Dalla Casera Casavento si rientra a Pian de Cea seguendo a ritroso il percorso d’andata.

N.B. L’intera zona interessata dall’escursione è infestata dalle zecche, al pari di molti altri settori delle Prealpi Carniche. Consigliamo in merito di vestirsi sempre con cappello e pantaloni lunghi, possibilmente di colore chiaro, per identificare subito eventuali ospiti sgraditi. Contrariamente a quanto sostenuto dalla maggioranza le zecche non sono in grado di saltare sui loro ospiti. Piuttosto attendono appoggiate sulla vegetazione che qualcuno cammini tra erba e frasche per aggrapparsi ad essi. Per questa ragione è bene evitare di sedersi nell’erba così come uscire dalla mulattiera per avventurarsi liberamente nel bosco. In occasione della nostra escursione, abbiamo verificato la presenza di questo fastidioso parassita addirittura ad inizio maggio con innevamento a tratti ancora consistente.

Cenni sulla flora:

Le Prealpi Carniche sono caratterizzate da una flora ricchissima che comprende alcuni rari endemismi meritevoli di protezione totale; non fa eccezione il percorso descritto essendo sviluppato in una zona piuttosto isolata e in condizioni di sostanziale integrità. Segue una lista delle principali specie identificate lungo il percorso.

Piante endemiche: 

1)      Primula di Wulfen (Primula wulfeniana). E’ una pianta estremamente rara in Italia in quanto interessa una ristrettissima area delle Prealpi Carniche e delle Alpi Carniche più meridionali. Lungo il percorso descritto è presente con particolare abbondanza nel traverso che precede l’arrivo alla Forcella Clautana intorno ai 1400 metri di quota. La fioritura interessa normalmente la seconda parte del mese di maggio. Abbiamo trovato pochi altri isolati esemplari a quota minore, poco a monte della Casera Casavento.

2)      Primula tirolese (Primula tyrolensis). Raro endemismo dolomitico ad areale piuttosto ristretto. Limita la sua presenza ad alcuni gruppi montuosi trentini, bellunesi, vicentini e friulani. Predilige le fessure delle rupi su calcare o dolomia. L’antesi è piuttosto precoce (maggio e giugno). Lungo il percorso descritto è osservabile in pochi esemplari lungo la Strada degli Alpini nelle rocce che bordeggiano il tracciato a circa 1100 metri d’altitudine. Abbiamo osservato la fioritura nella prima parte del mese di maggio. Da non confondersi con Primula wulfeniana presente in loco ma con foglie completamente diverse.

3)      Sassifraga di Burser (Saxifraga burserana), un’altra entità endemica piuttosto rara con areale che interessa essenzialmente il nordest. E’ una pianta classica delle rupi calcaree caratterizzata, da una fioritura piuttosto anticipata. Sono presenti pochi pulvini nelle rocce che sovrastano la Strada degli Alpini poco a monte della Casera Casavento (intorno ai 1000 – 1050 metri).

4)      Valeriana delle rupi (Valeriana saxatilis), subendemica dell’arco alpino, ama le rupi e i pendii a fondo calcareo.

5)      Rododendro nano (Rhodothamnus chamaecistus), pianta endemica del nord-est, dal fiore particolarmente bello e appariscente per la sua splendida colorazione rosata. E’ presente in parecchi esemplari lungo gran parte della Strada degli Alpini, tra Casera Casavento e Forcella Clautana.

6)      Rododendro irsuto (Rhododendron hirsutum). Endemico di un ampio areale centrato essenzialmente sulle Alpi Orientali, è facilmente riconoscibile dal più comune Rododendro ferrugineo per l’evidente pelosità che ne riveste le foglie. E’ osservabile sin dalla parte iniziale della Strada degli Alpini, poco a monte della Casera Casavento,

7)      Raponzolo chiomoso (Physoplexis comosa), senz’altro uno degli endemismi più spettacolari delle Alpi Orientali, con areale esteso dalle Grigne in Lombardia sino al Friuli Venezia Giulia e alla Carinzia. E’ un magnifico ornamento per le rupi calcaree strapiombanti. Lungo il nostro percorso è osservabile in pochissimi esemplari nelle rupi verticali che sovrastano la Strada degli alpini nel traverso che precede l’arrivo a Forcella Clautana.

8)      Bonarota gialla (Paederota lutea); endemica del nordest (Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli) ama i ghiaioni e soprattutto le rocce calcaree anche strapiombanti. Sono presenti diversi esemplari lungo la Strada degli alpini, tra Casera Casavento e Forcella Clautana.

9)      Aquilegia di Einsele (Aquilegia einseleana). Endemismo delle Alpi sudorientali con areale esteso in Italia dalla Lombardia al Friuli. E’ osservabile nella parte iniziale della Strada degli Alpini, poco a monte della Casera Casavento in coincidenza del greto di in un piccolo torrente.

10)   Arenaria di Huter (Arenaria huteri). Raro endemismo con areale centrato essenzialmente sulle Dolomiti Friulane e nelle Prealpi Carniche. Sono presenti parecchi esemplari nelle rocce che sovrastano il lungo traverso che immette alla Forcella Clautana.

Altre specie: 

1)      Genzianella (Gentiana verna)

2) Pinguicola alpina (Pinguicola alpina)

3) Acetosella (Oxalis acetosella)

4) Fragolina di bosco (Fragaria vesca)

5) Biscutella montanina (Biscutella leavigata)

6) Croco (Crocus vernus)

7) Erba trinità (Hepatica nobilis)

8)      Genziana di Clusius (Gentiana clusii)

9)      Pepe di monte (Daphne mezereum)

10) Sassifraga verde azzurra (Saxifraga caesia)

11)   Potentilla caulescente (Potentilla caulescens)

12)   Farfaro (Tussilago farfara)

13) Valeriana trifogliata (Valeriana tripteris)

14)   Erica carnea (Erica carnea)

15) Anemone trifogliata (Anemone trifolia)

16)   Soldanella del calcare (Soldanella minima)

17)   Elleboro verde (Helleborus viridis)

18)   Primula odorosa (Primula veris)

19)   Consolida maggiore (Symphytum officinale)

20)   Erba milza comune (Chrysosplenium alternifolius)

21)   Orchide macchiata (Dactylorhiza maculata)

22)   Giglio martagone (Lilium martagon)

23)   Scarpetta di Venere (Cypripedium calceolus). Da molti ritenuta la più bella tra le orchidee italiane, è presente nel settore mediano della Strada degli Alpini, tra 1100 e 1300 metri.

24)   Genziana alata (Gentiana utriculosa). Lungo il percorso descritto è presente con particolare abbondanza nel traverso che precede l’arrivo alla Forcella Clautana intorno ai 1400 metri di quota.

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