Pizzo Berro - Priora - Pizzo Tre Vescovi

PIZZO BERRO (m 2259)

MONTE PRIORA (PIZZO DELLA REGINA – m 2332)

PIZZO TRE VESCOVI (m 2092)

Chi conosce e ha camminato nei bellissimi Monti Sibillini è abituato agli spazi immensi, all’ambiente impervio e selvaggio e al forte vento che ne batte frequentemente le pendici. Troppo spesso i luoghi comuni portano chi non conosce ad associare Marche ed Umbria al mare Adriatico nel primo caso e a dolci colline nel secondo. In realtà i Monti Sibillini sono a tutti gli effetti e a pieno diritto una catena d’alta montagna. La scarsità di rifugi e punti d’appoggio acuisce ulteriormente il senso d’isolamento e la conseguente sensazione di trovarsi in un angolo sperduto dell’Italia Centrale. E’ bene considerare tutto ciò un privilegio e non un limite essendo offerta all’escursionista la possibilità di scoprire un ambiente dove le alterazioni sono davvero minime. Gli itinerari di salita presentano spesso, nel gruppo, lunghe vie di salita; il percorso che vi suggeriamo costituisce una piacevole eccezione in quanto il cammino ha inizio in coincidenza della Forcella del Fargno a oltre 1800 metri, il punto più elevato della catena ad essere accessibile in automobile, sia pure con una strada bianca lunga e dissestata. Consigliamo, soprattutto ad inizio stagione (giugno), di telefonare al Rifugio Fargno per conoscere lo stato di transitabilità della strada tenendo conto che a seconda degli anni la neve può persistere sino all’inizio della stagione estiva. Il mese di giugno resta comunque il migliore per eseguire l’escursione grazie all’esplosione delle fioriture in quota unitamente alla presenza degli ultimi nevai residui. Il tracciato è comunque accessibile sino a tutto ottobre avendo l’avvertenza d’evitare i periodi più caldi per via dell’esposizione al sole dell’intero tracciato.

L’escursione in breve:

Forcella del Fargno (m 1820) – Rifugio del Fargno (m 1811) – Forcella Angagnola (m 1924) – Pizzo Berro (m 2259) – Monte Priora (Pizzo della Regina – m 2332) – Forcella Angagnola (m 1924) – Pizzo Tre Vescovi (m 2092) – Forcella del Fargno (m 1820)

Dati tecnici:

Partenza dalla Forcella del Fargno (m 1820): Difficoltà: EE. Il tratto più impegnativo è il settore che dalla vetta del Pizzo Berro cala alla sottostante forcella che lo divide dal Monte Priora su crinale roccioso esile ed esposto. La frazione è tuttavia aggirabile (vedi descrizione). Un paio di passaggi leggermente esposti sono presenti anche nella salita compresa tra la Forcella Angagnola e il Pizzo Berro. Si tratta di una frazione non evitabile, tuttavia con piede fermo e clima asciutto non sono da segnalare difficoltà tecniche di rilievo per un escursionista di media esperienza (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: per lo più discontinua o assente ma con tracciato ugualmente facile da reperire con buone condizioni di visibilità. Dislivello assoluto: m 521. Acqua sul percorso: assente.

Accesso alla partenza:

Si accede alla partenza dal paese di Visso (provincia di Macerata) procedendo in direzione di Ussita. Si supera la frazione di Sasso per poi seguire le indicazioni per Pieve, Tempori e Casali; poco prima di quest’ultima frazione la segnaletica indica, a sinistra, la lunga sterrata che conduce, in 13 km circa, al Rifugio del Fargno. La strada è percorribile anche dalle utilitarie tuttavia consigliamo molta cautela e velocità assai ridotta per assecondare le sconnessioni e i sassi aguzzi che sporgono dal terreno. Con le attenzioni del caso si rimonta il pendio con il panorama che nel settore superiore si apre spettacolarmente in direzione del Monte Bove Nord con la sottostante Val Panico. Un’ultima frazione quasi piana permette l’accesso alla Forcella del Fargno (m 1820), il cui nome deriva dalla “fargna” ossia una specie di quercia. Possiamo parcheggiare comodamente nello spiazzo presso la forcella oppure lungo l’ampia strada bianca.

