Rondinaio Lombardo

RONDINAIO LOMBARDO (m 1825)

Leggermente scostato dal crinale principale, il Rondinaio Lombardo è cima meno nota e frequentata rispetto ai più famosi dirimpettai (Monte Giovo e Monte Rondinaio). Nonostante ciò resta un’elevazione marcata e molto panoramica in una zona di grande valore naturalistico giustamente inserita nell’ambito del Parco Regionale dell’Alto Appennino Modenese. L’itinerario descritto di seguito è ad anello includendo non solo la salita alla vetta ma anche il transito presso i bellissimi laghi Baccio e Turchino. Il famoso Lago Santo Modenese può essere aggiunto all’escursione con una comoda digressione di pochi minuti. Si tratta di un percorso raccomandabile a partire da giugno trattandosi di una zona caratterizzata da un’elevata nevosità. Piuttosto curioso il toponimo della montagna: perché Rondinaio Lombardo? In realtà non c’entra nulla la Lombardia: siamo in territorio emiliano, tuttavia sin dal medioevo le zone appenniniche più elevate del modenese erano chiamate dagli abitanti locali “lombarde”. Non a caso il Rondinaio Lombardo è posto interamente in territorio modenese in quanto non si tratta di una cima del crinale principale a cavallo tra Emilia e Toscana ma piuttosto di un’elevazione spostata a nord rispetto alla linea dello spartiacque e quindi interamente in provincia di Modena.

L’escursione in breve:

Parcheggio presso Lago Santo (m 1460) - Lago Santo (m 1501) - Lago Baccio (m 1554) - sella (m 1814) - Rondinaio Lombardo (m 1825) - Finestra del Rondinaio (m 1860) - sentiero 517A - Lago Turchino (m 1611) – Fonte Ricca (m 1507) - Fosso Balzone - parcheggio (m 1460)

Dati tecnici:

Partenza dal parcheggio presso Lago Santo (m 1460): Difficoltà: E. (Vai alla scala delle difficoltà). Segnaletica: totale. Dislivello assoluto: m 400. Acqua sul percorso: presso Lago Turchino, a Fonte Ricca e a Fosso Balzone.

Accesso alla partenza:

Si accede alla partenza da Pievepelago seguendo per un breve tratto la statale in direzione del Passo delle Radici. Poco oltre la abbandoniamo volgendo a sinistra con indicazioni per il Lago Santo. Superiamo Le Tagliole seguendo la strada fino al suo termine poco sotto il lago (m 1460 - parcheggio a pagamento).

Descrizione del percorso:

Seguiamo, oltre il termine della strada transitabile, la carrareccia che conduce in pochi minuti al bellissimo Lago Santo. Poco prima di raggiungere il rifugio Alpino Vittoria, sulla sponda del lago, troviamo a sinistra il nostro sentiero (segnavia 523). Consigliamo comunque una digressione al lago ritenuto uno dei più belli dell’intero Appennino Settentrionale.

