Col Turont

COL TURONT (m 2419)

Anni di frequentazione estiva dell’area dolomitica ci hanno permesso di scoprire angoli sconosciuti e appartati in quella che forse è una delle zone più conosciute dell’intero arco alpino. A luglio e soprattutto in agosto sono migliaia gli escursionisti che si accalcano sui sentieri che hanno inizio in coincidenza del Passo Gardena. Eppure basta uscire dai sentieri segnati per trovarsi proiettati in un mondo arcaico ed isolato lontanissimo dalla confusione degli itinerari più noti. Raggiungere il Col Turont significa vivere un’esperienza di questo tipo. É un escursionismo di “scoperta” che lascia sorpresi svolgendosi dove si potrebbe pensare che nulla via sia di imprevisto o di fuori schema. La difficoltà resta ragionevolmente contenuta: la frazione compresa tra il Lago Crespëina e la cima non presenta né tracce né tanto meno indicazioni, ma per un escursionista esperto e prudente si tratta di un’avventura tra morbide ondulazioni erbose che non può e non deve impensierire, a patto di camminare in una giornata con buona visibilità. Inutile raccomandare rispetto per un ambiente fragile nel quale abbiamo il dovere di non lasciare traccia del nostro passaggio. Siamo nell’ambito del Parco Nazionale Puez-Odle, un’area giustamente tutelata per le emergenze faunistiche e botaniche da scoprire nelle terse giornate estive quando la neve invernale e primaverile è ormai solo un ricordo.

L’escursione in breve:

Passo Gardena (Grödner Joch - Jëuf de Frea - m 2121) – Jimmy Hütte (m 2222) - Forcella Cir (Danter les Pizes - m 2468) – bivio sentiero 2 / 12 (m 2425) - Furcela de Crespëina (Crespëina Joch - m 2528) - Lech de Crespëina (m 2374) - Altipiano de Crespëina - Col Turont (m 2419)

Dati tecnici:

Da Passo Gardena (Grödner Joch - Jëuf de Frea - m 2121): Difficoltà: EE (Vai alla scala delle difficoltà). E sino al Lech de Crespëina; EE nel tratto successivo: non ci sono particolari difficoltà, tuttavia l’ambiente isolato e privo di segnavia richiede cautela per i meno esperti. Dislivello assoluto: m 407. Dislivello realmente superato: m 692. Segnaletica: totale sino al Lech de Crespëina; del tutto assente nel tratto successivo con scarsi punti di riferimento. Acqua sul percorso: assente.

Accesso:

Si accede al Passo Gardena con la SS 243 salendo da Selva di Val Gardena per chi proviene da ovest, oppure da Corvara per chi proviene dalla Val Badia.

Descrizione del percorso:

In coincidenza del valico di Passo Gardena (m 2121) troviamo, sulla destra per chi sale dalla Val Badia a sinistra per chi proviene dalla Val Gardena, la strada asfaltata che conduce in poche decine di metri al soprastante, ben visibile Hotel Cir. Presso la struttura ha termine la frazione asfaltata e ha inizio la carrareccia a fondo naturale che muove in direzione dei soprastanti appicchi del Gruppo dei Cir. La seguiamo per un tratto trovando, poco oltre, la deviazione a destra segnalata dal cartello in legno per il Rifugio Jimmy. Volgiamo in questa direzione seguendo la bella mulattiera in ambiente prativo suggestivo e ben curato. Magnifico appare il paesaggio non solo in direzione della già citata catena dei Cir ma anche alle spalle, ammirando le rocce del Gruppo Sella e del più distante Sassolungo. In breve siamo al Rifugio Jimmy (Jimmy Hütte – m 2222 – ore 0,20 da Passo Gardena), ottimo punto d’appoggio sempre aperto nella bella stagione.