Descrizione del percorso:

Già in coincidenza della Forcella del Fargno (m 1820), il panorama si spinge lontanissimo nei giorni più tersi sino ad osservare la costa Adriatica e il lontano Monte Conero. L’ambiente vasto e l’assenza di alberatura sono due caratteristiche proprie del percorso che andiamo a descrivervi. Sfioriamo immediatamente il piccolo Rifugio del Fargno (m 1811), unico punto d’appoggio dell’intera escursione, quindi seguiamo la marcata traccia di sentiero che traversa in diagonale ascendente il versante occidentale del Pizzo Tre Vescovi. Si tratta di un settore in ombra nella prima parte della mattinata con grandioso panorama, alla nostra destra, sulla profonda Val Panico nonché sui marcati monti Bove Sud e Bove Nord; soprattutto quest’ultima elevazione colpisce l’escursionista per le sue sembianze quasi “dolomitiche”, complice la colossale parete rocciosa che rivolge in nostra direzione. La pendenza resta moderata sino all’agevole accesso all’ampia Forcella Angagnola (m 1924 – ore 0,25 dalla partenza), marcata sella divisoria tra il Pizzo Tre Vescovi a sinistra e il Pizzo Berro sulla destra.

Osservando il Pizzo Berro capiamo per quale ragione ha la fama di montagna erta ed elegante al tempo stesso. Una sottile e sinuosa cresta ascende sino al suo culmine mentre più a sinistra notiamo la tozza sagoma del Monte Priora; alle spalle, al di là della Forcella del Fargno, è ben visibile la sommità del Monte Rotondo, il “2000” più a nord dei Monti Sibillini. Procediamo in direzione dell’ardito Pizzo Berro con il panorama esteso a sinistra in direzione del litorale marchigiano e del più vicino Monte Priora. Il facile sentierino ricalca dapprima il filo dello spartiacque per poi spostarsi appena a destra d’esso portandosi alla base dell’elegante piramide sommitale. La cresta si fa ora sottile ed impegnativa; il sentiero abbandona l’affilato crinale procedendo con minori difficoltà alla sua destra. Sono comunque presenti almeno un paio di passaggi nel quale è richiesto ugualmente piede fermo, specie con fondo umido, in quanto calano alla nostra destra ripidissimi e profondi canaloni. La testata della Val Panico diviene, dal punto di vista panoramico, il motivo dominante del percorso. Da segnalare l’assenza della segnaletica la quale appare comunque superflua grazie ad un fondo evidente e ben scavato nel manto erboso. Il tracciato tocca nuovamente, per un breve tratto, il filo dello spartiacque affacciandosi nell’orrido salto che precipita ad oriente quindi si riporta sul versante della Val Panico accostando ed aggirando alcuni affioramenti di roccia calcarea. Il percorso descrive un marcato tornante verso sinistra e ascende sino a riprendere lo spartiacque (m 2100) finalmente abbastanza ampio da risultare praticabile senza problemi di esposizione. La quota, ora significativa, permette una visione ad ampio respiro: alle spalle i monti Acuto e Rotondo, ad oriente la costa Adriatica, ad occidente Monte Bove Sud la cui sommità appare in pratica alla nostra altezza. Seguiamo per un tratto il filo di crinale sino ad un evidente bivio (m 2150); a sinistra si procede verso l’imponente e ben visibile Monte Priora aggirando a mezza costa il Pizzo Berro; nel nostro caso manteniamo invece il percorso di cresta per raggiungere la cima di quest’ultima elevazione. Bordeggiamo l’impressionante salto che precipita a destra camminando tra i facili prati d’altitudine. In ultimo ci scostiamo a sinistra del crinale per superare con facilità e senza alcun passaggio d’arrampicata una fascia di roccette potendo infine guadagnare il punto più alto del Pizzo Berro (m 2259 – ore 1,30 dalla partenza – ometto di pietre sulla cima – km 4 dalla partenza).

