Piz la Stretta (Monte Breva)

PIZ LA STRETTA (MONTE BREVA / SOMP I CRAP NEIR - m 3104)

La salita al Piz La Stretta appartiene di diritto alla lista delle più belle escursioni contenute in questo sito. Posto sulla cresta di confine tra Italia e Svizzera si presenta come una montagna tozza e massiccia ma con forme non erte; solamente il fianco rivolto ad oriente verso la conca del Lago del Monte presenta alte pareti e dirupi rocciosi. La salita è un’esperienza piena di fascino: l’ambiente è impervio, spesso si incontrano stambecchi nella fascia superiore. Intorno ai 3000 metri si incontra un minuscolo quanto splendido laghetto attorno al quale la neve persiste sino ad estate inoltrata, ma sarà il panorama di vetta a lasciarvi senza fiato. Verso occidente non vi sono altre cime più elevate sino a raggiungere il Gruppo del Bernina che risulta così ben visibile con i suoi grandi ghiacciai che brillano al sole estivo. Con cielo terso è un’esperienza magnifica, alla portata di ogni buon escursionista.

Una curiosità: nonostante sia attraversato dal confine di stato il Piz La Stretta non è una vetta appartenente al crinale principale. La linea spartiacque passa infatti per la Forcola di Livigno e il Passo di Foscagno e quindi più a sud. L’intera conca di Livigno appartiene infatti alla provincia di Sondrio ma è una zona posta al di là della linea spartiacque non appartenendo quindi alla regione fisica italiana. E’ una vetta con ben tre toponimi. Per gli italiani è il Monte Breva dal termine “Bröa”, forte vento che risale la Valle di Poschiavo; per gli svizzeri è il Piz La Stretta mentre i livignaschi la chiamano con il nome dialettale Somp i Crap Neir che risulta essere quello utilizzato nella segnaletica escursionistica che troverete lungo il percorso. Consigliamo la salita, come è ovvio che sia, tra metà luglio e settembre per ridurre il rischio di incontrare eventuali nevai. La zona presenta nell’insieme un clima molto rigido e l’estate risulta nel complesso assai breve. Frequenti sono, nelle ore più calde, i forti temporali consigliamo pertanto di prestare attenzione alle previsioni meteorologiche per scegliere la giornata più adatta alla salita.

L’escursione in breve:

Forcola di Livigno (Passo Forcola - m 2315) – La Stretta (La Colma / Passo del Fieno – m 2465) – Dos della Breva (m 2714) – Piz La Stretta (Monte Breva / Somp i Crap Nèir – m 3104)

Dati tecnici:

Partenza dalla Forcola di Livigno (m 2315): Difficoltà: E (Brevi tratti EE attrezzati con fune metallica nel tratto compreso tra la partenza e i laghi della Forcola). (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 789. Acqua sul percorso: assente.

Accesso alla partenza:

La Forcola di Livigno è un importante valico posto sullo spartiacque principale delle Alpi al confine tra Italia e Svizzera, aperto al traffico solitamente tra giugno ed ottobre (informarsi sulla reale data di apertura e chiusura). Si accede al passo da Sondrio raggiungendo Tirano quindi si volge a sinistra in direzione di Poschiavo entrando così in territorio svizzero. Si procede rimontando la Val Poschiavina. Pochi km prima del Passo Bernina si abbandona il proseguo della strada volgendo a destra per guadagnare la Forcola di Livigno. Si supera dapprima la dogana svizzera quindi quella italiana posta in coincidenza del valico procedendo per pochi metri in territorio italiano. A sinistra della carreggiata si trova dapprima il Rifugio Tridentina quindi il parcheggio “P10” dove si può lasciare l’automobile. In agosto il parcheggio si riempie rapidamente, è quindi bene iniziare il cammino molto presto. Si può accedere alla partenza direttamente da Livigno rimontando con la statale la valle del Torrente Spöl sino al Passo Forcola. In questo caso si trova il parcheggio “P10” a destra della strada circa 100 metri prima del confine di stato.

Descrizione del percorso:

L’itinerario ha inizio, indicato dai cartelli, proprio a fianco del parcheggio. Il sentiero, ampio e ben tracciato, si sviluppa in moderata salita attraversando pascoli d’alta quota e non potrebbe essere altrimenti. La quota della Forcola di Livigno fa sì che l’intero percorso si articoli in altitudine permettendo di camminare in un ambiente alpino particolarmente impervio e selvaggio. Ad una prima breve frazione non troppo faticosa segue una sequenza di tornanti che consente di risalire il ripido pendio offrendo un bel colpo d’occhio sulla sottostante Forcola di Livigno e sui due laghetti presenti in sua prossimità. Scavalcato il settore più ripido e faticoso, il sentiero procede traversando più comodamente e dominando dall’alto la profonda valle della Forcola, percorsa dal Torrente Spöl. L’ambiente resta in prevalenza prativo aggirando comodamente alcuni affioramenti rocciosi. Non si incontrano particolari difficoltà se si eccettua un breve tratto su detrito che richiede piede fermo e soprattutto un passaggio esposto sulla sottostante vallata dove è stata aggiunta una fune metallica come corrimano. Con fondo asciutto il cammino procede tranquillo con l’unica accortezza di prestare attenzione ad eventuali bambini o a chi soffre di vertigini nel brevissimo tratto attrezzato. Il percorso comincia ad obliquare in direzione del valico noto come La Stretta, La Colma o anche Passo del Fieno: compare di fronte a noi la grande sagoma trapezoidale del Piz La Stretta. In ambiente ora dominato da rocce e detriti raggiungiamo un settore caratterizzato da terrazzi naturali occupati da alcuni modesti laghetti senza nome.