Tornati al sentiero ne seguiamo le comode ondulazioni all’interno della faggeta in ambiente fresco ed ombroso, particolarmente apprezzato nelle più calde giornate estive. Ignoriamo il sentiero 519 che si separa alla sinistra risalendo nel bosco con una breve schiarita in coincidenza di un canalone terroso che cala ripido a sinistra. Da notare la presenza in questo punto aperto, sotto il piano del sentiero, della bellissima Saxifraga aspera comune sulle Alpi ma molto rara nell’Appennino Settentrionale, solitamente in fioritura tra giugno e luglio. Un ulteriore breve tratto nel bosco precede l’arrivo alla bellissima conca che ospita il Lago Baccio (m 1554 – ore 0,20 dalla partenza). Il nostro percorso, appena raggiunta l’estremità del lago, volge a sinistra superando la presa artificiale che trattiene lo specchio d’acqua; anche in questo caso suggeriamo, tuttavia, una meritatissima digressione seguendo per un tratto il sentiero che ricalca grosso modo la sponda destra del lago. Abbiamo modo d’ammirare le forme della conca evidentemente modellata da un antico ghiacciaio. A destra spiccano le rupi stratificate d’arenaria che caratterizzano le pendici della dorsale monte Giovo – Porticciola. Da notare, per gli amanti della flora, la presenza lungo le sponde del lago di una serie di rare emergenze botaniche tra cui ricordiamo Viola palustris e Menyanthes trifoliata. Come anticipato torniamo a ritroso sino alla briglia artificiale che trattiene il lago procedendo lungo il sentiero che volge deciso verso oriente (segnavia n° 521). Scavalchiamo pertanto il piccolo torrente emissario del lago per poi penetrare nella densa e ombrosa faggeta. In salita guadagniamo una schiarita che permette d’osservare alle spalle le pendici del Monte Giovo; poco oltre siamo ad una bellissima conca prativa con torrentello a sinistra e la mole del Rondinaio Lombardo di fronte a noi. Il percorso volge quasi in piano verso destra quindi riprende a salire in ambiente aperto con la faggeta che resta confinata alla nostra destra. Il segnavia conduce nel pascolo sino ad un ripido pendio in parte detritico che nel tratto superiore appare  sovrastato da alcuni costoni d’arenaria. Il percorso risale facilmente tra i massi; l’esposizione a nordovest della frazione fa sì tuttavia che la neve tenda a permanere in questo tratto sino a primavera molto avanzata. In questi casi occorre estrema cautela in quanto la salita diviene un ripidissimo campo di neve inclinato talvolta ghiacciato da rimontare eventualmente con piccozza e ramponi. La neve lascia normalmente libero il fondo tra metà maggio e metà giugno a seconda dell’andamento stagionale. Passiamo a destra della soprastante rupe rocciosa accedendo ai prati soprastanti. Un’occhiata alle spalle permette di apprezzare il ripidissimo pendio appena scavalcato. Muoviamo diagonalmente verso destra sino al crinale che ci sovrasta dove, in coincidenza di un paletto segnavia in legno (m 1814), si stacca sulla sinistra l’evidente sentierino non indicato da cartelli che conduce verso la vetta del Rondinaio Lombardo.

E’ una digressione consigliatissima in ambiente ampio e luminoso che non comporta alcuna difficoltà. Il percorso aggira a sinistra un marcato risalto della cresta per poi spianare nel vaccinieto. La traccia resta in prossimità del crinale debordando per pochi metri nel versante rivolto in direzione del Monte Giovo. Subito oltre tocchiamo un’angusta forcelletta a destra della quale scende ripidissimo il pendio che precipita sino al sottostante Lago Turchino. Il nostro sentiero procede tra i cespugli di mirtillo portandosi alla base dell’appicco sommitale del Rondinaio Lombardo. Guadagniamo la cima sfruttando una bella cengia rocciosa inclinata che sale verso sinistra permettendo l’accesso all’ampio pianoro sommitale (m 1825 – ore 1,10 dalla partenza – libro di vetta). Il panorama è vasto ed appagante. Possiamo apprezzare come il Rondinaio Lombardo sia l’ultimo marcato culmine proteso verso settentrione di una dorsale che, partendo dal Rondinaio, si separa dal crinale principale in direzione della pianura emiliana. La vista comprende naturalmente un lungo tratto di spartiacque culminante nel Monte Giovo, massima elevazione del circondario. Scorgiamo le acque del Lago Santo mentre più distante appare la grande mole in parte rocciosa del Monte Cusna. Verso nordest è ben visibile l’ampia struttura piramidale del Monte Cimone, sommità più alta dell’intero Appennino Settentrionale. Da rilevare infine lo scorcio sul sottostante Lago Turchino le cui acque risplendono nei giorni più miti assumendo un’inconfondibile colorazione.

Il proseguo dell’escursione prevede ora il rientro a ritroso sino al paletto segnavia precedentemente citato. Il nostro percorso prosegue lungo il sentiero segnato che ricalca, grosso modo, la lunga dorsale che unisce il Rondinaio al Rondinaio Lombardo. In ambiente grandioso ed aperto accostiamo il salto che precipita alla nostra sinistra quindi discendiamo per qualche metro tra facili roccette arenacee appigliate. Riprende la salita debordando poco a destra del crinale. Osserviamo i vasti macereti sommitali che caratterizzano il paesaggio ad occidente; piccole pozze temporanee d’acqua limpida occupano, ad inizio stagione, gli avvallamenti che caratterizzano la conca, mentre con il proseguire dell’estate tendono, di norma, a prosciugarsi. Ancora una volta possiamo ammirare le forme modellate da un antico ghiacciato oggi evidenti nelle linee ampie ad arrotondate del circo che si apre tra il Giovo e il Passetto. Il tracciato, ben scavato nel manto erboso, punta all’evidente forcella posizionata subito sotto la verticale del Monte Rondinaio che raggiungiamo facilmente in ambiente aperto e battuto dal vento. Siamo alla cosiddetta Finestra del Rondinaio (m 1860 – ore 1,40 dalla partenza). La segnaletica presente su un grande masso affiorante indica a destra per il Rondinaio con il proseguo del sentiero 521 mentre noi scegliamo invece la sinistra con indicazioni per il Lago Turchino (sentiero 517A).