Di grandiosa vastità appare il panorama di vetta. Oltre alle elevazioni già citate in quanto hanno accompagnato la nostra salita è da segnalare la grandiosa vista in direzione del settore meridionale dei Monti Sibillini. In particolare notiamo il Monte Vettore e la Cima del Redentore, massime elevazioni del gruppo, con il crinale che li unisce a delimitare la vasta conca glaciale che accoglie il Lago Pilato. Nelle giornate più terse la vista si spinge ancora più distante, in territorio abruzzese, sino ad osservare il Gran Sasso d’Italia con il suo culmine nel Corno Grande.  Possiamo ora notare, verso oriente, il nostro prossimo obiettivo: la grandiosa, verdeggiante piramide del Monte Priora. L’accesso più rapido avviene seguendo l’esile crinale che cala alla sottostante forcella per poi risalire sino in vetta. La discesa in cresta dal Pizzo Berro è il tratto più impegnativo dell’intera escursione. Il percorso, sempre privo di segnalazioni ma evidente, cala ripidissimo lungo le roccette sommitali in esposizione soprattutto sul salto a destra, un po’ meno sui ripidi pendii erbosi di sinistra. Vinto il più erto settore sommitale, il fondo si fa più semplice con le roccette che lasciano spazio infine a facili balze erbose. Siamo quindi al bivio con la variante precedentemente trascurata che permetteva di proseguire per il Monte Priora evitando il Pizzo Berro. Gli amanti della flora noteranno a fine giugno, in questo settore prativo, la presenza della splendida Nigritella widderi dalla delicata colorazione rosata. Da notare che l’intera frazione esposta appena affrontata è naturalmente evitabile da chi avesse timore. In questo caso si arretra dalla cima del Pizzo Berro sino alla variante per poi seguirla verso destra e salire al Monte Priora evitando il tratto esposto appena descritto.

Tornando al nostro percorso siamo in breve al punto più basso del crinale che unisce Pizzo Berro al Monte Priora (m 2110). Rimontiamo un modesto risalto arrotondato della linea di cresta per lo più roccioso. Un occhio attento noterà in questi affioramenti la presenza di un’altra pianta rara ed endemica: si tratta della Saxifraga porophylla, in fioritura anche in questo caso nel mese di giugno e talvolta ad inizio luglio. Nel proseguo il percorso ricalca fedelmente la linea spartiacque. Il tracciato è stretto ma sorprendentemente semplice alternando brevi frazioni rocciose con altre scavate nel manto erboso. La caratteristica curiosa è senz’altro quella di affrontare un lungo tratto di crinale esile ed esposto agli elementi ma mai così sottile da creare problemi a chi soffre di vertigini. Un unico passaggio richiede cautela: intorno ai 2250 metri la linea di crinale diviene per un breve tratto impraticabile per la presenza di un marcato rialzo roccioso. Il percorso evita questi pochi metri sottopassando a sinistra la rupe per affrontare una breve frazione sottile ed esposta. Sono pochi metri che si affacciano nel profondo canalone rivolto verso nord dove non è raro trovare nevai sino ad inizio estate. Subito oltre riprendiamo il crinale, nuovamente praticabile, allargando a destra un ulteriore salto verticale, quindi su sentiero che torna ad essere un’innocua striscia in pieno crinale. In breve, con pendenza decrescente, guadagniamo la grandiosa cima del Monte Priora, noto anche come Pizzo della Regina (m 2332 – ore 1 da Pizzo Berro – ore 2,30 complessive – km 3,2 da Pizzo Berro – km 7,2 complessivi – libro di vetta). Il nome “Priora” pare sia dovuto al fatto che in passato i suoi pascoli sommitali erano di proprietà di un eremo retto da un Priore. E’ un punto geografico molto importante e dalla sua cima scendono altri due crinali percorsi da altrettanti itinerari di salita i quali risultano tuttavia più lunghi e faticosi del nostro.

Il paesaggio è il più completo dell’intera escursione, vastissimo sia in direzione dell’Adriatico che si staglia per un lungo tratto d’orizzonte, che verso meridione con visibili il Monte Vettore, i Monti della Laga e il Gran Sasso d’Italia. La particolare angolazione fa sì che il Pizzo Berro copra gran parte del Monte Bove con l’eccezione della rocciosa sommità cha pare emergere dietro di esso.