Ignoriamo il bivio a sinistra con cartello indicante i Laghi della Forcola procedendo lungo il sentiero principale (ore 0,50 dalla partenza). In breve discesa sfioriamo un vecchio casolare quindi guadagniamo l’ampio ed erboso Passo del Fieno (m 2465 – ore 1 dalla partenza). Il valico è posto sul confine di stato ed è un importante crocevia di sentieri. A destra si scende nella Valle della Forcola verso il “Baitel dal Gras di Agnegl” mentre a sinistra si cala in territorio svizzero attraverso un lungo vallone. Ignoriamo queste possibilità procedendo in direzione del Somp i Crap Neir (cartello segnalatore). Se nel lungo traverso dalla Forcola di Livigno sino al passo abbiamo guadagnato appena 150 metri di dislivello, nel tratto che segue ha invece inizio la salita vera e propria. Numerosi tornanti permettono di rimontare il ripido pendio erboso rientrando in territorio italiano. La vista si apre immediatamente sia sulla Valle della Forcola che a sinistra in territorio elvetico, ammirando dall’alto due piccoli laghetti. Da rilevare la vista verso meridione del Piz Paradisin e del Piz Val Nera, caratterizzati da piccole vedrette presenti nella parte sommitale.

La nostra salita, nel complesso priva di difficoltà, affronta un unico salto che richiede un attimo d’attenzione in più. Si tratta di una balza a roccette alta qualche metro, facile e ben appigliata, che non comporta nessuna reale difficoltà se non con fondo bagnato. Subito oltre riprende il facile sentiero con ampia vista sulla sottostante, profonda Valle della Forcola con in evidenza la strada che cala a Livigno e il Torrente Spöl. Alle spalle osserviamo a distanza la Forcola di Livigno dove la nostra avventura ha avuto inizio. Con la quota i prati lasciano spazio ad accatastamenti rocciosi; la pendenza decresce raggiungendo una sorta di grande terrazzo detritico ondulato denominato Dos della Breva. Incontriamo l’ultimo bivio della nostra salita (cartelli segnalatori - m 2714 – ore 1,45 dalla partenza): ignorata la deviazione a destra che conduce al Lago del Monte procediamo in ripida salita verso i desolati pendii sommitali.

Il segnavia indica il percorso tra estese pietraie d’altitudine tipiche dell’alta quota in ambiente selvaggio e battuto dal vento. Da rilevare lo scorcio, alle spalle, sulla sagoma del Monte Ganda che appare, almeno parzialmente, coperto da prati d’altitudine. Nelle immediate vicinanze osserviamo il Monte Garone che, assieme al Piz La Stretta, varca il limite dei 3000 metri. La nostra marcia prosegue ripida su pendii nei quali la neve tende a persistere almeno sino all’inizio dell’estate. La pendenza decresce raggiungendo infine l’arida distesa di pietrisco che caratterizza il settore sommitale. Il panorama che si spalanca verso occidente è meraviglioso e merita d’essere ammirato in una tersa giornata estiva. Sfilano le vette del Gruppo Bernina compresa la cima più alta. La presenza dei ghiacciai e delle vedrette rende il paesaggio molto spettacolare mentre più vicino osserviamo lo specchio d’acqua denominato “Lej Grand”. La vetta del Piz La Stretta, caratterizzata da detrito rossastro, appare ora ben visibile sebbene resti ancora da affrontare un lungo tratto in cresta. Procediamo in ambiente quanto mai vasto arrivando a scorgere, spostandosi sulla destra, il sottostante Lago del Monte. Raggiunti i 3000 metri di quota aggiriamo a sinistra un modesto cocuzzolo quindi caliamo per qualche metro alla sottostante forcellina, caratterizzata da un evidente ometto di pietre a precedere l’ultima breve frazione di salita. Appena a destra della selletta è presente un minuscolo quanto pittoresco laghetto posto in posizione nascosta. La neve attorno alle sue sponde riesce a persistere talvolta sino ad estate inoltrata a testimonianza di un microclima particolarmente rigido. La sosta è doverosa prima dell’ultima fatica.