In coincidenza della struttura ha termine la comoda frazione su mulattiera. Procediamo su ripido sentiero mantenendo il segnavia n° 2 che sale in direzione della Forcella Cir e del Rifugio Puez. Il tracciato affronta a tornanti un canalone per lo più detritico con la vegetazione ridotta a pochi lembi erbosi e alla presenza di parecchi esemplari di pino mugo. Il paesaggio sempre più ampio rende piacevole l’ascesa con in evidenza, alle spalle, le dolci ondulazioni erbose che caratterizzano l’area del Passo Gardena. Superiamo una caratteristica “stretta” rocciosa quindi proseguiamo aggirando a destra alcune paretine articolate. Da rilevare la presenza di una panca in legno posta in posizione panoramica dopodichè si prosegue con il sentiero che guadagna più in alto una sorta di grande conca circondata da una curiosa sequenza di pinnacoli e guglie strapiombanti. Il sentiero si sviluppa alla base delle paretine dolomitiche e non è raro osservare su di esse gli alpinisti in azione per raggiungerne le sommità. É una frazione di particolare suggestione: una sorta di labirinto roccioso completamente diverso rispetto al verde dei prati che caratterizza la parte iniziale del cammino. Superata questa frazione quasi pianeggiante affrontiamo a tornanti su fondo detritico l’ultima ripida salita prima di accedere alla Forcella Cir (Danter les Pizes - m 2468 – ore 1,10 dalla partenza). Spettacolare il panorama che si apre nel versante opposto alla salita: si apre ai nostri occhi la vista della Val de Chedul mentre in lontananza osserviamo una parte della Val Gardena.

Proseguiamo perdendo quota volgendo nel contempo verso destra. Passiamo alla base di una poderosa rupe rocciosa sino a raggiungere il punto più basso (m 2425) in coincidenza del bivio con il sentiero 12 che si separa a sinistra scendendo nella Val de Chedul. Manteniamo il segnavia 2 (cartelli in legno) riprendendo debolmente quota per poi traversare pressoché in piano nella testata della valle. Il fondo appare comodo e ben battuto, il paesaggio magnifico sino a scorgere, alle spalle, l’Altopiano di Siusi oltre alle torri Euringer e Santner. Il tracciato si porta sotto la verticale della Furcela de Crespëina. Per guadagnare la sella si riprende quota eseguendo un tornante. Il tratto che segue è agevolato da gradini e sostegni in legno per vincere il fondo molto ripido e un po’ instabile sino ad accedere al valico (m 2528 – ore 0,25 dalla Forcella Cir – ore 1,35 dalla partenza).

In coincidenza della Furcela de Crespëina si apre ai nostri occhi il selvaggio e tormentato Altipiano de Crespëina. Scorgiamo le acque del sottostante Lago de Crespëina che appare come un’oasi in mezzo alle aride ondulazioni carsiche dell’altipiano. Verso occidente sono ben visibili le principali cime del Gruppo di Puez mentre a destra si elevano le pendici rocciose del Col Toronn e del Sass Ciampac. Ignoriamo il bivio, segnalato dal cartello, per quest’ultima cima (sentiero 3A) mantenendo il segnavia n° 2. Il tracciato si sviluppa in ripida discesa puntando in direzione della conca erbosa posta poco a destra del Lago de Crespëina. Disceso il tratto più ripido su percorso sempre ben segnato, il sentiero cala sino alla bella distesa prativa sottostante. Vale senza dubbio la pena d’eseguire la digressione non segnata, ma ben evidente con buona visibilità, che permette in qualche minuto di guadagnare la sponda del Lago de Crespëina (m 2374 – ore 0,25 dalla Furcela de Crespëina – ore 2 dalla partenza). In una limpida giornata estiva le acque verde smeraldo dello specchio d’acqua meritano da sole l’escursione. Come noto le Dolomiti si presentano aride per via del substrato carsico in grado di assorbire l’acqua di superficie; per questa ragione la presenza del Lago di Crespëina, lungo 160 metri, largo 70 metri e profondo circa 5 metri, è di particolare rilevanza. Gli amanti della fotografia potranno rallegrarsi: la presenza di uno specchio d’acqua spezza positivamente l’uniformità dell’altipiano permettendo scorci e colori d’indiscutibile bellezza.