Il rientro a valle richiede ora la percorrenza a ritroso del crinale sino a rientrare alla forcella divisoria tra il Monte Priora e il Pizzo Berro. Risaliamo per pochi minuti verso quest’ultimo sino al bivio che permette verso destra di traversare sul fianco orientale della montagna evitando di rimontare in vetta lungo l’esposto crinale. Come spiegato in precedenza si tratta di un breve, facile traverso nei prati che confluisce nel sentiero di cresta percorso all’andata per ascendere dalla Forcella Angagnola al Pizzo Berro. Caliamo a destra non mancando di prestare la dovuta cautela ai brevi traversi esposti sulla Val Panico sino a riportarci alla Forcella Angagnola (m 1924 – ore 1,30 dal Monte Priora – ore 4 complessive). Chi fosse stanco potrà ora rientrare alla partenza sempre a ritroso, in una scarsa mezz’ora dalla sella. Chi lo desidera può invece prolungare l’avventura aggiungendo una terza facile vetta. In questo caso si lascia a sinistra la discesa per la Forcella del Fargno mantenendo invece la linea di crinale per salire al Pizzo Tre Vescovi. La salita avviene in moderata pendenza su fondo prevalentemente prativo con splendidi scorci, alle spalle, sul grandioso crinale Monte Priora – Pizzo Berro. Alcuni massi sono ben aggirabili e precedono il magnifico settore sommitale dove l’esile striscia di sentierino conduce direttamente al punto più alto (m 2092 – ore 0,30 dalla Forcella Angagnola – ore 4,30 complessive  - km 4,8 dal Monte Priora – km 12 complessivi). Il panorama di vetta in direzione delle cime salite in precedenza costituisce una delle più classiche visioni dei Monti Sibillini. Per rientrare alla partenza muoviamo dalla cima in direzione dell’evidente selletta, già ben visibile, posta tra noi e il marcato Monte Acuto. Scendiamo liberamente, senza percorso obbligato, lungo i prati sommitali, sino a guadagnare il sottostante evidente sentiero che conduce in qualche minuto sino alla sella (m 1979). Ammiriamo il profilo del Monte Acuto che sovrasta la forcella apparendo come un bel cono, roccioso nella parte superiore. Un chiaro cartello segnaletico indica ora l’ultima breve frazione di sentiero che riporta alla Forcella del Fargno. In veloce discesa scendiamo il fianco settentrionale del Pizzo Tre Vescovi con grandioso panorama in direzione del prospiciente Monte Rotondo. In ultimo rientriamo al Rifugio del Fargno quindi all’omonima forcella dove si chiude il nostro percorso (m 1820 – ore 5,15 complessive – km 1,7 dal  Pizzo Tre Vescovi – km 13,7 complessivi).

Cenni sulla flora:

L’intero percorso appena descritto si sviluppa all’interno del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, un’area di eccezionale ricchezza per la flora e la fauna che ne caratterizza le pendici. E’ doveroso segnalare la presenza di alcune piante endemiche o comunque particolarmente rare ad impreziosire un’escursione in ogni caso di grande valore paesaggistico. Segue una lista parziale delle principali specie osservate in occasione della nostra salita, avvenuta alla fine del mese di giugno.

Piante endemiche:

1)       Genepì appenninico (Artemisia eriantha); raro endemismo concentrato essenzialmente su Sibillini, Gran Sasso e Majella con areale disgiunto sulle Alpi Marittime. Le splendide foglie vellutate della pianta in questione sono inconfondibili, presenti ad esempio lungo il sentiero di crinale che sale al Monte Priora.

2)       Viola di Eugenia (Viola eugeniae); endemica dell’Italia penisulare dalla Romagna sino al Molise e alla Campania. E’ assai frequente lungo l’intero percorso compresa la fascia sommitale.

3)       Campanula graminifolia (Edraianthus graminifolius); endemismo dell’Appennino Centro Meridionale tipico dei pascoli sassosi aridi d’alta montagna. E’ osservabile, ad esempio, nelle roccette presso Forcella Angagnola.

4)       Vedovella appenninica (Globularia meridionalis); endemismo dell’Italia penisulare, presente dalle Marche alla Calabria.