Abbandoniamo la vista del Giovo per calare in una ripida scarpata rivolta ad oriente dominata a destra dalle stratificazioni rocciose del Rondinaio. La pendenza è consistente ma il tracciato è ben segnato e privo di qualsiasi difficoltà. Dominiamo dall’alto le acque del piccolo Lago Torbido, specchio d’acqua temporaneo che nel pieno dell’estate è solitamente già asciutto. Passiamo a destra di un caratteristico pinnacolo roccioso oltre il quale la pendenza decresce e il panorama si allarga includendo il lontano Monte Cimone; alla sinistra torniamo ad osservare la cupola rocciosa del Rondinaio Lombardo. A brevissima distanza dal Lago Torbido (m 1676) il percorso cambia bruscamente direzione volgendo deciso verso sinistra. Lo specchio d’acqua eventualmente può essere raggiunto senza difficoltà con una breve digressione evidente ma non segnalata. Il sentiero traversa quasi piano tra macereti dove non è raro trovare macchie di neve sino ad inizio estate. Per un breve tratto entriamo nella faggeta uscendone poco sotto in vista della bellissima conca che ospita il Lago Turchino (m 1611 – ore 2,15 dalla partenza). Nonostante le dimensioni molto contenute (appena 30 metri di diametro) si tratta di uno specchio d’acqua estremamente suggestivo: le limpidissime acque e il fondale poco profondo attribuiscono al Turchino, nei giorni tersi, il particolarissimo colore a cui fa riferimento il toponimo. Nelle calmissime acque si specchiano le quinte rocciose del Rondinaio Lombardo del quale stiamo completando l’aggiramento. Da notare la presenza, sulla sponda meridionale, di un’abbondante fonte d’acqua molto utile per il rifornimento mentre un piccolo rifugio privato sorge sul lato orientale. Da rilevare inoltre la zona in parte paludosa subito ad est del lago. Dopo una meritata sosta passiamo sul sentiero 517 che a destra riporterebbe verso il crinale. Procediamo invece verso sinistra raggiungendo una ripidissimo, fastidioso pendio di rocce e detriti instabili. Lo discendiamo con cautela, per un centinaio di metri, sino ad intercettare il segnavia 519 (ore 2,40 dalla partenza). Ancora una volta volgiamo a sinistra lasciando a destra il proseguo in direzione della Foce Giovo.

Siamo ora attesi dall’ultima fase dell’escursione: in debole sali scendi traversiamo nel folto della faggeta in ambiente fresco e ombreggiato. Passiamo presso la sorgente denominata Fonte Ricca (m 1507) quindi scavalchiamo il profondo Fosso Balzone che offre la possibilità di fare ulteriore scorta d’acqua. In ultimo il sentiero converge nel tracciato utilizzato all’andata per salire dalla partenza al Lago Baccio. Abbiamo pertanto chiuso il cerchio: volgiamo a destra ricalcando a ritroso, per un breve tratto, il percorso d’andata sino a rientrare al parcheggio presso Lago Santo (m 1460 – ore 3,15 complessive).

Cenni sulla flora:

L’intera area dei monti Giovo e Rondinaio è inclusa, a giusta ragione, nell’ambito del Parco Regionale dell’Alto Appennino Modenese. La presenza di antichi circhi glaciali, la ricchezza della flora e della fauna giustificano ampiamente l’istituzione dell’area protetta. Elenchiamo di seguito alcune tra le piante più rappresentative osservabili dall’attento escursionista.

Piante endemiche:

1) Vedovella delle Apuane (Globularia incanescens). Endemica delle Alpi Apuane e della fascia di crinale dell’Appennino Tosco Emiliano, è presente negli strati d’arenaria del Monte Giovo poco a monte del Lago Baccio in una zona non attraversata da sentieri ma facilmente raggiungibile con una digressione di una decina di minuti. Il nome scientifico della pianta ne ricorda una particolare caratteristica: i capolini sferici, di un bel colore azzurro, incanutiscono quando il fiore invecchia divenendo candidi.