Rientrati a ritroso sul sentiero n° 2 procediamo per una brevissima frazione in direzione del Rifugio Puez e della Forcella de Ciampei. Ci limitiamo a risalire, guidati dai segnavia, sul costone che domina alle nostre spalle la conca del Lago di Crespëina. Davanti a noi si procederebbe, nella sostanza senza dislivello, nella grande distesa dell’Altipiano de Crespëina. Nel nostro caso l’obiettivo è il raggiungimento del quasi sconosciuto Col Turont. Per raggiungere la vetta occorre abbandonare il sentiero segnato per affrontare, senza alcun tipo di segnaletica, le grandi ed uniformi distese che l’altipiano presenta alla nostra sinistra. Da questo punto in poi occorre buon senso dell’orientamento e soprattutto buona visibilità per non perdersi nell’uniformità delle ondulazioni erbose. Non è per altro facile scorgere la meta; il Col Turont è poco rilevato ed evidente. Si tratta di muovere verso nordovest puntando in direzione del margine dell’altopiano dove esso si arresta precipitando con impressionanti strapiombi nella sottostante Vallunga (Langental).

Cominciando a traversare in debole dislivello verso sinistra, andiamo ad osservare, superati alcuni modesti dossi, come l’altipiano sia inciso, davanti a noi, dal profondo solco della Val de Lietres tributaria proprio della Vallunga. Il solco vallivo è dominato sulla destra da una parete rocciosa strapiombante sormontata da una grande cupola erbosa. Il punto più elevato della calotta prativa è la vetta della nostra meta. Scegliendo intuitivamente la via migliore aggiriamo a destra la testata della Val de Lietres perdendo appena 20 – 30 metri di dislivello per proseguire di seguito quasi in piano sfruttando alcuni corridoi prativi. Evitiamo ogni difficoltà alternando i prati d’altitudine con affioramenti di roccia carsica modellati e resi lisci dalle intemperie. Il Col Turont è ora davanti a noi mentre all’orizzonte svettano le cime delle Odle e del Puez. Ancora una volta la via di salita non è obbligata: possiamo rimontare la cupola centralmente marciando tra gli strati rocciosi inframezzati da bande erbose, oppure possiamo risalire a sinistra restando a pochi metri dal salto che precipita nella Val de Lietres. Entrambe le soluzioni permettono di guadagnare la cupola sommitale senza alcuna difficoltà e soprattutto senza esposizione. Si accede infine al punto più alto caratterizzato da un palo di legno sostenuto da un mucchio di pietre (m 2419 – ore 0,45 dal Lago di Crespëina – ore 2,45 dalla partenza).

L’ambiente estremamente solitario ed isolato rende questo luogo magico ed affascinante osservando scorci dolomitici inusuali. É molto probabile vi troverete, anche ad agosto, a godere in vetta di una completa solitudine con il vento come unico disturbo ad un silenzio pressoché assoluto. La particolare posizione del Col Turont permette di osservare quasi a picco l’impressionante ampiezza e profondità dalla Vallunga mentre in lontananza notiamo l’Alpe di Siusi e l’Altipiano dello Sciliar. Ancora più distanti scintillano i ghiacciai delle Alpi Centrali. Nell’immediato circondario godiamo, verso sudest, della visione del Sas Ciampac e del Col Toronn a chiudere l’estremità orientale dell’altopiano. Verso nordest spicca il Col de La Sonè dall’aspetto bizzarro che richiama alla mente una di quelle formazioni rocciose tipiche del Grand Canyon in nord America. Verso settentrione a spiccare sono il Col de Puez e la Cima di Puez mentre volgendo più a sinistra spuntano le inconfondibili guglie delle Odle.

Il rientro avviene a ritroso prestando ancora una volta attenzione all’orientamento. Lasciamo alla nostra destra la profonda Val de Lietres rientrando in una scarsa mezz’ora sul segnavia n° 2 a termine della frazione più impegnativa. Il rientro non presenterà ulteriori difficoltà per un totale di circa 5 ore di marcia.

Cenni sulla flora:

L’intera escursione si sviluppa nell’ambito del Parco Nazionale Puez-Odle, un’area tutelata per la sua ricchezza naturalistica. La flora, tipicamente dolomitica, si presenta molto ricca con magnifiche fioriture che allietano il cammino nel periodo estivo. Segue un estratto delle principali specie osservate in occasione della nostra salita avvenuta alla metà del mese di agosto.