Su fondo caratterizzato da detrito fine rimontiamo il ripidissimo pendio senza affrontare nessuna rilevante difficoltà. In breve siamo all’ampio pianoro sommitale (m 3104 – ore 2,45 dalla partenza – grande ometto di pietre e cartello con toponimo in livignasco – libro di vetta).

Il paesaggio che si gode dalla cima è di commovente bellezza. Nello specifico osserviamo verso occidente il Gruppo del Bernina con le sue grandi vedrette. Più vicina appare la Forcola di Livigno nonché i Laghi della Forcola e il Lej Grand sovrastati dal Piz Minor e dal Mout Arduond; ancora più a destra spicca, per la sua sagoma piramidale, il Piz Alv. Verso settentrione lo sguardo si perde tra file e file di montagne in territorio elvetico mentre verso nordest notiamo il vicino Monte Garone e il Piz Cotchen. Verso est e sudest si osserva a grande distanza il Gruppo dell’Ortles e più vicina Cima Piazzi subito al di là della conca che accoglie Livigno. Spostandosi lungo il breve filo sommitale si raggiunge il bordo del salto che precipita verso oriente dal quale possiamo, ancora una volta, affacciarci sul Lago del Monte. Il rientro avviene a ritroso per un totale complessivo di circa 5 ore di cammino.

Cenni sulla flora:

Tutto il livignasco presenta zone d’elevato pregio naturalistico dove la natura si presenta ancora in una magnifica veste incontaminata. Lungo il cammino non mancano diverse fioriture ad impreziosire ulteriormente un’escursione di per sé già molto bella. Segue una lista parziale delle entità osservate in occasione della nostra salita avvenuta alla fine del mese di luglio.

1)     Primula a foglie intere (Primula integrifolia). In Italia è una specie piuttosto rara segnalata unicamente in Lombardia e in Piemonte tipica delle zone a prolungato innevamento. Lungo l’escursione descritta è una delle piante più preziose che si possono osservare. E’ presente nei prati presso la partenza nella zona della Forcola di Livigno dove si presenta assieme ad altre congeneri che indichiamo di seguito.

2)     Primula irsuta (Primula hirsuta); pianta tipica dei substrati acidi dalle splendide corolle rosso – violette.

3)     Primula a foglie larghe (Primula latifolia)

4)     Androsace dei ghiacciai (Androsace alpina); un’altra tra le piante più rare e pregevoli osservabili lungo questo percorso. Endemica delle Alpi, colonizza i macereti alle quote superiori. E’ presente lungo questo itinerario nei macereti sommitali tra i 2800 e i 3000 metri a monte del bivio per il Lago del Monte.

5)     Eritrichio nano (Eritrichium nanum); bellissima pianta endemica delle Alpi che predilige gli sfasciumi e le rupi ad alta quota. Appare inconfondibile per le sue foglie ricoperte da una fitta peluria e per i fiori azzurri che ricordano quello del più comune Nontiscordardime. Sono presenti alcuni esemplari nel macereti del tratto sommitale dove appare accompagnata da Androsace alpina.

6)     Senecio della Carnia (Senecio incanus sbsp. carniolicum), endemico delle Alpi Orientali.

7)     Achillea nana (Achillea nana). E’ un endemismo delle Alpi Occidentali e Centrali ricoperta da un inconfondibile tomento lanoso bianco argenteo.

8)     Raponzolo minore (Phyteuma globulariifolium subsp. pedemontanum) endemico dell’arco alpino.

9)     Piumino rotondo (Eriophorum scheuchzeri)

10)  Semprevivo montano (Sempervivum montanum)

11) Semprevivo ragnateloso (Sempervivum arachnoideum)

12)  Genziana punteggiata (Gentiana punctata)

13)  Genziana bavarese (Gentiana bavarica)

14)  Genziana nivale (Gentiana nivalis)

15)  Linaiola d’alpe (Linaria alpina)

16)  Azalea alpina (Loiseleuria procumbens)

17)  Verga d’oro (Solidago virgaurea)

18)  Campanula di monte (Campanula scheuchzeri)

19)  Campanula barbata (Campanula barbata)

20)  Sassifraga solcata (Saxifraga exarata)

21)  Sassifraga gialla (Saxifraga aizoides)

22)  Sassifraga rossa (Saxifraga oppositifolia)

23)  Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata)

24)  Margherita alpina (Leucanthemopsis alpina)

25)  Cardo spinosissimo (Cirsium spinosissimum)

26)  Ambretta strisciante (Geum reptans)

27) Ranuncolo dei ghiacciai (Ranunculus glacialis)

28)  Saussurea delle Alpi (Saussurea alpina)

29)  Mirtillo nero (Vaccinium myrtillus)

30)  Achillea moscata (Achillea moschata)

31)  Piede di gatto (Antennaria dioica)

32)  Veratro comune (Veratrum album)

33)  Botton d’oro (Trollius europaeus)

34)  Trifoglio bruno (Trifolium badium)

35)  Romice scudato (Rumex scutatus)

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