2) Aquilegia alpina (Aquilegia alpina). Endemica delle Alpi Occidentali e Centrali fino alla Lombardia, nonché dell’Appennino Tosco Emiliano dove interessa la fascia culminale di cresta in ambienti sassosi e battuti dal vento. Splendida appare la grande infiorescenza di colore azzurro violetto.

3) Linaria purpurea (Linaria purpurea). Considerata da molti il simbolo della flora endemica italiana ha una areale esteso all’intera penisola sino a raggiungere il suo limite settentrionale proprio nell’Appennino Tosco Emiliano. Alcuni esemplari sono presenti nei prati in prossimità del Lago Baccio.

Altre piante rare nell’Appennino Settentrionale:

1) Astro alpino (Aster alpinus). Comune sull’arco alpino limita invece la sua presenza, nell’Appennino Settentrionale, alla fascia culminale dal parmense al bolognese. Le belle infiorescenze violette rallegrano le roccette, fuori sentiero, a destra del Lago Baccio condividendo l’habitat con l’endemica Globularia incanescens.

2) Sassifraga spinulosa (Saxifraga aspera subsp.etrusca). Sassifraga aspera, non rara sulle Alpi, è presente nella sottospecie “etrusca” in poche stazioni delle Alpi Apuane e nell’Appennino Settentrionale poste nel Modenese e nel Reggiano. Caratteristiche sono le foglie che presentano sui bordi numerose piccole spine. E’ osservabile nel tratto di sentiero compreso tra la partenza e il Lago Baccio: a metà strada la faggeta è interrotta da un canalone terroso che cala ripido a sinistra. In esso si possono identificare alcuni esemplari della pianta in questione di solito in fioritura ad inizio luglio. La piccola taglia la rende non facilmente visibile agli escursionisti.

3) Anemone narcissino (Anemone narcissiflora) presente nell’Appennino Settentrionale prevalentemente nei prati della fascia culminale.

4) Semprevivo montano (Sempervivum montanum); altra pianta comune sulle Alpi ma sporadica sul crinale tosco emiliano dove presenta le sue stazioni nel tratto in cresta compreso tra Prato Spilla nel parmense e il Corno alle Scale nel bolognese.

5) Draba gialla (Draba aizioides) dalle magnifiche e precoci infiorescenze gialle.

6) Anemone alpino (Pulsatilla alpina) dai grandi fiori bianchi, è presente in buona quantità sulle pendici del Rondinaio Lombardo e nel tratto di sentiero che segue sino alla Finestra del Rondinaio. Molto comune sulle Alpi è invece più rara sull’Appennino Tosco Emiliano dove limita la sua presenza alla fascia di crinale.

7) Viola palustre (Viola palustris). Appartiene di diritto alla lista delle piante più rare osservabili non solo lungo questo itinerario ma nell’intera regione Emilia Romagna. Una bella stazione è posizionata nell’area torbosa posta sul lato sudoccidentale del Lago Baccio. 

8) Trifoglio fibrino (Menyanthes trifoliata). Come la precedente è pianta tipica delle zone torbose o allagate. Molto rara in Emilia Romagna è presente con alcuni esemplari lungo la sponda occidentale del Lago Baccio.

9) Sassifraga muschiata (Saxifraga moschata). Splendidi i pulvini presenti proprio in vetta al Rondinaio Lombardo.

Altre piante di montagna facilmente osservabili:

1) Primula odorosa (Primula veris)

2) Pepe di monte (Daphne mezereum)

3) Genziana di Koch (Gentiana acaulis)

4) Genzianella (Genziana verna)

4) Cariofillata montana (Geum montanum)

5) Viola gialla (Viola biflora)

6) Carlina segnatempo (Carlina acaulis)

7) Mirtillo (Vaccinium myrtillus)

8) Giglio martagone (Lilium martagon)

9) Acetosella (Oxalis acetosella)

10) Sassifraga alpina (Saxifraga paniculata)

11) Sassifraga a foglie rotonde (Saxifraga rotundifolia)

12) Scilla bifoglia (Scilla bifolia)

13) Croco (Crocus vernus)

14) Calta (Caltha palustris)

15) Nontiscordardime (Myosotis alpestris)

16) Alchemilla di Hoppe (Alchemilla nitida)

17) Tossillaggine alpina (Homogyne alpina)

18) Anemone bianca (Anemone nemorosa)

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