5)       Violaciocca appenninica (Erysimum pseudorhaeticum); endemica dell’Appennino Centro Settentrionale colora, con le sue infiorescenze gialle, i prati aridi sin dalla partenza presso la Forcella del Fargno.

6)       Pedicolare appenninica (Pedicularis elegans); bella pianta endemica dell’Appennino Centro – Meridionale dai caratteristici fiori rosa – violetto.

7)       Sassifraga porosa (Saxifraga porophylla). Una tra le piante più rare e belle osservabili lungo questo percorso. E’ un endemismo delle rocce calcaree presente dai Monti Sibillini alla Calabria. I primi esemplari sono rilevabili lungo il crinale presso la Forcella Angagnola mentre la stazione più ricca è posizionata negli affioramenti rocciosi presso la sella che divide Pizzo Berro dal Monte Priora.

8)       Nigritella di Widder (Nigritella widderi). Rara e molto bella, quest’inconfondibile orchidea dall’appariscente colorazione bianco – rosata è presente solo ad alta quota dai Monti Sibillini sino ai Monti della Meta. Si tratta di un subendemismo è infatti nota una stazione disgiunta nel bellunese (Moiazza). Lungo il percorso descritto è presente una ricca stazione nei prati presso la sella che divide Pizzo Berro dal Monte Priora. E’ l’unica entità del genere Nigritella ad essere presente negli Appennini se si eccettua la presenza nel piacentino (Monte Lesima) di Nigritella nigra.

9)       Lingua di cane della Majella (Cynoglossum magellensis). Pianta endemica dell’Appennino Centrale e Meridionale presente dalla Marche alla Calabria. E’ osservabile nei prati sin dalla partenza presso la Forcella del Fargno.

Altre specie di montagna non endemiche ma comunque rare o caratteristiche:

1)       Androsace appenninica (Androsace villosa); sebbene diffusa in diverse regioni resta ugualmente una pianta molto rara. Caratteristico è il suo aspetto a cuscinetto e la presenza, nei mesi di giugno – luglio, di moltissimi fiorellini con fauci di diverso colore sulla stessa pianta. Lungo questo percorso è presente con un’abbondanza che lascia meravigliati sia in salita dalla Forcella Angagnola al Pizzo Berro che lungo il crinale che unisce il Pizzo Berro al Monte Priora.

2)       Genziana appenninica (Gentiana dinarica), dagli splendidi fiori di colore blu intenso.

3)       Lino capitato (Linum capitatum subsp. serrulatum). Presente in Italia sulla catena appenninica, è una pianta presente in quota su fondi di natura calcarea; la fioritura presenta splendide corolle gialle. Lungo il percorso è presente in discreta quantità nei prati compresi tra la Forcella Angagnola e il Pizzo Berro.

4)       Valeriana tuberosa (Valeriana tuberosa)

5)       Semprevivo ragnateloso (Sempervivum arachnoideum), dalle caratteristiche rosette coperte da sottilissimi fili che ricordano quelli di una ragnatela è presente, ad esempio, nelle roccette presso la Forcella Angagnola

6)       Genzianella (Gentiana verna)

7)       Orchidea sambucina (Dactylorhiza sambucina) nei prati aridi sin dalla partenza tra la Forcella del Fargno e Forcella Angagnola.

8)       Celoglosso (Coeloglossum viride)

9)       Sassifraga meridionale (Saxifraga lingulata)

Altre specie osservate:

1)       Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata).

2)       Vulneraria montana (Anthyllis montana).

3)       Draba gialla (Draba aizoides).

4)       Silene a cuscinetto (Silene acaulis) ad esempio lungo il crinale di salita del Monte Priora.

5)       Anemone alpino (Pulsatilla alpina).

6)       Sassifraga annuale (Saxifraga tridactylites)

7)       Borracina verde scura (Sedum atratum)

8)       Geranio selvatico (Geranium sylvaticum)

9)       Vulneraria (Anthyllis vulneraria)

10)   Astro alpino (Aster alpinus)

11)   Spillone biancastro (Armeria canescens)

12)   Peverina a foglie strette (Cerastium arvense)

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