Specie endemiche:

1)    Rododendro irsuto (Rhododendron hirsutum). Pianta endemica delle Alpi centro orientali molto simile al più diffuso Rododendro ferrugineo dal quale si distingue per l’evidente pelosità delle foglie. Cresce unicamente su substrato calcareo.

2)    Bonarota comune (Paederota bonarota). Specie rupicola per eccellenza, è un endemismo delle Alpi Orientali che colonizza gli spacchi nelle rocce e le pareti calcaree dolomitiche verticali. É presente nei massi calcarei tra la partenza e il Jimmy Hutte.

3)    Millefoglio di Clavena (Achillea clavenae). Tipica pianta di praterie, ghiaioni e pendii aridi su substrato calcareo. É un endemismo alpino – dinarico con areale esteso in Italia dalla Lombardia al Friuli.

4)    Sassifraga delle Dolomiti (Saxifraga squarrosa); endemica delle Alpi sud orientali appare molto simile, nell’aspetto, a Saxifraga caesia. La distinzione tra le due specie non è affatto semplice e non è d’aiuto l’osservazione dei fiori che in pratica sono quasi identici. Un elemento distintivo risiede nelle foglie, incurvate solo all’apice in S. squarrosa, curve ed aperte su tutta la lunghezza in S. caesia.

5)    Iberidella grassa (Thlaspi rotundifolium); endemica delle Alpi.

6)    Senecio abrotanino (Senecio abrotanifolius), endemico dell’Illiria e dell’arco alpino.

7)    Valeriana strisciante (Valeriana supina) endemica dell’arco alpino.

Altre specie osservate:

1)    Sassifraga verde azzurro (Saxifraga caesia)

2)    Sassifraga gialla (Saxifraga aizoides)

3)    Sassifraga setolosa (Saxifraga sedoides)

4)    Canapicchia di Hoppe (Omalotheca hoppeana); è una rara specie artico alpina osservabile presso la Furcela de Crespëina.

5)    Silene a cuscinetto (Silene acaulis)

6)    Potentilla lucida (Potentilla nitida). Caratteristica nel suo portamento strisciante, offre alcune tra le fioriture più spettacolari delle Dolomiti.

7)    Camedrio alpino (Dryas octopetala)

8)    Millefoglio del calcare (Achillea atrata)

9)    Achillea moscata (Achillea moschata) nei prati presso la partenza.

10)  Vulneraria (Anthyllis vulneraria)

11)  Carlina segnatempo (Carlina acaulis)

12)  Papavero alpino retico (Papaver alpinum subsp. rhaeticum) nel ghiaione compreso tra Forcella Cir e Furcela de Crespëina.

13)  Spillone alpino (Armeria alpina)

14)  Cardo spinosissimo (Cirsium spinosissimum)

15)  Stella alpina (Leontopodium alpinum)

16)  Nigritella comune (Nigritella nigra)

17)  Astro alpino (Aster alpinus)

18)  Salice reticolato (Salix reticulata)

19)  Linaiola d’alpe (Linaria alpina)

20)  Poligono viviparo (Polygonum viviparum)

21)  Garofanino maggiore (Epilobium angustifolium) presente nei prati presso la partenza.

22)  Arabetta alpina (Arabis alpina)

23)  Napello (Aconitum napellus)

24)  Acino alpino (Acinos alpinus)

25)  Genziana nivale (Gentiana nivalis) nell’Altipiano de Crespëina.

26)  Genziana alata (Gentiana utriculosa), inconfondibile per il suo calice fortemente rigonfio con costolature alate.

27)  Orchidea odorosa (Gymnadenia odoratissima)

28)  Graminia di Parnasso (Parnassia palustris)

29)  Crepide dorata (Crepis aurea)

30)  Moehringia cigliata (Moehringia ciliata)

31)  Campanula dei ghiaioni (Campanula cochleariifolia)

32)  Gipsofila strisciante (Gypsophila repens)

33)  Botrichio (Botrychium lunaria) osservabile tra la Furcela de Crespëina e il Lech de Crespëina.

34)  Biscutella montanina (Biscutella leavigata)

35)  Ormino dei Pirenei (Horminum pyrenaicum)

36)  Iberidella alpina (Hornungia alpina)

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